LEONETTI, Alfonso

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 64 (2005)

LEONETTI, Alfonso

Giuseppe Sircana

Nacque ad Andria, in Terra di Bari, il 13 sett. 1895, da Savino, sarto, e da Maddalena Sansone, in una famiglia poverissima e segnata da vicissitudini e sofferenze (tra il 1909 e il 1918 il L. perse, a causa della tubercolosi, i genitori e quattro sorelle). All'età di dodici anni, quando frequentava la sesta elementare, il L. venne avviato al lavoro come preparatore presso una farmacia. Per quanto agli apprendisti non fosse dovuta alcuna retribuzione, il L. seppe meritarsi una somma di denaro che utilizzò per iscriversi al ginnasio Carlo Troja. Nonostante i gravosi impegni di lavoro il L. riusciva a mantenere un alto rendimento scolastico, ma il 1° genn. 1912, in seguito alla morte del padre, dovette interrompere gli studi, che riprese grazie all'aiuto di un sacerdote amico di famiglia fino al conseguimento della maturità al liceo Davanzati di Trani nell'ottobre 1915.

Nel 1913 si iscrisse al fascio giovanile socialista di Andria, maturando le sue prime esperienze politiche a contatto con il movimento bracciantile locale. Nel 1914 fu eletto segretario della Gioventù socialista apulo-lucana, e fece il suo esordio nella professione giornalistica, fondando e dirigendo L'Energia, un foglio che per un breve periodo (cessò le pubblicazioni nel 1915) diede voce alla lotta antimilitarista, condotta dal L. anche come dirigente del comitato del soldo al soldato. A partire dal 1914 suoi scritti apparvero su La Ragione, organo della Federazione socialista pugliese, Il Socialista di Napoli e L'Avanguardia, organo della Federazione italiana giovanile socialista (FIGS).

Nel 1915, chiamato alle armi, prestò servizio presso l'11ª compagnia Sanità, ma dopo sei mesi fu esonerato per malattia. Nel 1916 si stabilì a Milano, dove frequentò la redazione del quotidiano socialista Avanti! e conobbe il direttore G.M. Serrati, guadagnandosi da vivere come istitutore in un collegio di Lodi e poi in uno di Lovere, nel Bergamasco. Trasferitosi nel 1918 a Torino, continuò a fare l'istitutore prima di essere totalmente preso dall'attività di "rivoluzionario professionale". A. Gramsci, al quale il L. era stato raccomandato da Serrati e da G. Scalarini, lo volle come collaboratore per Il Grido del popolo e, quando questo giornale cessò le pubblicazioni per far posto, dal 5 dic. 1918, all'edizione torinese dell'Avanti!, il L. fu chiamato a far parte della redazione cittadina.

Qui cementò l'amicizia con altri giovani esponenti del socialismo torinese, come L. Galetto, O. Pastore, Attilio e Pia Carena, stenografa e traduttrice, che sarebbe diventata sua moglie.

Collaboratore del settimanale Ordine nuovo (e di vari altri fogli socialisti come Compagni, Comunismo, Puglia rossa, La Battaglia socialista) partecipò all'esperienza del movimento omonimo. Nel gennaio 1921 a Livorno fu tra i fondatori del Partito comunista d'Italia (PCd'I) e divenne redattore capo dell'Ordine nuovo, quotidiano diretto da Gramsci. Quando questi, nel maggio 1922, fu inviato a Mosca come rappresentante italiano presso l'esecutivo dell'Internazionale comunista, affidò al L. la direzione del giornale, la cui sede, che i fascisti non erano riusciti a espugnare, fu occupata dalla polizia all'indomani della marcia su Roma.

Dopo la chiusura del quotidiano torinese, il L. si trasferì a Trieste per dirigere Il Lavoratore, ma il 22 dic. 1922 venne arrestato con l'accusa di avere organizzato la difesa armata nella sede dell'Ordine nuovo; ricondotto a Torino, il 3 apr. 1923 fu processato e venne assolto. Il 21 settembre a Milano fu di nuovo arrestato insieme con altri dirigenti del partito, tra i quali P. Togliatti, A. Tasca ed E. Gennari, tutti poi prosciolti in istruttoria e liberati dopo tre mesi di carcere preventivo a S. Vittore.

Il 12 febbr. 1924 iniziò le pubblicazioni L'Unità, nuovo quotidiano comunista, di cui il L. fu redattore e corrispondente da Roma prima di assumerne, in ottobre a Milano, la direzione, che mantenne fino al 1926. Sempre nel 1924 partecipò a Mosca al V congresso dell'Internazionale comunista e fu cooptato nel comitato centrale (CC) del partito in rappresentanza della cosiddetta componente di centro, destinata, dopo il III congresso del PCd'I (Lione, gennaio 1926) che sancì la sconfitta politica di A. Bordiga, ad assumere saldamente la guida del partito.

