AFRICA ORIENTALE PORTOGHESE o Mozambico

Enciclopedia Italiana (1929)

AFRICA ORIENTALE PORTOGHESE o Mozambico (Moçambique; A. T., 118-119)

Enrico MAUCERI
Giuseppe COLOSI
Antonio Augusto MENDES-CORREA

L'Africa Orientale Portoghese occupa un vasto territorio lungo la costa E. dell'Africa australe e confina a N. col Tanganica (fiume Rovuma) raggiungendo una latitudine di 10°40' S., ad E. coll'Oceano Indiano e per lungo tratto col canale di Mozambico, a S. col Natal, raggiungendo una latitudine di 26°52' S.; ad O. il confine segue una linea spezzata lungo il lago Niassa, il Nyasaland inglese, la Rhodesia e il Transvaal.

La superficie totale del territorio dell'Africa Orientale Portoghese è di 1.108.800 kmq., così ripartiti:

1. Mozambico, 764.000 kmq.;

2. Territorio della Compagnia di Mozambico, 155.000 kmq.;

3. Territorio della Compagnia del Niassa, 189.800 kmq.

Già nel 1499 Vasco da Gama, con le sue navi, aveva gettato l'àncora in alcune località della costa. L'inizio della colonizzazione portoghese nell'attuale Africa Orientale Portoghese risale al 1505, quando Pero de Anhaya fu nominato capitano di Sofala. Numerose questioni sorsero cogl'Inglesi per le delimitazioni territoriali; e come risultato di tali dispute, al Portogallo non rimase che la parte piatta del paese, fra l'oceano e l'altipiano sud-africano, la regione cioè più malsana. La frontiera con la Germania (ex-Africa Orientale Tedesca) fu stabilita coi trattati del 1886 e 1894; quella con l'Inghilterra e il Sud-Africa coi trattati del 1891 e 1893. Il trattato di pace di Versailles (1919), stabilì la retrocessione al Portogallo del cosiddetto triangolo di Kionga, ossia di un piccolo territorio a S. della foce del Rovuma, già occupato dalla Germania.

Il territorio dell'Africa Orientale Portoghese ha caratteri alquanto diversi da regione a regione. In esso possono distinguersi, sebbene in modo non sempre evidente: la zona litoranea, quella delle pianure e quella montagnosa dell'interno. La zona litoranea, bassa, paludosa in molti tratti, differisce notevolmente, anche dal punto di vista della navigazione, da luogo a luogo. Nella parte settentrionale numerosi isolotti aventi carattere madreporico sono scaglionati lungo la costa; le baie abbondano non interrate da depositi alluvionali, soprattutto perché la corrente di Mozambico passa non lungi dalla costa. Le navi trovano sicuri approdi, basti ricordare la baia di Pemba, quella di Fernão Veloso, di Mozambico, di Mocimboa.

Nella parte centrale, la costa è bassa e vi mancano porti veri e proprî. Qualche buon riparo però si trova dove esistono formazioni madreporiche. Così, p. es., ad Angoche (Parapato o Antonio Ennes), a Quelimane, che è sul Quaquá, un braccio del delta dello Zambesi, a Chinde su un altro braccio dello Zambesi, a Beira, nell'estuario del Pungue, a Sofala.

Nella parte meridionale, insieme con un certo numero di piccoli approdi, vi sono due buone baie, ad Inhambane e a Lourenço Marques (Baia di Delagoa).

A ponente della regione litoranea si sviluppano delle pianure, il cui aspetto è assai variabile. Esse presentano in alcune regioni, fra lo Zambesi e il Rovuma, a notevole distanza dalla costa, fenomeni di terrazzamento più o meno evidenti; altrove, p. es. nel territorio di Gaza, il passaggio dalla pianura alle terre alte avviene mediante ripe. Procedendo ancora più a ponente si giunge nella zona degli altipiani. Ad oriente del lago Niassa, nell'estremità N. della colonia, sorge la catena dei Monti Msenga, fra le vallate del Msinge e del Luchilingo; quest'ultimo fiume, che è un affluente di destra del Rovuma, nasce dal Monte Lichingo (m. 1703). Il gruppo montagnoso più elevato è quello dei Monti Namuli, i quali sorgono improvvisamente dalla pianura sottostante, che ha già in quei luoghi una quota di circa 600 m. Le due principali cime sono quelle del Monte Inagu (m. 1982) a nord, e del picco di Namuli (m. 2440) a sud. A mezzogiorno dello Zambesi le terre alte sono meno importanti ed estese.

