ADRENALINA

Enciclopedia Italiana (1929)

ADRENALINA

Vincenzo PAOLINI
Alberico BENEDICENTI Mario BARBARA

. È il principio attivo delle capsule surrenali (piccole capsule che si trovano nella parte superiore dei reni degli animali superiori). (Fu isolata nel 1903 dal giapponese Takamine, il quale la ottenne allo stato di purezza in forma cristallina e la indicò col nome di adrenalina. Chimicamente è un derivato della pirocatechina e già nel 1904 lo Stolz la ottenne per sintesi dalla pirocatechina. La formula chimica è

L'adrenalina oggi si ottiene tanto estraendola dalle capsule surrenali, quanto per sintesi chimica. L'estrazione dalle capsule surrenali presenta difficoltà per la facile ossidabilità dell'adrenalina. ll metodo migliore, che è quello del Bertrand, consiste nell'estrazione delle capsule surrenali del cavallo a mezzo di una soluzione alcoolica di acido ossalico, che trasforma la base in ossalato, mentre le albumine non si disciolgono. L'estratto che si ottiene dopo l'evaporazione dell'alcool nel vuoto è trattato con etere di petrolio che scioglie i grassi ed i lipoidi; il residuo viene disciolto in acqua e, dopo precipitato l'acido ossalico, si separa l'adrenalina per aggiunta di ammoniaca. La resa ascende a circa grammi 1,2 per mille.

L'adrenalina sintetica si ottiene facendo agire sulla pirocatechina acido monocloroacetico in presenza di ossicloruro di fosforo; il prodotto che si ottiene si sospende in alcool e lo si fa reagire con una soluzione acquosa di metilamina, riducendo con amalgama di sodio o con processi elettrolitici, per trasformare il gruppo chetonico dell'adrenalone nel gruppo alcoolico secondario dell'adrenalina.

L'adrenalina si presenta come polvere cristallina bianca. Per riscaldamento fonde a 212° con decomposizione. È molto poco solubile in acqua fredda, un po' più nella bollente, e la soluzione ottenuta ha reazione alcalina. È poco solubile in alcool, in etere, pressoché insolubile negli altri solventi organici. È solubile negli acidi diluiti e nelle soluzioni di idrato sodico e potassico, insolubile nell'ammoniaca. I sali dell'adrenalina, che hanno poca tendenza a cristallizzare, sono poco stabili e la loro soluzione acquosa all'aria rapidamente si decompone, colorandosi in rosso e in bruno; in tal modo si perde l'attività fisiologica dell'adrenalina, mentre aumenta notevolmente la sua tossicità. I sali di adrenalina sono energici riducenti: riducono i sali di oro e di argento, il liquido del Fehling, il reattivo del Nessler. L'adrenalina estratta dalle capsule surrenali è fortemente levogira [α]²D00 = − 53°,3; quella sintetica è inattiva. L'adrenalina levogira è quella attiva fisiologicamente, l'adrenalina destrogira è pressoché inattiva e l'adrenalina racemica ha un potere fisiologico uguale a circa la metà di quello dell'adrenalina levogira. Per separare i due isomeri ottici dell'adrenalina racemica, si ricorre ai sali che la base dà con un acido otticamente attivo, il tartarico. Il tartrato dell'adrenalina destrogira è facilmente solubile nell'alcool metilico, a differenza del tartrato dell'adrenalina levogira meno solubile. Con questo processo si perderebbe la metà di un prodotto così prezioso come l'adrenalina sintetica; per utilizzarla tutta intiera, si scalda con acido cloridrico l'adrenalina destrogira, che si ottiene come prodotto secondario; in tal modo essa si racemizza e partendo da questo prodotto racemico si può di nuovo far la separazione dei due antipodi ottici, ripetendo l'operazione sopra descritta fino a che tutta la base sia passata nella forma levogira, la sola che abbia valore terapeutico.

L'adrenalina che viene in commercio è in gran parte quella delle capsule surrenali, sotto forma di cloridrato, il quale è inscritto nella Farmacopea ufficiale; la soluzione all'uno per mille in soluzione fisiologica con 0,5% di cloretone è quella usata più comunemente in medicina.

La soluzione acquosa di cloridrato di adrenalina leggermente acidulata con acido cloridrico, per aggiunta di cloruro ferrico, dà una colorazione verde smeraldo, che per leggera alcalinizzazione con ammoniaca passa al rosso violetto; tale reazione cromatica è anche impiegata per determinare quantitativamente l'adrenalina.

