GONZAGA, Alberto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 57 (2001)

GONZAGA, Alberto

Isabella Lazzarini

Nacque a Mantova da Antonio di Guido e da Richelda Petroni presumibilmente intorno alla metà del XIII secolo; appartenne cioè al ramo principale del consorzio familiare che avrebbe, una generazione più tardi, dato inizio alla dinastia che dominò la città di Mantova sino al primo Settecento. Corrado (detto talora anche Guido), padre di Luigi (I) capitano della città nel 1328, era infatti suo fratello, insieme con Federico, canonico della cattedrale di Mantova.

La ricostruzione delle generazioni gonzaghesche precedenti l'epoca della signoria è stata spesso oggetto di confusioni: il G. secondo l'Amadei e il Litta era figlio di un Abramino di Corrado, e dunque non zio, ma cugino di Luigi (I). Dal testamento del canonico Federico di Antonio risulta però inequivocabilmente che Alberto, vescovo di Ivrea, e Corrado erano entrambi suoi fratelli (Arch. di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, b. 333, 1307.1.23).

Le notizie relative al G. sono assai scarse sino ai primi anni Settanta del secolo: la sua adesione all'Ordine dei frati minori deve risalire peraltro ad anni precedenti il 1271. Intorno alla sua vita abbiamo un primo gruppo di notizie, relative al periodo antecedente il suo episcopato di Ivrea, di difficile conferma documentaria, tramandate da una tradizione erudita che si basò soprattutto sul contenuto di alcune lapidi conservate nella cattedrale e nella chiesa di S. Chiara di Ivrea. Secondo queste epigrafi - trascritte e riproposte quasi formularmente dagli eruditi mantovani, ma accettate in parte anche dal Wadding - il primo evento di un certo peso di cui si ha notizia nella vita del G. è la missione che gli avrebbe affidato nel 1271 papa Gregorio X di pacificare Guglielmo VII marchese di Monferrato con le città piemontesi sotto la dominazione angioina (fra cui anche Ivrea). Grazie al successo ottenuto in questo incarico, il G., dapprima convocato a Roma, sarebbe stato poi inviato (secondo una tradizione accolta anche dal Wadding, ma di cui non abbiamo conferma definitiva) a Costantinopoli per convincere Michele VIII Paleologo, imperatore d'Oriente, a recarsi al concilio di Lione per ricomporre la frattura fra la Chiesa romana e la Chiesa greca. Egli stesso, di ritorno dalla missione orientale, partecipò al concilio nel 1274. Il Donesmondi e il Possevino lo dicono a questa data già vescovo di Ivrea sebbene, in realtà, il G. ottenne il vescovato soltanto nel 1289, succedendo a Federico di Front, traslato a Ferrara. L'Archivio vescovile di Ivrea conserva, infatti, la bolla papale con cui Niccolò IV nominò il G. vescovo il 13 marzo 1289 (Le carte dell'Archivio…, p. 154 doc. 411).

Da questa data l'attività del G. è molto meglio testimoniata: le carte di Ivrea documentano infatti con una relativa continuità gli anni dell'episcopato del G., tra il 1289 e il 1320, trascorsi nel conflitto fra i Monferrato (Guglielmo VII e il figlio Giovanni I) e il loro successore testamentario, Teodoro Paleologo, e i Savoia-Acaia, che gli si sostituirono di fatto intorno al 1313. L'episcopio di Ivrea perdette gradualmente il controllo delle terre soggette alla mensa vescovile e le successive investiture compiute dal G. sono il riflesso della sua difficoltà di impostare una politica vescovile autonoma fra i diversi poteri laici che si disputavano la città.

In questo senso si possono leggere anche gli atti stipulati con membri della famiglia Gonzaga: le difficoltà economiche dell'episcopato eporediese negli anni immediatamente successivi alla nomina del G. spiegano probabilmente il suo ricorso al fratello Federico, negli anni precedenti presente a Ivrea come vicario del vescovo, per un prestito di 1500 lire mantovane nel 1299; negli anni tra il 1317 e il 1319 investì dapprima il fratello Corrado e il nipote Luigi di Verolengo, che era passata alla Chiesa di Ivrea alla morte senza eredi diretti di Giovanni I di Monferrato; poi il solo Luigi (Corrado era morto prima del marzo 1318) di Romano, nel Canavese.

