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ALGERIA

di Giuseppe MORANDINI - Massimo BRUZIO - Ettore ANCHIERI - Louis LESCHI - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)
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ALGERIA (II, p. 451; App. I, p. 86)

Giuseppe MORANDINI
Massimo BRUZIO
Ettore ANCHIERI
Louis LESCHI

Secondo i dati di una valutazione del 1940, la popolazione complessiva assommerebbe a 7.600.000 ab., con un aumento annuo pari a quello manifestatosi all'incirca nel quinquennio 1931-36. Le caratteristiche dell'insediamento umano sono rimaste sostanzialmente invariate, salvo quelle dei porti principali (specialmente Algeri e Orano) e di taluni nodi di comunicazioni stradali e ferroviarie, che dallo sbarco delle forze alleate hanno tratto nuovo impulso.

Nei confronti del 1935 i cereali più importanti - frumento, orzo e avena - continuano a costituire, insieme alla vite, la base dell'agricoltura algerina. Nel 1945 erano a frumento 1.283.000 ha. con una produzione di q. 2.433.000, a orzo 873.000 ha. con un prodotto di q. 1.138.000 e ad avena 215.000 ha. (q. 432.000). La vite segnerebbe una contrazione dell'area coltivata con una forte riduzione della produzione e così dicasi dell'olio, ridotto a q. 75.000 nel 1944-45. In ripresa la produzione dei datteri (q. 1.120.000 circa nel 1945) e degli agrumi. Prodotti interessanti quelli delle primizie: in particolare le patate (20.000 ha.) e del tabacco. Un certo interesse hanno anche talune risorse forestali, in ispecie la quercia da sughero, localizzata quasi completamente nel dipartimento di Costantina.

Le risorse del sottosuolo non hanno dato i risultati sperati, soprattutto nel campo dei petrolî, mentre anche quelle minori (antimonio, mercurio, ecc.) sono decadute.

L'allevamento costituisce una discreta risorsa, poiché il paese è prevalentemente steppico; nel 1945 si avevano quasi 5,5 milioni di ovini e oltre 2,6 milioni di caprini, concentrati sopratutto nel Tell; 850.000 bovini e quasi altrettanti equini. L'importanza della pesca è diminuita in conseguenza della guerra.

Il commercio, in milioni di franchi, è stato il seguente nel periodo 1941-45 (mancano i dati del 1942):

Quasi nullo l'aumento nella rete ferroviaria e discreto quello della rete stradale connessa ai porti più importanti, Algeri, Orano e Bona, che hanno visto migliorare le loro attrezzature.

Finanze (App. I, p. 87). - Il bilancio speciale per l'Algeria, separato dal bilancio metropolitano francese, è deliberato dall'assemblea finanziaria algerina e sottoposto a omologazione del governo francese.

Il preventivo del bilancio dell'amministrazione postale, in pareggio nel 1939 a 267 milioni, è stato fissato per il 1948, sia per le entrate sia per le spese, in 3221 milioni. Il franco algerino ha la stessa parità del franco francese. La Banca d'Algeria, dall'agosto 1948 Banca d'Algeria e di Tunisia, nazionalizzata il 17 maggio 1946, ha il monopolio dell'emissione di biglietti. Nel novembre 1947 la circolazione era di 46 miliardi contro 3,2 nel 1939. Nel luglio 1946 i depositi presso le banche e le casse di risparmio raggiungevano i 37 miliardi. È in corso di attuazione un piano per l'industrializzazione del paese; per permettere l'ammortamento accelerato dei nuovi investimenti, sono stati concessi temperamenti ed esoneri fiscali alle imprese che operano nel quadro del piano.

