MISSIROLI, Alberto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 75 (2011)

MISSIROLI, Alberto

Mario Crespi

– Nacque il 27 luglio 1883 a Castiglione di Cervia (nel Ravennate), da Paolo, medico, e da Teresa Natali.

Dopo aver conseguito a Ravenna il diploma di maturità classica si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Bologna. Allievo interno nell’Istituto di anatomia patologica e favorito da una singolare disposizione alla ricerca sperimentale, negli ultimi anni del corso condusse interessanti osservazioni sulle modificazioni della tiroide conseguenti alla resezione del simpatico cervicale.

Il rilievo, nelle ghiandole tiroidee di animali sottoposti a tale intervento, di alterazioni strutturali di tipo emorragico e degenerativo, nonché di ipersecrezione ormonale con abnorme accumulo di colloide negli alveoli, gli consentì di dimostrare l’attività regolatrice esercitata dal sistema nervoso autonomo sull’attività funzionale della ghiandola (Sulle alterazioni della ghiandola tiroide in seguito alla resezione del simpatico cervicale, in Archivio di fisiologia, 1909, n. 6, pp. 582-594).

Conseguita la laurea con il massimo dei voti e la lode nel 1908, divenne assistente onorario nell’istituto di patologia speciale medica dell’ateneo bolognese diretto da A. Rovighi, sotto la guida del quale proseguì le ricerche sulla tiroide.

Al M. fu così possibile fornire la dimostrazione sperimentale dell’esistenza di stretti rapporti tra funzione tiroidea e alimentazione, in particolare dell’azione selettiva esercitata dalla ghiandola sull’assorbimento intestinale delle sostanze albuminoidi, un risultato unanimemente riconosciuto quale contributo fondamentale alla conoscenza della fisiologia endocrina (La tiroide negli animali a digiuno ed in quelli rialimentati, in Pathologica, II [1910], pp. 38-42; Sulla funzione tiroidea, in Archivio di fisiologia, 1912, n. 10, pp. 368-372).

Nominato nel 1909 assistente presso l’istituto di medicina legale dell’Università di Bologna, sostituì il titolare del corso, che aveva dovuto assentarsi per alcuni mesi. Nel 1910 si trasferì nell’Università di Siena come assistente volontario presso l’istituto di igiene e microbiologia diretto da A. Sclavo e, alla fine dello stesso anno, inviato in Puglia dalla direzione della Sanità pubblica, prese parte alla lotta contro il colera. Nel 1911, recatosi in Sardegna presso Sclavo e A. Lustig, membri di una commissione incaricata dal ministero dell’Interno di studiare la situazione sanitaria dell’isola, organizzò il laboratorio di batteriologia di Sassari, della cui direzione fu incaricato fino all'inizio del 1913: nel febbraio di quell’anno fu inviato in Libia, dapprima a Tripoli per studiarvi la diffusione della febbre ondulante, poi da giugno a Derna, incaricato di accertarvi l’esistenza di sospetti casi di peste. In quest’ultima sede, nominato direttore dei servizi sanitari civili, realizzò – nelle zone nelle quali ne aveva documentato la presenza – un’esemplare organizzazione di lotta contro la malattia ma, colpito da febbre tifoidea, si vide costretto a rientrare in patria.

In quegli anni il M. aveva condotto numerosi studi di batteriologia e clinica delle malattie infettive, fra cui: La diagnosi batteriologica del colera, in L’Igiene moderna, IV (1911), pp. 231-238; La sieroterapia nella febbre mediterranea, in Rivista critica di clinica medica, XII (1911), pp. 769-777; Sul potere emolitico del vibrione colerigeno, in Pathologica, IV (1912), pp. 344-347; Sulla siero diagnosi della febbre di Malta, in Biochimica e terapia sperimentale, III (1911-12), pp. 433-445; Sindrome colerica e vibrione colera-simile, in L’Igiene moderna, V (1912), pp. 196-203; Influenza dei portatori di germi nella diffusione della febbre mediterranea, in La Riforma medica, XXVIII (1912), pp. 869-874; Modificazioni biologiche del vibrione colerigeno e profilassi anticolerica, in Rivista d’igiene e sanità pubblica, XXIII (1912), pp. 655-661; La reazione della termoprecipitina nella diagnosi della peste, in Pathologica, VI (1914), pp. 331 s.; Di alcune particolarità culturali del bacillo pestoso, in Annali di igiene, XXV (1914), pp. 534-538.

