GIOIA, Agostino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 55 (2001)

GIOIA, Agostino

Silvano Giordano

Nacque a Giovinazzo, presso Bari, il 20 genn. 1695, da Saverio e Cassandra Todisco. Mancano notizie sulla sua famiglia e gli anni della giovinezza. Fu battezzato con il nome di Onofrio, e con il nome di Agostino entrò, forse dopo un periodo trascorso come oblato, nel convento agostiniano del suo paese natale. Visse probabilmente l'anno di noviziato nel convento di Foggia o in quello di Altamura, della provincia di Apulia, riformata a partire dal 1672 dal generale G. Valvassori. Al termine del noviziato, dopo i voti religiosi, fu inviato nel convento di Manduria a completare gli studi umanistici.

Nel mese di luglio o di agosto del 1711 andò a Matera per iniziare, l'11 settembre, gli studi di filosofia e di teologia, durati otto anni e continuati nei conventi di Napoli, Aversa, Andria, Bologna, Rimini e Padova. Fu ordinato sacerdote probabilmente nel 1717. Avviato alla carriera accademica nel 1716, nel convento di Andria ricoprì l'ufficio di promagister studii, occupandosi della formazione scientifica dei chierici; nel 1719 ottenne il grado di lettore e nel 1721 divenne baccelliere.

Nel 1727 fu inviato al Collegio maggiore di Roma, dove si preparò a sostenere l'esame di reggente, che superò brillantemente a Bologna il 14 genn. 1728. Negli anni 1728-30 fu reggente o prefetto degli studi a Cesena e nel 1730-33 a Verona. Il 9 giugno 1733 superò l'esame di maestro.

Il 27 maggio 1733 il neoeletto superiore dell'ordine, N.A. Schiaffinati, nominò il G. segretario, ufficio che ricoprì fino al 1739. Il capitolo generale, riunito a Rimini nel 1739, elesse Felice Leoni superiore generale e il G. assistente generale per l'Italia; il 25 genn. 1741 il generale nominò il G. visitatore generale per l'Italia settentrionale, dotandolo di pieni poteri con lo scopo di introdurre la riforma già iniziata dal generale Schiaffinati. Le sue attribuzioni furono confermate da papa Benedetto XIV, che gli concesse la facoltà di abolire esenzioni e privilegi.

Accompagnato dal segretario D. Corsari, per sei anni il G. visitò i conventi d'Italia. Il suo viaggio iniziò, nel mese di marzo, a Viterbo, da dove si trasferì nel convento di Bologna per attuare la riforma espressamente richiesta dal papa, dal quale, nel gennaio del 1742, gli era stato concesso il potere di trasferire i conventuali. Due mesi dopo il pontefice scrisse al generale lamentando la decadenza della vita comune, dello studio e dell'osservanza della povertà e indicò il G. come visitatore per tutta l'Italia. Da Bologna il G. estese la sua azione alle province di Lombardia e di Venezia e nel febbraio del 1742 visitò il convento di Marino, casa di noviziato, e in marzo quello di Bracciano.

Da aprile a novembre del 1742 furono oggetto delle sue visite le province e le congregazioni dell'Italia meridionale (Decreta visitationis generalis et apostolicae peractae in conventu S. Ioannis ad Carbonariam, Neapoli 1742; Decreta visitationis generalis et apostolicae peractae in provincia Terrae Laboris, ibid. 1742). La riforma della vita religiosa, secondo le iniziative inaugurate nel 1734 dal generale Schiaffinati, era condotta in base ai provvedimenti emanati da Clemente VIII in applicazione delle disposizioni tridentine, ai decreti del capitolo generale del 1685 e alle indicazioni di Benedetto XIV. Il programma scritto in occasione della visita alle province napoletane era fondato sulla valorizzazione della preghiera corale e del culto, il rinnovamento nella formazione dei novizi, il risanamento dell'economia dei conventi e la corretta amministrazione dei loro beni. I risultati ottenuti valsero al G. la nomina a esaminatore dei futuri vescovi, conferitagli dal papa il 10 marzo 1744. In ottobre e novembre visitò la Puglia e quindi la provincia di Pisa; tornò infine a Roma per dedicarsi all'esame delle proposte del papa in vista dell'imminente capitolo generale.

Il G. aveva sottoposto a Benedetto XIV le sue osservazioni sulla vita dell'ordine frutto delle sue visite. Il programma del papa prevedeva tre punti: la durata vitalizia dell'ufficio del generale; l'intensificazione delle visite ai conventi, in Italia e nei paesi ultramontani, dove da circa settant'anni nessun generale si era più recato; la costruzione di una monumentale sede per la curia generalizia. Con un breve del 31 marzo 1745 il pontefice chiese agli agostiniani di rendere vitalizia la carica del generalato, che dal 1587 prevedeva una durata di sei anni, sottoponendone l'attuazione all'approvazione del successivo capitolo generale con la maggioranza di due terzi dei voti.

Al capitolo, riunito a Bologna nel giugno del 1745, la proposta pontificia fu naturalmente accolta e il 5 giugno 1745 il G. fu, all'unanimità, eletto generale.

