AGORA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1958)

Vedi AGORA dell'anno: 1958 - 1994

AGORÀ (ἀγορά)

G. Becatti

Il nome deriva dalla stessa radice di ἀγείρω = raduno, e indica nel mondo omerico l'assemblea dei liberi; più tardi passò a significare il luogo nel quale si riuniva l'assemblea e quindi il cuore della città. L'a. è la piazza principale, il mercato, il centro economico e anche morale e sacro, dove vengono a impiantarsi gli edifici pubblici, gli uffici, templi ed are.

Nei testi omerici si indicano due luoghi dell'assemblea: la spianata dinanzi alle porte del palazzo reale, e ai piedi dell'Acropoli nella città bassa; l'a. dei Feaci nell'Odissea ha gradini di pietra levigata come quella descritta nello Scudo di Achille; v'è un luogo di culto divino ed eroico; la forma della piazza sembra definita come circolare, mentre le aree con gradini dei palazzi minoico-micenei hanno disposizioni rettilinee. Né il mondo egiziano, né quello orientale offrono esempi di una sistemazione che abbia qualche rapporto con quella dell'a. greca, la quale fin dal periodo arcaico assume un carattere originale legato alle funzioni della vita cittadina. Solo qualche elemento, come il portico, può trovare confronto con le altre civiltà anteriori, ma nell'insieme l'a. rimane una creazione dell'urbanistica greca.

Gli elementi religiosi dell'a. primitiva sono fra i più popolari e remoti, spesso ctonî, e accanto a queste figure divine si inserisce il culto funerario di eroi fondatori. Al carattere religioso e politico dell'a. si unisce quello agonale come sede di feste e di giochi associati ai culti.

In Creta, dove troviamo le più antiche piazze minoiche con gradini, sono conservati anche i primi esempi di a., come quella di Dreros, risalente all'VIII-VII sec. a. C., posta in una depressione fra due colline, fiancheggiata da gradini (circa 40 × 30 m), che era associata al culto di Apollo; l'a. di Latò, del VII sec., in analoga situazione all'incrocio di vie principali, in forma di pentagono irregolare con gradinate (circa 35 m di lunghezza); due a. si individuano a Gortina, la corte sacra annessa al santuario di Apollo Pizio del VII-VI sec. a. C. e quella sulle rive del Lete, intorno al 500 a. C.

Semplice quella di Sparta, ai piedi dell'Acropoli, all'incrocio delle vie principali, risalente al VI sec., mentre quella primitiva di Tera era una specie di largo nel tratto mediano della via più importante di circa m 100 × 25, rimaneggiata poi nel III sec. a. C.

Alcune a. arcaiche sorgono in stretta relazione con santuari, come quella nella via che univa la città al tempio di Posidone a Calauria, ricostruita nel IV sec. a. C. con due portici lungo i lati N e S. Nel periodo arcaico si impiantarono altresì a. in relazione con teatri, come a Torico, a Ramnunte, ad Icaria.

Nel primo quarto del VI sec. a. C. si delimita anche l'a. di Atene (v.) lungo una via N-S che incrocia altre vie nell'area a N dell'Acropoli, dove prima dell'invasione persiana lungo le pendici del Kolonòs Agoràios erano sorti il santuario di Zeus, quello di Apollo, il Metròon e il Bouleuterion. Nella pòlis del V sec. l'a. assume sempre più un carattere commerciale, come documenta anche l'evoluzione semantica del nome stesso, che i lirici e i tragici adoprano ancora in senso politico, mentre in Erodoto è già chiaro anche quello commerciale, e ἀγοτάζω significa frequentare il mercato. I progressi economici, le nuove condizioni di vita sociale e politicà del V sec. si riflettono in questa trasformazione dell'agorà. L'a. di Atene era stata dai primi anni del VI sec. il centro e il teatro della democrazia ateniese, nell'orchestra si riunivano le assemblee popolari, ma ai primi del V l'ecclesía passa nella Pnice; però le assemblee plenarie che decidono sull'ostracismo si riuniscono ancora nell'a., nel recinto temporaneo del perischòinisma e gli scavi hanno messo in luce infatti molti òstraka.

