ABRAHAM A SANCTA CLARA

Enciclopedia Italiana (1929)

ABRAHAM A SANCTA CLARA

Lorenzo Bianchi

. Il più popolare predicatore e moralista cattolico della Germania nel Seicento. Il suo nome era Johannes Ulrich Megerle. Nato nel 1644 a Kreenheimstetten, villaggio della Svevia (oggi nel Baden), dal padre, che faceva l'oste "Al grappolo d'uva", fu mandato nel collegio dei gesuiti di Ingolstadt. Di lì, mortogli il padre nel 1659, per la protezione dello zio Abraham von Megerle, canonico e famoso maestro di cappella nel duomo di Salisburgo, passò al ginnasio dei benedettini di questa città. A 18 anni (1662) entrò novizio nel convento degli agostiniani scalzi di Maria-Brunn presso Vienna. Nel vestire il saio nero con la cintura di cuoio mutò nome secondo l'uso, e si chiamò Abraham, come lo zio protettore, a Sancta Clara, perché nel giorno di questa santa pronunziò i voti solenni (14 agosto 1663). Ordinato sacerdote nel 1666, Padre Abraham continua a Maria-Brmn gli studî teologici e fa le sue prime prove oratorie, finché nel 1670 è mandato a predicare nel santuario di Taxa in Baviera, fra Monaco ed Augusta. Nel 1672 è a Vienna, e vi predica con tanto successo da essere nominato (1677) predicatore di corte (Concionator Aulicus Caesareus) da Leopoldo I. Egli che aveva visto nella giovinezza i dolorosi effetti della guerra dei Trent'anni, conobbe a Vienna nel 1679 gli orrori d'una pestilenza che in undici mesi spense più di ottantamila persone; e quattr'anni dopo (1683), professore di teologia e di eloquenza nel convento degli agostiniani di Graz, visse le ansie del popolo per l'invasione dei Turchi: terribili avvenimenti atti a commuovere nel profondo la sua anima di predicatore popolare e a suscitarne l'accesa parola. Come tra gli orrori della peste Abraham, tutto zelo per la salvezza morale e l'elevazione del suo popolo, aveva scritto quel Merk's Wien! ("Bada, Vienna!", Vienna 1680; si veda l'edizione curata da K. Bertsche, Lipsia 1926), che è un drammatico e grandioso memento mori ai sopravvissuti; così ora lancia il suo Auf, auf, ihr Christen! ("Su, su, Cristiani!", Vienna 1683; si veda l'ed. a cura di A. Sauer, Vienna 1883), appassionata invocazione a tutta la Cristianità, perché si levi contro il Turco invasore. È noto che in questo libretto Schiller trovò il modello e la fonte per la famosa predica del padre cappuccino nel Campo di Wallenstein. Tre viaggi a Roma (1686, 1689, 1692), per trattarvi affari del suo ordine, arricchirono Abraham d'altre esperienze e allargarono il suo orizzonte. Anche a Roma egli predicò, ma non sappiamo dove e quando, se ad ecclesiastici in latino, o al popolo in italiano, o ai suoi connazionali. Certo è che fra il 1707 e il 1709 predicava nella nostra lingua ai numerosi Italiani che si trovavano nella capitale austriaca. In questa egli era ritornato nel 1689 con la carica di Padre provinciale (1689-1693), e, dopo un'interruzione di due anni trascorsi come maestro dei novizî e vicepriore a Maria-Brunn, vi era rientrato definitivamente (1695), a proseguirvi l'indefessa e appassionata opera sua di predicatore e di scrittore, cui la morte pose termine il 1 dicembre 1709.

Su Abraham sono stati pronunziati giudizî disparatissimi, anzi opposti (cfr. L. Bianchi, Studien zur Beurteilung des A. a S. Clara; Heidelherg 1924); certo egli è uno dei più grandi talenti oratorî che abbia avuto la Germania. Il popolo accorreva in folla ad ascoltarlo, attratto dalla forza e dall'icastica evidenza del suo linguaggio, dall'inesauribile ricchezza della sua arguzia, dall'imparziale severità con cui flagellava i vizî di tutte le classi sociali. In quel che diceva egli metteva tutto sé stesso. Dotato di straordinaria fecondità e originalità inventiva, Abraham mescolava nel suo stile immaginoso favole, novelle, aneddoti, citazioni erudite, motti arguti, giuochi di parole pittoreschi e talvolta triviali, apostrofi improvvise, ricordi personali e vivaci quadretti di genere a tratti di vera eloquenza, appassionata, accesa, fremente. Anche quando scriveva, egli stava, per così dire, sul pulpito, e vedeva davanti a sé, a faccia a faccia, il suo pubblico. L'opera sua più caratteristica è Judas der Erzschelm ("Giuda l'arcifurfante", in 4 parti, 1686-1695: ne ha puhblicato una scelta il Bobertag nel vol. 40 della Deutsche National-Litteratur del Kürschner). In essa l'autore, narrando la vita del traditore di Cristo, prende motivo a parlare, per lo più in tono satirico, d'un po' di tutto: dei sogni, del matrimonio, dell'educazione dei figli, delle cattive compagnie ed abitudini, dell'invidia e della vita di corte, e di tante e tante altre cose. I suoi scritti, in cui la nuova retorica del barocco cattolico si unisce grandiosamente all'antica letteratura popolare, realistica ed arguta, per la calda sincerità che li ispira, sono ancora così vivi ed efficaci, che nel travaglioso dopo-guerra tedesco, non privo di somiglianze con l'età agitata di Abraham, moltissimi lettori cattolici vi hanno cercato elevazione e conforto.

Bibl.: Cfr. K. Bertsche, Die Werke Abrahams a S. Cl. in ihren Frühdrucken, Friburgo in Br. 1922. Nelle Opere complete edite a Passau e Lindau, 1835-1854, voll. 21, mancano scritti importanti di A. e ve ne sono accolti alcuni spurî. Ottime le scelte curate da H. Strigl, Vienna 1904-1907, voll. 6, e da K. Bertsche, 6ª ed., Friburgo in Br. 1922, voll. 2. Al Bertsche, benemerito di questi studî, si devono anche pregevoli edizioni di singole opere di A. e un'esauriente biografia: P. Abraham a S. Clara, 2ª ed., Monaco 1922. È da vedere pure W. Scherer, P. Abraham a S. Clara nel vol. Vorträge und Aufsätze, Berlino 1874, pp. 147-192. Il Brtsche segnala due traduzioni italiane di opere di A.; ma è probabile che ne esistano altre: Miscuglio salutare, Trento 1719 (in ted. Heilsames Gemisch Gemasch, 1704); Coraggio e viltà, Trento 1717 (in ted. Huy und Pfuy der Welt, 1707).

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