Addome

Universo del Corpo (1999)

Addome

Daniela Caporossi

L'addome (cfr. anche il cap. addome  in Universo del Corpo, 1998) è la parte inferiore del tronco, compresa tra torace e bacino. Le sue pareti esterne, formate prevalentemente da un complesso sistema di fasci muscolari, sottintendono una cavità fortemente vascolarizzata e innervata, contenente numerosi visceri. La cavità addominale è delimitata superiormente dal diaframma, un setto muscolare e tendineo che separa l'addome dal torace, e inferiormente da una linea puramente convenzionale, corrispondente a un piano passante per lo stretto superiore del bacino, dove la cavità addominale si continua con quella pelvica. I principali visceri addominali sono lo stomaco, l'intestino, il fegato, il pancreas, la milza, i reni e le ghiandole surrenali. La forma dell'addome, riconducibile genericamente a un cilindro appiattito, è determinata in larga misura dal contenuto della cavità addominale e varia a seconda della costituzione, dell'età, del sesso e dello stato nutrizionale dell'individuo. Si possono riconoscere due tipi principali di alterazione: la macrosplancnia, o megalosplancnia, caratterizzata da un notevole aumento di volume dell'addome, riferibile a soggetti in cui i diametri laterali e dorsoventrali prevalgono rispetto al diametro cefalocaudale (brevilinei megalosplancnici, o brachitipi), e la microsplancnia, caratterizzata da un volume del tronco inferiore alla media, con visceri poco sviluppati, riferibili a soggetti prevalentemente longitipi.

Filogenesi

Anche se si tende a utilizzare il termine addome per indicare la regione contenente i visceri di un qualsiasi organismo animale, la separazione reale tra cavità toracica e addominale si verifica, in seguito alla comparsa del diaframma, soltanto nei Mammiferi. Negli altri animali l'identificazione della regione caudale del tronco con l'addome non corrisponde a una suddivisione delle cavità corporee, o cavità celomatiche, analoga a quella presente nei Mammiferi. La forma e la funzione di addome e cavità addominale sono infatti il risultato di un complesso processo evolutivo teso a perfezionare, in ogni organismo animale, i rapporti strutturali e funzionali tra la superficie corporea, direttamente coinvolta nelle interazioni con l'ambiente (per es., recezione di stimoli, movimento), e gli organi interni, deputati invece al mantenimento delle funzioni vitali primarie (per es., metabolismo, riproduzione). A eccezione di Poriferi (spugne), Celenterati (polipi e meduse) e Platelminti (vermi piatti), composti da ammassi compatti di cellule circondanti la cavità gastrointestinale, tutti gli altri animali sviluppano una cavità corporea piena di liquido chiamata pseudoceloma (Nematodi) o celoma.

Comparsa sotto forma di scheletro idrostatico per aumentare l'efficienza della contrazione muscolare e quindi migliorare l'autonomia di movimento, caratteristica estremamente vantaggiosa per organismi che devono procurarsi il materiale nutritivo nell'ambiente, la presenza di una cavità interna facilita anche il trasporto di materiale da una parte all'altra del corpo e, soprattutto, mantiene separato il canale alimentare dalle strutture superficiali dell'organismo. Non trovandosi compressi in una massa di tessuto, gli organi interni possono quindi mantenere separate le proprie funzioni, modificare il volume e la forma in relazione alla loro attività e all'accrescimento dell'organismo, ripiegarsi su sé stessi, riempirsi e svuotarsi, immersi nel liquido celomatico che funge da lubrificante. Questa innovazione riguardo all'organizzazione interna ha determinato negli animali una spinta evolutiva enorme rispetto sia alle loro dimensioni sia allo sviluppo delle capacità motorie.