L'azione dell'adrenalina. - Consiste in una stimolazione specifica delle terminazioni simpatiche, ed i suoi effetti sopra i diversi organi e sistemi corrispondono appunto a questa azione simpaticotropa, propria anche di altre amine primarie e secondarie, la più semplice delle quali è l'amilamina (Barger e Dale).

L'iniezione endovenosa di adrenalina nell'animale, a vaghi intatti, provoca nello spazio di pochi secondi una elevazione nella pressione arteriosa (il cui valore è in relazione con la dose iniettata, e che appare con tanto maggiore evidenza quanto più le condizioni del circolo sono depresse) ed un acceleramento dei battiti cardiaci e rinvigorimento. Se i battiti sono scomparsi li fa ricomparire. Questo aumento di pressione è da riferire sia ad uno stimolo esercitato sopra gli apparati motori delle cellule muscolari delle pareti arteriose fino ai capillari e alla consecutiva diminuzione del lume dei vasi, sia alla eccitazione delle estremità nervose derivanti da centri motori intracardiaci, dimostrabile nel modo migliore sopra il cuore di Mammiferi pulsante isolato dall'organismo. Una volta cessato l'effetto dell'iniezione, si osserva invece un rallentamento del ritmo in relazione con lo stimolo portato dal rapido aumento della pressione sul centro del vago. Le arterie coronarie fanno eccezione, perché si dilatano per opera della adrenalina. Questa agisce da vaso costrittore anche sulle pareti venose e sui vasi linfatici, specie sui grossi dotti, contraendoli. L'aumento di pressione è però passeggero, l'adrenalina venendo rapidamente ossidata. Le iniezioni ripetute di piccole dosi rendono ineffiicaci le dosi maggiori. Negli animali l'intossicazione cronica da adrenalina porta a fenomeni di necrobiosi nelle pareti arteriose, che fecero attribuire a questa amina una partecipazione nella patogenesi dell'arteriosclerosi umana. Ma l'arteriosclerosi umana è un processo patologico ad eziologia multipla. La vasocostrizione è somma nelle piccole arterie del distretto splancnico, specialmente renali, e delle mucose e della cute, donde il suo impiego quale emostatico locale. Debole è la sua azione costrittrice sopra i vasi polmonari e cerebrali, che verrebbero ristretti e quindi passivamente dilatati dall'aumentata pressione generale, quand'anche l'adrenalina non provochi in essi una vasodilatazione diretta per un eccitamento di terminazioni simpatiche ad azione vasodilatatrice.

La muscolatura bronchiale, se spasticamente contratta, si rilascia, per azione dell'adrenalina, stimolante delle terminazioni simpatiche broncodilatatrici. La pupilla viene dilatata, la peristalsi intestinale viene diminuita o inibita; l'utero umano gravido è stimolato così i dotti deferenti e le vescicole seminali, corrispondentemente alle caratteristiche dell'azione simpatica sopra i diversi organi e tessuti. Nel distretto cefalico l'adrenalina produce gli stessi effetti alla stimolazione del simpatico cervicale, cioè dilatazione pupillare, protrazione del bulbo oculare, vasocostrizione della cute e mucose del capo, secrezione lagrimale e salivare. Appunto la secrezione salivare e lacrimale è aumentata: la secrezione pancreatica è invece inibita, come fu visto per la prima volta dal Benedicenti; ma il succo secreto sotto l'azione dell'adrenalina non è alterato nelle sue proprietà fisiologiche.

L'introduzione in circolo di dosi elevate di adrenalina provoca un subitaneo aumento della normale glicemia, cui segue glicosuria. Tale fatto è in relazione con un'accresciuta glicogenolisi epatica, ed avviene anche nell'animale a reni estirpati. Questa iperglicemia si può provocare con la stimolazione del nervo grande splancnico che suscita una scarica di adrenalina nel sangue, e, per lo stesso meccanismo, anche con la puntura del pavimento del quarto ventricolo, con l'asfissia. Nell'uomo la somministrazione di adrenalina rende più facile la glicosuria alimentare.

L'adrenalina influisce sul ricambio materiale come catabolizzante; la combustione dei carboidrati è aumentata e accelerata; il quoziente respiratorio si innalza, la termogenesi è intensificata.

