ALPINI

Enciclopedia Italiana (1929)

ALPINI

Mario Berti

. S'intendono con questo nome le truppe destinate ad operare di preferenza in regioni montarie.

I. Le truppe alpine in Italia. - La necessità di sfruttare per le operazioni militari che si svolgono in montagna le attitudini particolari degli uomini che vivono abitualmente nelle zone alpestri, ha sempre suggerito la costituzione di reparti specialmente addestrati per agire in tali zone. E vi hanno anche contribuito considerazioni di ordine psicologico derivanti dall'attaccamento alle proprie montagne che le popolazioni alpine possiedono in genere in grado elevatissimo, e specialmente il senso di forza e di fiducia nelle proprie capacità in esse innato e che deriva dalla lunga abitudine di superare le aspre difficoltà che la montagna sempre presenta.

Roma, infatti, dopo le aspre lotte sostenute per sottomettere gli abitatori delle Alpi, affidò loro la difesa dei suoi limiti alpini, ed Augusto costituì la cohors Ligurum e le tre legioni prima, secunda et tertia Iulia Alpina distribuite sulle Alpi occidentali. È questo un'altro esempio del sapiente uso che Roma seppe far sempre dei popoli sottomessi; perché le tenacissime e battagliere legioni ben seppero assolvere il compito che loro era stato affidato e della cui importanza ci dànno largo testimonio i resti di castelli e fortificazioni, soprattutto fra Nauporto (Ober-Laibach) e Haidenschaft.

A queste legioni, che tenacemente difesero le Alpi dalle incursioni straniere e che anche in Dalmazia lasciarono i segni imperituri di Roma, può farsi risalire la tradizione di vapore e di tenacità dei nostri alpini, che delle antiche legioni romane portano anche il tradizionale colore verde negli ornamenti dell'uniforme.

Tradizione che è stata raccolta, anche attraverso il Medioevo, dalle milizie valdostane, che valorosamente combatterono contro gli Spagnuoli di Carlo V, e da quelle paesane del Piemonte e della Savoia, costituite da Emanuele Filiberto, e che, successivamente, si distinsero in numerosi combattimenti, da quello di Pierre Taillée alla battaglia dell'Assietta. Quando l'Italia, assurta a regno indipendente, cominciò a darsi pensiero della difesa immediata delle sue frontiere, creò organismi alpini, che via via si andarono affermando, e che in Eritrea, in Libia e poi nella grande guerra diedero magnifiche prove di valore. La loro istituzione è legata alla memoria di due illustri pionieri: Quintino Sella e Giuseppe Perrucchetti. Il primo fu il promotore di quel Club Alpino, sorto nel 1864, che, preparando lo spirito pubblico al giusto apprezzamento delle nostre Alpi, spianò la via al sorgere delle milizie; il secondo, chiamato il La Marmora degli Alpini, fu il vero ideatore di questo corpo.

L'articolo, apparso nella Rivista militare italiana del maggio 1872 sotto il titolo Sulla difesa di alcuni valichi alpini e l'ordinamento militare territoriale della zona di frontiera, fu suggerito al capitano di stato maggiore Perrucchetti dall'esperienza acquistata nel riconoscere la barriera alpestre a scopo di rilievi d'interesse militare. Egli scriveva: "Io vorrei suddividere la zona alpina in tanti settori, ciascuno dei quali dovrebbe, a seconda delle esigenze della difesa, comprendere una o due vallate, ed essere, per così dire, a cavallo delle linee di operazione che valicano le Alpi. Le forze militari reclutate in ciascun reparto formerebbero l'unità difensiva del medesimo. Ciascuna unità difensiva sarebbe ordinata su di un battaglione formato da un numero variabile di compagnie. Il comandante delle truppe sarebbe ad un tempo comandante del distretto e della difesa locale. Si avrebbero così tante unità difensive organizzate quante sono le porte d'Italia che conviene guardare."

