Al-KUWAIT

Enciclopedia Italiana - V Appendice (2015)

al-KUWAIT

Pier Giovanni Donini
Guido Valabrega

(XX, p. 318; App. III, I, p. 957; IV, II, p. 293)

Il 2 agosto 1990 il K. è stato invaso dall'esercito dell'῾Irāq e, sette mesi più tardi, nel febbraio 1991, una forza internazionale organizzata sotto l'egida dell'ONU ha liberato il paese dalle truppe irachene, provvedendo al ripristino dello stato di diritto. L'operazione ''Tempesta del deserto'', nota anche come ''Guerra del Golfo'' (v. in questa Appendice), ha permesso la sopravvivenza del K. come stato sovrano e indipendente. Gli eventi bellici hanno provocato profondi sconvolgimenti sul tessuto demografico, sociale ed economico del paese e, allo stato attuale (1993), non è possibile fornire un quadro circostanziato e attendibile della situazione in cui esso versa. Il K. sta attraversando la difficile fase della ricostruzione: l'occupazione irachena è stata brutale e ha inferto gravissime perdite umane e ingentissimi danni economici e materiali. È comunque in atto un processo di normalizzazione, anche se in tutta la regione la tensione politica e militare è ancora molto elevata. Le informazioni che seguono sono prevalentemente riferite alla situazione precedente l'invasione e solo ove le fonti internazionali lo consentono sono aggiornate ai periodi posteriori la Guerra del Golfo.

Popolazione. - Valutazioni internazionali, solo parzialmente verificabili sui registri anagrafici, attribuiscono al paese una popolazione di circa 1,5 milioni di abitanti (dato calcolato alla fine del 1991), mentre stime anteriori al conflitto valutavano la popolazione in poco più di 2 milioni di abitanti. Questa secca perdita demografica è da imputare da un canto al precipitoso rientro in patria di moltissima manodopera immigrata (in particolare egiziani, palestinesi, pakistani, iraniani, ecc.); dall'altro, al mancato ritorno di moltissimi kuwaitiani di rango, espatriati in conseguenza dell'invasione irachena (mancano valutazioni attendibili, si parla però di circa 400.000 persone che alla fine del 1991 risultavano ancora in esilio). Al censimento del 1985 la popolazione del paese ammontava a 1.697.301 ab., più di un milione dei quali erano stranieri. Prima degli eventi bellici il coefficiente di accrescimento annuo della popolazione si aggirava sul 4,6%, un tasso particolarmente elevato che risentiva in modo determinante dell'apporto dell'immigrazione (il tasso di incremento naturale era di qualche decimo superiore al 2%); nel periodo immediatamente posteriore agli eventi bellici questo valore si è sensibilmente ridimensionato sia per il diminuito apporto dell'immigrazione, sia per il decremento del saldo naturale. Sempre al censimento del 1985, la capitale al-Kuwait contava 167.768 ab. nell'agglomerato urbano (44.335 erano gli abitanti censiti all'interno della sola città); sono ancora mancanti dati attendibili sulla situazione postbellica.

Condizioni economiche. - Per quanto riguarda l'economia, va ricordato come nel decennio che ha preceduto il conflitto il K. si fosse impegnato a fondo per una diversificazione produttiva e, in tal senso, era stato dato un cospicuo impulso alle attività agricole e a quelle terziarie. Nel 1982 era partito un piano di sviluppo che si proponeva di triplicare la superficie coltivata e raddoppiare la produzione grazie alle colture idroponiche e al riciclaggio delle acque reflue. Venivano incoraggiati anche l'allevamento e la pesca (soprattutto di crostacei e molluschi).

Il settore secondario ha continuato a essere dominato dal petrolio (74 milioni di t prodotti nel 1989, con 12,9 miliardi di t di riserve accertate nel 1991, pari al 9,4% delle riserve mondiali), i cui proventi erano destinati a cinque obiettivi principali: diversificazione industriale, potenziamento dell'assistenza sociale, alimentazione di un fondo di riserva per le generazioni future (utilizzato per contribuire alla spesa della ricostruzione), investimenti all'estero e assistenza ai paesi in via di sviluppo. Scarseggiava, invece, il gas naturale non associato al petrolio, che − fino alla Guerra del Golfo − era fornito dall'῾Irāq mediante gasdotti.

