GOTTI, Alfredo Luigi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 58 (2002)

GOTTI, Alfredo Luigi

Stefano Arieti

Nacque a San Giovanni in Persiceto, presso Bologna, il 31 marzo 1839 da Giovanni Battista e da Gaetana Maccaferri.

Giovanni Battista, nato nel 1795 da Domenico e da Luigia Campagna e morto nel 1879, fu un valente medico veterinario: allievo di A. Alessandrini presso lo stabilimento di clinica veterinaria di Bologna, fu supplente del maestro nel 1849-50, quando lo stabilimento divenne Scuola di veterinaria, e professore aggiunto nel successivo anno scolastico, titolo che conservò sino alla morte. Di lui si ricordano l'articolo Storia di una gravissima cerebellite di una cavalla terminata con la morte (in Bull. delle scienze mediche, IV [1831], pp. 33-38) e la monografia Della virtù del senecio volgare applicata alla cura delle malattie dei bruti (Torino 1833), nella quale descrisse l'efficacia della somministrazione della pianta nel trattamento delle convulsioni dei bovini.

Anche il fratello Pompeo, nato nel 1830 e morto nel 1859 in seguito a infezione morvosa contratta nel corso di un esame autoptico, fu a sua volta un noto e apprezzato veterinario.

Intrapresi gli studi, il G. abbandonò ben presto il corso universitario di ingegneria, al quale si era inizialmente iscritto, per dedicarsi alla medicina veterinaria, seguendo così le orme paterne. Avviatosi alla carriera universitaria nell'ateneo bolognese, nel 1862, alla morte dell'Alessandrini, assunse la direzione del Museo di anatomia comparata; assistente presso la clinica veterinaria nel 1865, nel 1871 divenne professore incaricato di anatomia normale degli animali domestici e nel 1878 fu nominato ordinario di clinica veterinaria, disciplina che comprendeva le cliniche medica e chirurgica, le due patologie speciali, la podologia, l'ostetricia e la medicina operatoria. Cultore appassionato della materia, si segnalò in campo accademico per l'impegno profuso nell'attività didattica e per le ricerche condotte in vari settori della medicina veterinaria.

Docente scrupoloso e apprezzato, curò in modo particolare l'efficacia dell'insegnamento: notevole, al riguardo, fu la sua organizzazione di esercitazioni pratiche di ostetricia sul cadavere che, al pari di quelle che si svolgevano nel corso di medicina umana, erano volte a integrare opportunamente l'insegnamento teorico. Per tali esercitazioni ideò un apparecchio idoneo a presentare adeguatamente agli studenti la carcassa della bovina con il feto (Ricerche sperimentali di ostetricia veterinaria: esercizi ostetrici sul cadavere, in Memorie della R. Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna, s. 3, VII [1876], pp. 613-625).

In campo scientifico, numerosi e originali furono i contributi recati dal G. alla patologia e alla clinica degli animali. In una delle sue prime ricerche, Sopra un caso di ectopia cordis in un vitello, pubblicata nel Giornale di anatomia,fisiologia e patologia degli animali, III (1871), pp. 69-76, descrisse le molteplici anomalie presenti nel cuore e nei vasi dell'animale, confermando una precedente osservazione dell'Alessandrini circa la presenza in tale condizione patologica di un sacco membranoso avvolgente il cuore dipendente dai comuni tegumenti. Nello stesso periodo inquadrò clinicamente un'affezione all'epoca poco studiata negli animali, l'otomicosi (Otomicosi nel cane, ibid., pp. 100-102), e propose, allo scopo di prevenire il rischio di emorragie tardive, di procedere alla legatura della grande arteria testicolare contestualmente all'esecuzione della castrazione a fuoco (Modificazione al metodo della castrazione a fuoco, ibid., pp. 79-82).

Interessanti furono anche gli studi condotti dal G. sulla tubercolosi animale, tra i quali si ricordano una prima osservazione sul cavallo (Tisi sarcomatosa nelcavallo, in Giorn. di medicina veterinaria pratica e di zootecnica, XXI [1872]) e soprattutto una precisa puntualizzazione sulla tubercolosi aviaria, nella quale pervenne alle importanti conclusioni che la malattia nei polli è causata da un bacillo simile a quello responsabile della tubercolosi umana e bovina, che i polli si infettano frequentando le stalle che ospitano bovine affette dalla malattia, che le localizzazioni tubercolari più frequenti nel pollo sono nelle sierose peritoneale e mesenteriale, nel tubo intestinale, nella milza e nel fegato (Della tubercolosi bacillare negli uccelli e in particolare di una enzoozia di tubercolosi in un pollaio, in Memorie della R. Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna, s. 4, VII [1886], pp. 549-573).