La proposta del Perrucchetti, accolta ed elogiata dall'allora ministro della guerra, generale Cesare Ricotti-Magnani, fu presto attuata. Con decreto del 15 ottobre 1872 fu stabilita la creazione delle prime 15 compagnie alpine. Esse, però, vennero costituite solo nel marzo dell'anno successivo con elementi tratti promiscuamente dalla fanteria di linea e dai bersaglieri, e furono destinate a guardia delle frontiere occidentale e settentrionale d'Italia. La loro formazione era analoga a quella delle compagnie di fanteria, di cui conservarono anche la divisa, tranne il kepì, sostituito dal cappello tronco conico con penna al lato sinistro.

Le compagnie alpine vennero considerate, però, come parte integrante dei distretti montani dai quali traevano le reclute, e infatti con decreto del 9 marzo 1893 venne accresciuto, in conseguenza, il numero dei distretti militari. Successivamente, allo scopo di avere unità di concetto e di direzione, 11 compagnie furono riunite in 4 reparti, mentre le altre 4 continuarono ad essere autonome. Ogni reparto era alla dipendenza di un maggiore, che, però, aveva funzioni ispettive più che di comando vero e proprio, tanto che continuava a portare il kepì di fanteria.

Com' era da prevedere, la nuova istituzione fu accolta molto favorevolmente, e, nel settembre dello stesso anno, le compagnie vennero portate a 24, riunite in 7 reparti, i cui comandanti ricevettero anche il cappello alpino. Nel 1875 i reparti assunsero la denominazione di battaglioni. Il comandante di battaglione, però, non aveva ufficio proprio, né aiutante maggiore. Le compagnie durante l'estate soggiornarono nelle rispettive sedi, mentre d'inverno si riunivano alla sede del comando di battaglione.

I primi 7 battaglioni furono così costituiti:

Nello stesso anno 1875 gli ufficiali alpini vennero staccati dai distretti, e, nel 1878, lo stesso provvedimento venne preso per i battaglioni alpini che però, solo per la parte amministrativa, continuarono a far capo ai distretti, mentre per il resto furona posti alle dirette dipendenze dei comandi di divisione. Inoltre se ne accrebbe il numero a 10 portando a 36 le compagnie. Nel 1882 si fece un nuovo passo avanti, raddoppiando il numero delle compagnie e dei battaglioni, riuniti in 6 reggimenti, i cui comandanti, per tutto quanto rifletteva l'indirizzo tecnico e gli studî e predisposizioni di mobilitazione, facevano capo direttamente ai comandi di corpo d' armata. Allora si stabilì anche l'ordinamento dei reparti alpini di milizia mobile e di milizia territoriale in ragione di una compagnia di milizia mobile per ogni due compagnie dell'esercito permanente e di una di milizia territoriale per ognuna dell'esercito permanente. In totale si previde quindi la costituzione di 36 compagnie di milizia mobile e di 72 di milizia territoriale.

Nel 1885 il generale Ricotti procedette a un riordinamento generale, raggruppando i battaglioni di uno stesso tratto di frontiera nello stesso reggimento. Ne risultò quindi il seguente ordinamento:

L'eccessivo numero dei battaglioni del 6° alpini indusse, nel 1887, il ministro Bertolé-Viale a sdoppiare tale reggimento dal quale nacque il 7° alpini. Inoltre, in tale occasione, per le denominazioni dei battaglioni ai nomi di valli e monti vennero sostituiti quelli delle sedi dei rispettivi magazzini di arredamento. I reggimenti risultarono così costituiti:

Rispetto ai confini essi risultarono così ripartiti:

confine francese: 4 reggimenti (12 battaglioni);

confine svizzero: 1 reggimento (4 battaglioni);

confine austriaco: 2 reggimenti (6 battaglioni).

Dal 1887 al 1892 furono introdotte poche modificazioni, e precisamente:

la creazione della carica d'ispettore degli Alpini (1887), a ricoprire la quale venne chiamato il generale Pelloux;

il passaggio del battaglione Susa II° al 4° alpini e del Pinerolo al 3° (1888);

il cambio di denominazione dei battaglioni Susa I°, Susa II° e Rocca d'Anfo in Exilles, Susa e Vestone (1889);

l'aumento di 36 compagnie di milizia mobile (1892).