In seguito il capitolo emanò i decreti necessari a regolare il generalato vitalizio, destinato a rimanere tale solo fino al 1786, e decise il restauro e l'ampliamento del convento di S. Agostino in Roma - per il quale il G. aveva ottenuto l'autorizzazione pontificia fin dal 4 maggio -, la soppressione dei piccoli conventi e il loro accorpamento con i maggiori, al fine di promuovere l'osservanza regolare e di sanare la gestione economica dell'ordine. Il capitolo riconobbe al G. la facoltà di spostare i frati nei conventi italiani e di nominare e destituire i priori.

Nel contesto del rinnovamento urbanistico promosso dal papa, il G. si dedicò al restauro della chiesa romana di S. Agostino e alla costruzione del convento, affidati all'architetto L. Vanvitelli. Intorno al 1750 fu rinnovato l'interno della chiesa quattrocentesca e in quattro anni fu costruito un edificio conventuale di quattro piani, sull'area delle case demolite per l'occasione. Nello scalone monumentale d'ingresso fece porre una statua di Benedetto XIV, opera di G.B. Maini, e fece decorare il refettorio da G. Guglielmi. Il G. promosse inoltre il restauro di chiese e conventi ad Andria, Siena, Genova e Parma.

Particolare interesse il G. pose nell'organizzazione degli studi: sottrasse agli studenti il diritto di voto in capitolo, emanò provvedimenti tendenti al loro controllo, separandoli dagli altri professi e stabilendo apposite residenze. Sollecitò inoltre i docenti a una maggiore preparazione e severità e sottopose la valutazione dell'idoneità dei candidati al controllo della curia generalizia. Promosse gli studi storici, in particolare la compilazione di un Bullarium dell'ordine.

La riforma del piano di studi rimase allo stato di progetto, anche a causa della polemica scoppiata in seguito all'accusa di giansenismo e di baianismo contro le opere degli agostiniani E. Noris e G. Berti e dei successivi malintesi tra il papa e il Gioia.

Sul fronte dell'osservanza regolare, il G. si limitò a una serie di circolari esortatorie. Il 25 sett. 1745 ricevette dal papa le prerogative di visitatore apostolico e l'anno successivo riprese le visite cominciando, nel maggio del 1746, dai conventi dell'Umbria e della provincia romana. Nel 1747 visitò il Regno di Napoli, nel 1748 la Toscana e i territori genovesi. Il suo scopo principale era il ripristino della vita regolare, che cercò di favorire con l'instaurazione in ogni provincia di un convento espressamente finalizzato allo scopo.

Meno intensi furono i rapporti con le province ultramontane. I generali non le visitavano di persona e si limitavano a confermare gli atti dei capitoli provinciali e a conferire i titoli magistrali ed eventuali privilegi; inviavano dei delegati in occasioni determinate. Le province spagnole e dell'America latina avevano inoltre un procuratore presso la corte di Madrid, fatto che le rendeva praticamente indipendenti da Roma.

Un importante settore dell'ordine, in larga parte indipendente dalla figura del generale, era costituito dalle congregazioni di osservanza, sorte in Italia a partire dal secolo XV e in Spagna nel secolo XVI. Nel 1745 il G. riprese il progetto, già avviato dai suoi predecessori, di assorbire la Congregazione di Lombardia, ma si scontrò con l'opposizione dei religiosi e di Benedetto XIV, che lo costrinse a soprassedere, determinando così un peggioramento dei loro rapporti. Nel 1747 il papa gli affidò la visita alla provincia romana degli agostiniani scalzi (a questo proposito egli emanò gli Acta sacrae visitationis apostolicae in provincia Romana Ordinis eremitarum discalceatorum, Romae 1748). Nel 1751 fu soppressa la Congregazione di Colorito e i suoi membri distribuiti nei conventi del Napoletano.

La malattia si manifestò mentre il G. si trovava nel pieno della sua azione di riforma. Il 24 dic. 1750 cominciò ad accusare serie difficoltà di movimento. Gli fu diagnosticata una tubercolosi e i medici gli consigliarono il trasferimento da Roma a Napoli, in un clima più favorevole. Ad aprile del 1751 il G. designò commissario generale dell'Ordine N.A.M. Landini, che l'anno precedente era stato assistente generale per l'Italia. Il clima di Napoli si dimostrò peggiore di quello romano e quindi da maggio ad agosto risiedette a Marino, per tornare, a metà settembre, a Roma.

Il G. morì a Roma il 1° nov. 1751 nel convento di S. Agostino. In città si sparse la voce che fosse stato avvelenato a Napoli dagli ex membri della soppressa Congregazione di Colorito. Fu sepolto nella cripta sotto l'altare maggiore di S. Agostino.

Fonti e Bibl.: V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d'altri edifizii di Roma, V, Roma 1874, p. 104; Acta capituli generalis anno 1745 Bononiae celebrati (ed altri documenti relativi al generalato di Gioia), in Analecta Augustiniana, XII (1929-30), pp. 5-37, 81-84; D.A. Perini, Bibliographia Augustiniana, II, Firenze 1931, pp. 113 s.; B. van Luijk, Der Augustiner-Eremit A. G., 1695-1751. Ordensgeneral und Visitator Apostolicus, Würzburg 1959; Id., L'Ordine agostiniano e la riforma monastica dal Cinquecento alla vigilia della Rivoluzione francese. Un sommario cronologico-storico, Heverlee-Leuven 1973, ad ind.; L. Ceyssens, G., A., in Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, XX, Paris 1984, col. 1447.

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