Nel periodo classico ed ellenistico si hanno molte testimonianze delle riunioni dell'assemblee in teatri, anziché nell'a., come a Corinto, Delo, Efeso, Messene e altrove. Comunque l'a. rimane ancora il centro dove maturano e si sviluppano le attività politiche della pòlis; per certi processi che interessavano la comunità si vuole una sanzione nell'a. in relazione alla coscienza collettiva della città.

Nel IV sec. attraverso gli oratori, sentiamo criticare la folla dei mercanti, degli oziosi che invade l'a., parallelamente alla decadenza dei costumi politici. In alcuni casi l'impianto dell'a. sarà adattato alle nuove crescenti esigenze commerciali, in altri l'urbanistica ellenistica cercherà di separare le due funzioni con la creazione di un'a. politica e di una commerciale.

Nella Grecia continentale le a. tendono, durante il V sec., a regolarizzare il loro impianto sorto senza organicità d'insieme, ma seguendo inizialmente le varie esigenze. Pausania (vi, 24, 2) a proposito dell'a. di Elide nota che non è simile a quella dei paesi ionici e delle città greche vicine all'Ionia, ma è costruita in maniera più arcaica, con i portici (stoài) isolati uno dall'altro e separati da strade.

Gli scavi hanno infatti rivelato che su un ripiano naturale ai piedi dell'Acropoli l'a. era stata sistemata al principio del V sec. a. C. all'incrocio di tre strade con edifici variamente orientati e due lunghe stoài: una dorica per gli Ellanodici, a tre navate, e l'altra, staccata e perpendicolare alla prima, eretta con il bottino della vittoria sui Corciresi; a N la piazza irregolare era delimitata dallo Hellanodìkaion; senza alcun ordine are e tempietti a dèi e ad eroi si aggruppavano fra queste costruzioni, secondo le direttrici stradali. Anche l'a. di Atene nel V sec. segue nella disposizione degli edifici la linea delle vie principali che si incontravano formando un triangolo, e dopo la distruzione persiana Cimone cercò di ricostruirla con un piano sistematico. La fondazione del portico del Pecile, forse sul lato N, inizia una delimitazione e una regolarizzazione alla moda ionica, con uno sviluppo verso la metà del V sec. dopo i grandi lavori dell'Acropoli, e un altro portico (Stoà Basileìos? - Stoà di Zeus Eleuthèrios?) si allinea con il tempio di Apollo Patròos, nel lato O, mentre i limiti orientali dell'a. rimangono ancora incerti e irregolari, con costruzioni di vario tipo e di varia destinazione; non dovevano mancare inoltre molte istallazioni provvisorie per botteghe. Irregolare risulta anche l'impianto della prima a. di Olinto dei primi del V sec. a. C. con edifici variamente orientati lungo le vie, mentre alla fine del V sec. a. C. una nuova a. sorge a N in un'area regolare fra la rete degli isolati e delle vie (lungh. circa 85 m).

A Corinto l'a. sorse in stretta connessione con la terrazza del tempio di Apollo, si sviluppò da N a S, regolanzzandosi progressivamente e assumendo la forma rettangolare con portici su tre lati.

Nel V sec. si è attribuita alla personalità innovatrice di Ippodamo di Mileto (v.) la tendenza alla organica e sistematica regolarizzazione degli impianti urbanistici, e quindi anche dell'a., nelle varie città greche; ma non sono mancati d'altro canto studi che hanno limitato e anche negato questo influsso del celebre architetto e teorico ionico. Forse il suo apporto all'urbanistica del V sec. non fu semplicemente il sistema ortogonale, che ha origini più antiche, ma un più complesso impianto a reticolato regolare e omogeneo e l'introduzione di veri principi in relazione all'orientamento, ai criteri sociologici e in particolare un rapporto più organico dell'a. con tutto il tessuto urbanistico, secondo quelle regole ioniche messe in evidenza da Pausania.

Tuttavia questo influsso ippodameo maturò lentamente e dopo vari tentativi di regolarizzazione di impianti di portici durante il IV sec., si arriverà nel III a grandiose e organiche soluzioni specialmente nelle città dell'Asia Minore.