I monti di Gorongoza, a N. del Pungue, con la cima Miranga raggiungono i 2000 m. Altri gruppi montagnosi importanti si trovano nella regione di confine con la Rhodesia.

I principali fiumi che attraversano il territorio sono: il Rovuma, che riceve a destra il Lugenda, il quale nasce dall'altipiano del Niassa e precisamente dal piccolo lago di Amaramba; il Lurio, il Ligonha e il Licungo, i quali hanno tutti origine dal gruppo dei Monti Namuli; lo Zambesi, che dopo il suo lungo corso entra nel territorio dell'Africa Orientale Portoghese, poco prima di Zumbo; il Sabi; il Limpopo. Esistono poi numerosi corsi d'acqua a carattere torrentizio. I fiumi sovra ricordati non sono navigabili, sia perché il loro corso è interrotto da rapide e da cascate, sia per l'esistenza di sbarre di foce, e in qualche caso perché i loro corsi inferiori hann0 fondali insufficienti e molto variabili da momento a momento. Solo lo Zambesi è servito da piccoli vapori, che dalla foce lo risalgono fino a Tete. Il Rovuma è navigabile per brevissime distanze. Mancano laghi degni di considerazione; il confine corre per non lungo tratto sulle rive orientali del lago Niassa e dei laghi Chiuta e Shirwa. Sono invece frequenti, particolarmente nel periodo della stagione piovosa, gli acquitrini, sia nella zona litoranea sia negli estuarî dei diversi fiumi e lungo il corso di questi, nei punti dove essi si allargano. Gli acquitrini sono anche numerosi nell'interno del paese, nelle zone più depresse.

Nelle regioni montagnose affiorano, sovente, rocce antiche, con vaste zone più o meno denudate. Le pianure sono invece costituite da potenti depositi alluvionali, trasportati dai fiumi, cosicché le rocce antiche, che formano il sottostrato, restano completamente coperte.

Il clima dell'Africa Orientale Portoghese varia notevolmente da regione a regione, per effetto sia della latitudine, sia dell'altitudine, della distanza dalla costa, ecc. Le odierne conoscenze sono veramente molto incomplete. Il clima è tropicale nella zona costiera e nelle pianure, e sub-tropicale nelle regioni elevate. Le medie annuali della temperatura, sebbene molto variabili da luogo a luogo, oscillano fra i 22° e i 27°; i mesi più caldi sono quelli di settembre (ultima metà) ottobre e novembre, i più freddi quelli di marzo-giugno. I massimi calori si verificano lungo la zona litoranea, nelle pianure, e nelle vallate specialmente del Rovuma e dello Zambesi. Le regioni più fresche sono quelle degli altipiani e della parte meridionale della colonia.

Rispetto ad altri paesi tropicali continentali, il caldo non è eccessivo, a causa delle brezze che soffiano con grande frequenza, levandosi alla mattina e alla sera.

Da ottobre a marzo la costa è battuta prevalentemente da venti di NE. Da aprile a settembre, prevalgono invece i venti di SO. Il monsone di NE. giunge carico di umidità e porta la pioggia. L'inizio della stagione piovosa e la sua durata variano molto da località a località e di anno in anno. Generalmente, piccole piogge cominciano a cadere nel novembre, seguite poi, dopo periodi di interruzioni, dalle grandi piogge, accompagnate sovente da fenomeni elettrici, che si protraggono fino al marzo-aprile; segue un altro periodo di minori precipitazioni e nel giugno le piogge cessano. La rimanente parte dell'anno è completamente secca. Durante questa stagione e dopo la raccolta dei prodotti agricoli, l'erba comincia a bruciare e il terreno resta esposto ad un sole torrido. I letti dei fiumi si disseccano e perfino lo Zambesi in qualche tratto si tramuta in una serie di rivoletti. Nelle annate a piogge molto tardive, o scarse, o mal distribuite, le genti indigene vanno soggette, per l'insufficienza dei prodotti, a grandi carestie. La quantità annuale delle piogge oscilla fra 500-2000 mm.; le zone costiere e gli altipiani sono più favoriti, mentre nelle regioni intermedie la siccità fa sentire non di rado i suoi effetti. Leggiere nebbie si formano qualche volta nelle regioni basse e piatte, lungo le vallate dei grandi fiumi e nelle zone più elevate; dalla fine di febbraio a marzo le nebbie sono piuttosto frequenti. Anche le rugiade abbondano e riescono di grande refrigerio nella stagione asciutta; due ore dopo il sorgere del sole, però, ogni traccia di umidità scompare.

