ALGERI

Enciclopedia Italiana (1929)

ALGERI (fr. Alger; A. T., 112)

Marcel Larnaude

Capitale della colonia francese dell'Algeria, situata al punto di contatto, sulla costa, delle due grandi regioni naturali del paese (v. algeria), quasi esattamente a mezza strada dalle frontiere della Tunisia e del Marocco, e pure a mezza strada fra lo stretto di Gibilterra e il canale di Sicilia. Algeri e Marsiglia, tra le quali città sono stabilite le relazioni più importanti tra la Francia e la sua colonia, sono distanti 800 chilometri circa. I varî vantaggi di tale situazione, apparsi di tratto in tratto evidenti nella storia dello sviluppo della città, hanno dimostrato tutto il loro valore oggi che Algeri, divenuta francese, è insieme una capitale e un porto commerciale di prim'ordine.

Storia della città nell'epoca musulmana. - Il nome europeo della città è una corruzione di quello arabo al-Giazā'ir che significa "le isole" (plur. di al-giazīrah) e che si riferiva ad alcuni isolotti già esistenti nell'antico ancoraggio, poi riuniti con la costruzione del molo fatta dai Turchi. La connessione, che si trova in qualche scritto, di al-Giazā'ir col nome di Cesarea dato da Giuba II alla città di Jol (odierna Cherchel), non è attendibile. La città musulmana di Algeri, sorta sul luogo ove era esistita l'antica Icosium, fu fondata da Bologgīn, della famiglia principesca degli Zīrīti, verso la metà del sec. X d. C., e si chiamò in origine Giazã'ir Benī Mezghannā cioè "le isole dei B. M." dal nome di una tribù berbera appartenente al ramo dei Ṣanhāgiah, che risiedeva sul luogo e nei dintorni; poi rimase in uso solo la prima parte del nome. Da alcune fonti arabe risulta che la città, pur essendo di piccola mole, acquistò ben presto una certa prosperità, mercé i prodotti agricoli delle zone vicine e i rapporti commerciali per mare. La sua storia nell'età musulmana fino alla conquista francese può dividersi in due periodi: quello berbero, dal sec. X al principio del sec. XVI, e quello turco dal sec. XVI al 1830. Durante il primo Algeri fu coinvolta nelle lotte e nelle complicate vicende dell'Africa settentrionale, passando, eccetto qualche breve periodo d'indipendenza, sotto il dominio delle varie dinastie e delle potenze che occuparono quella regione; tra le quali sono da ricordare principalmente gli Ḥammāditi, gli Almoràvidi, gli Almohàdi, gli Hafsidi, gli ‛Abd al-Wāditi, i Merīnidi, gli Spagnuoli (v. queste voci e inoltre, barberia).

Allorché l'autorità turca riuscì ad affermarsi stabilmente nell'Africa del nord, Algeri acquistò una grande importanza diventando la capitale del maggiore e più temuto degli stati barbareschi. Khair ad-dīn Barbarossa, valendosi dei materiali della fortezza spagnuola del Peñon, situata su uno degli isolotti, che egli aveva presa e in gran parte distrutta, fece costruire il molo che ancora oggi porta il suo nome. Le fortificazioni e le difese da lui e dai successori disposte sia dalla parte di terra sia sul mare (la cinta delle mura, la Kasba [Qasbah] o cittadella, costruita nel punto più alto della città; alcuni fortilizî esterni e varie batterie con numerosi cannoni di grosso calibro) resero Algeri per lungo tempo imprendibile, tanto che alcuni tentativi di assalto compiuti da potenze europee fallirono, e i ripetuti bombardamenti causarono danni maggiori o minori, ma senza arrivare a distruggere il terribile covo di pirati che, trascorso il pericolo, avevano più vivo il senso della loro invincibilità e riprendevano con maggiore ardire e violenza la corsa. Questa aveva arricchito la città, che s' ingrandì notevolmente e si adornò di alcune belle costruzioni, tra le quali sono da ricordare la Moschea Nuova (al-Giāmi‛al-giadīd) ora detta Moschea della Pescheria, e quella di Sīdī ‛Abd er-Raḥmān ath-Tha‛ālibī; la Moschea dei Kečāwa, demolita dopo l'occupazione per la costruzione della chiesa cattedrale di S. Filippo; quella di Mezzo Morto trasformata poi in chiesa cattolica, e quella fatta costruire nel sec. XVII da ‛Alī Bičenīn, cioè dal rinnegato italiano Piccinini, pure trasformata in chiesa. Un complesso di varî edifici costituiva la Genīnah, che fu sede del governo della Reggenza fino all'anno 1816, in cui fu trasportata alla Kasba. Vi erano poi parecchie caserme dei giannizzeri e palazzi privati, ricchi e artisticamente adorni nell'interno. Vista dal mare, la città aveva la forma di un triangolo acuto la cui base era la spiaggia marina e il vertice, a 118 m. di altitudine, la Kasbah. La popolazione era composta di elementi diversi: quello originario berbero, Arabi, Negri, Mori di Spagna, Ebrei, Turchi, Kologhli, rinnegati di varia origine, schiavi e negozianti cristiani. Secondo un calcolo della prima metà del sec. XVII, la detta popolazione arrivava fino a 100.000 anime; diminuì nel secolo successivo, per aumentare di nuovo dopo l'occupazione francese.

