BENETTI, Alessandro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 8 (1966)

BENETTI, Alessandro

Franca Angelini Frajese

Nacque a Roma; si ignorano i dati fondamentali della sua vita ma, dalle edizioni delle sue opere, si deduce che fu certamente attivo tra il 1630 e il 1660.

Scrittore esclusivamente dedito alla produzione di commedie, ebbe un notevole quanto effimero successo nell'ambito del teatro romano, grazie all'abilità con cui sapeva trasformare le maschere della Commedia dell'arte in tipi da teatro popolaresco, mediante un dialogo in più dialetti, e principalmente in romanesco; l'intreccio, cui probabilmente il B. attribuiva scarsa importanza, è sempre basato sull'intrigo e sulla beffa. La sua prima commedia è Lo scherno di Giove ovvero Li dei mascarati (Venezia 1634 e 1636), in cinque atti e in prosa.

Ha carattere camevalesco, eroicomico; gli dei della mitologia greco-romana vi agiscono nelle vesti buffonesche di servi sciocchi e cortigiane, affiancati da maschere della Commedia dell'arte (Pantalone, Beccafico, Capitan Fumovento, Panzetta), che parlano diversi dialetti. La comicità consiste nel livellamento tra personaggi del mondo classico e personaggi plebei, e nell'adattamento dei primi a situazioni realistiche. Abbondano le canzoni e viene usato, raro esempio in commedia, l'espediente dell'Eco, mutuato dalla favola pastorale.

Segui la commedia I torti vendicati (Roma 1654), in cinque atti e in prosa. Secondo il Calvi fu composta tra il 1632 e il 1641 e rappresentata a Roma, al Teatro Capranica. L'elemento più notevole di questa commedia è l'invenzione dei personaggio di Ciumaca, servo del Capitano Campifolgore, che ne imita le spacconate e si esprime in un estroso e complicato dialetto romanesco.

Fu successivamente data alle stampe la commedia Gli amori disturbati (Roma 1660), in tre atti e in prosa, firmata col nome anagrammatico di Benedetto Lassarni. A giudicare dalle numerose edizioni nel corso del secolo (tra cui quelle di Bologna 1671, Viterbo 1672 e Bologna 1687), fu questa l'opera di maggior successo.

Due ragazze, coi loro innamorati, deridono la vecchia Pasquella che, per vendicarsi, li fa uscir di senno; alla fine li guarisce, si pente e si fa monaca. La commedia si avvale della tradizionale comicità delle ulaschere dell'Arte Tulcinella, il Capitan Scuotimondo), ma abbozza anche uno studio di caratteri umani, specialmente nelle parti fenunìnili (le ragazze, la loro madre e Pasquella).

Il Mandosio attribuisce al B. un'altra commedia inedita, L'Incendio, affermando di aveme visto il manoscritto presso Giovanni Andrea Laurenziano.

Bibl.: L. Allacci, Drammaturgia, Roma 1666, p. 345, P. Mandosio, Bibliotheca Romana, Roma 1682, I, centuria II, p. 100, n. 36; F. S. Quadrio Della storia e della ragione d'ogni poesia, III, 2, Bologna 1739, p. 103; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, p. 835; Bibl. romana. Notizie della vita e delle opere degli Scrittori romani dal sec. XI fino ai nostri giorni, I, Roma 188o, p. 33; E. Calvi, Il teatro popolare romanesco nel '600, in L'Italia moderna, 15 marzo 19o8, p. 473; V. A. Arullani, Una commedia e un commediografo del sec. XVII, in Fanfulla della Domenica, 17 genn, 1906 (esamina Gli amori disturbati).

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