BALBANI, Agostino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)

BALBANI, Agostino

Gemma Miani

Nacque a Lucca da Giovanni e da Gianna Cenami il 2 ott. 1482. Nella prima giovinezza aveva manifestato l'intenzione di dedicarsi al sacerdozio. La morte del padre, avvenuta sul finire del 1495, fu presumibilmente il motivo che costrinse il B. a rinunciare alla vita religiosa. La famiglia rimase infatti in una difficile situazione finanziaria ed al B., assieme al fratello Francesco, toccò la responsabilità dì provvedere alla madre ed a sei sorelle; interrotti gli studi, intraprese così l'attività mercantile.

Il B. fu posto sotto la tutela dello zio Paolo Balbani, il quale nel 1496 ritirò il capitale che egli e il defunto fratello avevano investito nella bottega di "Giovanni Jova e Niccolò Bernardi e C.", ed investì l'eredità dei giovani pupilli Agostino e Francesco Balbani nella compagnia nuovamente costituita con la denominazione di "Michele Burlamacchi e Niccolò Balbani e C.". In questa bottega di manifattura di tessuti serici il B. fu posto ad apprendere la pratica della mercanzia, assieme al fratello ed al più anziano cugino Niccolò, figlio del tutore Paolo Balbani. Nel 1503 il B. partì per Bruges, in compagnia dello zio Biagio Balbani, che condusse il nipote a collaborare seco nella azienda "Biagio Balbani e C." di cui erano soci importanti i Buonvisi. Nel 1504 con il distacco di Niccolò Balbani la società per la bottega di Lucca fu rinnovata e ricostituita con la associazione dei soli Michele Burlamacchi, Francesco e Agostino Balbani. Mentre Francesco assumeva la direzione effettiva dell'azienda, il B. vi conservava la propria partecipazione finanziaria.

Grazie alla presenza del B., la ditta di Bruges di Biagio Balbani assunse la funzione di corrispondente della compagnia lucchese. Nel 1504 Biagio Balbani rimpatriò, e lasciò la direzione dell'azienda nelle mani del B. per i quattro anni seguenti. Biagio Balbani tornò a Bruges per qualche tempo nella primavera del 1507. Nell'agosto dello stesso anno il B. si recò per alcuni mesi a Lucca. È probabile che il motivo di questi viaggi sia da collegarsi al fallimento di Bonaccorso Balbani di Bruges avvenuto all'inizio di quell'anno. Nel novembre 1507 il B., facendo ritorno nelle Fiandre, si soffermò qualche mese presso la ditta dei Buonvisi a Lione, con lo scopo di aiutare Urbano Parensi nella direzione degli affari.

Tornato a Bruges nel gennaio dell'anno 1508, il B. si distaccò dalla società formata con Biagio Balbani e con i Buonvisi, e costituì una propria compagnia assieme al cugino Turco di Paolo Balbani. Questa ragione commerciale durò sei anni. Nel 1515 fu riformata e mentre Turco passava a Lione a dirigere la succursale "Michele Burlamacchi, Francesco e Agostino Balbani e C.", il B. fondava a Bruges a proprio nome una società assieme a Stefano Burlamacchi, figlio di Michele, cui si aggiunse poco dopo il giovane Giovanni di Bonaccorso Balbani e, nel 1516, Timoteo di Niccolò Balbani. Gli affari della compagnia avevano preso un ottimo avvio ed obbligavano il B. alla presenza ininterrotta nelle Fíandre, non potendo egli ancora affidare la ditta ai troppo giovani soci. Nel 1515 il B. mandò procura al fratello a Lucca per chiedere in sposa Caterina di Tommaso Mei. Il 4 marzo dell'anno seguente egli giunse a Lucca, il 25 furono celebrate le nozze, e l'11 aprile ripartiva assieme alla moglie per Bruges, dove ancora si trovava la casa dei Balbani. Nel 1520 il B. poté finalmente lasciare la direzione della ditta ai soci Stefano Burlamacchi e Giovanni Balbani. Assieme alla moglie e a due figli fece ritorno a Lucca per stabilirvisi definitivamente.

