ALCESTI

Enciclopedia dell' Arte Antica (1958)

ALCESTI (῎Αλκηστις, Alcēstis)

A. de Franciscis*

Mitica eroina greca. Figlia di Pelia, non partecipò con le sorelle all'uccisione del padre, cui erano state indotte da Medea.

Tra i molti suoi pretendenti, il solo Admeto, aiutato da Apollo, riuscì a vincere la prova con cui la ottenne in sposa, aggiogando ad un cocchio un leone e un cinghiale. Sposa fedele, quando Admeto deve morire, ella si offre di morire per lui, salvandolo in virtù di un privilegio concesso al marito da Apollo. Secondo alcune leggende, anche A. all'ultimo è salvata: o per clemenza di Persefone, o in seguito a una lotta sostenuta da Eracle contro Thanatos (Euripide), o perché Eracle scende agli Inferi a liberarla. Nelle rappresentazioni figurate relative al mito di Pelia, A. non appare individuata in modo particolare nel gruppo delle Peliadi. Sappiamo però che sull'Arca di Cipselo, nella scena dei giuochi in onore di Pelia, soltanto la figura di A. era accompagnata dal nome (Paus., v, 17, 11). Si è cercato anche di identificare rappresentazioni del mito di Admeto ed A.: pare molto probabile che qualche pittura pompeiana ritragga i due coniugi nell'atto di ricevere l'oracolo che vaticina la morte di Admeto: lo stesso episodio, e l'altro dell'addio di A., sono stati rilevati in pitture vascolari ed in urne etrusche, ma pare a torto. V'è però un cratere etrusco a figure rosse che reca i nomi dei due sposi (J. D. Beazley, Etr. Vase-paint., p. 133), che si trovano anche sopra uno specchio etrusco del Metropolitan Museum (Richter, Catal. 802) e in un rilievo romano (C. I. L., V, 8265). Una classe di sarcofagi, in genere destinati a fanciulle morte immaturamente, mostra la scena della morte di A. sotto l'influsso del dramma euripideo. A tale rappresentazione si accompagnano spesso altre scene dello stesso mito, come il colloquio di Admeto con i suoi genitori, la discesa di A. nell'Ade, il suo ritorno sulla terra ad opera di Eracle, il commiato di Eracle. La presenza di A. in una pittura d'un ipogeo della via Appia (con tracce del culto di Sabazio; cfr. C. Cecchelli, Monumenti cristiano-eretici, Roma 1943, p. 172) può spiegarsi come una lontana eco del mito classico. Un ciclo di pitture murali con storie di A. è stato rinvenuto (1956) a Roma in un ipogeo cristiano sulla via Latina.

Bibl: R. Engelmann, in Roscher, I, cc. 233-235, s. v. Alkestis; J. Escher, in Pauly-Wissowa, I, cc. 1513-1514, s. v. Alkestis; G. Körte, Urne etrusche, Berlino 1916, III, p. 75; C. Robert, Sarkophagrel., III, i, p. 25 ss.; J. Overbeck, Schriftquellen, n. 256; E. Diez, in Jahrbuch des Oberösterr. Mus., XCVII, 1952, p. 111 ss.; A. Ferrua, in La Civiltà Cattolica, CVII, 1956, II, 2539, p. 118 ss.