Nel dicembre 1895 venne costituito un battaglione speciale d'Africa, al comando del maggiore Menini, inviato in Eritrea, dove prese attiva parte alla battaglia di Adua che fu battesimo di fuoco degli alpini.

Nel 1902 si addivenne alla costituzione di 3 gruppi alpini, riunendo sotto il comando di un ufficiale generale due o tre reggimenti, e precisamente:

I° gruppo: 1° e 2° reggimento alpini;

II° gruppo: 3°, 4° e 5° reggimento alpini;

III° gruppo: 6° e 7° reggimento alpini.

Nel 1908 si costituì il battaglione Intra e nel 1909 l'ispettorato degli alpini si trasformò in ispettorato delle truppe di montagna, estendendo la sua giurisdizione anche all'artiglieria da montagna. Nello stesso anno si procedette alla costituzione dell'8° alpini. Il rimaneggiamento che ne derivò in tutti i reggimenti, determinò la seguente formazione, che restò immutata sino al 1915:

Ogni battaglione risultò composto di 3 compagnie. Nel 1910 i gruppi alpini cambiarono la denominazione in quella di brigate alpine; nel 1911 s'istituirono i nuclei di milizia mobile presso 20 battaglioni alpini.

Dall'ottobre 1911 al 1914 gli alpini presero parte alla guerra per la conquista della Libia, distinguendosi in numerosi combattimenti: da quelli memorabili della ridotta Lombardia e del Bumsafer, nella regione di Derna, ad Ain Zara, al Mergheb, a Psitos (Rodi), e poi ad Ettangi, Garian, Assaba, Misda. In complesso i battaglioni che parteciparono a tale campagna furono: Saluzzo, Mondovì, Fenestrelle, Susa, Ivrea, Edolo, Vestone, Feltre e Tolmezzo.

Dallo scoppio del conflitto europeo all'entrata in guerra dell'Italia si procedette gradualmente alla mobilitazione dei reparti alpini esistenti e alla creazione di nuove unità. Vennero in un primo tempo costituite un certo numero di compagnie di milizia mobile (38), e, per sdoppiamento dei 26 battaglioni dell'esercito permanente, altri 26 battaglioni di milizia territoriale (62 compagnie) distinti con nomi di valli: Val Tanaro, Vall'Arroscia, Vall'Ellero, Val Stura, Val Maira, Val Varaita, Val Pellice, Val Chisone, Val Dora, Val Cenischia, Val Toce, Val d'Orco, Val Baltea, Val d'Intelvi, Valtellina, Val Camonica, Val Chiese, Val d'Adige, Val Leogra, Val Brenta, Val Cismon, Val Piave, Val Cordevole, Val Tagliamento, Val Fella, Val Natisone. Così, nel maggio 1915, all'aprirsi delle ostilità, il numero dei battaglioni alpini era salito a 52 con un totale di 179 compagnie.

Successivamente le compagnie di milizia mobile vennero gradualmente aumentate e riunite in battaglioni. Vennero così costituiti altri 27 battaglioni distinti con nomi di monti: Monte Mercantour, M. Saccarello, M. Clapier, M. Argentera, M. Bicocca, Monviso, M. Granero, M. Albergian, M. Assietta, Moncenisio, Monrosa, M. Levanna, M. Cervino, M. Spluga, M. Stelvio, M. Adamello, M. Suello, M. Baldo, M. Berico, Sette Comuni, M. Pavione, M. Antelao, M. Pelmo, M. Arvenis, M. Canin. M. Matajur, M. Mandrone. Tutti questi battaglioni furono completati entro il 1916, cosicché il loro numero complessivo raggiunse, allora il numero di 79. I battaglioni di milizia mobile e quelli di territoriale in realtà furono impiegati come i battaglioni permanenti, e quindi si può affermare che l'unica distinzione consistesse nel nome.

