ACCENTO, ACUTO O GRAVE

La grammatica italiana (2012)

ACCENTO, ACUTO O GRAVE


Gli accenti acuto e grave sono i due accenti grafici usati nell’italiano contemporaneo.

• L’accento acuto, posto sulle vocali e e o, indica che queste devono essere pronunciate chiuse

réte, mése, cómpito, giórno

• L’accento grave, nelle stesse condizioni, indica che quelle vocali devono essere pronunciate aperte

chièsa, còsa, bène, fuòri

Questo tipo di indicazioni, però, si trova solo nei dizionari o in altri testi che (per esigenze informative o didattiche) abbiano la necessità di indicare esplicitamente il timbro aperto o chiuso della e e della o che si trovano in sillaba accentata. Di solito l’uso dell’accento grafico all’interno di parola è molto raro: facoltativo e limitato a pochi casi di possibile ambiguità, come

pésca (= dal verbo pescare) / pèsca (= il frutto del pesco)

Nelle parole con l’ultima sillaba accentata, invece, l’accento grafico va indicato obbligatoriamente.

• Nel caso in cui la vocale finale sia e si possono trovare entrambi gli accenti:

– si deve usare l’accento acuto quando la vocale si pronuncia chiusa, come in , e nei composti di che

perché, affinché, benché

nei composti di tre

ventitré, trentatré

nella 3a persona del passato remoto di alcuni verbi in -ere

poté, ripeté

e in qualche altro caso

viceré, nontiscordardimé

– si deve usare l’accento grave quando la vocale si pronuncia aperta

è, cioè, tè, caffè, bebè, Noè, karatè

• Nel caso in cui la vocale finale sia o, l’accento è sempre grave, perché in italiano la o finale accentata viene sempre pronunciata aperta

andò, farò, però, oblò

• Nel caso in cui la vocale finale sia a, i, u, l’accento è per convenzione sempre grave, anche se la pronuncia non è né aperta, né chiusa

libertà, sarà, partì, colibrì, però, menabò, più, tabù.

VEDI ANCHE omografi

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