Nel settore della patologia infettiva degli animali fu autore di interessanti osservazioni cliniche e sperimentali su due malattie di rilevante importanza in zootecnia, il vaiolo equino e il carbonchio dei bovini. Poté infatti dimostrare che il vaiolo, generalmente considerato non grave negli animali domestici, negli equini può invece divenire confluente e provocare estese mortificazioni tissutali, infezioni settiche locali e infezioni generali a esito letale; che il vaiolo del cavallo è molto contagioso e potenzialmente in grado di trasmettersi ai bovini e, come constatò su sé stesso e su un suo inserviente, all'uomo tramite contatto di soluzioni di continuo della pelle con materiale infetto; che vaiolo e dermatite essudativa delle regioni inferiori degli arti degli equini, o fimatosi di Vatel, sono due processi completamente diversi sia per le manifestazioni locali, sia per quelle sistemiche, determinando il primo un rapido incremento della temperatura febbrile, decorrendo la seconda senza febbre o soltanto con un modico e graduale rialzo termico (Di alcune forme gravissime di vaiolo confluente, in Giorn. di medicina veterinaria pratica e di zootecnica, XXII [1873]; Patologia e clinica del vaiolo del cavallo, in La Clinica veterinaria, I [1878], pp. 101-109, 125-132, 149-169). Per quanto riguarda il carbonchio, oltre a produrre con un metodo originale un vaccino in grado di immunizzare conigli, ovini e bovini, inquadrò nosograficamente il cosiddetto carbonchio sistematico o enfisema carbonchioso o forbicione, patologia alla quale è particolarmente sensibile la razza di bovini romagnola (Inoculazione preventiva del carbonchio e vaccinazionecarbonchiosa di Pasteur, in Annali della Società agraria provinciale di Bologna, XXII [1883], pp. 3-23; Sopra alcuni esperimenti di inoculazione carbonchiosa preservativa dei bovini, in Memorie della R. Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna, s. 4, V [1884], pp. 734-738; Alcune ricerche sul così detto carbonchio sistematico deibovini, ibid., VI [1884], pp. 227-282; Delle inoculazioni preservative contro ilcarbonchio enfisematoso e di una ricettività eccessiva pel virus del medesimo riscontrata in una razza di bovini, ibid., s. 5, I [1890], pp. 461-476). Riconosciuta la validità dei suoi studi, il G. fu chiamato a partecipare ai lavori della Commissione per lo studio della vaccinazione carbonchiosa istituita dal ministero dell'Agricoltura in considerazione dei gravi danni economici provocati dalla malattia, la quale nelle sue conclusioni approvava tra l'altro l'adozione del metodo Pasteur per la preparazione del vaccino (Relazione della Commissione per lo studio della vaccinazione anticarbonchiosa, in Giorn. di medicina veterinaria, XXXIII [1883], pp. 97-123).

Ancora nel campo delle vaccinazioni il G. riuscì a immunizzare i bovini contro la pleuropolmonite contagiosa iniettando il virus nella giugulare anziché nel sottocutaneo della coda secondo il metodo Willems allora di uso corrente (Sulla inoculazione della Pleuropneumonia contagiosa de' buoi mediante iniezione endovenosadi virus peripneumonico, in Memorie della R. Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna, s. 4, IV [1883], pp. 407-418) e gli ovini contro la rabbia sempre per via endovenosa, in modo tanto completo che gli animali così trattati non sviluppavano poi la malattia se veniva loro inoculata in profondità sotto la pelle una notevole quantità del virus rabico (Alcune ricerche sulle inoculazioni intravenosedi virus rabico negli ovini, ibid., X [1889], pp. 257-265).

Alla patologia infettiva dedicò interessanti ricerche di ordine clinico, anatomo-patologico, microbiologico e sperimentale che gli consentirono di recare validi contributi alla conoscenza di alcune forme morbose: Di alcune ricerche sperimentali eseguite con terra tetanigena, ibid., IX (1888), pp. 471-497; Ricerche sul microrganismo di una forma di pleurite del cavallo, ibid., X (1889), pp. 727-737; Sopra un caso di blastomicosi nasale in una cavalla, ibid., s. 5, VI (1897), pp. 721-754, in collaborazione con F. Brazzola; Ricerche sulla eziologia, patogenesi e siero-terapia del cosiddettobalordone addominale del cavallo, ibid., VIII (1900), pp. 213-262.