Già nei Molluschi e negli Anellidi troviamo organi viscerali ben sviluppati all'interno della cavità celomatica. Con la comparsa dell'esoscheletro, quale si osserva negli Artropodi, questa viene a perdere il suo coinvolgimento nella locomozione, si riduce e assume una collocazione posteriore rispetto agli organi sensoriali, posizionati cefalicamente. Nei Vertebrati, nei quali la simmetria bilaterale è una caratteristica consolidata e la cefalizzazione con orientamento anteroposteriore è evidente, la cavità celomatica è delimitata posteriormente dalla regione anale e, salvo rare eccezioni, il celoma non si estende nella coda. Anteriormente, l'espansione della cavità celomatica è limitata dalle fessure branchiali e quindi la cavità corporea si sviluppa ventralmente, sotto la faringe.

A partire dai Pesci, dalla cavità unica si separa la cavità pericardica, che circonda il cuore, mentre spesso la cavità celomatica comunica con l'esterno per mezzo di pori addominali. Nei Ciclostomi (pesci sprovvisti di mascelle, per es. le lamprede), i pori addominali vengono utilizzati per la deposizione dello sperma e delle uova (pori genitali), mentre in alcuni Gnatostomi (pesci forniti di mascelle, per es. gli squali) essi servono a eliminare l'eccesso di liquido nella cavità celomatica. Fra i Vertebrati terrestri i pori addominali sono presenti solo nei coccodrilli e nelle tartarughe. Con la comparsa della respirazione aerea nei Vertebrati terrestri, alla cavità pericardica si accompagna la formazione delle due cavità pleuriche nelle quali sono compresi i polmoni. Negli Uccelli, l'adattamento al volo porta a una complicata suddivisione della cavità celomatica, nella quale, oltre alle cavità pericardica e pleuriche, si formano due altri recessi laterali in cui sono alloggiati i sacchi aerei, connessi con i polmoni. Nei Mammiferi, le cavità pleuriche sono separate dalla cavità principale, o peritoneale, tramite il diaframma, che si estende trasversalmente alla base della gabbia toracica ed è responsabile, insieme ai movimenti delle coste, degli atti respiratori.

La struttura esterna della regione addominale, strettamente correlata ai cambiamenti di tutto il tronco, rispecchia le modificazioni relative allo strato cutaneo, sottocutaneo e scheletrico riscontrabili, in generale, nei Vertebrati, con il passaggio dalla vita acquatica a quella terrestre, e, in particolare, nei Primati e nell'uomo, con lo sviluppo di uno stile di vita arboricolo, prima, e con l'assunzione della stazione eretta, poi. Nei Vertebrati acquatici e negli Anfibi i visceri contenuti nella cavità celomatica sono sostenuti dalla pressione idrostatica; la regione addominale, quindi, compressa lateralmente come tutto il tronco, è delimitata da una sottile lamina di tessuto connettivo, mentre la muscolatura epiassiale (dorsale), necessaria per imprimere i movimenti ondulatori a tutto il corpo, è molto ben sviluppata. Nella maggior parte dei Vertebrati terrestri la funzione propulsiva è soprattutto a carico degli arti, con conseguente riduzione della muscolatura dorsale, mentre la muscolatura ipoassiale (ventrale) viene ad assumere una nuova funzione: sostiene e avvolge la cavità addominale con i visceri in essa contenuti. La muscolatura addominale si sviluppa quindi in relazione alla comparsa di un sistema di coste, e si organizza in fasci dorsolaterali e ventrali. Nei Vertebrati Amnioti, le coste della regione lombare sono ridotte o assenti: vi è quindi un maggior sviluppo del fascio ventrale (muscolo retto) che percorre la superficie ventrale dal cinto scapolare sino alle pelvi. Con la comparsa dello sterno, il muscolo retto si accorcia, per diventare un muscolo prettamente addominale nei Mammiferi. Nei Primati, gli adattamenti al passaggio da una postura pronograda (quadrupede) a una clinograda (semieretta) e infine ortograda nell'uomo, hanno determinato adattamenti a livello della colonna vertebrale, dei cinti pelvico e scapolare e, ovviamente, degli arti corrispondenti. La regione addominale, in concomitanza con l'allargamento e l'accorciamento della cassa toracica, diviene compressa secondo l'asse anteroposteriore. Il centro di gravità si sposta a livello del cinto pelvico, il peso maggiore viene scaricato sulla regione mediale e caudale del corpo. L'osso sacro si allarga e si ripiega inferiormente in avanti, per dare un sostegno maggiore ai visceri, mentre lo sviluppo della muscolatura nella regione pelvica garantisce una maggiore stabilità durante lo spostamento a terra.

