AGOSTINO di Giovanni

Enciclopedia Italiana (1929)

AGOSTINO di Giovanni

Luigia Mlaria Tosi

Scultore e architetto senese, vissuto tra la fine del sec. XIII e la prima metà del XIV, il cui nome è unito a quello del suo concittadino e collega Agnolo di Ventura nel sepolcro di Guido Tarlati nel duomo di Arezzo (1330: monumento guastato nel 1341 dai nemici del Tarlati, tanto che le teste dei bassorilievi inferiori furono poi rifatte in istucco). Questo sepolcro ricorda quelli di Tino di Camaino: l'arca che custodisce il corpo del vescovo, dai mensoloni intagliati, porta infatti, come nei monumenti napoletani, la figurazione del clero che assiste la salma; in basso, sedici bassorilievi narrano le imprese del Tarlati, con novità di figurazione e vivace accento naturalistico. Per affinità stilistiche col sepolcro Tarlati, unica opera superstite dei due scultori tra le tante ricordate anche dal Vasari, sono stati attribuiti loro varî altri lavori: prima di tutto i frammenti dell'arca di S. Ottaviano nel duomo di Volterra (1320), i cui bassorilievi sono quasi identici a quelli d'Arezzo; la tomba di Gregorio X (1286) pure nel duomo di Arezzo (attribuita anche a Margaritone); il cenotafio di Cino de' Sinibaldi nel duomo di Pistoia, inferiore alle opere precedenti per concezione ed esecuzione; e il ricordo marmoreo del vescovo Ricciardi, morto nel 1343, pure nel duomo di Pistoia, che però sembra più vicino alla maniera di Giovanni d'Agostino. Ora si ritengono di A. e di Agnolo anche taluni dei bassorilievi dell'arca di S. Donato nel duomo di Arezzo; la tomba del vescovo Malaspina, morto nel 1338, in S. Francesco a Sarzana; la tomba di Ranieri degli Ubertini, vescovo di Volterra, in S. Domenico ad Arezzo; la tomba di fra Corrado della Penna, vescovo di Fiesole, morto nel 1313, in S. Maria Novella a Firenze; la tomba di Aldobrandino Cavalcanti, pure in S. Maria Novella, assegnata anche a Nino Pisano; e si tolgono loro alcune statue del duomo di Orvieto, già attribuite ai due dal Vasari. Paiono invece di mano loro i tre disegni del pulpito di detto duomo (uno a Orvieto, un altro nel Gabinetto dei disegni e stampe di Berlino, e il terzo al British Museum di Londra). Le notizie riguardanti Agostino vanno dal 1310 al 1348 (forse morì in quest'anno, durante la peste); sappiamo inoltre che nel 1325 dava un disegno per la torre del Mangia; che nel 1331 costruiva una cappella nella Pieve di Arezzo e lavorava al Palazzo comunale di Siena; che dal 1338 al 1348 era capomastro del Duomo; e che nel 1340 lavorava nel palazzo Sansedoni. Le notizie di Agnolo vanno dal 1325 al 1349. Nel 1325 costruiva la porta senese di S. Agata, e nel 1327 quella di S. Martino pure in Siena; nel 1333 lavorava nel duomo della città, e dirigeva le fortificazioni di Grosseto; nel 1336 era "operaio" di quelle di Massa-Marittima.

Giovanni figlio d'Agostino, anch'egli scultore e architetto fiorito verso la metà del '300, educato alle forme paterne che sempre ripeté con fredda convenzione, è noto soprattutto per il bassorilievo con la Madonna, il Figlio e due angeli in S. Bernardino di Siena. A. Venturi gli attribuisce la statua di un santo guerriero (o re Lotario) nel museo di Arezzo, e alcune altre statue di profeti, diaconi, ecc., nel museo dell'Opera del Duomo a Siena; A. Del Vita, la costruzione di una cappella nel duomo di Arezzo (1333), la cui decorazione è affine al bassorilievo di S. Bernardino; W. R. Valentiner, il tabernacolo sopra la porta del Palazzo vescovile di Volterra, la figura allegorica della Fortezza e una Madonna seduta col Bambino nel museo di Orvieto, e alcune sculture in collezioni private inglesi e italiane.

Le notizie relative a Giovanni vanno dal 1331 al 1341; dal 1336 al 1341 era capomastro del duomo di Siena (è sua la decorazione marmorea del duomo nuovo e particolarmente della porta della facciata incompiuta con i due bassorilievi raffiguranti la Madonna col Bambino e l'Eterno benedicente).

Inferiori alla fama di cui godettero presso i contemporanei, Agostino e Agnolo di Ventura non presentano che un impoverimento delle forme senesi-pisane cui furono educati, e appena raggiungono qualche vivacità naturalistica nel bassorilievo; a Giovanni manca anche questa dote.

Bibl.: E. Scatassa e B. C. K., in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, I e XIV, Lipsia 1907 e 1921 (con la bibl. precedente); G. De Nicola, Arte inedita in Siena e nel suo antico territorio, in Vita d'arte, IX (1912), pp. 96-99; W. F. Volbach, in G. Vitzhum e W. F. Volbach, Die Malerei u. Plastik d. Mittelalters in Italien, Lipsia 1924; W. R. Valentiner, Agostino di Giovanni and Agnolo di Ventura (Studies in Italian Gothic plastic Art), in Art in America, XIII (1925), pp. 3-18; id., Ag. di Giov. and Giov. di Ag. (Observations on Sienese and Pisan Trecento Sculpture), in The Art Bulletin, IX (1927), pp. 187-191.

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