Il commercio nelle Fiandre aveva procurato al B. una notevole fortuna, che egli, tornato a Lucca, investì parzialmente in immobili. Nell'estate del 152o acquistò per 2.500 scudi la casa del cugino Niccolò di Paolo Balbani, dove pose la propria residenza nel novembre di quell'anno. Nel 1522 acquistò possedimenti di Zaccaria Totti a Vicopelago e nel 1524 vi fece edificare una casa. Nello stesso anno acquistò anche parte di una casa in contrada San Lorenzo in Poggio a Lucca, confiscata dopo i tumulti del 1522 a Raffaello di Battista di Poggio.

Nel 1524 fu sciolta l'associazione per la bottega d'arte serica a Lucca. Dopo ventotto anni il B. e il fratello si separarono da Michele Burlamacchi. Avendo investito all'inizio un capitale comune di 2.600 ducati, i due fratelli ritirarono dalla società nel 1524 la somma di 17.000 ducati netti di spese, ai quali andavano aggiunti 2.000 ducati, ritirati precedentemente da Agostino, e 4.000 ducati che erano stati attribuiti complessivamente come dote alle sorelle. Il B. costituì quell'anno stesso una società col fratello Francesco, per una nuova bottega di arte serica. Al capitale sociale di 15.000 ducati il B. partecipava solo per un terzo. Una volta assisa su solide basi la propria fortuna immobiliare, che fu ampliata con nuovi acquisti nel 1527 e nel 1532, e costituita la nuova società commerciale, il B. si dedicò all'attività politica. Il 12 nov. 1520 fu eletto all'Uffizio dei sei alle entrate, una carica che gli fu attribuita nuovamente il 12 nov. 1532. Nel marzo 1521 fu chiamato a far parte del Consiglio generale della Repubblica, e vi fu rieletto ad anni alterni fino al 1533. Fece parte, dell'Uffizio dei tre segretari nel 1526 (elezione del 18 dic. 1525). Per cinque volte (1522, 1526, 1527, 1529, 1531) fu chiamato nel Collegio dei dieci anziani, di cui nel 1527 fu gonfaloniere. Il 12 marzo 1528 fu nominato nel Magistrato straordinario di dodici cittadini, dotato di larghissime e quasi discrezionali facoltà di azione, per far fronte all'aggravarsi della situazione politica e militare ai confini della Repubblica, nel momento in cui le armate spagnole, dopo il Sacco di Roma, iniziavano le operazioni di assedio di Firenze. Il Magistrato, composto dai membri delle principali case mercantili lucchesi, aveva suscitato contro il proprio operato accuse di tirannia. Il Consiglio generale cercò allora di perseguirne i membri, ma fu a costoro facile sottrarsi a questa azione e rendersi irreperibili, grazie all'appoggio su cui potevano contare all'interno stesso del Consiglio, dove sedevano i loro consanguinei. Il B. era sostenuto dal fratello Francesco, membro in quello stesso anno del Consiglio generale, nonché di altri uffizi. Il 26 apr. 1528 il B. era stato eletto membro dell'Uffizio dell'abbondanza per i due anni seguenti. Nel 1529 fece parte della Custodia e tenne per la seconda volta il gonfalonierato. Il 19 dic. 1531 fu eletto rettore delle scuole di Lucca per l'anno seguente.

Morì improvvisamente nel febbraio 1534. Quell'anno, dopo la morte, il suo nome venne ancora sorteggiato per la carica di gonfaloniere.

Il B. lasciava dieci figli affidati alla tutela del fratello Francesco. Tre figli erano frutto del primo matrimonio del B. con Caterina Mei, che morì nel gennaio 1521 subito dopo il ritorno da Bruges: Maria, che nacque a Bruges nel 1518 e sposò nel 1536 Benedetto di Poggio; Alessandro, nato a Bruges nel 1519, che fu mercante; Bernardino, nato a Lucca nel 1520, pure mercante.

