MONDADORI, Alberto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 75 (2011)

MONDADORI, Alberto

Gian Carlo Ferretti

– Nacque a Ostiglia (Mantova) l’8 dic. 1914, da Arnoldo, tipografo-editore figlio di un ciabattino, e da Andreina Monicelli, di famiglia piccolo borghese, sorella di Tomaso, giornalista e drammaturgo affermato (nonché padre del regista Mario Monicelli).

Il M. fu primo di quattro figli: nel 1917 nacque il fratello Giorgio, nel 1924 e nel 1934 le sorelle Laura detta Mimma e Cristina detta Pucci. Trasferitosi con la famiglia da Ostiglia a Verona e poi definitivamente a Milano, il M. frequentò con scarso profitto le scuole elementari, il ginnasio e il liceo, e si iscrisse alla facoltà di Scienze politiche dell'Università di Pavia senza conseguire la laurea.

A questa immaturità e insofferenza verso il rigore e la regolarità degli studi, corrisponderà un disordinato fervore di interessi, anche con la libera frequentazione di Antonio Banfi e dei suoi allievi. Nel 1932 il M. fondò a Milano la rivista politico-culturale Camminare…, appartenente alla variegata, vivace e contraddittoria area del cosiddetto fascismo di sinistra. Quindicinale di letteratura e filosofia, arti figurative e cinema, musica e teatro, al quale collaboravano Remo Cantoni e Alberto Lattuada, Enzo Paci e Luigi Rognoni, Luciano Anceschi e suo cugino Mario Monicelli, Camminare… fu soppresso dal regime, insieme ad altri analoghi fogli giovanili, nel 1935. Dopo alcune esperienze cinematografiche come regista e aiuto regista insieme a Monicelli, praticate con alterna fortuna tra Milano, Tirrenia e Roma (il lungometraggio a passo ridotto I ragazzi della via Paal fu presentato e premiato alla Mostra internazionale del Cinema di Venezia del 1935), nel 1938 il M. fondò a Roma la società di produzione Montedoro Film (che riprendeva il soprannome attribuito ad Arnoldo da Gabriele D’Annunzio), con risultati poco brillanti.

Fin da allora si delineò il contrasto tra la carriera vincente del padre – che anche grazie a compromessi e tatticismi già durante il ventennio fascista si veniva affermando come il maggior editore italiano – e i tentativi del M. di costruirsi una propria identità con esperienze disparate e dispersive, caratterizzate da generosità e ingegno, ma anche da velleitarismo e inadeguatezza.

Queste esperienze furono vissute dal M. come una risposta autonoma e indipendente alle grandi aspettative di Arnoldo, al suo amore struggente e possessivo, ma in realtà furono condizionate e favorite dalla rete di relazioni e poteri paterna e fascista, con relativi sensi di frustrazione. Veniva perciò maturando un conflitto tra la progressiva soggezione, ammirazione, emulazione del M. nei confronti della potente personalità e immagine del padre-presidente, e una ricorrente, sofferta, disperata volontà di liberazione.

Dopo essere entrato nella macchina mondadoriana per le pressioni dei genitori, tra il 1938 e il 1943 il M. cercò di conciliare le sue tensioni intellettuali e creative con le politiche e le regole dell’impresa paterna. Assunse la direzione dell’Anonima periodici italiani, che raggruppava le testate Mondadori, fondò e diresse il settimanale d’informazione Tempo, e insieme ad Arturo Tofanelli tre numeri del periodico letterario Tesoretto (uno dei quali presso la casa editrice Primi Piani, di Tofanelli stesso), la collana di prosa Lo specchio, svolgendo in seguito i compiti di direttore editoriale e vicepresidente della Casa. Tempo fu un giornale di regime e di propaganda e fu al tempo stesso impostato su una formula moderna, aperta agli scrittori più significativi, spesso antifascisti o comunque critici verso il fascismo, tra i quali Corrado Alvaro, Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale, Alberto Moravia, Salvatore Quasimodo, Elio Vittorini, Umberto Saba, Cesare Zavattini. Nel 1941 il M. sposò Virginia Barella, figlia di Giulio, procuratore generale e direttore amministrativo del Popolo d’Italia: un matrimonio d’amore con risvolti istituzionali. Dopo aver trasferito fuori Milano la casa editrice in seguito ai bombardamenti, l’8 sett. 1943 i Mondadori ripararono in Svizzera, per rientrare dopo il 25 aprile non senza difficoltà, a causa delle compromissioni con il passato regime.