Nel febbraio del 1914 il M. entrò come assistente, e successivamente aiuto, nei laboratori della Sanità pubblica diretti da B. Gosio, sotto la guida del quale si dedicò a ricerche biologiche e sierologiche su varie malattie infettive e a osservazioni sulle tubature dell’acqua potabile e sull’approvvigionamento del latte: tra questi studi merita in particolare di essere ricordato Ricerche sul potere tossigeno del bacillo di Pfeiffer in rapporto alla patogenesi dell’influenza, ibid., XXXII (1922), pp. 6-26, in collab. con B. Gosio. Sempre con Gosio lavorò nel 1916 all’organizzazione di un corso di igiene scolastica per i medici della Sanità pubblica e nel 1918 alla fondazione della Scuola di igiene rurale e di profilassi antimalarica di Nettuno, nei pressi di Roma, per medici e infermieri, della quale assunse la direzione dando così inizio alla propria attività di malariologo. Conseguita nel 1921 la libera docenza in igiene sperimentale, nel 1924 fu chiamato a dirigere, in collaborazione con L.W. Hackett, rappresentante della Rockefeller Foundation, la campagna sperimentale antimalarica iniziata sotto gli auspici della direzione generale della Sanità pubblica. Due anni più tardi fu affidata al M. e a Hackett la direzione del nuovo ente preposto all’organizzazione della lotta contro la malaria in varie zone d’Italia, la Stazione sperimentale per la lotta antimalarica, che in breve tempo sarebbe divenuta famosa in campo mondiale. Il M., inoltre, nel 1927 fu chiamato a insegnare epidemiologia e profilassi della malaria presso la Scuola superiore di malariologia di Roma, istituita quell’anno dal governo e diretta da V. Ascoli, e più tardi nell’Istituto superiore di sanità. Dal 1° genn. 1935 la Stazione sperimentale confluì nell’Istituto superiore di sanità e, in questa nuova struttura, il M. assunse la direzione del laboratorio di malariologia che in seguito, per l’orientamento dei suoi studi verso il più vasto campo della parassitologia, volle chiamare appunto Laboratorio di parassitologia. Nel 1937 fondò il periodico Rivista di parassitologia.

Il contributo dottrinale e pratico recato dal M. alla lotta contro la malaria fu esemplare. Condusse la campagna profilattica inizialmente nella zona di Nettuno, estendendola poi in modo sistematico ai dintorni di Roma e all’Agro pontino con una serie di procedimenti basati su metodi già sperimentati o su schemi di recente introduzione, i cui risultati sottopose a rigoroso controllo critico. Tentò inizialmente la realizzazione del metodo di radicale bonifica umana messo a punto da R. Koch, con esiti che giudicò non soddisfacenti. Si orientò quindi verso la ricerca dei mezzi di eradicazione degli insetti vettori del plasmodio malarigeno, le zanzare del genere anopheles, con l’impiego di mezzi di lotta rivolti sia contro lo stadio larvale sia contro l’insetto alato: tra i primi, mentre l’impiego del petrolio gli apparve non privo di difficoltà e tale da dover sopportare costi troppo elevati, di grande efficacia, anche se alquanto oneroso, giudicò quello del nuovo larvicida «Verde di Parigi»; tra i secondi, considerata faticosa e di esito complessivamente incerto la lotta contro l’insetto ibernante, giudicò ottimale il metodo della massiccia aspersione delle zone bonificate dell’Agro pontino e della foce del Tevere con insetticidi liquidi (L’indirizzo scientifico nella profilassi, in Ministero dell’Interno. Direzione generale della Sanità pubblica. Laboratorio batteriologico e micrografico, Organizzazioni antimalariche alla luce delle nuove dottrine, Roma 1925, pp. 115-168, in collab. con B. Gosio). I buoni risultati dei sistemi messi in atto nella lotta antianofelica indussero il M. a estenderne l’applicazione in altre zone, e a istituire una sezione a Ferrara e una in Istria, a Rovigno, per lo studio rispettivamente della malaria nelle bonifiche e dell’efficacia della lotta antilarvale per mezzo dei pesci larvifagi. Le accurate osservazioni condotte nelle zone infestate dalle zanzare vettrici del plasmodio gli consentirono anzitutto di delineare un vasto, articolato piano di difesa contro la malaria e di recare un fondamentale contributo alla soluzione del lungamente dibattuto problema dell’anofelismo senza malaria: dimostrò, tramite l’impiego della reazione precipitante in grado di consentire la provenienza del sangue succhiato dalle zanzare e quindi del grado di associazione degli insetti con l’uomo, l’esistenza di sei subspecie di Anopheles maculipennis, alcune fra le quali caratterizzate dalla tendenza a nutrirsi di sangue animale, favorita, nelle zone bonificate, dalla stabulazione degli animali da lavoro nei pressi delle abitazioni rurali (La regressione spontanea della malaria in alcune regioni d’Italia, in Rivista di malariologia, VI [1927], pp. 193-243, in collab. con L.W. Hackett; La prevenzione della malaria nel campo pratico, ibid., pp. 501-572; La prevenzione … Seconda relazione, ibid., VII [1928], pp. 413-455; La reazione precipitante per stabilire la provenienza del sangue succhiato dagli anofeli, in Bollettino dell’Istituto sieroterapico milanese, VIII [1929], pp. 273-282, in collab. con L.W. Hackett; La prevenzione … Terza relazione (1928-1929), in Rivista di malariologia, IX [1930], pp. 667-705; Versuche zum Rassenproblem des Anopheles maculipennis, in Archiv für Schiffs- und Tropen- Hygiene, XXXV [1931] pp. 622-643, in collab. con E. Martini - L.W. Hackett; The races of A. maculipennis, in The American Journal of hygiene, XVI [1932], pp. 137-162, in collab. con L.W. Hackett - E. Martini; Housing as a factor in malaria control, in Transactions of the Royal Society of tropical medicine and hygiene, XXVII [1932], pp. 65-72, in collab. con L.W. Hackett; Le razze di Anopheles maculipennis e la loro importanza nella distribuzione della malaria in alcune regioni d’Europa, in Rivista di malariologia, XII [1933], pp. 1-56, in collab. con L.W. Hackett - E. Martini; Report on housing and malaria …, in League of Nations Health Organization Quarterly Bulletin, II [1933], pp. 355-482, in collab. con S.R. Christophers; The varieties of Anopheles maculipennis and their relation to the distribution of malaria in Europe, in Rivista di malariologia, XIV [1935], sez. I, pp. 45-109, in collab. con L.W. Hackett; Le razze di Anopheles maculipennis e le bonifiche delle lagune, in Società italiana per il progresso delle scienze. Atti della XXVI Riunione, Venezia … 1937, a cura di L. Silla, V, Roma 1938, pp. 86-89; Le varietà di Anopheles maculipennis e il problema della malaria in Italia (relazione al Congresso internazionale di entomologia di Berlino dell’agosto 1938), in Rendiconti dell’Istituto superiore di Sanità, II [1938], pp. 151-174).