La costa del Canale di Mozambico è poi tristamente nota per i gravi cicloni che periodicamente vi si abbattono, arrecando talora danni molti ingenti. Così ad es., Porto Amelia (Baia di Pemba), fu distrutto da un uragano nel 1914. I mesi da dicembre a marzo sono particolarmente pericolosi.

Nei riguardi della vita e della salute degli Europei, il clima dell'Africa Orientale Portoghese è diversamente giudicato; influendo su tale molteplicità di apprezzamenti, non solo la grande varietà degli elementi climatici, da luogo a luogo, ma anche il fattore personale, il temperamento cioè di chi rileva e descrive il clima. Nella parte meridionale della colonia, a Lourenço Marques, ad es., il clima è sopportabilissimo e spesso ottimo; lo stesso dicasi del clima delle terre alte, dove l'Europeo può facilmente acclimarsi e svolgere in pieno la sua attività. Lungo il litorale, nelle pianure basse e depresse, nelle vallate dei grandi fiumi e soprattutto in quelle dello Zambesi e del Rovuma, il clima è meno adatto alla vita del bianco. Le mattine, però, nel periodo secco dell'anno, sono deliziose, fresche e chiare; e lo stesso si dica delle sere, che rappresentano la parte migliore della giornata, rese piacevoli da una fresca brezza. Nella stagione piovosa il clima riesce più penoso; anche perché essa coincide col periodo più caldo dell'anno. L'elevata umidità atmosferica, congiunta alle temperature elevate, dà qualche volta un senso di oppressione. Viaggiando, bisogna approfittare delle ore mattutine, del tardo pomeriggio o addirittura della notte, per riposare nelle ore centrali della giornata.

Quanto alla salubrità, l'Africa Orientale Portoghese non ha buona fama. Le zone paludose lungo la costa e nelle pianure, nel delta dei fiumi, le vicende climatiche, la putrefazione di grandi masse di sostanze organiche, la forte umidità atmosferica, ecc. spiegano la esistenza di zone malsane.

Sono considerati particolarmente insalubri i mesi che seguono le grandi piogge; nelle vallate dello Zambesi, ad es., l'aprile e il maggio. L'abbondanza delle piogge e i periodi di più elevate temperature sono pure considerati fattori di maggiore insalubrità.

Bisogna però evitare le generalizzazioni. Una gran parte del paese si trova in condizioni igieniche di gran lunga migliori, spesso veramente buone. E gli Europei che vivono nelle regioni più malsane possono trovare ristoro in altre località della stessa colonia, o sulla costa o nelle regioni montagnose. La malaria è più o meno diffusa in tutta la colonia e la profilassi chininica ritenuta necessaria. In alcune regioni dell'interno e nella valle del Rovuma, la tripanosomiasi umana (malattia del sonno) si va diffondendo, senza avere assunto peraltro particolare gravità.

L'Europeo, anche nelle località climaticamente ed igienicamente meno favorevoli, assoggettandosi ad un conveniente regime di vita, sano e regolare, può mantenersi in buone condizioni fisiche; questo è dimostrato dall'esperienza. È sempre buona norma, però, quella di concedersi periodicamente, ogni 3-5 anni, qualche mese di riposo in ambienti climaticamente favorevoli; a lungo andare il clima caldo ed umido riesce estenuante.