Ordinamento. - Il nuovo statuto algerino è la realizzazione di principî autonomistici, che la guerra e le sue conseguenze - crollo della Francia, dualismo tra i seguaci di Pétain e di De Gaulle, sbarco degli Alleatì (2 novembre 1942) e successiva rottura dei rapporti con il territorio metropolitano - facilitarono notevolmente, promovendo la diffusione delle dottrine a carattere autonomista di Ferhat Abbas, e anche di quelle spiccatamente separatiste di Messali Hadj, la cui attività politica era già stata vietata nel 1939. L'ordinanza del 7 marzo 1944 del governo provvisorio di Algeri, in base alla quale venne concessa la piena cittadinanza a 60.000 musulmani e il diritto per la comunità indigena di inviare alla futura Assemblea nazionale francese un numero di deputati pari a quello designato dai Francesi d'Algeria, ebbe per effetto la nascita del Partito degli "Amici del manifesto algerino" di Ferhat Abbas, ma insieme originò un grave stato di tensione fra la comunità bianca e gli indigeni, sfociato nel massacro di europei di Setif (8 maggio 1945), cui seguirono altrettanto spietate repressioni. In tale occasione venne soppresso anche il partito di Ferhat Abbas, che non poté così partecipare alle elezioni dell'ottobre 1945. Riammesso nella legalità prima delle elezioni del giugno 1946, Ferhat Abbas ottenne uno strepitoso successo, conquistando per i suoi, 11 sui 13 seggi del collegio musulmano. Le ultime elezioni del novembre 1946, alle quali Ferhat Abbas non ha preso parte, mentre si è ripresentato come candidato Messali Hadj, hanno visto invece una certa ripresa degli elementi propensi alla collaborazione con la Francia (8 collaborazionisti di fronte a 5 seguaci di Messali Hadj, e 2 comunisti); mentre, d'altra parte, la conservatrice Union algérienne (radicali, MRP e PRL) otteneva, nel collegio francese, un netto successo sugli elementi di sinistra.

Quanto al progetto di riforma costituzionale dell'Algeria, esso è di ispirazione decisamente socialista, essendo stato elaborato dal ministro degli Interni E. Dépreux e dal governatore dell'Algeria Y. Chataigneau (sostituito nella carica l'11 febbraio 1948 da M. Naegelen), e rappresenta un compromesso fra le esigenze contrastanti delle destre, sostenitrici di una politica nettamente favorevole alla minoranza bianca, e dei comunisti, fautori della causa musulmana. Esso lascia tuttavia ampî poteri al governatore generale e limita notevolmente le competenze dell'assemblea algerina (che dovrebbe essere composta di 120 membri, 60 per ciascuno dei collegi). Lo statuto venne approvato, con pochi emendamenti, il 27 agosto 1947 dall'Assemblea nazionale francese (con 322 voti favorevoli, 92 voti contrarî della destra, astenuti i comunisti). Le elezioni per la prima assemblea algerina (4 aprile 1948) hanno registrato, nel collegio indigeno, la sconfitta di Messalj Hadj e di Ferhat Abbas che insieme hanno raccolto 17 seggi contro 43 spettati a indipendenti; nel collegio europeo la vittoria della sezione algerina del partito del generale De Gaulle (Union algérienne - RPF) che ha raccolto 38 seggi, seguita dagli indipendenti (14), dai socialisti (4), dai radicali (3) e dai comunisti (1).

Bibl.: L'évolution de la situation économique en Algerie de 1938 à 1946, in Études et Conjuncture - Union Française, febbraio 1947; H. I. Lieberny, The Government of French North Africa, Philadelphia 1943.

Archeologia. - Le ricerche archeologiche in Algeria hanno condotto, in questi ultimi anni, a notevoli risultati che meritano di essere registrati in aggiunta a quelli esposti nella voce africa (I, p. 780).

Archeologia punica. - Centocinquanta monete di piombo, scoperte nel quartiere della Marina ad Algeri, hanno rivelato l'esistenza nel III e nel IV secolo a. C. di un banco punico chiamato Jkosim (l'Isola degli uccelli del mare). Queste monete, dello stesso tipo delle monete di Cossyra (Pantelleria), rivelano l'etimologia del nome latino Icosium, che era quello di Algeri nel periodo romano, e l'importanza degli isolotti che hanno servito di culla alla città, nel passato e nei tempi moderni (El-Djezair "le isole"). Ricerche nelle vicinanze del porto di Tipasa, città della Mauretania Caesariensis, hanno portato alla scoperta di una necropoli punica, con suppellettili del IV-III sec. a. C.: ciò conferma l'origine punica della colonia romana.