Dopo la riorganizzazione dell'intero settore petrolifero nel 1980, erano state ampliate e rinnovate le raffinerie di Mīnā al-Aḥmadī e Mīnā ῾Abdallāh, che producevano derivati di alta qualità per l'esportazione. Il K. si preoccupava d'investire sia a monte (acquistando, dal 1981, concessioni di ricerca e sfruttamento in Marocco, Egitto, ῾Oman, Australia, Cina, Mare del Nord e USA), sia a valle: nel 1983 la compagnia statale aveva acquistato raffinerie in Danimarca e Paesi Bassi, successivamente reti distributive nel Benelux e in Scandinavia, in Italia (1984) e Gran Bretagna (1987). Era stata potenziata anche la flotta mercantile (220 navi nel 1989 per un totale di 1,9 milioni di t) che, malgrado le difficoltà derivanti dalla guerra Iran-῾Irāq, aveva assunto importanza crescente nell'esportazione dei derivati del petrolio. Per ridurre la dipendenza dalla manodopera straniera (proveniente da altri paesi arabi e musulmani non arabi, ma anche dalle Filippine e dalla Cina) il K. ha preferito evitare d'impegnarsi troppo nell'industria interna, partecipando invece al capitale di imprese (siderurgiche, petrolchimiche, dell'alluminio) localizzate a Baḥrein e in altri paesi del Golfo. A parte i derivati del petrolio e i fertilizzanti, l'industria locale produceva soprattutto alimentari, materiali da costruzione, profilati metallici. La produzione di energia elettrica (tutta di origine termica) superava nel 1988 i 19 miliardi di kWh; il fabbisogno crescente (in particolare per gli impianti di dissalamento dell'acqua di mare, di cui cinque a distillazione e uno a osmosi) avevano indotto il K. ad avviare la sperimentazione di energie alternative: solare e nucleare.

Anteriormente all'invasione irachena il K. vantava un livello di reddito del tutto confrontabile con la media dei redditi europei: stime del 1989 curate dalla Banca mondiale attribuivano al paese un prodotto nazionale lordo pro capite di circa 16.150 dollari (alla stessa data, Italia 15.120, Francia 17.820, USA 20.900). In seguito all'occupazione e agli eventi bellici che ne sono conseguiti − con la distruzione di infrastrutture, di impianti industriali, di edifici civili, e il danneggiamento dei pozzi petroliferi, l'asportazione di riserve valutarie, ecc. − l'economia, e la finanza in particolare, del paese hanno subito danni enormi. Dal giorno dell'invasione i beni all'estero del K. sono stati congelati e solo con il parziale ritorno alla normalità (dalla metà del 1991) le restrizioni maggiori sono state abolite. Dal canto suo il K. ha già provveduto (fin dal dicembre 1991) al rimborso del costo dell'operazione militare che ha condotto alla liberazione del paese (costo valutato in circa 22 miliardi di dollari USA), prelevando l'ammontare corrispondente dal Fondo di riserva per le generazioni future. Si calcola inoltre che gli interventi urgenti per la ricostruzione già liquidati ammontino a circa 30 miliardi di dollari e che per portare a termine l'opera di ristrutturazione del territorio (in massima parte infrastrutture) siano necessari altri 20 miliardi di dollari circa. Grande priorità è stata attribuita al settore petrolifero e, in particolare, allo spegnimento dei circa 730 pozzi (sui 950 operanti prima dell'invasione) incendiati dalle truppe in ritirata, che hanno provocato un vero e proprio disastro ecologico. Tale operazione è stata completata nel novembre 1991. A partire dal febbraio 1992 è stata ripristinata l'estrazione del petrolio, inizialmente a un ritmo di 600.000 barili al giorno (compresi 125.000 barili provenienti dai pozzi situati nella zona demilitarizzata), con l'intento di tornare entro la fine del 1992 ai livelli di sfruttamento prebellici (2,3 milioni di barili al giorno).

Storia. - Incuneato tra l'Arabia Saudita e l'῾Irāq, l'emirato del K. aveva avvertito già prima della Guerra del Golfo le tensioni derivanti dai problemi della produzione petrolifera (a partire dalla deliberazione del 22 dicembre 1974 circa il controllo governativo sulle compagnie petrolifere straniere) e specialmente le ripercussioni della rivoluzione islamica di Teherān e del conflitto tra Iran e ῾Irāq.

