TARGIONI TOZZETTI, Adolfo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 95 (2019)

TARGIONI TOZZETTI, Adolfo.

Daniele Vergari

– Nacque a Firenze il 13 febbraio 1823 da Giovanni, secondogenito di Ottaviano e fratello di Antonio, e da Elena Ferrati.

Il padre, avvocato e magistrato, lo avviò agli studi scientifici presso l’Università di Pisa dove si laureò in medicina nel 1848, frequentando le lezioni di botanica e quelle di anatomia comparata tenute prima da Gaetano Savi e poi da Paolo e Pietro Savi.

Il giovane Targioni Tozzetti trovò nello studio della botanica e della fisiologia un campo di interessi particolarmente stimolante tanto che, appena ventenne, partecipò alla Riunione degli scienziati italiani di Lucca (1843), tenendo una relazione sulla fronda dei pini e una sull’organo femminile del genere Citrus. Nel 1845 prese parte anche al Congresso di Napoli, sempre in compagnia dello zio Antonio con il quale ebbe sempre uno stretto rapporto di amicizia e confidenza, e nel quale ebbe un maestro e una guida sicura per affermarsi nel mondo scientifico italiano.

Tornato a Firenze nel 1848, iniziò a esercitare medicina presso l’arcispedale di S. Maria nuova, ma l’attività di medico, ormai consolidata tradizione familiare da più di un secolo, non fu per Adolfo particolarmente coinvolgente. Dopo pochi anni, alcuni dei quali passati a fare il medico condotto – e nei quali segnaliamo l’attività in occasione del colera del 1854-55 nella zona di Viareggio –, abbandonò la professione per dedicarsi all’insegnamento e allo studio. Lo zio Antonio, per problemi di salute, iniziò a lasciare progressivamente i suoi incarichi. Nel 1854 Adolfo fu nominato professore di botanica e materia medica presso il nosocomio fiorentino di S. Maria nuova e, due anni dopo, ottenne l’insegnamento di storia naturale applicata alle arti presso l’Istituto tecnico toscano. Le sue ottime capacità didattiche lo portarono, nel 1859, ad assumere anche l’insegnamento della chimica all’Istituto agrario delle Cascine, fondato da Cosimo Ridolfi.

Nel 1859, tuttavia, si verificò un repentino cambiamento nel suo percorso scientifico: arruolatosi volontario durante la seconda guerra di indipendenza come chirurgo di reggimento con il grado di capitano medico, raggiunse il fronte lombardo con la divisione toscana e, anche se non prese mai parte ai combattimenti, lasciò un diario inedito della sua esperienza. Durante il suo servizio militare conobbe Nino Bixio, che per un breve periodo assunse il comando del 1° reggimento toscano cacciatori e con il quale Targioni Tozzetti strinse una sincera amicizia testimoniata da un ricco epistolario.

Al ritorno dall’esperienza militare Adolfo, come egli stesso ebbe a dire, «disertò la botanica» e fu nominato, il 9 marzo 1860, professore di anatomia degli invertebrati presso l’Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento, voluto a Firenze da Cosimo Ridolfi durante la parentesi del governo provvisorio del 1859. Si trattava di una struttura unica nel quadro dell’istruzione toscana e italiana del periodo, che assolveva al compito della formazione superiore e che avrebbe preparato, nel nuovo panorama politico di un’Italia unita, le future generazioni di scienziati e ricercatori.

Appena assunto il nuovo incarico Targioni Tozzetti si dedicò allo studio della zoologia con particolare attenzione per l’entomologia e mise mano, con la collaborazione di Ferdinando Piccioli, al riordino e all’incremento delle collezioni entomologiche del Museo di storia naturale nei cui locali era ospitato l’Istituto di studi superiori. Nei suoi nuovi lavori adottò un approccio scientifico rigoroso, come traspare dai suoi primi articoli sui parassiti del gelso e dell’ulivo (apparsi nel 1863 sugli Atti dell’Accademia dei Georgofili), nelle osservazioni raccolte in Come sia fatto l’organo che fa lume nella lucciola volante [...] e come siano composte le fibre muscolari in questo ed altri insetti ed artropodi nelle Memorie della Società italiana di scienze naturali (1866, vol. 1, n. 8, pp. 3-27) e, infine, nelle varie ricerche sulle cocciniglie, i cui primi risultati, stampati fra il 1867 e il 1868 (ibid., 1867, vol. 3, n. 3, pp. 1-87; Atti della Società italiana di scienze naturali, 1868, vol. 11, pp. 721-738), dettero allo scienziato fiorentino notorietà in tutta Europa.