Tra i numerosi altri studi del G. vanno ricordati quelli sui bovini, con i quali dimostrò tra l'altro che la torsione dell'utero nelle prime ore del travaglio può causare anomalie durante il parto (Ricerche sperimentali di ostetricia veterinaria: gravidanza e ricerche sperimentali sulla torsione dell'utero nella vaccina e nella pecora, ibid., s. 3, VII [1876], pp. 625-666), che i corpi estranei metallici sono in grado di provocare ascessi delle pareti del cuore e che infezioni e intossicazione uremica inducono alterazioni dell'endotelio vasale (Degli ascessi dellepareti del cuore dei bovini e delle lesioni dell'endotelio dei vasi sanguigni, ibid., pp. 101-122), che le alterazioni dell'apparato uditivo possono provocare emiplegia facciale (Ricerche sopra una alterazione patologica dell'apparecchio uditivo determinante emiplegia facciale in un bovino, ibid., s. 5, VI [1897], pp. 583-593); e quelli sul sistema osteo-articolare del cavallo (Ricerche sopra un lento processo artritico al tarso del cavallo, ibid., s. 4, I [1880], pp. 307-338; Rudimenti di un piede simulanti un tumore osseo sottocutaneo al davanti del carposinistro in un puledro, ibid., s. 5, II [1891], pp. 609-616). Si ricorda ancora che il G. eseguì, tra i primi in clinica veterinaria, trasfusioni dirette di sangue nel cane servendosi di un apparecchio da lui stesso ideato (Su alcune trasfusioni dirette di sangue nei cani, in Giorn. di anatomia, fisiologia e patologiadegli animali, X [1878], pp. 95-109), studiò le deviazioni della colonna vertebrale negli animali domestici e negli uccelli la cui formazione ritenne collocabile nei primi stadi dello sviluppo fetale e comunque estranea ad altre alterazioni patologiche scheletriche (Sulle deviazioni congenite della colonna vertebrale degli animali domestici, in Memorie della R. Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna, s. 4, III [1882], pp. 363-401), condusse ricerche sperimentali sulla emiplegia laringea prestando particolare attenzione ai rapporti tra lesioni del nervo vago e manifestazioni di cornage (Alcune lesioni sulla emiplegia della laringe neglianimali domestici, ibid., s. 5, IV [1893], pp. 435-447).

Il G. ebbe numerosi allievi, tra i quali P. Gherardini che divenne poi titolare della cattedra di patologia generale veterinaria presso l'Università di Bologna. Lasciato volontariamente l'insegnamento nel 1903, fu nominato professore emerito. Appartenne a numerose accademie e società scientifiche, tra le quali l'Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna, che lo promosse membro effettivo dal 23 ott. 1884, la Società medica chirurgica di Bologna dalla quale si dimise nel 1922, la Società agraria di Bologna. Ricoprì vari incarichi pubblici e per molti anni fece parte del Consiglio provinciale sanitario.

Il G. morì a Bologna il 22 luglio 1931.

Fonti e Bibl.: Bologna, Arch. stor. dell'Università, fasc. pers. A.L. Gotti; A. Baldoni, Commemorazione di A. G., in Rendiconto delle sessioni della R. Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna, classe di scienze fisiche, n.s., XXXV (1930-31), pp. 28-34; V. Chiodi, Storia della veterinaria, Bologna 1981, pp. 336 s., 459; N. Maestrini - A. Veggetti, Da scuola a facoltà: l'impegno civile e la crescita scientifica della medicina veterinaria a Bologna dall'Unità d'Italia alla prima metà del XX secolo, in Lo Studio e la città, a cura di W. Tega, Bologna 1988, pp. 386-391; A. Veggetti - N. Maestrini, La facoltà di medicina veterinariadell'Università degli studi di Bologna, Bologna 1994, p. 15. Notizie anagrafiche sulla famiglia Gotti sono reperibili nei libri dei battezzati della parrocchia di S. Giovanni Battista di San Giovanni in Persiceto; per G.B. Gotti in particolare v. Archivio di Stato di Bologna, Studio, cart. 919, fasc. G.B. Gotti; L. Lombardini, Cenno biografico di G.B. Gotti, in Giorn. di anatomia, fisiologia e patologia degli animali, XI (1879), pp. 300-302.

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