A dosi elevate (0,1-0,6 mg. per kg. è la dose mortale) esercita azioni tossiche, vomiti, eccitamento, astenia, vertigini, delirî, svenimenti, a volte convulsioni, diarrea sanguinolenta, ematuria: per dosi letali, la temperatura si abbassa, appaiono i segni di paralisi spinale ascendente e la morte succede in seguito a paralisi bulbare.

In ierapia si usa per applicazioni locali sulla cute, sulle mucose, sulle vene ectasiche (emorroidi) per ischemizzare queste parti a mezzo della contrazione dei vasi: per tal modo si influisce in senso emostatico e anche in senso antiflogistico. L'adrenalina, associata alla cocaina o ad altri anestetici locali ne aumenta l'azione, ritardandone il riassorbimento. Viene adoperata con successo contro gli accessi asmatici associata o no alla pituitrina. È in generale efficace contro tutti gli stati di ipersensibilità e anafilassi. Si usa con vantaggio contro l'osteomalacia e come tonico cardiaco. Si usa anche contro la porpora emorragica, il morbo di Addison (poco efficace) le congiuntiviti, le cheratiti, il glaucoma, i vomiti incoercibili della gravidanza o del mal di mare. Si somministra per via orale a 10-20 gocce per volta, più volte al giorno, della soluzione di cloridrato di adrenalina al millesimo. Si somministra altresì frequentemente per iniezioni ipodermiche alla dose di gr. 0,1-1 e più della soluzione al millesimo. Gli individui a manifestazioni costituzionali simpatico-toniche sopportano male l'adrenalina, e bisogna in essi limitarne molto la dose: invece è tollerata a dosi notevoli dai vagotonici. Recentemente è stata usata per iniezioni dirette dentro il cuore nei casi di paralisi cardiaca. Pazienti che non davano più segno di vita da parecchi minuti, con la ripresa dei battiti cardiaci sotto lo stimolo potente dell'adrenalina, sono stati restituiti alla vita stessa.

Per l'esplorazione del tono funzionale del sistema nervoso vegetativo la tecnica semeiologica ha introdotto l'uso di alcune sostanze dotate di affinità chimica elettiva per l'una o per l'altra delle due sezioni dello stesso sistema. Allorquando, iniettate in un dato soggetto, esse producono reazioni vivaci e caratteristiche, ciò sta ad indicare l'esistenza di un tono abnormemente elevato di quella sezione nervosa che è stata elettivamente stimolata.

Di queste sostanze, alcune appartengono al gruppo degli alcaloidi (atropina, pilocarpina, cocaina, muscarina, fisostigmina, ergotossina), altre sono rappresentate dagli stessi ormoni ghiandolari o dagli estratti ottenuti dalle varie ghiandole (adrenalina, tiroidina, estratto infundibolare dell'ipofisi).

Si denominano sostanze parasimpaticotrope od autonomotrope quelle che stimolano la sezione parasimpatica od autonoma, simpaticotrope quelle che stimolano la sezione simpatica propriamente detta del sistema nervoso vegetativo.

La reazione all'adrenalina - che è la più tipica delle sostanze simpaticotrope - si pratica al mattino, a digiuno, tenendo il paziente coricato in ambiente tranquillo. Dopo avere stabilito quale è il numero dei battiti cardiaci ed il grado della pressione arteriosa, si iniettano per via intramuscolare cmc. 0,5 di adrenalina all'1‰ e successivamente (di 5 in 5 minuti durante la prima ora, di 10 in 10 minuti durante la seconda ora) si osserva quali modificazioni si verificano a carico del polso, della pressione, dell'urina e quali sensazioni subbiettive sono avvertite dal soggetto in esame.

Un acceleramento del polso di 10-20 battiti al minuto, un innalzamento della pressione massima del sangue (di 1,2-2 cm. di mercurio) con abbassamento della pressione minima; la comparsa, entro il lasso suddetto di tempo, di poliuria o glicosuria, accompagnati da nervosismo, tremore, cardiopalmo: sono tutti dati che parlano in favore di uno stato di simpaticotonia, ossia di un'abnorme eccitabilità della sezione simpatica, di frequente accompagnantesi ad uno stato di ipertiroidismo; onde la reazione viene anche considerata come caratteristica degli stati di abnorme funzionalità della ghiandola tiroide (Goetsch).

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