Garosci, Aldo

Il Contributo italiano alla storia del Pensiero - Storia e Politica (2013)

Aldo Garosci

Paolo Bagnoli

Aldo Garosci (Meana di Susa 1907 - Roma 2000), impegnato nel giornalismo, nella lotta politica e nel lavoro di storico, è una delle figure più significative e originali della storia politico-civile del Novecento. Antifascista fin dagli anni universitari, si laurea presso la facoltà di Giurisprudenza di Torino con Gioele Solari. Dopo la morte di Piero Gobetti (1926), collabora a «Il Baretti» e a «Voci d’officina». Esule a Parigi dal 1932, aderisce a Giustizia e libertà e partecipa con Carlo Rosselli alla guerra di Spagna, rimanendo ferito. Dopo la Francia, dal 1940 è esule negli Stati Uniti. Tornato in Italia nel 1943, partecipa alla Resistenza nelle file del Partito d’azione. Giornalista e storico, dal 1953 è docente universitario (prima di storia moderna e storia delle dottrine politiche a Roma, poi di storia del Risorgimento a Torino, infine di storia del Risorgimento e di storia moderna di nuovo a Roma).

Come storico coltiva molteplici interessi: durante l’esilio americano scrive La vita di Carlo Rosselli (che sarà pubblicata in Italia nel 1945), e alla vicenda dell’antifascismo dedica Storia dei fuorusciti (1953) e Gli intellettuali e la guerra di Spagna (1959). Studioso del Risorgimento – alla figura del mazziniano Antonio Gallenga dedica un ponderoso studio (Antonio Gallenga: avventura, politica e storia nell’Ottocento italiano, 1964) –, della Francia, del federalismo statunitense e delle libertà sanmarinesi, con i suoi lavori storiografici è espressione di una particolare necessità revisionista, intesa, però, non come meccanica rivisitazione di tesi oramai acquisite, ma come approfondimento di aspetti diversi, giuridici, sociali, economici, politici, con attenzione alla psicologia degli uomini e al ruolo delle idee. Per Garosci la revisione della storia significa, essenzialmente, avanzamento della ricerca, ossia la possibilità di compiere ulteriori percorsi lungo nuove rotte pur non disconoscendo il lavoro dei predecessori, con attenzione anche alla storiografia straniera.

Secondo un’impostazione comune a tutti gli storici di matrice azionista, Garosci sostiene che la storia può essere compresa solo se non la si limita con cesure, categorie, ambiti ristretti di conoscenza, compresi quelli accademici; essa è, sostanzialmente, intelligenza di un’evoluzione ininterrotta della quale bisogna essere consapevoli. La varietà degli interessi non è dispersione, ma urgenza etica di ampliare lo spettro della conoscenza nella convinzione concettuale che, nel fare storia, è fondamentale muoversi sempre tra continuità e unità.

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