SANNIA, Achille

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 90 (2017)

SANNIA, Achille

Nicla Palladino

– Nacque a Campobasso il 14 aprile 1822 da Liberantonio Sannia, giudice civile, e da Maria Saveria Diodati, entrambi della città di Morcone, ora in provincia di Benevento.

Studiò al collegio di Lucera (Foggia), dove la famiglia si era trasferita, fino a quindici anni; si spostò poi a Napoli con il fratello Vincenzo per prepararsi, presso lo studio privato di Francesco Paolo Tucci e Salvatore de Angelis, alla Scuola di applicazioni di ponti e strade dove entrò nel 1840, tra i primi al concorso di ammissione. Ne uscì laureato nel 1847 e continuò a perfezionarsi in matematica sotto la guida del professor Carlo D’Andrea.

Nelle commemorazioni d’epoca è riportato che, dopo il 1848, la famiglia Sannia fu perseguitata dal governo borbonico: il padre, pervenuto al grado di consigliere della Corte suprema di giustizia, fu destituito per aver negato voto alla condanna di alcuni giovani liberali e morì poco dopo; lo stesso Achille fu segnalato presso la polizia «come uomo d’incesso repubblicano e capace di diventare tribuno del popolo» (In memoria..., [1893?], p. 32).

Nel 1853 fu incaricato presso la Scuola di applicazioni di ponti e strade dell’insegnamento della geometria a tre coordinate e nel 1854 successe a Francesco Paolo Tucci nell’insegnamento della geometria descrittiva. Nel 1856 ottenne il rescritto sovrano che lo autorizzava ad aprire uno studio privato di matematica, com’era allora in uso a Napoli, in via Guantai nuovi prima e a S. Chiara dopo. La scuola acquisì fama sempre maggiore, con circa 200 alunni paganti ai quali Sannia impartiva personalmente lezioni di aritmetica, algebra, trigonometria, algebra complementare, geometria analitica a due e a tre coordinate, calcolo infinitesimale, geometria descrittiva, meccanica razionale. Teneva, nel pomeriggio, lezioni facoltative ai suoi studenti migliori, spiegando le teorie delle sezioni coniche di Michel Chasles e dei determinanti di Francesco Brioschi, alcune memorie di Giusto Bellavitis, le coordinate trilineari, la teoria dell’inversione e altro.

Tra i suoi collaboratori ebbe i suoi due discepoli Nicola Salvatore Dino ed Enrico D’Ovidio; entrambi diventarono poi professori, il primo all’Università di Napoli, il secondo a quella di Torino. D’Ovidio era nipote di Sannia e anche cognato: Liberantonio Sannia aveva sposato in seconde nozze la vedova Scaroina che aveva già una figlia, Francesca Scaroina. Quest’ultima si legò in matrimonio a Pasquale D’Ovidio e dall’unione nacquero Enrico, Francesco (che sarebbe poi diventato un famoso letterato) e Angela. Questa sposò Achille Sannia; dal loro matrimonio nacque Gustavo, che diventò matematico di professione e insegnò anche presso l’Università di Napoli.

Nel dicembre del 1863 Sannia fu chiamato dalla facoltà di matematica della Regia Università di Napoli a insegnare il disegno di geometria descrittiva, prima come incaricato, poi come straordinario e contestualmente, nel 1865, chiuse lo studio privato, che fu portato avanti per qualche anno ancora da D’Ovidio e Salvatore Dino. Nel 1871, trasferendosi Giuseppe Battaglini da Napoli a Roma, Sannia ottenne l’insegnamento di geometria superiore. Nel 1877 lasciò questo insegnamento per quello della geometria proiettiva, che tenne come ordinario, al primo biennio della facoltà. A questa cattedra ebbe per assistenti Ernesto Isè, Alfonso Del Re, Federico Amodeo. Ricoprì, inoltre, la carica di preside della facoltà napoletana di matematica nell’anno accademico 1885-86.

Sannia fu, dal 1861 al 1865, membro straordinario del Consiglio superiore della Pubblica istruzione. Nel 1863 rifiutò la proposta di direzione della Scuola di applicazione degli ingegneri a favore di Fortunato Padula che ne fu direttore dal 1863 al 1881; a Sannia venne allora attribuita la carica di vicedirettore che tenne fino al 1876. Resse poi la Scuola dal 1887 al 1890, in qualità di regio commissario. Durante i suoi incarichi, ebbe il merito di ottenere più volte dal governo e dal Municipio di Napoli sussidi straordinari che permisero di acquistare macchine e materiale scientifico, costituire e ampliare gabinetti. Fu inoltre presidente del Collegio degli ingegneri e architetti di Napoli.