La zona litoranea dell'Africa Orientale Portoghese, è in molte parti ricca di vegetazione tropicale, particolarmente in corrispondenza dei delta dei maggiori fiumi; verso S. sono frequenti lunghi tratti di sabbie nude. Largamente diffusa, nella striscia costiera, la formazione a mangrovie. Nelle pianure dell'interno, le savane si alternano con zone a boscaglia più o meno densa e con regioni steppose, nella parte meridionale del territorio; il paesaggio è spesso monotono nella sua grandiosità. La foresta tropicale si trova scarsamente diffusa nel N. e non raggiunge generalmente grande sviluppo. Nelle regioni montagnose la foresta è molto frequente, ma di dimensioni piuttosto piccole. La pianta erbacea più caratteristica e di enorme diffusione, è l'elephant grass; alla fine della stagione piovosa essa si dissecca e viene spesso bruciata dagli indigeni. Fra le piante arboree il baobab, frequente nelle steppe più aride, il mogano africano, l'ebano, il bambù, il tamarindo, molte acacie e numerose altre specie.

Nel complesso, la flora dell'Africa Orientale Portoghese si confonde, nella sua fisionomia generale, con quella della regione costiera dell'Africa orientale tropicale.

La fauna dell'Africa Orientale Portoghese è notevolmente affine a quella della regione del Capo. Varî cercopitecidi e alcuni lemuridi rappresentano i primati: tra gli ultimi è notevole il Galago crassicaudato. Tra gli insettivori più importanti è qualche crisocloride e qualche macroscelide; e tra i carnivori il leone, il leopardo, lo sciacallo, il Lycaon, l'Otocyon, il Proteles. I rosicanti più caratteristici appartengono alla famiglia dei Bathyergidae, né manca la curiosa lepre saltatrice (Pedetes caffer) nella parte meridionale della regione. Abbondantissimi sono gli ungulati, con elefanti, rinoceronti, zebre, bufali, numerose antilopi tra cui Strepsiceros Kudu, Tragelaphus scriptus, Hippotragus niger, Cobus ellipsiprymnus, Nanotragus campestris, N. melanotis, Cephalophus grimmi, ecc., il gnu striato (Connochaetes gnu), la giraffa, che giunge in questa regione al suo limite meridionale, varî iraci tra cui Procavia brucei e Dendrohyrax dorsalis, l'ippopotamo, il fagochero, i pangolini e i formichieri africani.

L'avifauna ha il carattere generale di quella dell'Africa del sud. Mancano gli struzzi.

La popolazione indigena dell'Africa Orientale Portoghese era nel 1920 di 3.120.000 ab. con una densità di circa 3 abitanti per kmq. Vi erano inoltre 10.500 bianchi, prevalentemente Portoghesi, e 1100 Asiatici e meticci (incroci fra indigeni e Portoghesi).

I dati ufficiali per il 1923 sono i seguenti:

Etnologia. - Le popolazioni attuali della colonia portoghese di Mozambico appartengono, dal punto di vista fisico e linguistico, al gruppo dei Bantu meridionali. Poco si sa degli abitanti più antichi del territorio: Negrilli forse o Boscimani, che non hanno però lasciato tracce apprezzabili nella fisionomia degli attuali abitanti, e che sarebbero stati respinti parecchi secoli fa dagli invasori Bantu. L'origine di questi è generalmente posta in lontane contrade del NE.: ma le emigrazioni si sono spesso ripetute in diverse direzioni. Il missionario João dos Santos, alla fine del sec. XVI, ci dà notizie della terribile invasione dei Zimbo, avvenuta nello stesso secolo; alla fine del sec. XVIII ed al principio del XIX sono venuti dal S. i Landin, trovando nella contrada popolazioni come i Batonga ed i Bashopi, le quali vi si erano istallate da molto tempo. Verso il 1819 una nuova invasione guerriera è venuta dal S. Erano gli Zulù Vatua che hanno sottomesso e assimilato i Landin. Alcune tribù di questi si sono spostate verso il N., come gli Anguni o Angoni del lago Niassa. Altri si sono sottomessi al potere ed anche alle abitudini dei Vatua, come i Mabuingela ed i Masuacua.