Tra il 1945 e il 1947 il M. venne elaborando un progetto editoriale militante, antifascista e neoilluminista, con poteri decentrati e aperto alla collaborazione di intellettuali di sinistra. Il progetto, irrealizzabile all’interno della Mondadori, non andò oltre la creazione di alcune collane, perché si scontrò con la ferrea strategia paterna, da sempre fondata su un sostanziale ecumenismo e moderatismo, su un rapporto stretto tra qualità e successo, su un’efficiente organizzazione aziendale e su un ricco e diversificato catalogo. Di qui, da parte del M. un sofferto rientro nell’ordine, l’assunzione di nuove cariche nell’organigramma aziendale, viaggi di lavoro e partecipazioni a congressi. Il suo impegno, fino al 1967, si realizzò nella fondazione di un settimanale d’informazione innovativo come Epoca (1950), con una iniziale direzione controcorrente, interrotta dalla volontà paterna di farne un giornale dignitosamente governativo, oltreché nella direzione del Dizionario universale della letteratura contemporanea (1959-1963) e nel varo di nuove collane: dai Narratori italiani nel 1952 agli Oscar nel 1965 e ad altre.

Sempre frequenti furono i contrasti tra gli eccessi delle scelte editoriali e finanziarie del M. e la severità imprenditoriale del padre, accompagnati da insofferenze e disagi, da inquietudini e irresolutezze da parte del M. stesso, testimoniate anche dalle sue scelte politiche in successione sull’intero arco delle forze laiche e di sinistra: Partito socialista italiano e Partito radicale, Movimento di comunità e Partito repubblicano Italiano, e più tardi Partito comunista italiano. In questo quadro la pubblicazione di una serie di raccolte poetiche, inaugurata da Quasi una vicenda (1957) con Prefazione di Giacomo Debenedetti e premio Viareggio, venne ad assumere il significato di un personale risarcimento e ancora una volta di un’affermazione agli occhi del padre, con conseguenti delusioni e amarezze.

I conflitti e le frustrazioni di quegli anni furono all’origine di quel ricorso all’alcool che lo portò a periodici ricoveri nelle cliniche di Zurigo e Parigi per disintossicarsi. Ma dal 1958 il M. aveva avviato un’iniziativa editoriale tutta sua, fino al 1967 alternata al lavoro mondadoriano: il Saggiatore, con Debenedetti direttore letterario e un formidabile gruppo di consulenti delle discipline più varie, da Remo Cantoni ed Enzo Paci a Giulio Carlo Argan, da Ranuccio Bianchi Bandinelli a Fedele D’Amico, da Giancarlo De Carlo a Ernesto De Martino, da Cesare Garboli a Felice Ippolito ad altri. Ne era scaturito un catalogo di titoli e autori di prim’ordine, ma anche una serie di gravi difficoltà economico-finanziarie.

Nella vicenda de il Saggiatore, infatti, esplose la contraddizione tra l’intelligenza, lo spirito innovativo, la generosità umana, la tensione militante e insieme problematica del M., e il suo velleitarismo, la sua incostanza, il suo disordine, la sua prodigalità, e arrivò altresì alla massima drammaticità lo scontro con la concretezza, l’ordine, la strategia di mercato e di catalogo, e la vita austera (pur nella ricchezza) del padre. Qui svanì definitivamente il sogno di Arnoldo di veder realizzato nel figlio l’intellettuale e l’imprenditore insieme. Si può dire anzi che le ambizioni intellettuali e le capacità imprenditoriali di Arnoldo si trasferirono separatamente e rispettivamente nei due figli, Alberto e Giorgio.