Tra il 1861 e il 1871 fu consigliere comunale a Napoli e poi assessore della Pubblica Istruzione, proponendo, nella sua operosa attività tesa a sostenere lo sviluppo dell’istruzione pubblica, la fondazione dei convitti municipali Domenico Cirillo e Francesco Caracciolo e a essa contribuendo. Nel 1876 fu eletto deputato al Parlamento nazionale per il collegio elettorale di Morcone, e restò in carica fino al 1881 e dal 1886 al 1887, quando si dimise a seguito della nomina a consigliere della giunta superiore del Catasto. Dal 1886 fu consigliere della Provincia di Benevento; il 4 febbraio 1890 fu nominato senatore del Regno. Fu socio non residente del Circolo matematico di Palermo, socio dell’Accademia delle scienze e dell’Accademia Pontaniana di Napoli, di cui fu anche presidente tra il 1888 e il 1891. Fu socio ordinario del Reale Istituto d’incoraggiamento dal 1888. Un suo busto è conservato nella facoltà di ingegneria di Napoli.

Sannia pubblicò Elementi di geometria, edito a Napoli per la prima edizione nel 1869 dallo Stabilimento tipografico delle belle arti. Scritto con D’Ovidio, sarebbe dovuto essere il primo volume di un completo corso di matematica; il progetto fu interrotto dall’allontanamento di quest’ultimo da Napoli. La seconda pubblicazione è Lezioni di geometria proiettiva dettate nella R. Università di Napoli (Napoli 1891; Napoli 1895), inizialmente concepita come raccolta delle litografie delle sue lezioni di geometria proiettiva, tenute a partire dalle personali rielaborazioni delle teorie contenute nel testo di Luigi Cremona Elementi di geometria proiettiva (con quest’ultimo, Sannia si era accordato nel compilare una pubblicazione in due volumi, il primo dei quali sarebbe dovuto essere la Geometria proiettiva di Cremona, e il secondo la Geometria di Sannia). Iniziata la stampa per fascicoli nel 1885, nel 1891 Sannia dovette intraprenderne una ristampa, volendo però modificare il piano dell’opera come conseguenza della necessità di esporre sue personali novità alle teorie fondamentali, anche a seguito della corrispondenza di carattere scientifico tenuta con Corrado Segre e della collaborazione di Del Re e Amodeo. La nuova edizione fu portata a termine nel 1895 da D’Ovidio, grazie anche alla partecipazione di E. Ascione, professore all’istituto tecnico di Caserta.

Sannia morì di polmonite a Napoli l’8 febbraio 1892.

Fonti e Bibl.: Risposte alla relazione della giunta municipale di Napoli sulle passate amministrazioni, Napoli 1871, pp. 84-90; G. Torelli, A. S.; commemorazione, in Rendiconti del Circolo matematico di Palermo, VI (1892), pp. 48-51; In memoria di A. S., s.n.t. (1893?); U. Masoni, Commemorazione di A. S., in Atti dell’Accademia Pontaniana, XXIV (1894), n. 2; G. Pittarelli, Nicola Trudi ed A. S., in Giornale di matematiche di Battaglini, 1923, vol. 61, pp. 92-108; F. Amodeo, Vita matematica napoletana, parte II, Napoli 1924, pp. 311-317; G.M. Monti - A. Zazo, Da Roffredo di Benevento a Francesco de Sanctis. Nuovi studi sulla storia dell’insegnamento superiore a Napoli, Napoli 1926, passim; F. Palladino - N. Palladino, Dalla ‘moderna geometria’ alla ‘nuova geometria’ italiana. Viaggiando per Napoli, Torino e dintorni. Lettere di S., Segre, Peano, Castelnuovo, D’Ovidio, Del Pezzo, Pascal e altri a Federico Amodeo, Firenze 2006, passim. Si veda inoltre la scheda relativa a Sannia sul sito web: I senatori d’Italia, a cura dell’Archivio storico del Senato della Repubblica.

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