DOVERI, Alessandro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 41 (1992)

DOVERI, Alessandro

Mario Bencivenni

Nacque a Siena nel 1771 da Matteo, "fattore e bravo agricolo" (Romagnoli, 1835, c. 539). Ancora giovane "vestì l'abito ecclesiastico ma lasciato quello" fu mandato dal padre a studiare architettura a Pisa (ibid.), dove si stabilì con la moglie Reina di Antonio Martini, abitando nella cura di S. Maddalena fino alla fine del primo decennio dell'Ottocento (Pisa, Arch. della primaziale di S. Ranierino, Registro dei battezzati, anno 1799, n. 17). Nel 1810 ritornò a Siena dopo essere stato aggregato dal governo francese al prestigioso Corps impérial des ponts et chaussées con l'incarico di "ingénieur conducteur" di seconda classe per il servizio ordinario dei ponti e strade del dipartimento dell'Ombrone, diretto dall'ing. capo Duvérgier (Annuaire du Corps impérial des ponts et chaussées pour l'an 1810..., Paris s.d., p. 138). Con la restaurazione dei Lorena in Toscana, fu impegnato fra il 1814 e il 1817 nel disegno e nella realizzazione del teatro dei Rozzi di Siena.

Membro dell'Accademia dei Rozzi dal 18 apr. 1807, egli realizzò la nuova sala, inaugurata il 21 dic. 1817, in eleganti forme neoclassiche; quindi nel 1823 curò l'ampliamento del teatro con otto nuovi palchi. Questo lavoro, sicuramente uno dei più importanti realizzati dal D., non è giunto fino ai nostri giorni a causa del completo rinnovamento della sala e dei locali adiacenti attuato fra il 1862 e il 1875 e in seguito a ulteriori interventi realizzati all'inizio di questo secolo.

Nel 1817 il D., su proposta del direttore L. Cambray Digny, venne nominato architetto dello scrittoio delle regie fabbriche a Siena con competenze su tutto il compartimento senese, eccettuata l'isola d'Elba. Non mancò, tuttavia, qualche contrasto colla direzione; nell'aprile del 1830, ad esempio, ricevette una severa ammonizione per avere eseguito lavori senza la preventiva autorizzazione degli organi centrali (Arch. di Stato di Firenze, RR. Fabbriche, f. 2118: Ordini ereseritti (1830), aff. 23). Il D. mantenne comunque questo importante incarico fino all'aprile 1836, quando "l'avanzata età ed incomodi di salute" indussero il granduca a concedergli "la giubilazione" dall'ufficio con una pensione a vita di 500 lire annue (Ibid., f. 2147 (1836), aff. 56: motu-proprio granducale del 7 apr. 1836; in effetti con lettera direttoriale del 14 dello stesso mese il D. venne mantenuto nell'ufficio fino al 10 maggio successivo in attesa del passaggio di consegne al suo successore).

In questi venti anni di architetto dello scrittoio egli diresse una grande mole di restauri e ristrutturazioni ai più importanti edifici pubblici del compartimento senese: a Siena curò i lavori di manutenzione e le nuove sistemazioni del Palazzo "Reale", della Fortezza, delle mura urbane e delle porte Camollia, Fontebranda e di Ovile; della Cavallerizza, del magazzino del sale, della posta delle lettere e del palazzo Piccolomini, trasformato da sede del collegio "Tolomei" a residenza del governatore e dei principali uffici governativi. Nel territorio senese intervenne sugli edifici delle dogane di San Giovanni alle Contee, di Cetona, di Radicofani, di San Casciano dei Bagni e di Pitigliano; sulle poste dei cavalli di Radicofani e della Poderina, sull'edificio dei cacciatori di Radicofani e sui casotti del passo alle Querce e di Beccati Questo presso Chiusi (Archivio di Stato di Firenze, RR. Fabbriche: Siena e Pisa, lavori eseguiti con autorizzazioni direttoriali, aa. 1820-1836).

Dal 1818 al 1825 il D. ricoprì anche l'incarico di ingegnere dell'ufficio generale delle Comunità della città e provincia superiore di Siena, a cui spettavano i lavori su strade e fiumi di competenza delle Comunità. In seguito alla complessa evoluzione e ristrutturazione degli uffici preposti agli interventi sul territorio granducale verificatasi nella prima metà del sec. XIX, il D. venne inserito come ingegnere a Siena nei ruoli della soprintendenza alla conservazione del catasto e del corpo degli ingegneri di acque e strade dal 1827 al 1834, e quindi dal 1834 al '36 in quelli della nuova direzione del corpo degli ingegneri di acque e strade (Almanacco toscano, ad annos).