Nel 1830 i Francesi, contentandosi di mutare in parte la città bassa, si stabilirono parimenti dentro la vecchia cinta; e questo fu un primo errore, che, se può esser giustificato dalle incertezze inevitabili all'inizio della conquista, fu pure di gran peso nel successivo sviluppo della città. Così una nuova cinta, che si cominciò a costruire nel 1841, riprodusse, allargandolo specialmente verso il sud, il tracciato triangolare delle fortificazioni turche, e ivi si eresse rapidamente un nuovo quartiere, quello d'Isly. La popolazione, che l'affluire degli immigranti aveva raddoppiata dal 1830 al 1846, rimase poi stazionaria fino al 1872. Ma intanto la mancanza di spazio si faceva sentire nella città, onde si vennero formando due sobborghi, Bāb el - Oued al nord, allo sbocco allargato d' un burrone, e l'Āghā-Muṣṭafà al sud, dove le alture vanno allontanandosi dal mare e una striscia di terreno piano si allarga a poco a poco. Ma, a cominciare dal 1872, lo sviluppo d'Algeri segue la messa in valore della colonia; la colonizzazione fa progressi; ben presto i vigneti si estendono, e la costruzione di linee ferroviarie favorisce lo smercio dei vini e dei prodotti agricoli; mentre la popolazione aumenta continuamente (78.783 abitanti nel 1881, 122.891 nel 1896). I sobborghi, specialmente Muṣṭafà, continuarono ad ingrandirsi, dilatandosi nella pianura costiera e verso le alture, mentre la città soffocava dentro la sua cinta. La riunione dei tre aggruppamenti fu compiuta con la soppressione parziale delle fortificazioni (1896) e con l'annessione ad Algeri del comune di Muṣṭafà (1904) Al presente, l'agglomerazione algerina, affrontando assai spesso le difficoltà topografiche a danno delle comodità, si estende per quasi 12 km. di lunghezza; e tutto un circondario (el-Bi'ār, Qubbah, ma soprattutto, lungo la spiaggia, Saint-Eugène, Husein-Bey separato appena da Maison-Carrée; totale 44.424 abitanti nel 1926) tende ad unire ad essa le proprie case. Tra le alture della città vecchia, che ha conservato l'aspetto pittoresco del passato, si ammassa la maggior parte della popolazione indigena ed israelita; mentre, invece, Bāb el-Oued è abitato da naturalizzati e da stranieri (specialmente Spagnuoli). Gli Spagnuoli contendono altresì agli Italiani la parte bassa della città vecchia (quartiere della Marina), e si sono stabiliti nei quartieri più meridionali di Muṣṭafà (Belcourt), dove le industrie attirano la mano d'opera indigena ed europea. Ma Muṣṭafà e il quartiere d'Isly sono abitati soprattutto dai Francesi, d'origine o naturalizzati; e là è raccolta adesso la classe più agiata e più colta. Nel 1926 Algeri conteneva 55.271 indigeni, dei quali più di due terzi di origine cabila, e 159.649 Europei, dei quali 134.628 Francesi, 16.397 Spagnuoli e 6.244 Italiani.