Sulla linea mediana anteriore dell'addome si trova la cicatrice ombelicale, alla quale corrisponde una fitta rete di anastomosi venose, e che rappresenta, durante la vita intrauterina, il punto di inserzione del cordone, o funicolo, ombelicale. Nei Mammiferi Placentati, il cordone ombelicale unisce, tramite la placenta, il feto al corpo materno garantendo il rifornimento di sangue ossigenato. Esso si origina successivamente agli annessi embrionali sotto forma di peduncolo ombelicale, nel quale si estende una parte del celoma extraembrionale, che andrà riducendosi in seguito allo sviluppo di tessuto connettivale, arterie allantoidee e vena ombelicale. Dopo la nascita, il cordone ombelicale va incontro a necrosi e rimane la formazione cicatriziale, denominata ombelico. Nell'uomo la cicatrice ombelicale si trova all'interno di una depressione cutanea che rappresenta anche il punto di minor resistenza della parete addominale.Nei Primati, compreso l'uomo, le ghiandole mammarie sono localizzate nella regione anterosuperiore del torace, mentre la loro localizzazione anche in sede addominale è una caratteristica degli altri Mammiferi, Placentati e non. Le mammelle, che vengono denominate ascellari, pettorali, addominali o inguinali a seconda della localizzazione, sono sempre situate lungo una linea chiamata 'linea del latte', che decorre longitudinalmente dall'inserzione dell'arto superiore all'inserzione dell'arto inferiore. Il numero di mammelle varia in genere con il numero dei nati per ogni gravidanza, che tende a ridursi a uno nel sottordine degli Antropoidei. Questo fenomeno deriva probabilmente da un adattamento di questi animali alla vita nomade e all'abitudine di portare con sé la prole attaccata al pelo, da cui originerebbe anche la localizzazione delle mammelle in sede pettorale, ove sono più facilmente raggiungibili dal lattante.

Ontogenesi

Nell'uomo, il celoma è rivestito da un epitelio mesodermico, detto peritoneo. Inizialmente si sviluppano due cavità celomatiche separate da due mesenteri, due sottili lamine di tessuto rivestite da tessuto peritoneale: il mesentere dorsale, che generalmente permane nell'adulto e racchiude i vasi sanguigni e i nervi destinati all'intestino, e il mesentere ventrale, destinato a scomparire quasi del tutto nell'adulto, lasciando un'unica cavità comunicante ventralmente. Nei primissimi stadi di sviluppo, la cavità celomatica embrionale è largamente comunicante con il celoma extraembrionale, che rimarrà compreso nel peduncolo ombelicale. Mentre negli embrioni di animali inferiori, il celoma rappresenta un sito di raccolta per il materiale che deve essere escreto, nell'embrione umano il celoma fornisce specificatamente lo spazio per lo sviluppo e il movimento degli organi. Dopo la scomparsa del mesentere ventrale, si possono riconoscere tre cavità celomatiche: la cavità pericardica, il complesso dei due canali pericardioperitoneali, che collegano la cavità pericardica con la peritoneale, e la cavità peritoneale, che diventerà la futura cavità addominale. La cavità peritoneale si separa poi dal celoma extraembrionale in corrispondenza dell'ombelico, mentre dei setti che si formano contemporaneamente all'estremità dei canali pericardioperitoneali separano la cavità pericardica da quelle pleuriche e queste ultime dalla peritoneale. Contemporaneamente, il diaframma si sviluppa da quattro strutture differenti: il setto trasverso, che separa la cavità pericardica dalla cavità celomatica principale, le membrane pleuroperitoneali, che si ripiegano medialmente dalle pareti del corpo, il mesentere dorsale e la parete posteriore del corpo.

Bibliografia

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G. Spedini, Antropologia evoluzionistica, Padova, Piccin, 1997.

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