Allo stesso tempo il M. conduceva accurati studi sulla biologia degli anofeli, illustrandone le peculiarità morfologiche e comportamentali e identificandone le caratteristiche fisiche dell’habitat elettivo (I tubuli del Malpighi nell’Anopheles claviger ibernante, nota 1ª, in Annali d’igiene, XXXV [1925], pp. 113-122 e in Rivista di malariologia, VI [1927], pp. 1-7; Sui microsporidi parassiti dell’«Anopheles maculipennis», ibid., VIII [1929], pp. 393-400; Ricerche sui flagellati che si riscontrano nell’Anopheles maculipennis, ibid., IX [1930], pp. 111-119; Osservazioni sulla biologia dell’Anopheles plumbeus, nota 1ª, ibid., XIV [1935], sez. I, pp. 150-154; Sulle caratteristiche termiche dei focolai di Anopheles plumbeus, ibid., pp. 449-456; Influenza di alcuni fattori climatici sull’Anopheles maculipennis, ibid., XV [1936], sez. I, pp. 385-398); sia sulla biologia dei plasmodi malarigeni (Sulle modificazioni morfologiche e biologiche dei parassiti malarigeni nei trapianti interumani, ibid., VIII [1929], pp. 251-259, in collab. con R. Siniscalchi; Ricerche sullo sviluppo dei parassiti malarigeni, ibid., XII [1933], pp. 985 s.; Sullo sviluppo …, nota 2ª, ibid., XIII [1934], sez. I. pp. 539-552; Sullo sviluppo …, ibid., pp. 553-562, in collab. con E. Mosna; Sullo sviluppo …, nota 3ª, ibid., XVI [1937], sez. I, pp. 99-107; Sullo sviluppo degli sporozoiti di Plasmodioum praecox (relictum), ibid., pp. 181-184; Sullo sviluppo …, nota 4ª, in Rivista di parassitologia, II [1938], pp. 39-43; La sterilizzazione dei gametociti dei plasmodi malarici, ibid., pp. 55-71, in collab. con E. Mosna; Modificazioni periodiche del numero dei gametofiti di Plasmodium praecox, ibid., III [1939], pp. 279-285; Sullo sviluppo …, nota 5ª, ibid., pp. 339-342; Sullo sviluppo dei parassiti malarigeni, ibid., IV [1940], pp. 69-78; Diagnosi differenziale dei parassiti malarigeni nei preparati colorati, in Rendiconti dell’Istituto superiore di sanità, III [1940], pp. 690-719; Sullo sviluppo dei parassiti malarici, ibid., IV [1941], pp. 160-171).

Nel 1934 il M. pubblicò a Roma in volume, le Lezioni sulla epidemiologia e profilassi della malaria, testo assai apprezzato anche all’estero. Curò, inoltre, la pubblicazione della Storia delle grandi malattie epidemiche con speciale riguardo alla malaria di A. Ilvento (Roma 1938).