Archeologia romana e cristiana. - Scavi sistematici sono proseguiti nei luoghi delle città romane, soprattutto in Numidia e nell'Africa proconsolare. In Numidia a Thamugadi (Timgad), l'area della città è stata messa in luce, compresi i sobborghi del basso impero: numerose case ornate con mosaici, costruite senza pianta regolare, sono state scavate fuori del quadrilatero della colonia di Traiano, e principalmente, lungo la via da Cartagine a Lambesi, il decumanus maximus della colonia. Si è avuta anche la scoperta di grandi opere di captazione, drenaggio e decantazione delle acque, dell'epoca di Commodo; si è scavata una necropoli a incinerazione del II sec. d. C. ad ovest della città, ai due lati della via di Lambesi, dove si sono trovate molte iscrizioni oltre a un'abbondante suppellettile.

Dell'epoca cristiana si è scavata a sud della città un'immensa necropoli, formata di migliaia di modeste tombe aggruppate intorno a una chiesa cemeteriale. Una scoperta importante è stata quella della dimora del vescovo Optatus di Thamugadi (388-398). Questa scoperta permette di riconoscere in quello che si chiamava il monastero ovest un insieme donatista, molto interessante nella sua complessità. Lo scavo della fortezza bizantina costruita da Solomone nel 539 e situata a sud della città, ha messo in luce un insieme di fortificazioni e di accasermamenti bizantini, con terme e cappella, meravigliosamente conservato. Inoltre si è scoperto un gruppo di monumenti anteriori di tre secoli: santuarî, di cui uno alla dea patria, una vasta piscina, cortili e portici, un tempo ornati di pitture (viridarium), della fine dell'età degli Antonini e del periodo dei Severi. La causa del sorgere di tutto questo bel complesso architettonico fu l'esistenza di una sorgente, oggi scomparsa: l'aqua Septimiana Felix.

A Cuicul (Djemila) gli scavi hanno scoperto la zona circostante al Foro sud: si è trovata una basilica civile del IV secolo (età di Valentiniano e Valente) costruita tra il 364 e il 367 sui resti di un tempio di Frugifer dagli abitanti del vicino villaggio di Tisedis o Tisidis. Le case che fiancheggiavano la via che conduceva al teatro sono state messe in luce insieme con tutto il quartiere cristiano, dietro il Tempio Settimiano; si sono trovati molti oggetti di bronzo, statue di marmo e mosaici, oggi conservati al museo di Djemila. È stato consolidato il teatro che minacciava di rovinare e ricollocato in parte il suo coronamento rinvenuto, nel corso dei lavori.

Gli scavi di Castellum Tidditanorum, a nord di Costantina, hanno cominciato a mettere in luce un grande borgo dipendente da Cirta, costruito su una montagna scoscesa e isolata da tutti i lati. Una porta monumentale dava accesso all'interno della borgata, le abitazioni della quale si dispongono a ripiani su un pendio, solcato a zig-zag da una via pavimentata. Sui due lati della via principale si succedono gli edifici in parte scavati nella roccia, in parte elevati su terrazze, come, per es., una piazza pavimentata su cui si aprono sale destinate a santuarî e ad edifici di culto. Si tratta senza dubbio del foro dove si esercitava la vita municipale di questo castellum, amministrato dai magistrati della confederazione di Cirta mediante un praefectus pro III viris. Una grotta era stata adattata a santuario di Mithra, come dice un'iscrizione. Si sono trovati altri santuarî, che sembrano consacrati a culti ctonici e agrarî. Un vasto castello d'acqua alimentato dalle acque piovane domina una parte della città; era stato costruito nel 251 da un curator della colonia di Cirta, antico console.