Ecco uno schema della distribuzione geografica dei principali aggruppamenti etnici della colonia: nel N., vicino al Rovuma e fino alla regione di Quelimane, i Macua ed i loro affini (Maconde e Mavia); i Wayao (Ajau, N'iau, M'jana) fra il lago Niassa ed il fiume Lugenda; nell'interno, fra il Lugenda e lo Zambesi, i Marave, i Tavala, i N'hungue, i Mazururo, i Muzimbo; più a S., nelle regioni di Gaza e d'Inhambane, i Vatua, i Landin, i Batonga ed i Bashopi. Lo studio somatologico di queste tribù è ancora incompleto, ma si sa già che il loro tipo medio è di statura un poco superiore alla media, con dolicocefalia assai rilevante e una platirrinia non troppo esagerata. La dolicocefalia aumenta verso il S. e nelle regioni dello Zambesi. C'è forse verso il S. e verso l'interno una tendenza all'aumento della statura. Le tribù più piccole si trovano sul litorale N., la loro statura è inferiore alla media e il loro indice cefalico è più elevato come nelle vicine colonie inglesi dell'Africa orientale e come nelle isole Comore e in qualche zona di Madagascar. Gli Zulù hanno partecipato notevolmente alla costituzione antropologica della provincia, ma si rilevano rapporti pure con altri rami dei Bantu meridionali, come con i Beciuana dell'O., (presso i Batonga, p. es.) e con le popolazioni a N. del Rovuma. Si sono osservate anche mescolanze europee, arabe, indù, malgascie, comoriane. Gli indigeni islamizzati del litorale sono denominati Monhe.

Dal punto di vista culturale, le tribù del Mozambico non sono molto arretrate: esercitano l'agricoltura e sono assai industriose, anche quelle, come i Bashopi, che gli altri indigeni considerano inferiori. Le perforazioni delle orecchie e delle labbra, le mutilazioni dentarie e i tatuaggi sono molto frequenti.

Popolazione e produzione. - Nell'Africa Orientale Portoghese si manifesta attiva e su vasta scala, l'opera dei missionarî della Chiesa cattolica e di quella protestante. Molte scuole religiose sono disseminate nel territorio e raccolgono annualmente migliaia di bambini.

L'abbondante popolazione della colonia rappresenta una delle maggiori sorgenti di mano d'opera per i paesi confinanti. La Witwatersrand Native Labour Association provvede, sotto la vigilanza del Dipartimento indigeno, nelle regioni a S. del parallelo 22°, al reclutamento della mano d'opera occorrente nelle miniere del Transvaal. Nei dodici mesi precedenti il 30 giugno 1925, emigrarono 45.518 indigeni; nello stesso periodo fecero ritorno nella colonia 44.197 indigeni. L'autorità portoghese ha un ufficio generale a Johannesburg, per regolare e sorvegliare l'emigrazione e l'immigrazione.

Il Rhodesian Native Labour Bureau è autorizzato a reclutare annualmente 15.000 indigeni nelle regioni di Tete, per i lavori minerarî e agricoli della Rhodesia meridionale. Nel periodo luglio 1924-giugno 1925, furono reclutati per lavori in Rhodesia 1001 indigeni; nello stesso anno rientrarono 228 persone. Uno speciale ufficio portoghese a Salisbury, vigila sugli spostamenti di mano d'opera.

Questa forma di emigrazione è molto rimunerativa per il governo portoghese, che riceve per ciascun indigeno, al momento dell'uscita, 13 scellini e al momento del ritorno 7 scellini e mezzo, oltre a facilitazioni di altro genere.

Il regime del lavoro obbligatorio era largamente diffuso nella colonia, fino a qualche anno fa; gli indigeni venivano reclutati coattivamente, senza nessun diritto di scelta per quanto concerneva la qualità del lavoro, la località, la preferenza per l'uno o l'altro padrone, ecc. La retribuzione era miserrima; gli abusi gravi e frequenti. Ora questo regime va mano a mano scomparendo, per lasciare il posto a forme più umane di reclutamento e di lavoro. Non bisogna credere però che tutti gl'inconvenienti lamentati nel passato siano scomparsi.

I principali centri abitati della colonia sono i seguenti: Lorenzo Marques (13.154), Porto Amelia (800), Parapato (Antonio Ennes) (3.000), Bartolomeu Dias (1000), Beira (4.200), Chiloane (2.500), Chinde (3.400), Ibo (3.500), Inhambane (3.300), Mozambico (7.000), Quelimane (San Martino di Quelimane: 6.000), Sofala (2.000), Tete (2.000).

Fino al 1752 i possedimenti portoghesi dell'Africa orientale furono amministrati dal governo dell'India portoghese; un decreto reale del 19 aprile 1752 istituì un'amministrazione separata per la colonia di Mozambico. L'Africa Orientale Portoghese è oggi governata da un Alto Commissario che sta a Lorenzo Marques ed è assistito da un Consiglio di governo, composto da funzionarî di nomina governativa e da membri eletti, che rappresentano le classi agricole, commerciali, industriali.

