AIRARDO

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960)

AIRARDO

Edith Pàsztor

Abate di S. Paolo fuori le Mura, partecipò al sinodo romano indetto alla fine d'aprile del 1050 da Leone IX. Promosso successivamente, in data imprecisabile, alla sede episcopale di Nantes, vacante dopo la deposizione di Pudico (o Budico), effettuata al concilio di Reims del 1049, si preoccupò di introdurvi le decisioni del sinodo romano relative alla libertas Ecclesiae e specialmente alla riscossione delle decime e al rispetto dei beni della Chiesa.

Queste precisazioni cronologiche permettono di considerare calunniosa l'affermazione dei vescovi antigregoriani riuniti nel sinodo di Bressanone del 1080, secondo la quale Ildebrando avrebbe ottenuto per danaro la carica di abate di S. Paolo, "supplantato abate", cioè Airardo. In realtà, Leone IX diede a Ildebrando solo l'incarico di "provisor apostolicus" di S. Paolo quando A. era già in Francia.

L'elezione di A., però, avvenuta all'insaputa del clero di Nantes, suscitò risentimento, anche per l'energia con cui egli cercò di riordinare la riscossione delle decime e la situazione patrimoniale. Accusato anzi di essere stato nominato in contrasto con le disposizioni canoniche e di non essere un buon vescovo, fu costretto a tornare a Roma, ove riebbe la sua dignità abbaziale. Ivi si trovava certamente nell'aprile del 1059, quando partecipò al concilio romano di Niccolò II, sottoscrivendone gli atti. Il 14 sett. 1060, era poi a Farfa con Umberto di Silvacandida e con Pietro vescovo di Gubbio, in qualità di legati pontifici per difendere i diritti e le libertà del monastero farfense.

È da segnalare la formula con la quale A. indica se stesso in un documento: "cardinalis ecclesiae S. Pauli et eiusdem monasterii S. Pauli", poiché tale titolo cardinalizio non èregistrato nello studio di H. W. Klewitz, Die Entstehung des Kardinalkollegiums, in Zeitschrift der Savigny-Stiftung far Rechtsgeschichte, Kan. Abt., LVI (1936), pp. 115-122. Va inoltre notato che nel concilio romano del 1059 A. si sottoscrive "Episcopus et abbas S. Pauli", avendo conservato evidentemente la dignità vescovile, anche se non la sede.

Fonti e Bibl.: Jaffé-Loewenfeld, Regesta Pontif. Rom., I, Lipsiae 1885, n. 4219; P. F. Kehr, Italia Pontificia, II, Berolini 1907, p. 67 n. 44; J. Mabillon, Annales Ordinis Sanai Benedicti, IV, Lutetiae Parisiorum 1707, pp. 505, 510, 512, 609, 741 s.; I. D. Mansi, Sacror. Concilior. Nova a Ampliss. Collectio, XIX, Venetiis 1774, coll. 771, 918; N. Travers, Histoire civile, Politique et religieuse de Nantes, I, Nantes 1836, 1, pp. 196-203; R. Blanchard, Airard a Quiriac évêques de Nantes, Vannes 1895; I. Schuster, La Basilica e il monastero di S. Paolo fuori le mura. Note storiche, Torino 1934, pp. 67-69; G. B. Borino, L'arcidiaconato di Ildebrando, in Studi Gregoriani, III (1948), p. 485.

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