Nell'inverno del 1916-17 raggiunse il massimo sviluppo la specialità sciatori: dalle due minuscole pattuglie di 3 sciatori per compagnia del 1915 si passò gradatamente alle grosse pattuglie di compagnia (due di 9 uomini ciascuna), ai plotoni di battaglione, di gruppo alpino, e poi ad intere compagnie (26), che vennero riunite in 7 battaglioni: Cuneo, Courmayeur, Pallanza, Tonale, Pasubio, Marmolada, Monte Nero. Il personale veniva istruito in un'apposita scuola istituita a Torino. Però, nel maggio 1917, la deficienza di complementi indusse alla trasformazione in ordinarî dei battaglioni sciatori. Vennero costituiti ex-novo altri due battaglioni: M. Cavento e M. Ortles, coi quali, nel 1918, fu raggiunto il massimo sviluppo degli alpini: 88 battaglioni e 274 compagnie.

All'inizio della guerra gli alpini operarono, in genere, per battaglioni autonomi o inquadrati in gruppi alpini, formati occasionalmente e in modo vario, distinti con lettere alfabetiche. Successivamente, nel 1916, si generalizzò la riunione in gruppi che vennero distinti con numeri romani anziché con lettere alfabetiche, e si formarono anche due "coppie di gruppi (I-II; IV-VI): prima idea dei raggruppamenti alpini costituiti più tardi, nel 1917.

In genere i raggruppamenti alpini furono costituiti con 2 gruppi, ma la loro fu sempre una formazione occasionale in vista di una determinata operazione. Più stabile invece fu quella del gruppo alpino, tanto che nel 1918 tutti i battaglioni furono riuniti in gruppi, dei quali venne così fissata la formazione organica: tre o più battaglioni alpini, due compagnie di mitraglieri, un gruppo di batterie da montagna pari al numero dei battaglioni, un reparto cannoncini, servizî. Si costituirono così gradualmente 20 gruppi alpini e 9 raggruppamenti. Verso la fine della guerra si ebbero anche 4 divisioni alpine (5ª, 52ª, 75ª e 80ª, costituite ognuna con 2 raggruppamenti.

Non è possibile tratteggiare, anche sinteticamente, l'importanza grandissima del contributo dato dagli alpini alla vittoria delle armi italiane durante la guerra 1915-18.

La statistica fa ammontare ad oltre 240.000 gli alpini mobilitati, a 35.000 i morti e ad 85.000 i feriti: la nuda grandiosità di queste cifre può dare una pallida idea dei sacrifici eroici delle truppe alpine, che vantano tra le loro principali gesta l'espugnazione del Vodice (battaglione Aosta), l'attacco alle posizioni dell'Ortigara, l'impresa del Monte Nero (battaglioni Exilles e Susa), e che in numerosissimi combattimenti, dai ghiacciai dell'Adamello al Rombon, dal Tonale alla Bainsizza, dal Pasubio al Solarolo, scrissero superbe pagine di eroismo, sì da meritare il seguente elogio dal capo di Stato maggiore Diaz:

"Audaci e prudenti come soldati di razza, robusti e resistenti come il granito dei loro monti, col cuore pieno di passione, di senso del dovere, di fede, hanno creata la loro leggenda".

Finita la guerra, quasi tutti i battaglioni creati ex-novo vennero sciolti, tranne il Trento e il Levanna. Si costituì inoltre il 9° alpini e si ordinarono, nel 1919, i 9 reggimenti in 4 brigate alpine. Nel 1920 scomparvero le brigate e sorsero invece tre divisioni alpine: Cuneo, Brescia, Treviso, corrispondenti a tre divisioni territoriali e inquadranti, in prevalenza, truppe alpine. Nel 1923 anche la detta organizzazione venne modificata, e gli alpini furono riuniti in raggruppamenti, finché nel 1926 il nuovo ordinamento dell'esercito ricostituì le brigate alpine, che risultarono costituite da due o da più reggimenti alpini e da un reggimento di artiglieria da montagna, avente un numero di gruppi e di batterie corrispondente a quello dei reggimenti e battaglioni alpini della rispettiva brigata.

Si hanno ora: 9 reggimenti alpini e 9 gruppi da montagna, con un totale di 27 battaglioni e 27 batterie. Ogni battaglione è su 3 compagnie. Col nuovo ordinamento venne sciolto il battaglione Levanna e richiamato in vita il Pieve di Teco.