Negli atti di investitura si fa espresso cenno alle benemerenze della casa Gonzaga verso la Chiesa eporediese, ma l'Ansaldi dubita che tali investiture si siano mai tradotte in un effettivo dominio dei Gonzaga in queste zone: la loro funzione sarebbe stata sostanzialmente quella di rafforzare la posizione del vescovo, rinnovando i suoi legami con la parentela originaria, e di mantenere nel Canavese una base, almeno teorica, di influenza gonzaghesca, senza peraltro modificare la complessa dialettica di Paleologo e Savoia nella regione, confermata nei decenni successivi dal sovrapporsi delle investiture vescovili a Teodoro Paleologo, ad Amedeo V e ad Aimone di Savoia. La connessione eporediese del G. (sin dai tempi dell'arbitrato monferrino) non è stata peraltro, secondo gli antichi storici, senza conseguenze: il primo matrimonio di Corrado Gonzaga con una donna della famiglia Estrambino o Strambino di San Martino (cfr. Azario, p. 186, che però confonde Corrado con Guido di Luigi [I] Gonzaga) da cui sarebbe nato proprio Luigi (I), è stato letto come conseguenza dell'influenza del G. nel Canavese, anche se avvenne con ogni probabilità prima dell'intervento di quest'ultimo in Piemonte (Luigi [I] nacque infatti intorno al 1266).

I persistenti legami degli Strambino con i Gonzaga sono peraltro testimoniati dalla presenza di membri della famiglia di San Martino (in particolare di Guglielmo di Strambino, vicario del G. nel 1319) agli atti di investitura di Verolengo e di Romano a Corrado e Luigi Gonzaga. L'interesse di Luigi (I) nella regione d'altro canto si prolungò oltre la morte dello zio: tra il 1324 e il 1340 Luigi mandò tre volte propri procuratori a Ivrea per ottenere la riconferma delle investiture di Verolengo e Romano. Quel che sembra accertato è il legame che si mantenne fra il G. e la famiglia d'origine, cementato da interessi patrimoniali e parentali comuni e testimoniato dalla creazione a Ivrea di una sorta di corte vescovile composta da familiari del vescovo: oltre al canonico Federico, compaiono infatti nelle carte dell'episcopio in qualità di testimoni altri membri, meno noti, della famiglia Gonzaga (Ruffino, Guido, Uguccione, Pietro Giovanni).

La data di morte del G. è stata a lungo controversa: l'Ansaldi fece chiarezza sulle diverse opinioni, rilevando che l'ultimo atto emanato dal G. come vescovo di Ivrea fu in data 12 dic. 1320, mentre il primo di Guglielmo di Strambino, vicario e temporaneo amministratore dell'episcopio, risale al 28 dic. 1321; il successore del G., Oberto di Santo Stefano, abate di S. Benigno di Fruttuaria, venne eletto tra il maggio e il giugno 1322. Nella procura di Luigi Gonzaga, in data 12 genn. 1324, il nome di Alberto, per indicare il vescovo di Ivrea, può essere frutto di un errore dell'amanuense, che confuse Alberto e Oberio, giacché il G. a questa data era certamente già morto.

La tradizione erudita mantovana che lo volle eletto alla porpora poco prima di morire è stata smentita già dal Wadding. Venne sepolto nella chiesa di S. Francesco di Ivrea, cui aveva dedicato molte cure in vita (come alla chiesa e monastero femminile di S. Chiara, fondato dal G. nel 1291), e in cui si conservava la sua lapide.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, bb. 14, 333, 416.I: G. Daino, De origine et genealogia ill. domus dominorum de Gonzaga; Fondo D'Arco, 57: G. Daino, Series chronologica capitaneorum, marchionum ac ducum Mantuae usque ad annum 1550; P. Azario, Liber gestorum in Lombardia, a cura di F. Cognasso, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XVI, 4, pp. 186, 190; Le carte dell'Archivio vescovile di Ivrea, a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1900, p. 154 doc. 411; I. Donesmondi, Dell'istoria ecclesiastica di Mantova, Mantova 1613, pp. 293 s., 308, 311 s.; A. Possevino iunior, Gonzaga. Calci operis addita genealogia totius familiae, Mantuae 1617, pp. 189 s.; S.A. Maffei, Gli annali di Mantova, Tortona 1675, pp. 657-659; F. Ughelli - N. Coleti, Italia sacra, IV, Venetiis 1719, col. 1075; L. Wadding, Annales minorum…, IV, Romae 1732, pp. 405 s.; V, ibid. 1733, p. 209; L.C. Volta, Compendio cronologico-critico della storia di Mantova dalla sua fondazione ai nostri tempi, I, Mantova 1807, pp. 294, 349 s.; F. Gabotto, Un millennio di storia eporediese, Pinerolo 1900, ad indicem; V. Ansaldi, Nuovi documenti su A. G., vescovo d'Ivrea (secolo XIII-XIV), in Boll. stor.-bibliografico subalpino, XIX (1917), pp. 1-25; F. Amadei, Cronaca universale della città di Mantova, a cura di G. Amadei - E. Marani - G. Praticò, Mantova 1954, I, pp. 485-488; G. Coniglio, Mantova. La storia, I, Dalle origini al 1440, Mantova 1958, p. 324; C. Cenci, I Gonzaga e i frati minori dal 1365 al 1430, Firenze 1965, p. 78; M. Vaini, Ricerche gonzaghesche (1189 - inizi sec. XV), Firenze 1994, p. 5; C. Eubel, Hierarchia catholica, Monasterii 1913, p. 286; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Gonzaga, tav. I.

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