Nel novembre 1521 il B. sposò in seconde nozze Lucrezia di Bernardino Sbarra, da cui ebbe sette figli. Niccolò (1522-1587), futuro ministro della Chiesa riformata di Ginevra; Gianna, nata nel 1524, andò sposa nel 1536 a G. Balbani; Caterina (1524-1544) sposò nel 1540 Giuliano Calandrini, uno dei primi lucchesi seguaci della riforma; Turco (1526-1564), esule anch'egli a Lione per la propria adesione alle dottrine riformate; Bartolomeo, nato nel 1529, mercante; Isabetta, nata nel 1530, sposò nel 1549 Francesco Michaeli e lo seguì nell'esilio in Svizzera nel 1556; infine Biagio, nato nel 1532, fu mercante e si stabilì nell'ultima parte della sua vita in Ancona. La discendenza del B. diede un importante numero di adepti alla causa della riforma; Turco Balbani, completando, nella Cronaca della famiglia,la biografia del padre Agostino, attribuì la conversione propria e dei fratelli al clima spirituale che regnava nella casa paterna ed ai principî religiosi appresi dal padre, la cui adesione alle dottrine riformate pare indubbia, se da più parti gli si poté attribuire addirittura l'introduzione dell'eresia a Lucca (Gherardo Burlamacchi nel suo Libro di memorie compilato nel 1586 scriveva: "... l'origine di questa semenza cattiva venne da Agostino Balbani fratello di Francesco molto differente, il quale tornò di Fiandra con quella secreta macchia il 15..."; cfr. R. Ristori, Le origini della Riforma a Lucca, in Rinascimento, III[1952], p. 289, che riporta un'altra testimonianza analoga). Turco e Niccolò furono i veri eredi spirituali del padre, e non solo sul piano della loro adesione alle nuove idee religiose. Il B., per seguire la professione mercantile, aveva soffocato una profonda vocazione per gli studi. A partire dal 1524 poté dedicarsi alla composizione della Cronaca della famiglia Balbani, un corpo di biografie attraverso le quali veniva ricostruita la storia delle imprese commerciali della famiglia.

Quest'opera non è un documento di generica esaltazione delle glorie familiari. È indicativo il fatto che il B. non facesse cenno alla carriera politica dei suoi personaggi, che non parlasse delle cariche onorifiche ottenute e che trascurasse i familiari che seguirono la carriera ecclesiastica. I suoi personaggi sono mercanti e padri di famiglia. La loro vita è presentata in una prosa asciutta e priva di ornamenti letterari che è quella di un mercante abituato a redigere lettere d'affari. Le biografie del B., particolarmente dettagliate per il sec. XV e il XVI, furono composte con l'aiuto, oltre che dei ricordi personali e delle tradizioni orali, anche dei documenti della famiglia, che soli possono spiegare l'esattezza nei riferimenti cronologici. Anche in questo campo, Niccolò e Turco si dimostrarono eredi spirituali del padre, il primo, col seguire gli studi giuridici e letterari e con la sua attività di pubblicista religioso, il secondo col farsi continuatore della Cronaca paterna.

Fonti e Bibl.: Genève, Bibliothèque publique et universitaire, Libro dei dignissimi ricordi delle nostre famiglie, raccolti da V. Burlamacchi, Cronaca della famiglia Balbani, ff.21v-23; Lucca, Bibl. governativa, ms. 1103, G. V. Baroni, Notizie genealogiche delle famiglie lucchesi, Famiglia Balbani, ff.39, 44, 49, 54, 124; Arch. di Stato di Lucca, Riformagioni, reg. 32, f. 101; reg. 33, f. 351; reg. 34, f. 230; reg. 35, f. 165; reg. 36, f.276; Ibid., Anziani al tempo della libertà, vol. 766, Cronologia dei signori della Ecc.ma Rep. di Lucca dall'anno 1369 fino a tutto l'anno 1600, ad vocem; G. Tommasi, Sommario della storia di Lucca dall'anno 1004 all'anno 1700, a cura di C. Minutoli, in Arch. stor. ital., s. 1, X (1847), suppl., p. 229; M. Mazzolani, I Balbani nella Germania inferiore, in Bollett. storico lucchese, X(1938), p. 20; M. Berengo, Nobili e Mercanti nella Lucca dei '500, Torino 1962 (ed. provv.), p. 116.

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