La costituzione attuale è la seguente:

II. Le truppe alpine presso i principali stati esteri. - L'idea, sorta in Italia, di creare truppe particolarmente addestrate a combattere in montagna, non poteva non essere seguita anche dagli stati aventi i confini, in tutto o in parte, in zone montane. E così Francia, Svizzera, Austria-Ungheria e altri stati costituirono anch'essi truppe alpine con caratteristiche fondamentalmente analoghe alle nostre, adattandole però alla particolare situazione politico-geografica militare propria.

La Francia prima della guerra, costituì 13 battaglioni di chasseurs des Alpes aventi caratteristiche analoghe ai nostri alpini, e che durante la guerra furono impiegati specialmente nei Vosgi. Il recente ordinamento dell'esercito francese ha nominalmente soppresso i "cacciatori alpini", i quali fanno parte dei "cacciatori a piedi". In realtà essi esistono tuttora, perché i battaglioni di "cacciatori a piedi" dislocati sulle Alpi non solo conservano l'uniforme dei cacciatori alpini e il numero primitivo, ma hanno reclutamento, organizzazione e addestramento speciali.

L'attuale ordinamento comprende 15 battaglioni di cacciatori a piedi dislocati sulle Alpi, riuniti in 5 mezze brigate di tre battaglioni ciascuna. Ogni mezza brigata ha una forza di 50 ufficiali, 1800 uomini di truppa, 168 quadrupedi da soma. Oltre ai 15 battaglioni suddetti, vi sono tre reggimenti di fanteria, dislocati sulle Alpi, che hanno organizzazione simile a quella delle mezze brigate di cacciatori e che sono perciò da considerare come truppe alpine.

Le 5 mezze brigate di cacciatori e i tre reggimenti di fanteria ora detti sono stati riuniti in 4 brigate, con le quali la Francia ha costituito 2 divisioni (la 27ª e la 29ª) particolarmente organizzate per la guerra sulle Alpi. Tali divisioni, anziché sul tipo ternario, sono su quello quaternario, cioè hanno 2 brigate di fanteria di 2 reggimenti (o mezze brigate) con un totale di 12 battaglioni, e una brigata di artiglieria costituita di un reggimento da montagna e uno da campagna.

In Austria-Ungheria, prima della guerra, le truppe alpine comprendevano:

a) esercito comune: cacciatori tirolesi (Tiroler Kaiserjäger), 4 reggimenti di 4 battaglioni di 4 compagnie, con un complesso di 64 compagnie e 16 mitragliatrici;

b) Landwehr austriaca: 2 brigate da montagna comprendenti: 2 reggimenti di fanteria, 3 reggimenti di Landesschützen, con un totale di 16 battaglioni, 64 compagnie e 64 mitragliatrici.

Durante la guerra si costituirono 2 corpi d'armata per le operazioni in montagna, ognuno su 2 divisioni.

Ogni divisione destinata a operare in montagna comprendeva:

da 2 a 5 brigate da montagna,

i squadrone di cavalleria,

da 1 a 3 reggimenti di artiglieria da montagna,

i sezione telefonica da montagna,

servizî.

Ogni brigata da montagna era così costituita:

4-6 battaglioni,

1-2 batterie di cannoni da montagna,

1 sezione telefonica da montagna,

servizî.

Presentemente le truppe alpine austriache comprendono 6 reg. gimenti e 2 battaglioni autonomi di cacciatori alpini (Aipenjäger) (v. Austria: Forze armate).

La Germania, prima della guerra, non aveva truppe alpine. Durante la guerra fu costituito l'Alpenkorps bavarese che fu impiegato sulla fronte italiana.

Attualmente l'esercito tedesco comprende 4 battaglioni di cacciatori (Jäger) equipaggiati da montagna e che fanno parte organica di uno dei reggimenti di fanteria di 4 divisioni diverse: 3ª, 4ª, 6ª e 7ª.

Nella Svizzera furono costituite, nel 1911, 4 brigate da montagna, una per ciascuna delle divisioni 1ª, 3ª, 5ª e 6ª.