Il Saggiatore di Alberto Mondadori svolse una lungimirante e preziosa opera di scoperta e di sprovincializzazione, colmando non pochi vuoti ideali e disciplinari dell’editoria e della cultura italiana, nel quadro di un programma neoilluminista e di una concezione del libro come mezzo di crescita civile. Tra le collane principali: la raffinata Biblioteca delle Silerchie, diretta da Giacomo Debenedetti, di brevi testi classici e moderni fuori da ogni etichetta di genere, da Saffo a Marc Chagall, da Sören Kierkegaard a Jorge Luis Borges; Uomo e mito, prima collana concepita e organicamente realizzata di archeologia, etnologia, mitologia, preistoria, storia delle religioni in Italia; La Cultura, collana centrale de il Saggiatore, impostata su fondamentali studi nel campo della filosofia, antropologia, psicoanalisi, sociologia, critica letteraria, linguistica, da Antonio Banfi a Ernesto Buonaiuti, da Edmund Husserl a Karl Jaspers, da Carl Gustav Jung a Claude Lévi-Strauss, da Herbert Marshall McLuhan a Margaret Mead, da Maurice Merlau Ponty a Jean-Paul Sartre, agli stessi consulenti; Struttura e forma urbana, inaugurata da Le Corbusier. Importanti furono anche riviste come Dialoghi di archeologia o Le Scienze; i cataloghi programmatici e ancora enciclopedie, dizionari, collane per ragazzi.

Le ambizioni incontrollate, gli eccessi nelle spese e negli investimenti, la moltiplicazione di collane e titoli, il livello prevalentemente elitario della produzione e i limiti manageriali del fondatore, condussero a un disastroso deficit, a un aspro conflitto sindacale e alla liquidazione dell’azienda. Finiva per apparire non casuale allora, la ritornante passione del M. per Citizen Kane di Orson Welles, con il suo titanismo e la sua sconfitta. Dal 1970 il Saggiatore riprese con programmi estremamente ridotti. L’anno dopo il M. si separò dalla moglie per unirsi a Maria Laura Boselli, con la quale aveva da tempo un rapporto sentimentale.

Il 14 febbr. 1976 il M. morì di infarto a Venezia, città scelta per i suoi ultimi anni come seconda residenza.

Un giudizio sul M. non è facile. Certo è, anzitutto, che gli splendori culturali de il Saggiatore sono andati e andranno ben oltre le miserie dei bilanci in rosso, e ben oltre i vari fallimenti del suo promotore. Ma in generale si può concludere con le parole di Vittorio Sereni che, post mortem, colse un tratto unificante abbastanza rappresentativo della sua carriera e della sua vita, nell’essere stato il M. soprattutto un animatore. Dando per implicita in questa definizione la sua capacità di appassionato coinvolgimento, di apertura infaticabile, di avventurosa sperimentazione.

Fonti e Bibl.: Milano, Archivio storico della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori; A. Mondadori, Lettere di una vita. 1922-1975, a cura e con un saggio introduttivo di G.C. Ferretti, Milano 1996. N. Ajello, Il settimanale di attualità, in La stampa italiana del neocapitalismo, a cura di V. Castronovo - N. Tranfaglia, Roma-Bari 1976, pp. 204-206 (su Tempo e su Epoca); A. M., a cura de Il Saggiatore, con contributi di F. D’Amico - G. Einaudi - G. Gavazzeni - V. Sereni, Milano 1977; Il Saggiatore. Catalogo generale: 1958-1978, Milano 1979; Editoria e cultura a Milano tra le due guerre: 1920-1940, Atti del convegno, Milano 19-21 febbr. 1981, Milano 1983, pp. 110-124, passim; Catalogo storico Arnoldo Mondadori Editore, 5 voll., a cura di P. Moggi Rebulla - M. Zerbini, prefazione di G. Spadolini, Milano 1985; Gli anni ’60: intellettuali e editoria, Atti del convegno, Milano 7-8 maggio 1984, a cura di F. Brioschi, prefazione di C. Segre, Milano 1987, pp. 25-30, 35-42, 51-60; A. Cadioli, «Sono un esploratore, mi piace navigare nel tempo». Breve storia del Saggiatore dal 1958 a oggi, Milano 1993; E. Decleva, Arnoldo Mondadori, Torino 1993, pp. 300-324, 361-366, 370-377, passim; «Scrittura e libertà. Il Saggiatore 1958-1998» Catalogo generale, a cura di A. Cadioli - G. Giorello - A. Nova, Milano 1998

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