Dopo l'attentato a B. Mussolini, compiuto il 31 ott. 1926 a Bologna da A. Zamboni, il L. fu prelevato nella sua abitazione milanese da una squadra fascista capeggiata da A. Poveromo e duramente percosso, riuscendo poi a fuggire dall'ospedale nel quale era stato ricoverato. Assunto lo pseudonimo di Feroci, dal giugno 1927 fece parte con Camilla Ravera, I. Silone e P. Tresso del primo centro interno costituito in Italia, a Quarto dei Mille, dal partito comunista. L'anno successivo venne inviato prima in Svizzera e poi in Francia. Insieme con Pia Carena si stabilì a Parigi, dove, con il nome di Guido Saraceno, come responsabile della sezione Agit-prop diresse, fino al marzo 1930, le attività clandestine del partito e curò la pubblicazione del Bollettino del Partito comunista d'Italia.

Alla fine del 1929 era intanto emerso il suo netto dissenso nei confronti della svolta impressa alla politica del partito dalla maggioranza del gruppo dirigente raccolta intorno a Togliatti, che, capovolgendo la linea perseguita negli ultimi anni, riteneva fossero ormai maturi i tempi per la caduta del fascismo e l'avvento, senza passaggi intermedi, della dittatura del proletariato. Secondo il L. e altri dirigenti, quali Tresso e P. Ravazzoli (passati alla storia del comunismo italiano come i "tre"), tale analisi, da cui discendevano la teoria del "socialfascismo" e l'obbligo rivoluzionario di intensificare il lavoro clandestino in Italia, era invece sbagliata.

Lo scontro tra i "tre" e la maggioranza raggiunse il culmine al comitato centrale del 20-23 marzo 1930, al termine del quale il L. fu retrocesso da membro effettivo a membro candidato del CC, mentre Ravazzoli ne fu estromesso e Tresso venne soltanto escluso dall'ufficio politico.

Il 5 maggio i "tre" indirizzarono una lettera a L. Trotsky, non soltanto per fargli conoscere i loro "punti di vista in contrasto con quelli della maggioranza del CC", ma anche per conoscere il suo parere in merito e per comunicare la loro "adesione alla corrente di opposizione di sinistra in seno all'Internazionale comunista che ha in voi il suo dirigente e il suo capo" (Corvisieri, p. 283).

Al CC allargato del 9 giugno i "tre", accusati di condurre una campagna di discredito nei confronti del partito e di svolgere attività trotskiste, furono espulsi dal partito. Il L. diede allora vita alla Nuova opposizione italiana (NOI), che ebbe come organo di stampa, dal 10 apr. 1931 al 15 giugno 1933, il Bollettino dell'Opposizione comunista italiana e, nel 1934, La Verità. Dall'estate 1930 e fino al 1937, con gli pseudonimi Martin, Akros e Souzo (quest'ultimo scelto da Trotsky), lavorò con J. Rous e Ruth Fischer presso il Segretariato internazionale dell'opposizione di sinistra (bolscevico-leninista), curando la pubblicazione del Bulletin international, organo del movimento trotskista.

Assorbito dal lavoro politico, il L. si manteneva soprattutto grazie all'aiuto materiale che gli assicurava il lavoro della Carena, contabile in un'azienda, riuscendo anche a frequentare alla Sorbona il corso per insegnanti di francese all'estero, diplomandosi nel 1939.

Nel dicembre 1932 partecipò alla conferenza di Copenaghen, dove incontrò Trotsky, e nel luglio 1936 a quella di Ginevra per preparare la costituzione formale della IV Internazionale. Nella seconda metà degli anni Trenta il L. cominciò a prendere le distanze dal trotskismo, avendo già manifestato nel 1934 il proprio dissenso rispetto al cosiddetto "entrismo", ovvero la tattica di infiltrazione nei partiti socialisti. Nel 1937 un altro motivo di contrasto insorse in merito alla politica dei fronti popolari: il L. riteneva, infatti, che in quel momento il primo dovere di un rivoluzionario fosse quello di battere il nazismo e il fascismo. Allontanatosi dal movimento trotskista, nell'estate 1942 si rifugiò a Le Puy, nell'Alta Loira, dove trovò un'occupazione come insegnante in scuole religiose e prese contatto con la Resistenza francese. Nel 1944 collaborò a l'Appel de la Haute-Loire, organo del Comitato di liberazione di Le Puy e, l'anno successivo, divenne membro del Parti communiste français (PCF), collaborò alla sua stampa e diresse il giornale locale e la scuola di quadri. L'iscrizione al PCF fu tuttavia annullata su richiesta del Partito comunista italiano (PCI).

Tornato a Parigi nel 1945, il L. ritrovò il suo vecchio compagno Rous, divenuto giornalista e militante socialista, con cui lavorò al quotidiano Cité-soir e a La Pensée socialiste. Il L. lavorò quindi come documentarista-archivista presso il grande quotidiano France-soir e si dedicò alla storia del movimento operaio anche in collaborazione con P. Louis e É. Dolléans, divenendo membro della Societé des gens de lettres.

