AFRODISIADE di Caria

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)

AFRODISIADE di Caria (I, p. 821)

Giovanni Bernieri

Dall'ottobre 1937 al gennaio 1938, una missione italiana, diretta da G. Jacopi, ha fatto scavi nella zona, dove già i Francesi avevano condotto alcune campagne saltuarie di scavi dal 1904 al 1913, mettendo in luce un edificio termale. Gli scavi italiani hanno rivelato una piazza misurante m. 210 × 70, circondata su tre lati da un portico ionico con epistilio, fregio, cornice in marmo locale; il fregio è decorato tutto con festoni sorretti da protomi scolpite, delle quali sono state recuperate ben 177 dei tipi più diversi: divinità maggiori e minori, semidei, genî, mostri, ninfe, Amazzoni, Eroti, Menadi, Muse, Fauni, Satiri, Sileni ecc. È un vastissimo repertorio tipologico di uno stile un po' convenzionale e decorativo con riecheggiamento anche di modelli celebri di Fidia, Scopa e Prassitele; e vi si son voluti riconoscere anche i ritratti di Augusto e di Tiberio. Questo fregio viene a illustrare la corrente d'arte che fece capo a A. con una lunga serie di scultori che lavorarono durante tutto l'impero emigrando in varie città dell'Asia, dell'Africa settentrionale, d'Italia, come attestano le molte firme che possediamo.

Sull'architrave è stata ritrovata l'iscrizione dedicatoria ad Afrodite e all'imperatore Cesare Augusto Giove Patrio, all'imperatore Tiberio, a Giulia Augusta, cioè Livia, e al popolo, fatta da due Diogeni e databile, quindi, tra il 14 e il 29 d. C. S. Ferri volle riconoscere in questa corte porticata il ginnasio Diogeniano ricordato in una iscrizione, mentre G. Jacopi la ritiene un'agorà essendovi stato trovato anche l'editto de pretiis di Diocleziano che doveva esservi esposto. Comunque questa piazza di Tiberio fu poi collegata al grande edificio termale di periodo adrianeo, scavato dai Francesi, per mezzo di un cortile porticato intermedio. Le terme, vaste e sontuose, furono in uso fino al periodo IV-V secolo, come dimostrano chiaramente le statue che furono in esse rinvenute.

Della città si conservano inoltre le mura che avevano uno sviluppo di m. 3.400 con andamento irregolare, con torri alla distanza di 40-50 m. e varie porte. La loro costruzione deve risalire alla metà del sec. IV d. C. Incorporato nel tratto settentrionale delle mura è lo stadio lungo m. 273,80, e largo m. 85, con gradinate abbastanza conservate, capaci di contenere più di 30.000 spettatori. Verso il centro della città si trova il santuario di Afrodite, trasformato in chiesa bizantina, che sorgeva nel mezzo di una piazza porticata: un grandioso témenos con colonne corinzie,32 sui lati lunghi e 18 sul lato ovest con un ingresso forse ad arco; sul lato est, mancante del tempio di porticato, si aprivano invece i propilei con colonne doppie.

Dell'antica cella del tempio rimangono solo in posto alcune colonne di marmo bianco, ioniche, con fini capitelli, che misuravano con la base m. 8,63; l'architrave con tre fasce; il fregio con festoni sorretti da amorini e figure femminili. Pare, secondo L. Crema, che il tempio fosse octastilo con 13 colonne sui lati lunghi misurante m. 19,60 × 32 e, che debba datarsi nel sec. II a. C. Nel sec. IV fu sfruttato per costruirvi la chiesa, vennero prolungati i colonnati laterali con colonne tolte alle fronti, furono demoliti i muri della cella e costruiti quelli nuovi perimetrali che racchiusero i colonnati creando una pianta a tre navate, venne costruita l'abside a est con due ambienti, e la basilica cristiana venne preceduta da due narteci divisi dal porticato ovest del témenos.

Presso il tempio rimangono i resti di un odéon di 50 m. di diametro la cui scena si affacciava su una vasta piazza (m. 205 × 120) con doppio colonnato ionico su tre lati, con fregio di festoni sorretti da amorini, databile al sec. II d. C. Questa piazza costituiva una agorà che forse è il risultato di un ampliamento - che si può riferire al secondo secolo - di quella più antica di Tiberio annessa alle terme, venendosi così a creare un grandioso complesso monumentale.

Sulle pendici orientali dell'acropoli è costruito un teatro del diametro di oltre m. 100, ma poco conservato, databile alla prima metà del sec. I d. C.; forse vicino sono da riconoscere i resti di un ninfeo, e ai piedi dell'acropoli quelli di una chiesa.

Afrodisiade raggiunse il suo fiore durante l'impero (Strabone, XII, 576), nel sec. I si costruirono il grande foro di Tiberio e il teatro, nel sec. II furono erette le terme e fu ricostruito il grande santuario di Afrodite. Nella periferia si costruì lo stadio. Le tracce delle vie segnano una pianta regolare che unisce la tradizione ellenistica alla monumentalità romana.

Bibl.: E. Will, Les ruines d'Aphrodisias en Carie, in Revue Archéologique XII, (1938), p. 228 segg.; G. Jacopi, Gli scavi della Missione Archeologica Italiana ad Afrodisiade nel 1937 e L. Crema, I monumenti architettonici Afrodisiensi, in Monumenti Antichi dei Lincei, XXXVIII (1939); M. Squarciapino, La Scuola di Afrodisia, Roma 1943.

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