HUMBOLDT, Alexander von

Enciclopedia Italiana (1933)

HUMBOLDT, Alexander von

Giuseppe Caraci

Uno dei più grandi naturalisti e geografi tedeschi. Fratello di Wilhelm (v.), nacque a Berlino il 14 settembre 1769. Insieme con il fratello trascorse infanzia e giovinezza a Tegel, proprietà paterna. Suoi primi precettori furono J. H. Campe e J. J. C. Kunth. Mortogli il padre, fu condotto a Berlino, dove seguì le lezioni di eminenti studiosi, quali J. J. Engel, editore del noto Philosoph für die Welt, il sociologo E. F. Klein, il filosofo C. W. Dohm, ecc. Nel 1786 passò all'università di Francoforte trasferitosi il fratello a Gottinga, H. lo raggiunse nel 1789 e qui conobbe i due Forster, stringendosi d'amicizia soprattutto con Giovanni Reinoldo. Con lui compì nel 1790 una lunga escursione sul Reno, in Olanda, Belgio, Inghilterra, Francia; quindi s'iscrisse, in Amburgo, a un corso di scienze commerciali e nel 1791 alla scuola mineraria di Freiberg, passando l'anno di poi come Oberbergmeister alle miniere di Franconia. Nel 1795 visitò l'Italia settentrionale e la Svizzera, nel 1797 fu insieme con L. von Buch nelle Alpi orientali e nel 1798 a Parigi, dove conobbe il botanico Aimé Bonpland, valente naturalista, cui lo avvicinava la comune aspirazione a un lungo viaggio di studio nelle regioni tropicali. Fallita la missione Baudin - che si proponeva un nuovo giro del mondo - alla quale era stato invitato, il H. e il Bonpland divisarono di recarsi in Algeria, ma, troncato a mezzo il loro piano a Marsiglia, decisero di avviarsi a piedi in Spagna, dove ottennero il permesso di visitare le colonie spagnole d'America. Il 5 giugno 1799 la piccola spedizione salpava da La Coruña per le Canarie e di là per il Venezuela (Cumaná). Sulla fine del 1799 e durante il 1800 il H. e il Bonpland visitarono la Colombia, il Venezuela e la Guiana spagnola spingendosi a S. fino ai confini del Brasile. Passarono quindi a Cuba dove il H. rimase tre mesi con l'intenzione di recarsi poi al Messico, alle Filippine e in Oriente, ma, appresa l'erronea notizia che il Baudin sarebbe presto giunto al Perù, noleggiò una goletta a Batabano e con il Bonpland si portò a Cartagena e di qui attraverso le Ande a Quito, dove giunse nel gennaio 1802. Dopo un soggiorno operoso in questa regione, di cui venne riconosciuta e studiata in special modo la zona vulcanica (Pichincha, Antisana, Cotopaxi, ecc.), la spedizione volse al Perù. Al principio del 1803 salpò per il Messico, di cui percorse la parte centrale, raccogliendo una messe enorme di nuovi elementi intorno a regioni poco conosciute.

Tornato in Europa nel 1804, il H. si stabilì a Parigi e vi restò fino al 1827, intento a elaborare i risultati scientifici dei suoi viaggi insieme con una schiera di specialisti (Cuvier, Latreille, Valenciennes, Oltmanns, Gay-Lussac, Provençal, Berghaus, Walckenaer, ecc.); ma compì anche frequenti viaggi in patria e altrove (fu anche più volte in Italia), specie per incarichi politici (nel 1814 accompagnò il re di Prussia in Inghilterra, nel 1818 venne inviato a Londra e ad Aquisgrana come esperto per i trattati di pace).

Nella primavera del 1827 si trasferì a Berlino, e tenne un corso pubblico sui risultati dei suoi viaggi, rimasto famoso per l'influenza che esercitò anche oltre i confini della Germania. Nel 1829, invitato dal governo russo, compì una seconda spedizione, nell'Asia centrale. Attraverso gli Urali si portò a Tobolsk e a Barnaul e di qui per l'alto bacino dell'Ob nella Zungaria; fece ritorno per la via dell'Irtyša Omsk, per passare infine ad Astrachan. In poco più di sei mesi percorse oltre 4000 km., radunando anche qui un ricco materiale di osservazioni, specie sulla geologia, la geografia, la botanica e il magnetismo terrestre. Tornato a Parigi, vi rimase dal 1830 al 1848, più frequenti divenendo i suoi incarichi diplomatici (fu creato consigliere aulico). Negli ultimi anni si trasferì in patria, dove continuò con inesauribile attività i suoi studî; morì il 6 maggio 1859 a Berlino.

