Berg, Alban

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

Berg, Alban

Raffaele Pozzi

Modernità e nostalgia del canto nella musica del Novecento

Compositore austriaco, Berg partecipa al vivace clima artistico della Vienna del primo Novecento. Le sue opere atonali e dodecafoniche esprimono una tensione nostalgica verso il lirismo romantico e la tradizione tonale. L'opera Wozzeck, capolavoro del teatro musicale del Novecento, rappresenta con forza espressionistica la solitudine e l'alienazione dell'uomo.

I Lieder giovanili

Alban Berg nacque a Vienna nel 1885 in una famiglia agiata e colta. I suoi primi lavori risalgono al 1900: sono Lieder, composizioni per voce e pianoforte su testo poetico. La scelta è significativa: il Lied, una forma musicale che aveva avuto grande sviluppo nel Romanticismo ‒ e a Vienna la tradizione del Lied era particolarmente illustre: si pensi a Mahler, di cui Berg fu ammiratore ‒, stabilisce, infatti, una profonda relazione tra canto, musica e poesia. Sin dagli esordi, Berg sembra quindi sentire con forza il legame con il lirismo romantico e la vocalità dell'Ottocento, un interesse che egli mantenne sempre vivo.

Lo studio con Schönberg e la fase espressionistica

Nel 1904 Berg iniziò a studiare composizione con Arnold Schönberg. A questa esperienza, conclusa nel 1910, risalgono la Sonata per pianoforte op. 1 (1907-08) e i quattro Lieder per voce e pianoforte op. 2 (1908-09), opere nelle quali Berg già si avvia sulla strada dell'atonalità (musica, grammatica della).

Insieme al maestro Schönberg e a un altro allievo, Anton Webern, Berg formò un trio di compositori denominato Scuola di Vienna. Essi realizzarono quel radicale processo di superamento della tonalità, definito atonalità, che avrebbe caratterizzato molta musica moderna. L'aspetto più evidente di questo nuovo modo di comporre musica fu l'uso della dissonanza. La musica della Scuola di Vienna, inoltre, presenta molti punti di contatto con quei movimenti artistici innovativi o d'avanguardia quali la Secessione viennese, l'espressionismo tedesco o l'astrattismo che rompevano con la tradizione figurativa. Si pensi, rispettivamente, ad artisti quali Klimt, Kirchner, Kandinskij.

Esempi di linguaggio atonale espressionistico sono costituiti dai brevi Quattro pezzi per clarinetto e pianoforte op. 5 (1913) e dalla caotica densità sonora dei successivi Tre pezzi per orchestra op. 6 (1913-14).

Un capolavoro del teatro musicale: Wozzeck

Nel 1914 Berg assisté a Vienna alla rappresentazione teatrale del Woyzeck, dramma incompiuto di Georg Büchner. Colpito dal testo, decise di farne un'opera teatrale, il Wozzeck conclusa nel 1921 e rappresentata nel 1925. Il protagonista è il soldato Wozzeck, oppresso dalla povertà e dallo sfruttamento dei suoi superiori. Il Capitano lo tratta come un servo e ne deride la vita misera e immorale. Il Dottore lo usa come cavia per i suoi strani esperimenti e si compiace di osservarne la nevrosi. Perfino la donna con la quale Wozzeck convive, Maria, lo tradisce con il Tamburomaggiore. Travolto dalla degradazione e dalla gelosia, Wozzeck uccide Maria presso uno stagno dove getta il coltello insanguinato. Per cancellare le tracce del delitto egli stesso entra nello stagno e vi annega. L'opera si chiude con il figlio di Wozzeck che, confuso e smarrito, gioca con il suo cavallo a dondolo. L'aspra critica sociale contenuta nei frammenti teatrali di Büchner assume nel Wozzeck di Berg i toni desolati e angosciosi tipici dell'espressionismo.

Le opere dodecafoniche

Dopo Schönberg, a partire dal 1925 anche Berg adotta la dodecafonia, metodo di organizzazione dei dodici suoni della scala cromatica in un ambito atonale. Nelle opere tra gli anni Venti e Trenta, dalla Suite lirica per quartetto d'archi (1925-26) fino al Concerto per violino e orchestra terminato poco prima della morte (avvenuta a Vienna il 24 dicembre 1935), Berg conserva l'alta qualità lirica e la tensione nostalgica della sua musica. Ne è prova la citazione di un corale di Johann Sebastian Bach nello struggente Concerto per violino e orchestra ‒ dedicato "alla memoria di un angelo" e composto dopo la morte della diciottenne Manon Gropius, figlia del grande architetto, ‒ in cui il compositore lascia affiorare dal moderno tessuto dodecafonico la presenza della grande tradizione musicale tonale.

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