Momento culminante della volontà di Targioni Tozzetti di promuovere gli studi in questa nuova disciplina fu la fondazione della Società entomologica italiana, prestigioso sodalizio istituito il 31 ottobre 1869 presso il Regio Museo di storia naturale fiorentino, al quale aderirono i massimi esponenti dell’entomologia italiana, fra cui Enrico Haliday, Ferdinando Piccioli, Pietro Stefanelli, Antonio Berlese e Guido Grandi. Targioni Tozzetti, oltre a esserne il promotore, fu anche il primo presidente, mantenendo la carica per trentadue anni.

Fu però nel campo più ristretto dell’entomologia agraria che trovò il settore più congeniale per le sue ricerche. Già in passato si era occupato dello studio dei parassiti in agricoltura, studiando con successo, per conto dell’Accademia dei Georgofili, le prime infestazioni di Oidium negli anni immediatamente successivi al 1850. L’aumento di scambi commerciali, la veicolazione sempre più frequente di materiale vegetale da un continente all’altro avevano introdotto in Europa nuove malattie agrarie che in pochi decenni avevano cambiato il volto dell’agricoltura. Un periodo drammatico che avrebbe visto il susseguirsi di nuove specie di parassiti delle piante del vecchio continente.

Oltre alle ben note infezioni da Oidium e da Plasmopara viticola (causa della peronospora della vite), tutta l’agricoltura europea registrò devastazioni a opera della dorifora della patata, delle cocciniglie, degli afidi, delle tignole e di altri insetti, fino ad arrivare al vero e proprio flagello della fillossera della vite, che in breve tempo distrusse i vigneti europei, a cominciare da quelli francesi, con grave danno alle economie agricole dei vari Stati.

L’Istituto di studi superiori, grazie alla direzione di Targioni Tozzetti e alla presenza di altri scienziati di elevato valore, fu ben presto all’avanguardia in Italia nella ricerca scientifica contro i parassiti delle piante agrarie, trovando, proprio nell’infezione fillosserica, uno dei più fecondi campi di ricerca. La fillossera, segnalata per la prima volta in Francia nel 1863, distrusse in poco meno di un decennio tre quinti della viticoltura francese, propagandosi poi in Germania, Spagna e Austria. L’Italia fu inizialmente risparmiata, ma nel 1879, in Lombardia, ne venne segnalata la presenza e, nel giro di due anni, il temibile insetto raggiunse la Sicilia, propagandosi negli anni successivi in tutta Italia e provocando danni disastrosi. Per far fronte alla nuova emergenza non bastavano gli istituti di ricerca pura, ma serviva un contatto diretto con il territorio che diffondesse in tempi brevi istruzioni e modalità di difesa per ridurre l’espansione dell’infezione e facilitare l’eliminazione dell’insetto nelle zone colpite.

Strumento dell’azione di coordinamento fra ricerca e applicazione dei risultati e delle innovazioni fu un’importante istituzione promossa alcuni anni prima da Targioni Tozzetti: la Stazione di entomologia agraria. Creata con decreto ministeriale il 29 settembre 1875, con l’accordo del ministero dell’Agricoltura, Commercio e Industria, del ministero della Pubblica Istruzione e del consiglio direttivo dell’Istituto di studi superiori, la struttura rispondeva alle nuove necessità non solo tecniche, ma anche economiche, manifestatesi in un’Italia unita solo politicamente e bisognosa di un sistema di istruzione e di apparati tecnici che fossero all’altezza delle esigenze del Paese.

