ACLI

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)

ACLI.

Filippo Gentiloni

Le Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (ACLI) fondate nel 1944, in concomitanza con la nascita del nuovo stato democratico, sono una delle principali organizzazioni di lavoratori cristiani, e tra le maggiori protagoniste del vasto e variegato mondo dell'associazionismo cattolico italiano. Data la forma assolutamente unitaria con cui il sindacato di tutti i lavoratori rinasceva dopo il fascismo ("senza distinzione di opinioni politiche e di fede religiosa"), le A. si proposero lo specifico compito di formazione dei lavoratori ai principi morali e sociali della Chiesa cattolica, e insieme di rinnovamento cristiano della società.

A. Grandi, fondatore e primo presidente, scriveva nel 1945: "Le Acli sorgono per continuare la tradizione fra i cattolici che intendono studiare ed operare, non solo per la difesa del patrimonio religioso nella franca manifestazione della loro fede, ma per l'attuazione dei principi sociali così come sono stati insegnati nelle encicliche e nei messaggi del supremo magistero della Chiesa cattolica". L'art. 1 dello statuto (i Congresso nazionale, Roma, 1946) parlava delle A. come "dell'espressione della corrente cristiana in campo sindacale".

Una prima svolta si ebbe nel 1948, al momento della rottura dell'unità sindacale e della nascita della CISL come sindacato dei lavoratori d'ispirazione cristiana. Le A. (Congresso straordinario, Roma, 1948), si definirono "movimento sociale dei lavoratori cristiani", impegnandosi in tre grandi settori: la formazione, volta a fornire ai lavoratori gli strumenti di una cultura completa, umana e cristiana, personale e sociale; l'azione sociale, intesa come insieme di iniziative capaci d'incidere sull'organizzazione della società; i servizi sociali, cioè strutture capaci di fornire aiuto ai lavoratori (patronato, cooperative, istruzione professionale, ricreazione sociale, ecc.).

Durante il ventennio seguente, pur attraverso le vicende e i dibattiti connessi con la preparazione e lo svolgimento del Concilio Vaticano ii, le A. mantennero una linea politica coerente, ma insieme critica, accanto a quella dei sindacalisti della CISL e alle correnti maggiormente di "sinistra" nella DC. Tali atteggiamenti preoccuparono i moderati, in campo sia ecclesiastico che politico. Scriveva M. Giacomantonio, attuale segretario nazionale: "Le condizioni sociali in cui il paese vive non possono non influire su una organizzazione che ha una base operaia e contadina, come non può non influire uno sviluppo delle forze produttive tipiche di un sistema capitalistico. Cresce così dentro le Acli, col crescere nelle fabbriche e nella società, una autonomia operaia che si muove ancora in un'ottica tutta interna al sistema e in un orizzonte politico che ha come unico punto di riferimento la DC. Ma è sempre più questo punto di riferimento che costringe il gruppo dirigente delle Acli a porsi in termini dialettici col gruppo dirigente democristiano" (Trent'anni di storia delle Acli, in Relazioni sociali, 1973, nn. 5-6, p. 23). Lo sbocco di tale situazione dialettica culminerà negli anni 1969-72, gli anni che alcuni definiscono "dell'autonomia", altri, più radicalmente, il "biennio rosso" delle A., in un orientamento i cui caposaldi furono: autonomia politica (le A. non più legate alla DC, ma pluraliste) e precisa scelta di classe all'interno del movimento operaio (rifiuto del precedente interclassismo). Tutto ciò fu sancito, non senza scontri e difficoltà, dall'xi Congresso di Torino, presidente L. Labor.

La Conferenza episcopale italiana reagì preoccupata: le organizzazioni laiche dipendenti dall'autorità ecclesiastica avrebbero infatti dovuto "evangelizzare" e "animare il temporale", non intervenirvi direttamente. Una distinzione concettuale che nella prassi delle A. apparve troppo angusta e asettica.

La presidenza di E. Gabaglio, succeduto a Labor, si impegnò in un'opera di chiarimento e mediazione, sia all'interno dell'associazione che all'esterno, soprattutto nei confronti dell'autorità ecclesiastica, ma ciononostante i settori più a "destra" delle A. se ne distaccarono nel 1972, dando vita al Movimento Cristiano Lavoratori (MCL) che, tuttavia, non ottenne grandi adesioni.

Negli anni più recenti (presidenza di D. Rosati, dal 1976 fino al 1987), le A. hanno continuato nella linea del pluralismo politico, riaffermando l'impegno lungo tre direttrici fondamentali: la critica del capitalismo, la salvaguardia delle libertà democratiche, le riforme sociali e politiche.