L'opera scientifica del H. è consacrata in un'imponente raccolta di scritti che s'inizia nel 1790, quando egli era poco più che ventenne (Mineralogische Beobachtungen über einige Basalte am Rhein). In tutte le scienze della natura lasciò traccia del suo ingegno, ma più che per il contributo analitico, già sorprendente per quantità d'elementi e luce d'idee, la sua influenza si esercitò attraverso le opere in cui poté affermare la sua rara attitudine a comporre quegli elementi in sintesi genialmente feconde e anche per questo destinate a essere più facilmente assorbite. I risultati dei suoi due grandi viaggi, consegnati in pubblicazioni voluminose e costose (oggi divenute una rarità bibliografica), rimasero accessibili solo a un numero relativamente ristretto di studiosi. Al contrario i suoi quadri della natura e soprattutto il Kosmos segnano il punto di partenza di nuovi orientamenti teorici cui si è ispirato il lavoro d'intere generazioni. La straordinaria molteplicità delle indagini dirette dal H. procede non tanto da necessità di controllo analitico sui proprî principî metodici, quanto da una visione armonica e organica dell'universo; per essa lo spirito è condotto, pur nel suo continuo spostarsi e adattarsi ai diversi campi d'indagine, a tener sempre presente l'unità indistruttibile della natura, cui tutto ritorna e in cui tutto s'ingrana per intima necessità, secondo leggi generali e costanti. Questa concezione, già chiara in Ansichten der Natur (1808), che porta ancor vivo il suggello dell'Aufklärung, è sviluppata in forma compiuta nel Kosmos, concepito nel 1825-28, iniziato nel 1843 e portato a termine in quattro volumi dal 1845 al 1858; una descrizione fisica del mondo, come il H. stesso la definì, ritenuta il suo capolavoro, anche perché la materia scientifica, riscaldata da un entusiasmo che né anni né fatiche riuscirono a intepidire, vi trova un'espressione adeguata, poeticamente colorita, classicamente composta. Grandissima è del pari l'importanza del H. nello sviluppo delle singole scienze, e soprattutto della geografia, del cui moderno fiorire egli, non meno che K. Ritter, ha il merito. Meglio che con schemi teorici, H. segnò con l'esempio il cammino a tutti, si può dire, i rami della geografia fisica, non esclusa la morfologia terrestre (Fragments de Géologie et de Climatologie asiatique, Parigi 1831), creò la fitogeografia (De distributione geographica plantarum, 1817), condusse le prime indagini metodiche sul magnetismo terrestre, ampliò e vivificò il campo degli studî climatologici (Des lignes isothermes, 1817), e lasciò anche i migliori saggi che il sec. XIX possa vantare così sul terreno della geografia politica (Essai politique de la Nouvelle Espagne, Parigi 1811) come su quello della storia della geografia (Examen critique de l'histoire de la geographie du Nouveau Continent, Parigi 1814-34). Ma soprattutto restituì alla geografia, quasi svuotata ormai di contenuto proprio, compito e strumenti di scienza originale, mettendo in luce l'importanza che ad essa va riconosciuta per quanto riguarda le interdipendenze fra tutti i fenomeni della natura, e il significato che a questo scopo assume lo studio della loro distribuzione ologeica (geografia generale). L'influenza delle sue idee poté affermarsi tanto più efficacemente, in quanto il H. tenne corrispondenza con quasi tutti i più eletti studiosi contemporanei; di questa rimangono copiosi epistolarî.

Le principali opere di A. v. H. furono stampate più volte; oltre a quelle di cui è cenno nel testo, vanno ricordati soprattutto il monumentale Voyage aux régions équinoxiales (Parigi 1807 segg.), che occupa 35 voll., con numerose tavole, carte e grafici, raccolti anche in atlanti speciali; Asie centrale, recherches sur les chaînes de montagnes et la climatologie comparée (voll. 3, Parigi 1842); Mineralogisch-geognostische Reise nach dem Ural, Altai und dem Kaspisches Meere (voll. 2, Berlino 1837-42). Il Kosmos, diffuso essenzialmente nella traduzione francese di H. Faye e C. Galuski, fu anche tradotto in italiano (Milano 1846).

Bibl.: K. Bruhns (in collaborazione con altri), A. v. H., eine wissenschaftliche Biographie, Lipsia 1872; H. Klencke, A. v. H., Reisen, Leben und Wissen, Lipsia 1887; A. Dove, Die Gebrüder H., Lipsia 1925; G. Günther, A. von H. und Leopold von Buch, Berlino 1900 (con ricca bibliografia); L. Döring, Wesen und Aufgaben der Geographie bei A. von H., Francoforte 1931. Di carattere divulgativo è il volumetto di A. A. Michieli, A. H. e i suoi viaggi, Torino 1930.

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