Ogni brigata da montagna risultò formata di:

i brigata di fanteria da montagna su 2 reggimenti, con un complesso di 5 battaglioni,

i compagnia mitragliatori da montagna (6 mitragliatrici),

1 gruppo di 2 batterie d'artiglieria da montagna,

i compagnia zappatori,

i sezione pionieri,

servizî.

La nuova organizzazione (1924) prevede 1 brigata da montagna per ogni divisione, con un totale, quindi, di 6 brigate da montagna, più un reggimento di fanteria da montagna. Però una divisione (la IIª) è ancora sprovvista della relativa brigata da montagna. Ogni brigata da montagna comprende le seguenti truppe:

1 brigata di fanteria da montagna di attiva (2 reggimenti su 3 battaglioni, 1 compagnia di parco di fanteria, 1 colonna salmerie di fanteria),

1 reggimento di fanteria da montagna di Landwehr su 2 battaglioni,

1 gruppo di artiglieria da montagna su 2 batterie, 1 compagnia di parco d'artiglieri da montagna, 1 colonna salmeria di artiglieria,

1 compagnia zappatori da montagna,

1 compagnia telegrafisti e segnalatori da montagna,

1 gruppo di 3 compagnie sanitarie da montagna,

1 compagnia delle sussistenze da montagna con 1 sezione di autocarri.

La brigata da montagna della 5ª divisione è su tre reggimenti di fanteria da montagna di attiva anziché su due come le altre. I battaglioni di fanteria da montagna di attiva sono su 3 compagnie da montagna ed 1 di mitragliatrici di 12 armi; i battaglioni di Landwehr sono su 5 compagnie da montagna ed 1 di mitragliatrici di 6 armi.

L'esercito della Cecoslovacchia comprende 2 brigate da montagna su due reggimenti di fanteria da montagna ognuno di 3 battaglioni, 1 compagnia tecnica, 1 battaglione complementare ed i reggimento di artiglieria da montagna. I battaglioni di fanteria da montagna hanno costituzione analoga a quella dei battaglioni di fanteria di linea, cioè: plotone ausiliario, 2 compagnie fucilieri ed 1 compagnia mitraglieri.

Le truppe alpine della Spagna sono raggruppate in 2 brigate, ognuna delle quali è formata di 2 mezze-brigate di 3 battaglioni. In totale si hanno 12 battaglioni di fanteria da montagna, su 3 compagnie di fucilieri ed 1 di mitragliatrici (di 4 armi). Con tali truppe e con aliquote di artiglieria da montagna vengono costituite in caso di guerra due divisioni da montagna.

Le truppe da montagna della Romenia sono riunite in un corpo d'armata: "corpo cacciatori da montagna" su due divisioni.

Ogni divisione comprende:

i brigata di cacciatori da montagna,

i reggimento obici da montagna,

i battaglione pionieri da montagna.

La brigata cacciatori da montagna comprende 3 gruppi di 2 battaglioni, il reggimento obici da montagna, 3 gruppi di 2 o 3 batterie. Il comando del corpo cacciatori da montagna è a Bucarest; quelli delle divisioni sono a Sinaia e Bistrita.

Anche la Polonia ha organizzato truppe speciali per le operazioni in montagna, denominate "cacciatori delle alte valli". In totale sono 18 battaglioni riuniti in 6 reggimenti, con i quali, insieme con 2 reggimenti di artiglieria da montagna, reparti del genio e servizî, sono state organizzate 2 divisioni da montagna.

I battaglioni di cacciatori delle alte valli comprendono:

4 compagnie di fucilieri,

i plotone mitragliatrici,

8 mitragliatrici pesanti.

Ogni reggimento di artiglieria da montagna è su due gruppi: uno di obici e l'altro di cannoni.

Il Chile, paese eminentemente alpestre, ha organizzato, per le operazioni da montagna, 3 distaccamenti andini, ognuno dei quali comprende 1 battaglione di fanteria andina ed 1 gruppo di artiglieria da montagna.

L'Argentina ha anch'essa alcune unità del tipo da montagna e precisamente 2 distaccamenti da montagna, ognuno dei quali è formato di:

i reggimento cacciatori,

i sezione di esploratori guide,

i gruppo di artiglieria da montagna.

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