LYNE, Adrian

Enciclopedia del Cinema (2003)

Lyne, Adrian

Demetrio Salvi

Regista cinematografico inglese, nato a Peterborough (Cambridgeshire) il 4 marzo 1941. Le precedenti esperienze professionali nel mondo pubblicitario, che lo accomunano ad altri cineasti inglesi, come Ridley Scott e Alan Parker, sono state determinanti per l'elaborazione di un registro stilistico e di un gusto visivo caratterizzati da un'attenzione eccessiva, estetizzante, nei confronti del dettaglio. Nei suoi film L. ha sempre mostrato il suo interesse per l'analisi dei rapporti interpersonali, di cui in particolare ha colto sia l'esasperazione delle dinamiche interne sia i risvolti erotici. Ha raggiunto il grande successo a livello internazionale negli anni Ottanta, dapprima con Flashdance (1983) e quindi con 9 ¹/₂ weeks (1986; 9 settimane e ¹/₂).

Terminati gli studi iniziò a lavorare nel settore della pubblicità: giovanissimo girò cortometraggi (alcuni dei quali accolti nella selezione ufficiale del London Film Festival) e diresse per molti anni filmati pubblicitari che furono premiati anche al Festival di Cannes e che gli aprirono le porte delle majors statunitensi. Nel suo primo lavoro, Foxes (1980; A donne con gli amici), L. segue le vicende di quattro giovani amiche, ciascuna alle prese con problemi familiari e sentimentali, analizzando il mondo tutt'altro che sereno dell'adolescenza. Una perfetta struttura narrativa sottolineata da una coinvolgente e fortunata colonna sonora (in particolare la canzone Flashdance… What a feeling, vincitrice dell'Oscar) e da una ricerca di immagini calibrate al limite del manierismo, caratterizzano Flashdance, incentrato su una giovane operaia (Jennifer Beals) che riesce a essere ammessa all'accademia di danza coronando il suo sogno di diventare ballerina. Nel successivo 9 ¹/₂ weeks, storia di una passione amorosa travolgente, viene rappresentato un erotismo eccessivamente estetizzante, e la ricerca del dettaglio, il gioco sofisticato delle luci e la presenza di una ricca colonna sonora volutamente esibita prevalgono sullo sviluppo narrativo. Dopo Fatal attraction (1987; Attrazione fatale), per il quale L. ha ottenuto una nomination all'Oscar e ove ha continuato ad analizzare le aberrazioni e gli eccessi che a volte dominano le relazioni interpersonali fino a valicare ogni limite tollerabile, il regista ha realizzato due film nei quali ha ripreso le tematiche del precedente, sottolineando in maniera più esplicita l'importanza della componente sessuale quale elemento scatenante degli eventi: Indecent proposal (1993; Proposta indecente) e Lolita (1997), una versione più aderente al testo letterario di V.V. Nabokov rispetto a quella realizzata da Stanley Kubrick nel 1962, ma indubbiamente più fredda e dove il sesso è osservato con velenosa oggettività. Un posto a sé occupa Jacob's ladder (1990; Allucinazione perversa), forse l'opera più cara al regista che, liberatosi dalla presenza monotematica dell'erotismo, ha rinunciato a tracciare una storia lineare, per accettare i rischi di un testo talvolta imperfetto ma più complesso, al limite tra reale e irreale, rendendo con efficacia l'abisso di orrore psicologico sperimentato da un soldato in Vietnam. In Unfaithful (2002; L'amore infedele ‒ Unfaithful), remake di La femme infidèle (1969) di Claude Chabrol, L. ha riproposto, con la consueta cura per i dettagli visivi, le ossessioni del suo cinema: il caso, il tradimento, le ragioni emotive che prevalgono su quelle razionali.

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