PIERRO, Albino

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1979)

PIERRO, Albino

Giuseppe Antonio Camerino

Poeta dialettale, nato a Tursi (Matera) il 19 novembre 1916, P. ha in realtà iniziato la sua attività poetica pubblicando diverse raccolte in lingua: Liriche (1946), Nuove liriche (1949), Mia madre passava (1955), Il paese sincero (1956), Il transito del vento (1957), Poesie (1958), Il mio villaggio (1959), Agavi e sassi (1960). In tursitano sono apparse invece le seguenti raccolte: 'A terra d'u ricorde (1960), Metaponto (1963), I'nnammurète (1963), Nd'u piccicarelle di Turse (1967), Eccó 'a morte? (1969), Famme dorme (1971), Curtelle a lu sóue (1973), Nu belle fatte (1975), Com'agghi' 'a fè? (1977). Confrontando le date, risulta evidente che la conversione linguistica di P. risale solo all'inizio degli anni Sessanta (ma nel 1967 egli volle raccogliere sotto il titolo di Appuntamento, non senza correzioni, quelle che riteneva le sue più valide poesie in lingua). Si possono tuttavia riscontrare alcuni elementi di continuità tra le raccolte di un gruppo e quelle dell'altro, nel senso che conoscendo la lirica in vernacolo il lettore delle poesie in lingua può meglio apprezzare certi riferimenti alla rituale e mitica civiltà contadina lucana. Si pensi al vento, simbolo dell'effimero e dell'eterno, che è un motivo ricorrente nella lirica pierriana (una raccolta s'intitola, non a caso, Il transito del vento). Del resto il tursitano di P. ("neolatino addirittura protostorico" lo ha definito Contini) non ha nulla a che vedere con i fenomeni folclorici o spontanei: vi si avvertono spesso la sorvegliata operazione filologica e lo studio del poeta, convinto della maggiore aderenza e profondità del dialetto. Il vero centro della poesia pierriana, che spesso persegue un linguaggio teso tra forti asprezze e toni lievissimi, non è riscontrabile tanto nella rievocazione di un microcosmo socio-antropologico, al quale pure l'autore è sentimentalmente legato, quanto nella tenace ricerca della parola dialettale, intesa essa stessa come strumento di ricordo e di significato. Infatti in P. si nota sì la componente corale, ma ancor di più quella monodica: la lirica dell'angoscia privata e della ricerca interiore. Soprattutto a partire dal 1969 (l'anno di Eccó 'a morte?) sono maggiormente rintracciabili elementi più chiaramente legati all'autobiografia del poeta. Nella parola tursitana P. ha scoperto un valore assoluto e irripetibile; un noumeno prima che un'immagine sonora. I temi principali di questa poesia sono quelli dell'infanzia ritrovata, dell'amore e della morte sempre incombente sulle cose e sugli uomini.

Bibl.: Oltre alle premesse di vari studiosi (U. Bosco, G. Contini, E. De Martino, F. Figurelli, G. Folena, G. Petrocchi, G. Petronio) ad alcune raccolte poetiche di P., cfr.: E. F. Accrocca, in La fiera letteraria, 10 marzo 1957; G. Petrocchi, L'esperienza dialettale di A. Pierro, in Letteratura, n. 82-83, 1966; G. Savarese, La lirica tursitana di A. Pierro, Roma 1966; G. Contini, in Letteratura dell'Italia unita (1861-1968), Firenze 1968; Autori vari, Testimonianze su Pierro, Bari 1969; M. Marti, La poesia di A. Pierro tra evasione e denuncia, in L'albero, n. 51, 1974; R. Crovi, in Corriere della sera, 4 dic. 1977.

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