Nel IV sec. a. C. si costruiscono portici lungo i lati dell'a., ma rimangono distaccati e isolati come gli altri edifici, non venendo ancora a fondersi in un tutto organico. Le trasformazioni attestate durante il IV sec. dalle agorài di Megalopoli, di Corinto, di Taso possono illustrare questo processo.

A Mileto l'a. viene a occupare il cuore del reticolato urbanistico e alla fine del IV sec. si inizia la costruzione dei grandi portici dorici intorno alle piazze N e S che s'inquadrano armonicamente nell'impianto regolare dei quartieri. L'a. N, rettangolare, si sviluppa progressivamente fino al I sec. d. C., chiudendosi con portici ad angolo retto che hanno alcune tabernae, e occupando un'area corrispondente a 6 isolati dell'impianto ortogonale, mentre nel lato O si inserisce la facciata d'un tempio; l'a. S, che misura m 195,45 × 163,50, iniziata nel IV sec. a. C., fu completata nel II sec. d. C., occupando l'area di 16 isolati. Ai primi del III sec. a. C. fu costruito il grandioso portico S con doppia fila di botteghe, forse per opera di Antioco I, e, forse alla fine del III sec. a. C., si elevò il portico N-O ad angolo senza botteghe, quindi non per scopi commerciali, poiché esistevano mercati appositi nella città, così come la funzione politica era assolta dalla piazza vicina con il Bouleutèrion. Questa grandiosa a. S costituiva un monumentale peristilio con larghi ingressi in relazione ana strada principale, del cui tracciato si tiene preciso conto nell'impianto e nelle dimensioni dei vari lati.

Priene, che risale alla seconda metà del IV sec. a. C., ci dà un caratteristico esempio di a. ionica in un area corrispondente a due isolati (m 92,10 × 94,80) chiusa a E, S, O da tre portici ad angolo retto, mentre il lato N era delimitato e percorso dalla via principale, fiancheggiata dal lato opposto da un largo portico su un terrazzo, allineato con le facciate del Bouleutèrion e del Pritaneo, costruito nel Il sec. a. C.

A Magnesia al Meandro alla fine del III, nella nuova città dall'impianto regolare si costruì l'a. in stretto rapporto con l'Artemìsion, con un progetto unitario forse dovuto a Hermogenes, ma con un'orientazione indipendente da quella del tempio e obliqua per armonizzarla e raccordaria invece con il reticolato stradale. Misura metri 214,80 × 125,70, pari a 6 isolati, delimitata da portici ad angolo retto, e con un propileo di accesso al témenos di Artemide.

Il lato S era aperto e percorso, come a Priene, da una via, fiancheggiata da un portico che fronteggiava e riuniva vari edifici sacri e amministrativi; e forse nell'angolo S-O era il Pritaneo. Una piazza rettangolare cinta da portici ad angolo era anche l'a. di Coo, mentre un carattere particolare assume l'a. di Dura Europos, senza portici, iniziata forse ai primi del III secolo. Si inserisce nel centro del reticolato regolare urbanistico e assume pianta rettangolare, con due grandi edifici su un lato lungo e due ali minori ad angolo separate sui lati brevi da tabernae, mentre l'altro lato lungo fu chiuso semplicemente con un muro con tre ingressi in relazione con le tre strade dei quattro isolati corrispondenti alla larghezza dell'agorà.

Discussa è la localizzazione dell'a. di Alessandria: è probabile che esistessero due agorài, una di carattere commerciale, l'empòrion, posto all'inizio dello Heptastàdion fra i due porti, e l'altra più all'interno, forse nell'area dove sorgeva la tomba di Alessandro, onorato come ktìstes.

Attraverso le varie esperienze del IV sec. a. C. si crea così nel primo periodo ellenistico il tipo di a. organica che si inserisce armonicamente nel tessuto urbanistico ortogonale, in rapporto con la rete stradale, e che si circonda tutta di stoài, non più indipendenti e staccate, ma costituenti un insieme architettonico che delimita la piazza, collegando fra loro con una facciata porticata unitaria sia gli edifici preesistenti, sia quelli di nuova costruzione, il Bouleutèrion, il Prytanèion, sale di riunione, templi e luoghi di culto, con l'aggiunta anche di alcune botteghe.