Sotto la presidenza di G. Bianchi, le A. hanno continuato a conservare la loro caratteristica presenza 'di frontiera', scontandone i rischi (alcune ambiguità d'impostazione, gli ambiti d'intervento non sempre ben definiti) ma con i vantaggi di un'associazione che riesce a sfuggire alle crisi attraversate più o meno da tutti i soggetti sociali e politici.

Al xvii Congresso nazionale (Milano, gennaio 1988) le A. si sono presentate (sulla base della media triennale dei tesseramenti 1985-87) con più di 5600 unità di base e più di 500.000 iscritti così suddivisi: il 48,33% al Nord, il 17,66% al Centro, il 30,66% al Sud, il 3,34% all'estero (emigrazione operaia italiana in Belgio-Lussemburgo, Olanda, Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna, Svizzera). La presenza femminile ha raggiunto il 26,4%; quella dei giovani sotto i 25 anni, il 16,1%. Interessanti i dati delle adesioni divise per categorie di lavoratori: industria e artigianato 22,1%, agricoltura 19,0%, terziario 26,6%, pensionati 18,3%, studenti 5,5%, casalinghe 4,4%, in attesa di occupazione 3,6%, altri 0,5%.

La struttura di base fondamentale è rimasta il circolo Acli (spesso con sede presso le parrocchie), con una pluralità di funzioni: di stimolo alla vita cittadina, nel senso di un maggiore impegno sociale e politico dei lavoratori e delle loro famiglie; di volontariato, là dove gli enti locali non provvedono; di ricreazione (sport, viaggi, ecc.). Nelle aziende, uffici, e simili le funzioni del circolo vengono svolte, tutte o in parte, dai "nuclei aziendali".

Accanto ai circoli, che hanno continuato a rappresentare il punto di riferimento terminale di tutto l'impegno delle A., sussiste, operante dal 1947, il Patronato A. con 103 sedi provinciali e 280 sedi zonali, anche all'estero (in tutto più di 600 dipendenti, 482 consulenti medico-legali e più di 5000 operatori volontari), complessivamente al terzo posto nella graduatoria degli enti italiani di patrocinio per i lavoratori. Il Patronato offre al cittadino e in particolare al lavoratore un servizio di assistenza, di patrocinio e di rappresentanza nei confronti della pubblica amministrazione, notoriamente carente. Accanto ai servizi di patrocinio, il Patronato fornisce notizie, informazioni e consulenza, specialmente a immigrati e disoccupati.

Altro settore di grande impegno è l'ENAIP (Ente Nazionale Acli Istruzione Professionale), per la formazione socio-culturale e professionale dei lavoratori. Tale formazione professionale ha realizzato circa 2500 corsi con 5200 operatori, raggiungendo più di 45.000 allievi, nel settore agricolo, industriale, e terziario. Molte le iniziative particolari, accanto al Patronato e all'ENAIP: cooperative e consorzi, la Lega Consumatori A., per informare e formare al consumo di beni e servizi, e le A.-Colf, per un settore in grande espansione e difficilmente sindacalizzabile come quello delle collaboratrici domestiche, ecc.

"Costruire solidarietà per il lavoro è la vocazione originaria delle Acli" afferma l'attuale dirigenza. E aggiunge: "La solidarietà non è più immediata, quasi implicita nella condizione di lavoratore; per questo va scelta, proposta, elaborata, reinventata". Anche le A., infatti, hanno subito quella crisi d'identità che negli ultimi decenni ha sconvolto il mondo operaio in tutte le sue organizzazioni, sia politiche, che sindacali e sociali. Una crisi superata anche in virtù di una lunga esperienza vissuta, e volutamente, in 'terra di frontiera': frontiera fra il sociale, il sindacale e il politico, fra la fede e la laicità, fra la chiesa, la società e lo stato.

Fin dal 1947, inoltre, i giovani delle A. dettero vita a Gioventù Aclista (GA), che conta circa 50.000 giovani (1989) suddivisi in 80 gruppi provinciali, presenti nel mondo del lavoro, nelle università, tra gli adolescenti, in particolare nel vasto arcipelago delle organizzazioni e dei movimenti che s'impegnano per la pace e per l'aiuto ai popoli del Terzo Mondo. Come le A., GA vuol essere insieme una scuola di educazione alla politica e di servizio della comunità ecclesiale.

Le principali pubblicazioni periodiche delle A. sono il settimanale Azione sociale e il mensile Quaderni di azione sociale.

Bibl.: A. Boschini, Chiesa e Acli, Napoli 1975; D. Rosati, La questione politica delle Acli, ivi 1975; M. C. Sermanni, Le Acli; dal ruolo formativo all'impegno politico e sindacale, ivi 1978; V. Pozzar, Quarant'anni di Acli, i 1944-63, Roma 1985 (un secondo volume è in preparazione); Tra religione e organizzazione. Il caso delle Acli, a cura di I. Diamanti ed E. Pace, Padova 1987.

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