Nella parte dell'Africa proconsolare che si trova in Algeria le ricerche si sono rivolte soprattutto a Theveste (Tebessa) e a Hippo Regius (Bona). A Theveste la grande basilica, già scavata, è stata saggiata al di sotto e ha rivelato l'esistenza di un cimitero cristiano con tombe e mosaici epigrafici e, più in basso, di un sotterraneo con cappella cristiana a pianta trifogliata con tombe e loculi. Si tratta senza dubbio di un sotterraneo-rifugio che era stato utilizzato come luogo di sepoltura. Si sono messe in luce anche delle belle terme appartenenti a una famiglia Annia con decorazione di mosaici. A Bona, dopo aver messo in luce i resti del teatro, si è intrapreso lo scavo del foro di cui si sono scoperti in parte la pavimentazione e un portico ben conservato, e stanno tutt'ora venendo in luce statue e iscrizioni. Un quartiere vicino al foro è in corso di scoprimento. Vestigia cristiane sono state anche ritrovate a qualche distanza.

Nella Mauretania Caesariensis, a Tipasa, intorno alla cappella di Alessandro già scavata da S. Gsell, si sono ritrovate una cripta, dipendente dalla chiesa, dove erano stati inumati i primi vescovi di Tipasa, e accanto un'area di martiri con tombe databili nel sec. III. È un insieme paleo-cristiano molto ben conservato e del più alto interesse. Studî particolari sono stati fatti sulle fortificazioni di Tipasa e di Cherchel.

Da alcuni anni un insieme di lavori, di ricerche aeree e di scavi metodici è stato intrapreso sul limes romano della Numidia.

Archeologia musulmana. - Scavi sono stati fatti sull'area di una città rostemida e si è studiato anche un importante monumento storico.

Bibl.: Per l'archeologia punica: J. Cantineau e L. Leschi, in C. rendus de l'Académie des Inscriptions, 1941, p. 263 seg. - Per l'archeologia romana: Cuicul (Djemila): E. Albertini, Une nouvelle basilique civile a Cuicul, in C. rendus de l'Académie des Inscriptions, 1943, p. 376; J. Carcopino, Note additionelle sur l'épigraphie de la nouvelle basilique de Cuicul, ibid., 1943, p. 186. Castellum Tidditanorum: A. Berthier, Tiddis, in Recueil des notices et mémoires de la Société arch. de Constantine, LXV (1942), p. 141; L. Leschi, Inscriptions du Castellum Tidditanorum, ibid., p. 154; L. Leschi, in Bulletin Arch. du Comité, 1941-42, p. 155; A. Berthier e L. Leschi, ibid., 1945. Tipasa: P. M. Duval, Cherchel et Tipaso, Parigi 1946; L. Leschi, in Bulletin Arch. du Comité, 1938-40, p. 422 segg.; ibid., 1941-42, p. 355. Thamugadi: L. Leschi, in C. rendus de l'Académie des Inscriptions, 1947. Sul "limes": J. Guey, Notes sur le "limes" romain de Numidie et le Sahara au IVéme siècle, in Mélange de l'École de Rome, 1939, p. 178 segg.; L. Leschi, Centenarium quod aqua viva appellatur, in C. rendus de l'Académie des Inscriptions, 1941, p. 153; C. Picard, Castellum Dimmidi, Parigi 1947. - Per l'archeologia cristiana: E. Albertini, in C. rendus de l'Académie des Inscriptions, 1939, p. 100 segg. - Per l'archeologia musulmana: G. Marçais e A. Dessus-Lamare, Recherches d'archéologie musulmane: Tihert-Tagdempt, in Revue Africaine, 1946, p. 24 segg.; G. Marçais, Le tombeau de Sidi'Oqba, in Annales de l'Institut d'études orientales de la Faculté des lettres d'Alger, V (1939-41), p. 1 seg.

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algèro
algero algèro agg. [dal gr. ἀλγηρός, der. di ἄλγος «dolore»]. – Doloroso; usato quasi esclusivam. nell’espressione medica acinesia algera (v. acinesia).
àlgere
algere àlgere v. intr. [dal lat. algēre] (usato solo nel pass. rem. alsi), poet. ant. – Sentire gran freddo, gelare: L’alma ch’arse per lei sì spesso et alse (Petrarca). V. anche algente.
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