Johnson, Alexander Boris de Pfeffel

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Uomo politico britannico di origini statunitensi (n. New York 1964). Formatosi a Eton e Oxford, ha intrapreso in seguito la carriera giornalistica, scrivendo per testate quali The Times, The Daily Telegraph. The Spectator (della quale ha ricoperto la carica di direttore tra il 1999 e il 2005). Avviatosi all’attività politica, nel 2003 è stato nominato vicepresidente del Partito conservatore; ha ricoperto l’incarico di ministro ombra per i Beni artistici (2004), quindi per l’Istruzione (2005-2008) in opposizione al governo laburista. Nel 2008 è stato eletto sindaco di Londra, riconfermato nel 2016; segretario di Stato per gli Affari esteri e del Commonwealth del governo May dal luglio 2016, si è dimesso nel luglio 2018 in opposizione alla linea adottata dalla premier per l'uscita dall'Unione europea. Nel luglio 2019, a seguito delle dimissioni rassegnate da May, le è subentrato nelle cariche di leader del Partito conservatore e di primo ministro del Paese. Al fine di impedire ulteriori trattative tra Regno Unito e Unione europea sull'uscita del Paese dalla UE, il neoeletto premier - nonostante la perdita della maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni e l'approvazione di una legge che obbligava il governo a chiedere una proroga della Brexit qualora entro il 31 ottobre non venisse raggiunto un accordo con l’Unione Europea - il 9 settembre ha sospeso le attività del Parlamento, riprese il 26 dello stesso mese dopo una sentenza della Corte suprema che ha dichiarato illeggittima la sospensione decisa. Ulteriori negoziazioni con l'UE hanno consentito il mese successivo di rinviare la Brexit al 31 gennaio 2020, e nello stesso ottobre il Parlamento ha approvato la proposta di J. di indire elezioni anticipate, previste per dicembre; le consultazioni hanno registrato la vittoria netta dei conservatori, che hanno conquistato la maggioranza assoluta (365 seggi su 650), mentre i laburisti di Corbyn hanno ottenuto 202 seggi, peggior risultato dal 1935. Il 31 gennaio 2020 il Regno Unito ha ufficialmente lasciato l’Unione Europea, aprendo un periodo di transizione terminato il 31 dicembre con la ratifica di un accordo definitivo, in vigore dal 1° gennaio 2021, che sancisce un patto di libero commercio, regolamentando inoltre la cooperazione scientifica, culturale e nel settore della sicurezza, e ponendo restrizioni alla libera circolazione tra il Paese e l'Unione europea. Nel periodo successivo il consenso accordato al leader è andato progressivamente erodendosi a seguito di una gestione incoerente dell'emergenza prodotta dalla pandemia da Covid-19, dei tentativi di violazione del Protocollo speciale sulla permanenza dell’Irlanda del Nord nell'Unione doganale europea dopo la Brexit e del coinvolgimento in vari scandali come il cosiddetto “Partygate”, per il quale ha superato un voto di sfiducia nel giugno 2022, venendone comunque indebolita la sua leadership. Costretto nel luglio 2022, dopo le dimissioni di numerosi membri del suo esecutivo, a lasciare la guida del Partito conservatore, dal settembre successivo gli è subentrata nelle cariche di leader della formazione politica e di premier del Paese M.E. Truss; nel giugno 2023 l'uomo politico ha rinunciato anche, con effetto immediato, alla carica parlamentare.

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