ZUKOR, Adolph

Enciclopedia del Cinema (2004)

Zukor, Adolph

Lulli Bertini

Produttore cinematografico ungherese, naturalizzato statunitense, nato a Ricse il 7 gennaio 1873 e morto a Los Angeles il 10 giugno 1976. Considerato uno dei pionieri dell'industria cinematografica statunitense, fu il fondatore di importanti case di produzione e distribuzione, fra le quali la Paramount Pic-tures che, anche grazie alla sua grande abilità, ottenne enormi successi finanziari e fu considerata la più rilevante fra le majors per l'organizzazione e i grandi profitti. Nel 1949 venne premiato con un Oscar speciale per l'attività svolta nel cinema in oltre cinquant'anni.

Nel 1889 emigrò negli Stati Uniti, dapprima a New York, poi a Chicago dove, insieme all'amico Morris Kohn, cominciò a lavorare nel commercio di pellicce. Il business si rivelò di grande successo e i due soci decisero di tornare a New York per aprire un penny arcade, locale dove era possibile utilizzare fonografi e apparecchiature per la visione di film brevi. Z. intravide nel nuovo medium una notevole possibilità imprenditoriale e nel 1903 investì, grazie anche ai capitali di Marcus Loew, in nickelodeon e Hale's Tours (v. documentario), e nel 1904 aprì una vera e propria sala cinematografica, il Crystal Hall. Per supplire alla mancanza di film di durata adeguata alla proiezione in sala, nel 1912 importò dalla Francia il film biografico La reine Élisabeth o Élisabeth reine d'Angleterre (La regina Elisabetta) di Henri Desfontaines e Louis Mercanton con Sarah Bernhardt, della durata di quaranta minuti, uno dei primi lungometraggi proiettati negli Stati Uniti. Grazie allo straordinario successo commerciale ottenuto e per poter avviare una produzione di lungometraggi, nello stesso anno fondò con, fra gli altri, il regista Edwin Stanton Porter e l'impresario teatrale Daniel Frohman, la casa di produzione e distribuzione Famous Players Film Company. Furono scritturati molti famosi attori di teatro, fra i quali Minnie Maddern Fiske e James O'Neill, e soprattutto l'intera compagnia teatrale di David Belasco, della quale faceva parte anche Mary Pickford che sarebbe presto diventata una delle dive più importanti della Famous Players. La strategia di scegliere attori provenienti da vari settori, come quello del varietà, fu tipica di Z. e fu mantenuta anche nei decenni seguenti. La società intraprese subito la produzione di trenta lungometraggi fra i quali The count of Monte Cristo (1913), The prisoner of Zenda (1913; Il prigioniero di Zenda) e A good little devil (1914; Un buon diavoletto), tutti diretti da Porter. Il pubblico, di cui Z. fu sempre un attentissimo osservatore per comprendere dove fosse più vantaggioso dirigere gli investimenti, favorì soprattutto i film realizzati con un minor dispendio di denaro, ma basati su storie avvincenti e adatte al mezzo cinematografico.

Nel giugno del 1916 Z. decise di fondere la sua casa di produzione con la Jesse L. Lasky Feature Play Company di Jesse L. Lasky, decretando così la nascita della Famous Players-Lasky Corporation nella quale ricoprì la carica di presidente, occupandosi soprattutto degli aspetti finanziari e di distribuzione ed esercizio. Nel luglio dello stesso anno, Z. e Lasky decisero di acquistare una delle principali case di distribuzione a carattere nazionale, la Paramount Pictures Corporation e nel 1935 la Famous Players-Lasky Corporation assunse il nome di Paramount Pictures Inc. L'unione delle due società consentì a Z. di avere a disposizione nuovi attori di successo, primo fra tutti Douglas Fairbanks, e registi di grande valore come Cecil B. DeMille che divenne una sorta di direttore artistico. I successi spaziarono da The ten commandments (1923; I dieci comandamenti) di DeMille, a Forbidden Paradise (1924; La zarina) di Ernst Lubitsch, che entrò alla Paramount nel 1928, sino Duck soup (1933; La guerra lampo dei fratelli Marx) di Leo McCarey, che per la Paramount girò quasi tutti i suoi film. Nel 1936 la carica di presidente passò a Barney Balaban, mentre a Z. rimasero ruoli di prestigio svuotati di potere effettivo. Nel 1953 pubblicò l'autobiografia che già a partire dal titolo condensa quello che fu lo spirito che ne aveva guidato il lavoro nell'ambito dello spettacolo: The public is never wrong.

Bibliografia

I.G. Edmonds, R. Mimura, Paramount Pictures and the people who made them, San Diego 1980.

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