La Stazione nacque con il duplice scopo di farne un centro di osservazione e, al contempo, un’autorevole istituzione di riferimento per gli uffici governativi e per le rappresentanze agrarie del Regno, le scuole agrarie e i privati, con il compito di esaminare e classificare, a mano a mano che se ne presentasse l’opportunità o il bisogno, gli animali e specialmente gli insetti, utili o nocivi all’agricoltura o alle industrie, di studiare e preparare i mezzi per combatterli e di riassumere infine, anno per anno, la cronologia del problema, indicando gli esperimenti eseguiti per contrastarlo.

Si trattò di un obiettivo importantissimo per lo sviluppo dell’agricoltura italiana, viste le sempre maggiori infestazioni di insetti che colpivano la penisola nella seconda metà del XIX secolo, ma anche di una delle più lungimiranti creazioni del governo. La Stazione di entomologia agraria fu la prima in Europa e seconda solo a quella fondata, negli stessi anni, a Washington. Targioni Tozzetti ne fu il primo direttore, conservando la carica per vent’anni. Parallelamente allo svolgimento della sua attività presso l’Istituto di studi superiori e la Stazione di entomologia, rivestì importanti incarichi per il ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio.

La sua autorevole presenza fu fondamentale in occasione di esposizioni internazionali e nazionali. Partecipò infatti come giurato, per le sezioni relative all’igiene e all’alimentazione, all’Esposizione nazionale di Firenze del 1861, e come giurato a quella di Londra nel 1862 e di Parigi nel 1867.

Nominato presidente della Commissione consultiva per la pesca, Targioni Tozzetti compì importanti viaggi in tutta Italia, soprattutto in Sardegna e Sicilia, per studiare la fauna ittica, ma anche per stabilire sistemi e metodi operativi di questa importante attività economica. Il suo studio fu propedeutico alla legislazione italiana sulla pesca adottata dal governo italiano che lo incaricò, fra il 1871 e il 1880, di studiare i crostacei riportati in patria dal viaggio della pirocorvetta Magenta e di rappresentarlo nei Congressi internazionali di pesca (Napoli 1871, Vienna 1873). Gli venne infine conferito l’autorevole compito di organizzare, in poco tempo, la partecipazione all’Esposizione internazionale di Berlino del 1880.

Sempre in rappresentanza dell’Italia partecipò, nell’ottobre del 1874, al Congresso internazionale di viticoltura di Montpellier, che doveva definire le strategie di lotta europee contro la fillossera. Il suo intervento presentato in quell’occasione fu poi pubblicato nella Malattia del pidocchio (Phylloxera Vastatrix Planch.) nella vite..., edito a Roma nel 1875.

Autorevole membro del Consiglio dell’istruzione agraria, fu per molti anni presidente della sezione di scienze fisiche e naturali (equivalente a direttore del Museo di storia naturale) presso l’Istituto di studi superiori di Firenze. Nella prestigiosa istituzione riorganizzò gran parte delle collezioni e le implementò con acquisti e campioni raccolti nel corso dei suoi viaggi. Fra le varie attività che testimoniano gli ampi interessi scientifici da lui abbracciati va ricordato il suo ruolo nella fondazione di alcuni sodalizi scientifici come la Società geografica italiana (Firenze 1867), di cui fu uno dei primi vicepresidenti, e la Società entomologica italiana (Firenze 1869).

Parallelamente alla sua ampia attività scientifica rivestì anche ruoli istituzionali diventando consigliere comunale dal 1868 al 1879, periodo durante il quale introdusse miglioramenti nelle scuole comunali e collaborò alla grande trasformazione urbanistica di Firenze con preziose indicazioni relative alle piante da inserire nei giardini pubblici, nelle piazze e nei viali. A lui si deve la cura e la disposizione delle piante lungo il viale dei Colli a Firenze.

Merita di essere ricordato anche il suo ruolo nella valorizzazione dei documenti scientifici conservati dalla famiglia: nel 1858 curò l’edizione della Vita di Pier Antonio Micheli, redatta da Giovanni Targioni Tozzetti, e nel 1898 donò gran parte dei manoscritti scientifici di Giovanni, Ottaviano e Antonio Targioni Tozzetti alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze.

Sposatosi, il 10 agosto 1878, con Anna Greiner (1846-1893), ebbe due figli, Clara e Federico. Nel 1897 si risposò con la sorella della moglie, Clara Luisa (1841-1899). I Greiner, originari di Berlino, erano nipoti di Luisa Schebzer (1813-1879), moglie del giureconsulto toscano Pietro Conticini (1805-1871).

