ACTA

Lessico del XXI Secolo (2012)

ACTA


– Sigla di Anti-counterfeiting trade agreement, accordo commerciale anticontraffazione plurilaterale firmato a Tokyo il 26 gennaio 2012 da Australia, Canada, Giappone, Corea, Messico, Marocco, Nuova Zelanda, Singapore, Svizzera, Stati Uniti ed altri 22 paesi dell’Unione europea esclusi Cipro, Repubblica d’Estonia, Repubblica Slovacca, Germania e Paesi Bassi; è dedicato alla protezione della proprietà intellettuale riguardante beni, servizi e prodotti immateriali. Obiettivo dell’accordo è il contrasto alla contraffazione di prodotti, come farmaci e capi di abbigliamento, e alla pirateria di musica e film sul web attraverso la definizione di standard riconosciuti a livello internazionale e l’armonizzazione delle regole preesistenti nei diversi paesi con gli accordi TRIPS (Trade related aspects of intellectual property rights) che regolano le disposizioni in materia di proprietà intellettuale nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio. L’accordo è stato fortemente criticato e ha suscitato una vasta mobilitazione da parte di organizzazioni non governative per la difesa dei diritti civili in diversi paesi europei, sia per le condizioni di estrema riservatezza con cui si sono svolte le trattative, dalle quali sono stati completamente esclusi i parlamenti nazionali e le istituzioni comunitarie e internazionali evitando anche il coinvolgimento dell’opinione pubblica, sia perché ritenuto lesivo di alcuni deidiritti e delle libertà fondamentali dei cittadini. Tra le misure previste vi è infatti la possibilità da parte dei titolari di diritti d’autore di intercedere direttamente presso i provider e gli intermediari di rete, senza la mediazione dell’autorità giudiziaria, al fine di monitorare le informazioni scambiate dagli internauti e chiedere di bloccare l’accesso alla rete agli utenti sospettati di presunta violazione del diritto di proprietà intellettuale, sancendo così di fatto la prevalenza di quest'ultimo sulla libertà di manifestazione del pensiero, sul diritto alla privacy, sulla presunzione di innocenza e sul diritto di ciascuno ad un giusto processo dinanzi ad un'autorità giudiziaria. Nel luglio 2012 il provvedimento è stato definitivamente bocciato dal Parlamento europeo.

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