Moràvia, Alberto. (propr.
Vita e attivitàCollaboratore del Corriere della sera (dal 1948) e di varî periodici (tra cui L'Espresso, dove ha redatto la rubrica cinematografica), è stato tra i fondatori della rivista Nuovi argomenti (1953), che ha diretto con altri fino alla morte. È stato deputato al Parlamento europeo (1984-89). Pubblicò giovanissimo il suo primo romanzo, Gli indifferenti (1929), tempestivamente segnalato dalla critica, osteggiato dal regime fascista e considerato poi un libro capitale nella letteratura italiana, alla quale riuscì a imprimere una svolta in senso realista, in anticipo sugli esiti più avanzati del decennio successivo. Si trattava tuttavia di un realismo singolare, della provocatoria oggettività con cui un osservatore distaccato rappresentava la degenerazione di un'umanità incapace di slanci ideali, ma inevitabilmente delusa dal sesso e dal denaro che ne sono i surrogati, e che per giunta risultano reciprocamente convertibili. Basandosi su questo nucleo tematico, che si sarebbe riproposto pressoché inalterato in un'operosità letteraria durata oltre sessant'anni, e applicando al dramma della purezza tradita l'impietosa diagnosi di una patologia morale ogni volta diversa, lo scrittore ha rappresentato la trasformazione della società italiana dal conformismo fascista (Il conformista, 1951) all'alienazione neocapitalista (La noia, 1960), con tutta una serie di libri memorabili. C'è stata così una prima fase in cui purezza e corruzione si sono fronteggiate forse alludendo davvero al torpore intellettuale e morale introdotto dal fascismo (Le ambizioni sbagliate, 1935, e i racconti di La bella vita, 1935; L'imbroglio, 1937; I sogni del pigro, 1940), come risulta dall'esplicita secchezza dell'apologo satirico La mascherata (1941). E c'è stata soprattutto la migliore stagione di M., in cui, con una sobrietà di scrittura addirittura proverbiale e una affabulazione robusta e ingegnosa, il continuo attentato all'innocenza era registrato su personaggi socialmente deboli (Agostino, 1944;