Alsazia

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1991)

Alsazia

V. Beyer

(franc. Alsace; ted. Elsass)

Regione della Francia nordorientale, compresa fra le pendici dei Vosgi a O, la catena del Giura a S e il corso del Reno a E, l'A. è divisa amministrativamente nei due dipartimenti del Basso Reno (capoluogo Strasburgo) e dell'Alto Reno (capoluogo Mulhouse), a cui si aggiunge il territorio di Belfort.

Nominata per la prima volta (Alsatius o Alesacius) nell'anno 610 della cronaca merovingia di Fredegario (MGH. SS rer. Mer., II, 1888, p. 138), scritta intorno al 625, l'A. ha conservato scarse testimonianze dell'epoca delle invasioni e della prima dominazione franca. Il lungo periodo merovingio - iniziato con la vittoria riportata da Clodoveo sugli Alamanni nel 496, ricordata da Gregorio di Tours sul finire del sec. 6° (MGH. SS rer. Mer., I, 1885, pp. 75-76), e protrattosi fino alla metà del sec. 8°, quando il ducato di A., costituito intorno al 640, fu incorporato pacificamente da Pipino il Breve (741-768) tra i territori da lui direttamente amministrati - è documentato da alcuni reperti di scavo provenienti da sepolture a tumulo e da sarcofagi in pietra, talvolta rinforzati mediante armature in legno secondo il costume galloromano ma non privi peraltro anche di elementi di cultura alamanna o franca.

Un buon numero di manufatti inoltre è di importazione, talora orientale, come la parure d'oro a intreccio rinvenuta nella tomba femminile vandala di Hochfelden assieme a una fibula d'argento e a uno specchio in bronzo, di influenza bizantina (Strasburgo, Mus. Archéologique); la gorithe (faretra) di Mundolsheim (sec. 5°), di fabbricazione unna (Strasburgo, Mus. Archéologique); le falere di Ittenheim, degli inizi del sec. 7°, appartenute al corredo funerario di un capo militare merovingio rinvenuto nel 1930, forse provenienti dall'Italia e con influssi bizantino-sasanidi (Strasburgo, Mus. Archéologique); frammenti di tessuti orientali conservati in diversi reliquiari, come quello del busto di s. Ciriaco nel tesoro dell'abbaziale di Altorf. Una tomba a Dachstein ha restituito monili eseguiti a cloisonné, fibule e placche di cinture ageminate decorate a motivi animalistici (Strasburgo, Mus. Archéologique), mentre di pregevole fattura è l'elmo merovingio di Baldenheim, in bronzo dorato e argentato del sec. 7° (Strasburgo, Mus. Archéologique). La tradizione della lavorazione dei metalli e in genere di una produzione orafa in situ si mantenne anche in età carolingia, conservandosi il ricordo di officine specializzate nelle abbazie benedettine di Erstein e di Ebersmunster, quest'ultima fondata nel 667 dal duca Adalrico. Il vasellame alsaziano mostra a sua volta la persistenza di elementi romani, mentre la produzione del vetro si colloca all'interno della tradizione dei laboratori galloromani della Renania. Nonostante l'imprecisione delle fonti documentarie, dovuta a ragioni devozionali e politiche, le fondazioni palatine e abbaziali si possono grosso modo collocare tra i secc. 6°-8°, periodo che vide da parte dei duchi di A. - soprattutto Adalberto e Liutfrido - l'attuazione di una politica di evangelizzazione del territorio, proseguita anche dai primi dinasti carolingi (Histoire des diocèses de France, XIV, 1982, pp. 17-19). Tuttavia di questi edifici, costruiti principalmente in legno, sono pervenuti per la maggior parte solo modestissimi resti o ricostruzioni tarde, dell'11°-12° secolo. Si sono conservati invece l'ipogeo funerario merovingio sotto la chiesa di Saint-Pierre-le-Jeune a Strasburgo, scoperto nel 1899, la cappella sepolcrale di Saint-Adelphe a Neuwiller del sec. 9° e diverse testimonianze nelle città di fondazione merovingia, Königshoffen, presso Strasburgo, Kirchheim, Marlenheim e Isenbourg, presso Rouffach (Will, Himly, 1954).

Meglio documentate sono le abbazie di Saint-Pierre-et-Saint-Paul a Wissembourg (fondata nel 630 e ampliata nel 670 da Dragobod, vescovo di Spira), Sainte-Odile a Hohenbourg (670 ca.), Saint-Etienne a Strasburgo (717), Masevaux (720), Murbach (724-726), Lièpvre (733 ca.), nonché la prima cattedrale di Strasburgo (sec. 7°), i complessi monastici benedettini di Marmoutier/Maursmünster (725), di Neuwiller (740 ca.) e di Eschau (770 ca.).

