ALBANO LAZIALE

Enciclopedia Italiana (1929)

ALBANO LAZIALE (A. T., 24-25-26; l'appellativo laziale gli fu aggiunto con regio decr. 17 sett. 1872 per distinguerlo da altri tre comuni italiani di ugual nome)

Roberto Almagià

Città della provincia e circondario di Roma, a 24 km. da quest'ultima, sulla pendice orientale dei Colli Albani, a circa 380 m. s. m., lungo la Via Appia. Il nome gli deriva dalla celebre villa costruita da Domiziano nel territorio dell'antica Alba (v. alba longa); ma come centro abitato se ne ha notizia solo dal sec. V d. C., e deve il suo sorgere alla Via Appia, una sezione della quale forma tuttora la via principale della città (Corso), mentre il resto si allunga a triangolo, elevandosi sul pendio fino alla chiesa di S. Paolo. Dal sec. V datano i suoi vescovi, dei quali sei ascesero il trono pontificio; ma una comunità cristiana esisteva nel sec. IV e forse anche prima. Ciò nondimeno, per tutta l'età media Albano fu un piccolo villaggio: nel 1594 aveva appena 730 abitanti, nel 1656 intorno a 1300, nel 1701, 2585, nel 1782, 3904. Nel sec. XIX la popolazione crebbe più rapidamente (1827, 5220 ab.; 1853, 6190; 1871, 6297; 1881, 7095; 1901, 8461). Finalmente, nel 1921 la popolazione superò i 10.000 ab. (10.050, di cui 9365 nel centro e solo 685 in case sparse).

Albano, accanto a pochi ruderi di costruzioni antiche (tra cui l'anfiteatro o Colosseo), ha chiese monumentali, come il Duomo, basilica eretta già nel Medioevo in onore di S. Giovanni Battista, ma rinnovata interamente al principio del sec. XVIII (ora dedicata a S. Pancrazio, patrono di Albano), la chiesa della Rotonda (antico ninfeo della villa di Domiziano, con quattro nicchie, in una delle quali sono stati trovati affreschi trecenteschi rappresentanti il Rinvenimento della Croce), S. Pietro, la chiesa della Madonna della Stella con catacombe cristiane del sec. IV, che hanno tracce di affreschi. Ha sontuose ville (Altieri, Venosa, Orsini, Doria), e palazzi, che gli dànno l'aspetto di città. Nelle vicinanze è il castello dei Savelli, del sec. XIII, distrutto e ricostruito nel 1660, con avanzi delle case e della chiesa antica, e il cimitero sotterraneo di S. Salvatore, presso il ponte dell'Ariccia.

Il territorio (kmq. 24,87), costituito di suolo vulcanico, fertilissimo, per quanto non molto provvisto d'acqua, è occupato per più di tre quarti da terreni coltivati, ed ha come risorsa di gran lunga principale la coltura della vite, cui segue l'olivo; minore importanza hanno i broccoli e le patate. Il vino di Albano, per la maggior parte bianco, ha buona rinomanza; se ne fa molto consumo a Roma, dove è trasportato in parte ancora coi tradizionali carri da vino. Fa parte per intero del territorio comunale il lago di Albano (v.). Albano ha due fiere annue principali: quella di S. Pancrazio (12 maggio) e quella di S. Francesco (4 ottobre). È collegata a Roma da ferrovia e linea tramviaria. Una ferrovia la unisce anche ad Anzio; comunicazioni tramviarie vi sono con tutti i vicini Castelli.

Bibl.: F. Giorni, Storia di Albano, Roma 1842; O. Raggi, Lettere sui Colli Albani e Tuscolani, Roma 1844 (2ª ed., 1870); A. Guidi, Paesi dei Colli Albani descritti ed illustrati, Roma 1881; T. Berti, Dizionario dei comuni della provincia di Roma, Roma 1882, serie 1ª; Nuovo Bull. di arch. crist., 1913, p. 337 e 1914, p. 29.

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