Fra le numerose opere d'ingegneria civile e di intervento sul territorio nelle quali fu irripegnato sono da ricordare il taglio dell'Arbig nel piano di Piana (attuale ponte d'Arbia a settentrione di Buonconvento) che facilitava il tracciato della strada regia da Siena a Grosseto (1820); un ponte sull'Ombrone per la nuova strada Siena-Arezzo detta della Biena, a sudest di Castelnuovo Berardenga. Nel 1821 e nel 1826 progettò due ponti rispettivamente sull'Ombrone nella valle detta "di Grillo" e in località "Maciareto", oggi Macerato, per l'attraversamento del Merse colla strada grossetana (Romagnoli, 1835, cc. 540 s.). Completano il panorama delle opere progettate dal D. la nuova parrocchia di Bibbiano - a sudovest di Buonconvento - nel 1829 e, l'anno successivo, una "grandiosa scuderia" per la famiglia Saracini a Castelnuovo Berardenga (ibid., c. 539).

Il D., quale esponente di primo piano del neoclassicismo senese, svolse anche una importante attività di insegnamento presso l'accademia di belle arti di Siena, con l'incarico di professore di architettura, geometria, geodesia e prospettiva dal 1818 al 1828, quando venne sostituito dal figlio Lorenzo, mantenendo comunque l'incarico di professore onorario (Almanacco toscano, ad annos).

Il D. morì a Siena il 10 nov. 1845.

Venne sepolto nel cimitero dell'Arciconfraternita della Misericordia (Siena, Cimitero della ven. Arciconf. della Misericordia, Registro dei defunti, 1843-1872, n. 142).

Fonti e Bibl.: Oltre a quanto cit. all'interno della voce cfr. Arch. di Stato di Firenze, RR. Fabbriche: Ordini e rescritti, filza 2062 (1817) aff. 1; filza 2118 (1830) aff. 23; filza 2129 (1832) aff. 56; filza 2147 (1836) aff. 56 e 68; Ibid., Buste di lettere da Siena, ff. 2293, 2299, 2308, 2314; Ibid., Filze di scritture relative ai lavori eseguiti o da eseguirsi con autorizzazione direttoriale..., filze 2321 (1820), 2328 (1821), 2335 (1822), 2337 (1823), 2343 (1823), 2345 (1824), 2347 (1825), 2415 (1825), 2423 (1826), 2435 (1827), 2440 (1828), 2447 (1829), 2455 (1830), 2460 (1831), 2466 (1832), 2472 (1833), 2479 (1834), 2486 (1835), 2493 (1836); Ibid., Lettere diverse non registrate, f. 2805; Firenze, Bibl. Marucelliana, Carte De Cambray Digny, 17: Prospetto relativo alle promozioni nella classe degli ingegneri e assistenti proposta con rappresentanza del 27 febbr. 1817; Siena, Arch. dell'Accad. dei Rozzi, reg. 96: Deliberazioni del Corpo accademico dal 4 luglio 1801 al 26 apr. 1832, cc. 45v, 64, 68, 69; Ibid., f. 156: Domande, accettazioni, rinunzie di soci 1813-1840, Nota del ruolo degli Accademici per ordine di anzianità completato il 21 maggio 1836, n. 43; Ibid., Affari riguardanti il Teatro 1817-1857, ff. 58, 59; Ibid., Arch. dell'Ist. d'arte: Affari, b. 1 (1814-1830), aff. 95, 97, b. 4 (1843-1845), aff. 71; Arch. di Stato di Siena, RR. Fabbriche, s. 2, Lettere ricevute bb. 40-75 (1817-1836), s. 3, Copialettere, bb. 111-121 (1817-1836), s. 5, Lavori eseguiti, bb. 164-224, s. 7, Strade, ponti e fossi, bb. 299-319; Almanacco toscano, Firenze 1818-1845, ad Indices; Alcuni poetici applausi in occasione delle nuove riforme del teatro dei virtuosissimi accademici dei Rozzi..., Siena s.d. (ma 1823); E. Romagnoli, Guida della città di Siena…, Siena 1832, p. 164; Id., Biografia cronol. di bell'artisti senesi (1835), XII, Firenze 1976, cc. 539-541; C. Cresti-L. Zangheri, Archit. e ingegneri nella Toscana dell'Ottocento, Firenze 1978, pp. 84 s.; C. Danti, Per l'arte neoclassica e romantica a Siena, in Bull. senese di storia patria, LXXXVIII (1981), p. 146; M. Falorni, Senesi da ricordare, Siena 1982, p. 318; P. Tammaro, Profilo storico dell'ist. d'arte "Duccio Buoninsegna" di Siena, in L'Istituto d'arte di Siena, Siena 1986, p. 14.

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