Algeri è dunque di gran lunga la maggiore città dell'Algeria, ed è anche, rispetto alla popolazione, la più francese. Essa deve quest'ultimo carattere al fatto ch'è la sede del governo generale e dei servizî amministrativi comuni a tutta la colonia o particolari del dipartimento d'Algeri, di cui è il capoluogo. Ma l'incremento recente e notevole della città dipende dallo sviluppo del commercio che si svolge attraverso il suo porto. La precarietà del riparo naturale offerto dal promontorio della Bouzaréa ha rese necessarie importanti sistemazioni marittime, ma la profondità dell'ancoraggio facilita l'estendersi dei moli e dei terrapieni verso il sud, lungo la città nuova; e i progressi del porto in quella direzione coincidono per l'appunto con l'evoluzione della città. Il porto mercantile del 1848, l'"antico porto" attuale (90 ha.), fu reso completo tra il 1897 e il 1912, con l'installazione del "porto interno dell'Āghā" (35 ha.). A questo punto, l'aumento del traffico, la mancanza di spazio, il bisogno d'un attrezzamento più moderno, fecero sì che si adottasse un nuovo progetto d'ingrandimento. Ritardata dalla guerra e iniziata soltanto nel 1924, la costruzione d'un nuovo bacino più meridionale, quello di Muṣṭafà che sarà di 80 ha., deve essere ultimata entro il 1931. Per i viaggiatori e per le merci Alger è la porta principale d'ingresso nella colonia, e il suo porto riceve oltre la metà delle importazioni dell'Algeria; le quali sono costituite, da una parte, dal carbone, non ad uso di un'industria ch'è quasi inesistente, ma ad uso delle navi in transito; dall'altra, in uguale proporzione, dagli articoli necessarî allo sviluppo ed all'approvvigionamento di un paese la cui ricchezza dipende unicamente dallo sfruttamento dei prodotti del suolo (materiali da costruzione, macchine, prodotti chimici, derrate coloniali, tessuti e petrolio). Le merci d'esportazione, provenienti dalla regione centrale dell'Algeria, sono: vini, montoni, primizie e frutta, minerali di ferro e talvolta cereali. Ma più che un terzo del tonnellaggio d'uscita è dato dal traffico del carbone; il che vale a spiegare tutta l'importanza del transito nel movimento del porto d'Algeri; e tale fonte di prosperità è dovuta insieme alla sua ubicazione a metà strada tra l'Oriente e l'Europa di NO. e agli sforzi dei suoi negozianti, che hanno procurato alla loro clientela la facilità di far carbone e le hanno apprestato vettovagliamenti rapidi e sicuri. L'attività del porto d'Algeri, diminuita per breve tempo a cagione della guerra, ha ripreso sensibilmente come per il passato; importazioni del 1913; 1.731.747 tonnellate, importazioni del 1925: 1.529.554; esportazioni del 1913: 1.750.414 tonnellate, esportazioni del 1925: 1.533.720.

Azioni contro Algeri. - Algeri fu per varî secoli, specialmente dopo la conquista ottomana, un temutissimo centro della pirateria che infestò il Mediterraneo e provocò ripetute coalizioni delle nazioni cristiane per porvi fine (v. Algeria: Storia dell'età musulmana), sicché varî furono i fatti d'arme che si svolsero alle porte di Algeri. Tali le battaglie date dagli Spagnuoli comandati da Francesco de Vero nel 1516 e dal marchese Moncada, viceré di Sicilia, nel 1518; tale la campagna di Carlo V nel 1541; tali il bombardamento di Algeri nel 1661 da parte di una squadra inglese al comando dell'ammiraglio Montagu, i bombardamenti operati nel 1682-83 da una flotta francese al comando di Duquesne; l'impresa di Algeri nel 1775 ordinata da Carlo III di Spagna, alla quale partecipò con 2 fregate Giovanni Acton per ordine del granduca Leopoldo di Toscana; il bombardamento eseguito nel 1816 da una squadra anglo-olandese ai comandi di lord Exmouth, ed infine la spedizione francese del 1830 che segnò la capitolazione di Algeri e l'inizio della dominazione francese su di essa.

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