La colonia è divisa in 5 distretti (Gaza o distretto di Lorenzo Marques, Inhambane, Quelimane, Tete e Mozambico) ciascuno con un governatore proprio; vi sono inoltre due Compagnie privilegiate con diritti sovrani, e cioè la Compagnia del Mozambico, che amministra la regione di Manica e di Sofala, e la Compagnia del Niassa, che ha giurisdizione nel territorio compreso fra il Lulì e il Rovuma. Ognuna delle due compagnie è affidata ad un governatore.

Le risorse agricole della colonia variano molto da luogo a luogo, a seconda dell'ambiente climatico: cocco, granturco, canna da zucchero, sisal, caffè, dura, riso, cotone, arachide, sesamo, tabacco, manioca, patate dolci, frutta tropicale; di una certa importanza la produzione di materiali forestali e, in passato, l'estrazione del caucciù da alcune specie spontanee.

Nei riguardi dell'allevamento del bestiame i distretti meridionali si trovano in buone condizioni; in molte regioni della colonia invece, è diffusissima la tripanosomiasi, trasmessa dalla mosca tse-tse. Un censimento dei bovini dava presenti, al 31 dicembre 1925, 247.475 capi nel distretto di Lorenzo Marques, 7599 in quello di Inhambane, 9.881 in quello di Quelimane, 32.824 in quello di Tete e 2.999 in quello di Mozambico.

Importanti risorse minerali sono segnalate in molte località del territorio. Ed anche la pesca viene praticata, per la produzione specialmente di pesce disseccato al sole, alimento assai diffuso fra le popolazioni negre. Conchiglie di pregio sono raccolte e spedite da alcuni centri costieri.

Lo sviluppo del paese è, nel suo complesso, molto arretrato. I Portoghesi si sono valsi largamente, per la valorizzazione della colonia, del regime dei Prazos. Questo sistema consiste nel concedere ad una società o ad un privato, con una forma particolare di enfiteusi, un determinato territorio, imponendo l'obbligo di occupare e tranquillizzare il paese, di riscuotere le tasse, di creare scuole e perfino, in qualche caso, di amministrare la giustizia; di assicurare, in altre parole, il progresso morale, civile, materiale del territorio concesso. Questo metodo ha permesso al Portogallo, senza spesa può dirsi per lo stato, di installarsi nelle regioni più difficili del Mozambico.

La concessione di terre è regolata da una speciale legislazione. Sono distinte a questo proposito le aree di terreni nelle città e loro suburbio, dalle terre destinabili a scopo agricolo e di allevamento del bestiame e da quelle riservate ai bisogni della popolazione indigena.

L'azione di società europee, sia agricole, sia minerarie, va lentamente trasformando alcuni distretti, mentre la maggior parte della colonia rimane in condizioni affatto primitive. Le principali colture, industrializzate dagli Europei, sono quelle del cocco, nella zona costiera, dove esistono piantagioni fra le più vaste del mondo (Compagnia di Boror a Quelimane), la canna da zucchero, nella valle dello Zambesi soprattutto (The Sena Sugar Factory), il sisal, il granturco. Nel campo minerario vi sono indizî più o meno importanti di carbone, di rame, di stagno, di ferro, di petrolio, di oro, di diamanti, di mica, ecc.; i giacimenti di carbone del distretto di Tete, sembrano molto ricchi, ma sono ancora troppo lontani dalle grandi vie di comunicazione per potere essere largamente sfruttati. Numerose società godono di concessioni minerarie, ma fino ad oggi sarebbe impossibile esprimere giudizî sicuri sull'avvenire che potranno avere queste attività.

Le industrie sono scarsamente sviluppate. A prescindere dalle piccole tradizionali attività degli indigeni che lavorano l'avorio, l'ebano, l'oro, ecc., vanno sorgendo alcune industrie europee, soprattutto quelle dello zucchero, della birra, del sapone, della carta, del tabacco, del tannino, ecc.