Con l'aumento dei traffici e del commercio nel mondo ellenistico si richiedono sempre più luoghi di raccolta, di concentrazione e distribuzione delle merci, e si tende a separare la funzione commerciale della città accentrandola in un'a. a parte destinata a tale scopo, sicché l'a. politica finisce col chiudersi in se stessa, a isolarsi dalle correnti del traffico, e a divenire un grande peristilio in cui si accede da porte monumentali, come a Cnido, a Coo, ad Afrodisiade. Questo tipo di a. chiusa ellenistica si appoggia e si apre con un lato a una delle grandi arterie e assume la forma di una Pi greca, Π, in quelle di nuovo impianto, mentre quelle più antiche tendono a trasformarsi e ad adattarsi secondo questa planimetria.

Un interessante esempio di sistemazione monumentale si ha a Pergamo nell'a. sulla terrazza dell'acropoli, divisa in due dalla via di accesso, che viene circondata da portici ad angolo su due lati e mezzo, con tabernae e con edifici religiosi nella parte N-O; più che ospitare gli edifici civili, quest'a. finisce per assumere una funzione monumentale di raccordo architettonico, mentre la vita commerciale si sposta nella città bassa, dove troviamo un altra a., costruita ugualmente nel II sec. a. C., rettangolare, tutta circondata e chiusa da portici dorici con tabernae.

Quando uno o più lati dell'a. richiedono un terrazzamento si usa talvolta costruire portici a più piani, di cui gli inferiori saranno di sostegno, come per esempio nell'a. di Alinda del II sec. a. C., circondata, almeno su tre lati, da portici, dei quali quello O era a tre piani, con il colonnato del terzo a livello della piazza, o come ad Aigai (Aegae) dove un grandioso edificio con magazzini a due piani sostiene un portico a livello della piazza.

Influssi pergameni sono stati visti nella sistemazione dell'a. di Assos (dominata dagli Attalidi dal 241 al 133 a. C.), di pianta trapezoidale con due portici sui lati lunghi, a S a due piani, di cui l'inferiore occupato da bagni, a N appoggiato alla roccia; gli edifici amministrativi sono aggruppati a E intorno al Bouleutèrion, e a O è un tempio prostilo; una porta monumentale dava accesso all'a., che era chiusa da questo lato occidentale da botteghe che si aprivano all'esterno sulla via.

Anche nell'a. di Atene durante il II sec. a. C. si operano delle trasformazioni secondo questi principi ellenistici di tradizione ionica: lungo il lato O un portico ionico, in continuazione della Stoà Basìleios, crea una facciata continua alla serie degli edifici retrostanti lungo la via fino alla Thòlos; a E la Stoà di Attalo, a due piani, lunga m 111,90, chiude tutto questo lato e a S una doppia Stoà dorica, lunga circa 150 m, a due navate, viene a definire il limite meridionale dell'a. facendo forse riscontro alla Stoà Poikìle sul lato N. Una simile tendenza regolarizzatrice si nota anche a Corinto nella seconda metà del II sec. a. C. e mentre sino allora si era sistemato solo il lato verso la terrazza del tempio di Apollo, si viene ora a delimitare la piazza antistante innalzando al limite S una grande Stoà di circa 165 m, a doppia navata, con facciata dorica e colonnato interno ionico. Un altro portico ionico doppio, lungo circa 101 m, verrà eretto a N contro la roccia della terrazza del tempio, probabilmente nello stesso torno di tempo della Stoà Sud.

A Delo, mentre le agorài di carattere commerciale vicino al porto, come quella degli Hermaisti e quella di Teofrasto, non assumono un'unità architettonica e planimetrica, il tipo dell'a. chiusa a peristilio è usato per la cosiddetta Agorà degli Italiani (completata verso la fine del II sec. a. C.), che non aveva le funzioni politiche, religiose ed economiche di un'a. pubblica, ma era solo la sede degli Italici con terme proprie e con le statue dei magistrati romani.