Nel giugno del 1899 fu colpito da emiplegia e dopo tre anni di lunga malattia morì il 18 settembre 1902.

Il figlio Federico, di salute debole, ricalcò le orme del padre dedicandosi agli studi botanici, ma morì a ventiquattro anni nel 1903.

Targioni Tozzetti fu membro di numerose accademie e società scientifiche, italiane ed europee, in parte già accennate. Fra le altre ricordiamo: l’Accademia dei Georgofili (socio corrispondente dal 1851 e ordinario nel 1852), in cui ricoprì anche la carica di vicepresidente dal 1884 al 1899 e, successivamente, fino alla morte, quella di vicepresidente perpetuo; la Società italiana di scienze naturali (1863); la Société de sciences naturelles de Cherbourg (1867); la Società antropologica italiana (1871); la Società zoologica e botanica di Vienna (1871); l’Accademia germanica dei naturalisti (1873); la Société centrale d’agriculture de France (1877); la Società dei naturalisti di Modena (1877); la Reale Accademia dei Lincei (1889). Nella sua lunga carriera fu presidente per molti anni della Società toscana d’orticoltura e della Società entomologica italiana. Per i suoi meriti scientifici e l’impegno nei vari incarichi ministeriali fu nominato commendatore dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro e della Corona d’Italia e fu insignito di altre onorificenze italiane e straniere.

Figura di elevatissimo valore, Targioni Tozzetti è rimasto uno degli scienziati italiani della seconda metà del XIX secolo meno noti. I suoi viaggi, soprattutto in Nord Europa, le sue partecipazioni ai congressi scientifici testimoniano una dimensione internazionale, specchio della ritrovata unità politica italiana, confermata anche dai riconoscimenti e dalle onorificenze estere di cui fu insignito. Epigono di una tradizione legata agli studi naturalistici, pur nell’ampiezza dei suoi interessi, contribuì all’affermazione – non senza qualche reticenza, come nei confronti del darwinismo – di una nuova concezione della scienza positivistica e materialistica, di cui fu testimone e promotore.

Opere. Rapporto generale della Commissione della R. Accademia dei Georgofili incaricata dello studio della malattia delle uve, Firenze 1856; Notizie della vita di Pier Antonio Micheli, Firenze 1858; La pesca in Italia, I-II, 5 tt., Genova 1871-1874; Della malattia del pidocchio (Phylloxera vastratix planch) nella vite: secondo gli studi fatti in Europa e in America e discussi al congresso internazionale dei viticultori convocato a Montpellier nell’ottobre 1874, Roma 1875; Zoologia del viaggio intorno al globo della R. pirocorvetta Magenta durante gli anni 1865-68: Crostacei brachiuri e anomouri, Firenze 1877; La fillossera e le malattie delle viti in Italia dal 1879 al 1883: secondo la relazione della R. Stazione di entomologia agraria di Firenze per gli anni stessi, Firenze 1883.

Fonti e Bibl.: Firenze, Università degli studi di Firenze, Biblioteca di scienze, mss. Targioni Tozzetti (sono presenti molti documenti di rilevanza scientifica e carte familiari). Altri manoscritti sono conservati preso l’Archivio storico dell’Accademia dei Georgofili di Firenze.

A. Franchetti, Relazione degli studi accademici e commemorazione dei soci defunti nell’anno 1902 (Niccolò Ridolfi e A. T. T.), in Atti della R. Accademia dei Georgofili, s. 4, 1902, vol. 25, pp. XLIX-LXXI; P. Bargagli, A. T. T.: ricordi, Firenze 1903; P. Stefanelli, A. T. T., in Bullettino della Società entomologica italiana, 1903, vol. 34, 2, pp. 113-117; P.L. Pisani, Il contributo di A. T. T. agli studi e alle ricerche sull’oidio della vite, in Rivista di storia dell’agricoltura, XLVI (2006), 2, pp. 65-79; I Targioni Tozzetti fra ’700 e ’900 (catal.), Firenze 2006, ad indicem.

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