Nel 1960 tornò in Italia e, dopo un incontro con Togliatti, nel 1962 fu riammesso nel PCI. All'attività politica in senso stretto il L. mostrava ora di preferire la ricerca storica, alla quale si applicò con scrupolo e passione, ricostruendo gli avvenimenti di cui era stato partecipe o protagonista e curando la pubblicazione di documenti e testimonianze dell'antifascismo.

Nel proprio testamento politico, scritto nel 1982, si dichiarò "marxista rivoluzionario coerente, quindi un internazionalista leninista, senza nulla negare delle lotte contro lo stalinismo condotte sotto la bandiera di Trotsky e della IV Internazionale" (Dictionnaire, p. 269).

Il L. morì a Roma il 25 dic. 1984.

Opere: La vita che si eleva. Sintesi intorno a l'educazione e la ricostruzione sociale, Torino 1919; La conquista della terra, Milano 1920; Torino rossa contro la guerra (con M. Guarnieri), ibid. 1920; Dalle ingiustizie presenti al socialismo, ibid. 1920; Mouvements ouvriers et socialistes. Chronologie et bibliographie. L'Italie des origines à 1922, Paris 1952; Aula IV. Tutti i processi del Tribunale speciale fascista (con A. Dal Pont - P. Maiello - L. Zocchi), Roma 1961; Chiesa e Risorgimento (con O. Pastore), Milano 1963; Giornali fuori legge. La stampa clandestina antifascista 1922-1943 (con A. Dal Pont - M. Massara), Roma 1964; Per una storia della Confederazione generale del lavoro clandestina. Documenti degli anni 1927-1928, Milano 1966; I comunisti di fronte al plebiscito fascista, ibid. 1967; Note su Gramsci, Urbino 1970; Gli italiani alla Comune di Parigi, Firenze 1971; Da Andria contadina a Torino operaia: un giovane socialista tra guerra e rivoluzione, Urbino 1974 (premio Viareggio 1975); Gli atti di nascita del PCI (1920-1921), a cura di A. Leonetti, Roma 1975; Un comunista(1895-1930), Milano 1977; Il cammino di un ordinovista: l'ottobre, il fascismo, i problemi della democrazia socialista. Scritti politici (1919-1975), Bari 1978; Vittime italiane dello stalinismo in URSS, Milano 1978.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Casellario politico centrale, b. 2768; P. Togliatti, La formazione del gruppo dirigente del Partito comunista italiano nel 1923-24, Roma 1962, pp. 52, 88, 104, 118, 148, 164-166, 181-185, 234, 241, 297; P. Spriano, Storia di Torino operaia e socialista. Da De Amicis a Gramsci, Torino 1958, ad ind.; Id., Storia del Partito comunista italiano, I-IV, Torino 1967-73, ad indices; Pia Carena Leonetti. Una donna del nostro tempo, a cura di C. Pillon, Firenze 1969; S. Corvisieri, Trotsky e il comunismo italiano, Roma 1969, ad ind.; A. Tasca, I primi dieci anni del PCI, Bari 1971, pp. 47, 57, 65, 77, 171; T. Detti, Serrati e la formazione del Partito comunista italiano, Roma 1971, ad ind.; L. Cortesi, Le origini del PCI, Bari 1971, ad ind.; S. Zavoli, Nascita di una dittatura, Torino 1973, ad ind.; G. Bocca, P. Togliatti, Roma-Bari 1973, ad ind.; I comunisti a Torino, 1919-1972, Roma 1974, ad ind.; P. Salvetti, La stampa comunista da Gramsci a Togliatti, Torino 1975, p. 115; G. Galli, Storia del Partito comunista italiano, Milano 1976, ad ind.; Crisi economica e stalinismo in Occidente. L'opposizione comunista italiana alla svolta del '30, a cura di F. Ormea, Roma 1976, ad ind.; R. Martinelli, Il Partito comunista d'Italia, 1921-1926, Roma 1977, ad ind.; All'opposizione nel PCI con Trotsky e Gramsci. Boll. dell'opposizione comunista italiana, 1931-1933, a cura di R. Massari, con prefaz. di A. Leonetti, Roma 1977; G. Amendola, Storia del Partito comunista italiano, 1921-1943, Roma 1978, ad ind.; U. Terracini, Intervista sul comunismo difficile, a cura di A. Gismondi, Roma-Bari 1978, ad ind.; F. Milanesi, Profilo politico e ideologico di A. L., tesi di laurea, Università di Torino, facoltà di lettere e filosofia, a.a. 1980-81; E. Santarelli, A. L., in Belfagor, XXXVIII (1983), pp. 299-308; L'Italia in esilio. L'emigrazione italiana in Francia tra le due guerre, Roma s.d. [ma 1984], ad ind.; Enc. dell'antifascismo e della Resistenza, III, s.v.; Il movimento operaio italiano. Diz. biografico, III, s.v.; Dict. biographique du mouvement ouvrier français, XXIV, s.v.; Antifascisti nel Casellario politico centrale, a cura di S. Carolini et al., coord. da A. Dal Pont, XI, sub voce.

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