L'a. di Efeso, che misura m 134 × 134, a peristilio ionico e corinzio, appare di una grande regolarità, ma è frutto di uno sviluppo successivo; l'area fu fissata già nel piano urbanistico della fine del IV sec.; la grande porta monumentale O è della fine del Il sec. a. C., quella dell'angolo S-E è dell'anno 4 d. C., la Stoà O è ellenistica, quella N più tarda.

Raramente la piazza era tutta pavimentata come a Magnesia; alcune, come quella di Taso e di Corinto, lo erano solo in parte; generalmente il piano era di terra battuta o con ciotoli cementati. Spesso si nota una sistemazione a terrazze nell'impianto dell'a., e l'articolazione dei singoli elementi non è subordinata a regole di simmetria e di assialità, ma si adegua alle necessità ambientali e alla funzione delle varie costruzioni.

Sono dunque i portici, le stoài, comodi luoghi di riunione e di passeggio, che costituiscono il carattere distintivo dell'a. e che raggiungono nel periodo ellenistico uno sviluppo grandioso, conferendo unità architettonica alla piazza. Non sono mai subordinati all'inquadramento di un altro edificio, ma veduti in sé, nel loro allineamento e in funzione di delimitare la piazza e di creare sui suoi lati facciate continue. Ma l'elemento primario dell'a. era sempre l'area della piazza e non la recinzione. Quanto più si risale verso il periodo arcaico, tanto più l'area della piazza appare irregolarmente occupata da statue, are, costruzioni varie, e scendendo verso il periodo ellenistico si assiste alla ricerca progressiva di metter ordine, di liberare l'aulè, di allineare i monumenti lungo i margini.

Questa funzione del portico e della piazza distinguono nettamente l'a. greca dal forum romano imperiale, dove i portici servono d'inquadramento al Capitolium, che costituisce l'elemento dominante, e tutto l'insieme planimetrico e architettonico è fondato sui principi di assialità, di simmetria, di frontalità. L'origine di questo impianto si è ricercata in Oriente, in esempî come il bīt akītu (v.) di Assur, e si è richiamata anche l'aulè micenea con i portici inquadranti il mègaron; comunque esso trova nel mondo romano una formulazione nuova e monumentale (v. Foro).

Nell'a. greca invece è raro che un edificio domini sugli altri, e anche se un lato della piazza dove spesso si aggruppano gli edifici amministrativi, come ad Atene, a Corinto, a Priene, a Magnesia, assume una particolare importanza, questo non si riflette nel quadro architettonico, tanto che in genere un portico nasconde questi edifici e unifica questo lato con gli altri. Gli ingressi, invece che sugli assi, sono preferibilmente spostati verso gli angoli, evitando così le visioni frontali e assiali, che saranno proprie del forum romano, e preferendo quelle di scorcio in prospettiva variata e animata, che caratterizza l'aspetto del centro della pòlis.

Bibl: Fondamentalmente è l'opera di R. Martin, Recherches sur l'a. grecque; études d'histoire et d'architecture urbaines, Parigi 1951 con tutta la bibliografia relativa, fra cui si veda particolarmente, oltre alle pubblicazioni sui singoli centri di scavo: R. Borrmann, Die geschlossene Platzanlage im Altertum, in Städtebauliche Vorträge, V, 8, 1912; F. Haverfield, Ancient Townplanning, Oxford 1913; E. Wygmer, Marktplatzanlagen der Griechen und Römer, DIssertazione, Monaco 1916; A. von Gerkan, Griechische Städteanlagen, Berlino-Lipsia 1924; P. Lavedan, Histoire de l'urbanisme, Parigi 1926; G. Glotz, La cité grecque, Parigi 1928; Tritsch, Die Stadtbildung des Altertums und die griech. Polis, in Klio, XXII, 1928, pp. 1-83; M. Poète, Introduction à l'urbanisme, Parigi 1929; R. E. Wycherly, The Jonian A., in Journ. Hell. Stud., LXII, 1942, pp. 21-32; W. A. McDonald, Meeting Places, Baltimora 1943; A. Boethius, ROman and Greek Town Architecture, in Göteborgs Högskolas Eskrifrt, 54, 1948, fasc. 3.