I risultati conseguiti dal M., con l’applicazione pratica delle norme e delle discipline profilattiche messe a punto e con la costante vigilanza per assicurarne l’osservanza, furono lusinghieri; in particolare, nella Campagna romana e nell’Agro pontino, dove per lungo tempo aveva infierito la temibile terzana maligna, poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale si era di fatto realizzata la scomparsa degli anofeli e, con essi, dell’endemia malarica. Il successo ebbe tuttavia breve durata: nel 1943, il vasto territorio bonificato compreso tra la testa di ponte dello sbarco alleato ad Anzio e il caposaldo di Cassino fu reso nuovamente semipaludoso dai Tedeschi che, nel tentativo di ostacolare l’avanzata degli avversari con la distruzione o il grave danneggiamento delle opere di bonifica, ne avevano determinato l’allagamento. In tutta la zona, dal delta del Tevere all’Agro pontino, si registrarono allora il ritorno dell’infestazione anofelica e la segnalazione di nuovi casi di malaria. Per fronteggiare l’epidemia e stroncarne le cause il M. tornò a studiare una lotta antianofelica, la cui attuazione avrebbe consentito di risolvere definitivamente il grave problema anche in altre zone d’Italia, le regioni meridionali e le isole che, sconvolte dai bombardamenti, erano di nuovo divenute habitat elettivo per gli insetti.

L’arma vincente impiegata dal M. in questa battaglia fu un insetticida introdotto in Italia nel 1943 dall’esercito statunitense, il DDT: procuratosene una piccola quantità, ne sperimentò l’efficacia, mettendone in evidenza le caratteristiche della lunga persistenza sulle superfici trattate, dell’elevato livello di tossicità e della mancanza di effetto repellente nei confronti degli insetti, dell’assoluta innocuità per l’uomo. Sfruttando preziose relazioni personali, l’igienista riuscì a ottenere dalla United nation relief and rehabilitation administration (UNRRA) i primi 70 quintali di DDT tecnico e la quantità di petrolio occorrente a prepararne la soluzione al 5% con i quali iniziò la campagna sperimentale antilarvale e antizanzara alata nella piana di Fondi, mediante spruzzamenti all’interno delle abitazioni e delle stalle, poi con generose aspersioni sulle acque e nei canali di bonifica. Ottenuta in sole due settimane la scomparsa dell’intenso anofelismo che vi si era nuovamente sviluppato, mise allora a punto un piano quinquennale per la disinfestazione delle diverse zone colpite in tutta Italia, approvato dall’Alto Commissariato per l’Igiene e la Sanità (ACIS), per la cui realizzazione nel 1946 l’UNNRA stanziò la cospicua somma di 1.179.075.000 lire.

Il M., che illustrò in altre importanti pubblicazioni la sua attività, propose di impiegare il DDT anche nella lotta contro tutti gli insetti nocivi (Riduzione o eradicazione degli anofeli?, in Rivista di parassitologia, VIII [1947], pp. 141-169; La lotta antianofelica nell’Agro pontino. Rapporto per gli anni 1945-1947, in Rendiconti dell’Istituto superiore di sanità, XI [1948], pp. 759-790, in collab. con E. Mosna - M. Alessandrini; Anopheles control in the Mediterranean area, in Proceedings of the International Congress of tropical medicine and malaria, II [1948], pp. 1566-1576; Il controllo degli insetti della casa e dell’uomo, in Annali della Sanità pubblica, X [1949], pp. 1679-1706; The control of domestic insectys in Italy, in The American Journal of tropical medicine, XXX [1950], pp. 773-783; Resistenza agli insetticidi di alcune razze di musca domestica, in Rivista di parassitologia, XII [1951], pp. 5-25).

Membro di numerose società scientifiche italiane e straniere, fece parte della commissione per gli studi della malaria della Società delle Nazioni.

Il M. morì a Roma il 18 luglio 1951.

Fonti e Bibl.: Necr., in Annali della Sanità pubblica, XII (1951), pp. 1067 s.; Igiene e sanità pubblica, VII (1951), pp. 470-476; Nuovi Annali d’igiene e microbiologia, II (1951), pp. 382 s.; Rivista di parassitologia, XIII (1952), pp. 3-15; Commemorazioni, in Romagna medica, V (1953), 3, numero monografico dedicato alla memoria del M., a cura di A. Spallicci (pp. 139-146) - D. Marotta (pp. 147-151); L. Agrifoglio, Igienisti italiani degli ultimi cento anni, Milano 1954, pp. 128-130; M. Alessandrini, Dai pipistrellai al D.D.T., Latina 1960, pp. 157-162; La malaria tra passato e presente. Storia e luoghi della malattia in Italia, a cura di G. Corbellini - L. Merzagora, Roma 1998, ad indicem.

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