In relazione con questi due ultimi eventi non mancarono tensioni interne che portarono a una certa instabilità politica per il combinarsi della presenza di fautori locali dello sciismo iraniano con le insoddisfazioni diffuse per un sistema elettorale che di fatto limitava al 5% la partecipazione al voto degli abitanti (erano esclusi gli stranieri, le donne, i militari, gli analfabeti e quanti non avevano un'ascendenza kuwaitiana anteriore al 1920) e con l'attivismo di ambienti progressisti. Per tali motivi l'Assemblea nazionale, scaturita dalle elezioni legislative del 27 gennaio 1975, fu sciolta nell'agosto 1976 dall'emiro Ṣabāḥ al-Sālim al-Ṣabāḥ (deceduto il 31 dicembre 1977 e sostituito dal principe ereditario Ǧābir al-Aḥmad al-Ǧābir). L'attività dell'Assemblea riprese comunque la normalità con le elezioni del 23 febbraio 1981 e fu confermata con la consultazione del 20 febbraio 1985.

Poco dopo, però, un susseguirsi di azioni terroristiche destabilizzanti tornò ad acuire i rapporti tra Parlamento ed emiro: il 25 maggio vi fu un fallito attentato contro lo stesso al-Ǧābir, l'11 luglio perì in un'esplosione il capo dei servizi di sicurezza, nel giugno 1986 si ebbe l'incendio doloso di una raffineria di petrolio. Ne seguì, con l'espulsione degli stranieri sospetti, specie iraniani, la decisione del capo dello Stato di sospendere temporaneamente l'Assemblea e d'instaurare la censura sulla stampa.

Superata la fase più aspra della guerra Iran-῾Irāq, durante la quale il K. si schierò per Baghdād, pur verificandosi ancora incidenti nel 1987 e 1988 (dirottamento aereo dell'aprile 1988), il paese poté impegnarsi meno convulsamente nel problema della propria sicurezza. Furono perciò stipulati un contratto per l'acquisto di armi dall'Egitto (25 giugno 1988) in seguito alla ripresa delle relazioni diplomatiche e un accordo per la fornitura d'armamenti per 300 milioni di dollari dall'URSS (9 luglio), come risposta al rifiuto statunitense di fornire mezzi bellici sofisticati. L'economia del K., oltre a proprie specifiche difficoltà (chiusura definitiva del grande centro commerciale di Sūq al-Manaẖ nel maggio dopo un prolungato periodo di crisi e difficoltà), risultava coinvolta all'inizio degli anni Novanta, come quella degli altri stati petroliferi dell'area, nel graduale venir meno delle potenzialità espansive garantite dal petrolio.

Da ciò la spinta ad accentuare, grazie agli enormi capitali accumulati, l'attività finanziaria-imprenditoriale all'estero e la tendenza a una produzione petrolifera sganciata da altri paesi. L'una e l'altra scelta contribuirono a spingere l'῾Irāq all'invasione del 2 agosto 1990 (v. guerra del golfo, in questa Appendice). Dopo la liberazione da parte degli alleati il 26 febbraio 1991, il K. riavviò la produzione del greggio, una volta domati le centinaia di incendi che gli Iracheni avevano appiccato ai pozzi; il 16 aprile 1992 il K. ottenne una correzione a proprio vantaggio del confine con l'῾Irāq, che si vide ridotti l'accesso al mare e l'area estrattiva di Rumayla.

Nell'ottobre si tennero le elezioni per la nuova Assemblea, ma il voto restava riservato a circa 81.000 uomini al di sopra dei 21 anni. Confermando le tendenze innovatrici che percorrono la popolazione, il risultato registrava la vittoria dell'opposizione: 35 seggi su 50 ripartiti tra le liste di ispirazione sunnita e sciita e i laici della Tribuna democratica (sinistra) e del Raggruppamento nazionale (liberale). Toccherà a queste forze, al di là dei danni provocati dall'occupazione irachena, cercare di riordinare le casse dell'emirato, dilapidate dalle malversazioni e dalla corruzione.

Il 18 marzo 1993 la Commissione delle Nazioni Unite incaricata di ridisegnare i confini tra il K. e l'῾Irāq portò a termine il suo lavoro giungendo anche alla definizione del confine di mare lungo la linea mediana della via d'acqua H̱ūr ῾Abdallāh.

Bibl.: E. Monroe, R. Mabro, Oil producers and consumers, Roma 1974; AA.VV., Mediterraneo: politica economia strategia, i, Lo scenario e le crisi, ivi 1975; J. Stork, Il petrolio arabo, Torino 1978; S.M. al-Sabah, Development planning in an oil economy and the role of the woman: the case of Kuwait, Londra 1983; H.N. Schwarzkopf, Non ci vuole un eroe, trad. it., Milano 1992.

TAG

Materiali da costruzione

Estrazione del petrolio

Energia elettrica

Guerra del golfo

Stato di diritto