Il paese esporta copra, zucchero, granturco, arachidi, cotone, sesamo, tabacco, sostanze tanniche, sisal, minerali (soprattutto di rame), pelli, copale, cera, avorio, legnami, ecc. L'esportazione del caucciù, che aveva in passato notevole importanza, è ridotta a cifre insignificanti. Molti dei prodotti esportati sono di transito o provengono dal Transvaal, dalla Rhodesia, dal Nyasaland inglese, dal Congo Belga (Catanga). I principali articoli di importazione sono i cereali, i generi alimentari, le cotonate, i liquori alcoolici, gli animali, il cemento, ecc. Il commercio del 1924, in escudos, fu di 341.415.341 per le importazioni, di 198.767.447 per le esportazioni, di 213.118.633 per le riesportazioni, di 861.971.715 per il transito. I commerci sono in continuo sviluppo.

Notevoli progressi furono realizzati nell'organizzazione dei servizî pubblici, poste, telegrafi, servizî sanitarî, scuole, mezzi di comunicazione, ecc., nonostante vi siano ancora immensi territorî privi di strade, di ferrovie, e mancanti di tutto quanto occorre alla vita civile. Le strade ferrate più importanti sono quelle che collegano Lorenzo Marques col Transvaal, e Beira con la Rhodesia e col Nyasaland inglese. Numerosi tronchi ferroviarî minori congiungono varie località della colonia; altri sono in costruzione. Vi è poi da molti anni in progetto una ferrovia che dovrebbe collegare Porto Amelia (capoluogo del territorio della Compagnia del Niassa) col lago Niassa. I porti più importanti sono quelli di Lorenzo Marques e di Beira; il primo rappresenta lo sbocco naturale del Transvaal, il secondo, della Rhodesia del S. e del Nyasaland inglese. Entrambi muniti di moderne installazioni, sono frequentati da molte navi, pressoché di tutte le bandiere. Altri porti minori sono quelli di Inhambane, di Quelimane, di Mozambico, di Porto Amelia, di Ibo, ecc. Particolarmente dotata dalla natura, è la baia di Porto Amelia (Baia di Pemba), che viene paragonata a quelle di Sidney e di Rio de Janeiro; il traffico però vi è oggi ridottissimo.

L'Africa Orientale Portoghese, nonostante gli sforzi compiuti dal governo e le risorse del suo immenso territorio, si trova in una fase di sviluppo alquanto arretrata. I suoi traffici derivano in gran parte da prodotti di transito, dall'Africa del Sud alle colonie inglesi confinanti e viceversa. Si deve a ciò il forte interessamento britannico ai problemi dell'Africa Orientale Portoghese. Tutta la colonia, nei punti più vitali, è controllata dagli Inglesi: controllati i porti di Lorenzo Marques e di Beira, le ferrovie per il Transvaal, per la Rhodesia, per il Nyasaland, le banche, in parte anche i telegrafi, molte società. I Portoghesi, però, con la collaborazione di capitali di altre nazioni, oltre che inglesi, cercano di valorizzare meglio le importanti risorse della colonia.

Vi è chi pensa che una parte dell'Africa Orientale Portoghese, e precisamente le terre alte nelle vicinanze del lago Niassa, sia adatta ad una colonizzazione europea; le affermazioni di questa natura vanno accolte con grandi cautele, considerata anche la lieve altitudine media dell'altopiano ad oriente del Niassa.

Bibl.: A. d'Ornellas, Raças e linguas indigenas em Moçambique, Lisbona 1901; R. C. F. Maugham, Portuguese East Africa, Londra 1906; H. Jounod, The life of a South African tribe, 1912; Lyne, Mozambique, its agricultural development, 1913; Meyer, Das portugiesische Kolonialreich, 1918; E. de Vasconcelos, As colonias portuguesas, 3ª ed., Lisbona 1921; A. Cabral, Raças, usos e costumes dos indigenas do districto de Inhambane, Lorenzo Marques 1910; A. Pires de Lima, Contribuição para o estudo antropologico dos indigenas de Moçambique, in Anais da Faculdade de Medicina do Porto, Porto 1918; J. A. Pires de Lima e C. Mascarenhas, Contribuição para o estudo anthropologico de Moçambique, in Arquivo de anatomia e anthropologia, Lisbona 1925; The Delagoa Directory, Lorenzo Marques 1926; The South and East African Year Book and guide for 1927, Londra.

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