Màrio, Alberto

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Patriota e scrittore (Lendinara 1825 - ivi 1883); prese parte da studente alle prime dimostrazioni del 1848 a Padova e fu poi a Bologna; partecipò quindi alla campagna del Veneto. Entrato in contatto con Mazzini, dovette lasciare Milano di fronte all'avanzata austriaca; fu alla difesa di Bologna (maggio 1849) e si rifugiò poi a Genova, dove collaborò all'Italia e Popolo. Partecipò ai preparativi della spedizione di Sapri e al connesso progetto di occupazione di due forti a Genova (1857), e fu perciò arrestato insieme con la fidanzata Jessie (v. Mario, Jessie) che, rilasciato, sposò poco dopo in Inghilterra. Dopo un giro di conferenze negli USA, tornò in Italia con la moglie a visitare i parenti nel Polesine, ma ambedue furono arrestati a Pontelagoscuro e quindi costretti a rifugiarsi a Lugano, dove M. diresse Pensiero e azione. In questo periodo M. si avvicinò alle idee di Cattaneo, e nel sett. 1859 lanciò un appello ai repubblicani perché partecipassero lealmente alla guerra regia. Recatosi in Sicilia con G. Medici, sbarcò poi in Calabria e seguì Garibaldi fino a Napoli. Eletto deputato nel 1863, rifiutò il mandato. Partecipò alla campagna garibaldina del 1866 e l'anno successivo fu capo di stato maggiore all'impresa di Mentana. Negli ultimi anni diresse la Provincia di Mantova (1880), la Rivista repubblicana e la Lega della democrazia (1880-93). Oltre a scritti sparsi (in seguito compresi in parte nelle raccolte degli Scritti letterari e artistici, 1884, e degli Scritti politici, 1901), lasciò: La mente di C. Cattaneo (1870), Camicia Rossa (1875), Teste e figure (1877), Garibaldi (1879).

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