Le più tarde architetture ottoniane e romaniche, spesso edificate in arenaria rossa e gialla dei Vosgi, manifestano ancora il persistere della tradizione carolingia che aveva preso a modello, secondo il principio della renovatio imperii, lo schema basilicale romano: triplice navata chiusa a E da un massiccio corpo trasversale, dotato di transetto sporgente e absidi. I primi monumenti - alcuni a pianta centrale, come il Saint-Ulderich ad Avolsheim - caratterizzati volumetricamente dall'accostamento di elementi architettonici semplici, quali il cubo e l'emisfero, presentavano soffittature in legno e cripte voltate in muratura.

L'A. romanica mostra sostanzialmente due diverse tipologie di edifici religiosi: la prima a pianta basilicale, la seconda a pianta centrale. Rientra nel primo gruppo la cattedrale di Strasburgo, fondata nel 1015 dal vescovo locale Werinhar durante il regno dell'ultimo imperatore ottoniano Enrico II (1002-1024). Consacrata - ma non compiuta - nel 1029, essa consisteva in un corpo longitudinale a tre navate a copertura lignea e arcate su pilastri e in una torre-portico, analogamente a quanto avviene nei casi di Feldbach, Altenstadt, Hohatzenheim, Surbourg, Hattstatt, Neuwiller-lès-Saverne (ove la chiesa di Saint-Pierre-et-Saint-Paul presenta un coro con cappelle rettangolari coperte da volte a crociera semplice e da volte a crociera costolonata), Bergholzell e Murbach.

Nel corso del sec. 11° la cattedrale di Strasburgo assunse un'importanza capitale nel quadro architettonico regionale, per l'adozione dell'abside a terminazione rettilinea, affiancata da cappelle a due piani, con una cripta cui si accedeva mediante uno jubé, come nel S. Zeno di Verona, e con la Laube, o tribuna occidentale, aperta sulla navata, così come avviene a Corvey in Westfalia, nelle chiese di Colonia dei secc. 11°-12° e nella abbaziale benedettina di Mönchengladbach in Renania. Numerosi edifici religiosi alsaziani adottarono la tribuna, da Marmoutier al Saint-Léger di Guebwiller, dalla Sainte-Foy di Sélestat alle abbaziali di Lautenbach e di Andlau, fino al Saint-Thomas di Strasburgo. Alla tribuna corrispondeva, in facciata, una torre-portico con soluzioni non necessariamente dipendenti da quelle della stessa cattedrale, così da presentarsi in alcuni edifici del sec. 12° in forma di doppia torre (Andlau, Lautenbach, Guebwiller).

Il secondo gruppo di monumenti, a pianta centrale, talvolta con copertura a cupola, risulta meno diffuso. Si ricordano, oltre a Harcourt, innalzata intorno al Mille, la cappella tetraconca di Saint-Ulrich ad Avolsheim (ricostruita agli inizi del sec. 11°) e l'abbaziale femminile a pianta ottagonale di SainteMarie a Ottmarsheim fondata dal conte Rodolfo di Altenburg e consacrata nel 1049 dal papa alsaziano Leone IX, che riprende in una versione assai semplificata e modesta il modello della Cappella Palatina di Aquisgrana; mentre a croce greca erano il Saint-Georges di Sélestat e la Sainte-Marguerite di Epfig, del primo quarto dell'11° secolo.

Nel sec. 12°, sotto la dinastia degli Hohenstaufen, si continuò a costruire secondo la medesima tipologia, uniformando e arricchendo i motivi architettonici elaborati in età preromanica, così da dar vita a una grande fioritura artistica. L'arte alsaziana, permeata soprattutto di influssi provenienti dalla Lombardia - spesso mediati attraverso la Svizzera (Coira; Muri in Argovia) con l'aggiunta di elementi bizantini, in gran parte di origine danubiana, e della Reichenau sul lago di Costanza - continuò la tendenza a tradurre in architettura un programma politico di stampo imperiale. Le abbaziali benedettine di Murbach - di cui rimane solo la parte del coro a terminazione rettilinea (fine sec. 12°) vicino alle soluzioni 'hirsaucensi' - e di Marmoutier - dalla monumentale facciata a due piani, con portico, torre quadrata centrale e torrette laterali ottagonali (1150 ca.) - si ispirarono nella fase ricostruttiva romanica alle architetture renane (Hirsau) del tipo del Westbau del duomo di Spira (Kubach, 1972).

Se il Romanico alsaziano tende, secondo lo stile tedescorenano, a una certa pesantezza di forme nella decorazione plastica e al realismo nella scultura, per es. in Saint-Pierre-et-SaintPaul a Rosheim e nella lunetta con episodi vetero e neotestamentari dell'abbaziale di Andlau, al contrario nei capitelli del chiostro di Eschau - una parte è stata rimontata nel Mus. de l'Oeuvre Notre-Dame a Strasburgo - presenta ricordi provenzali riconducibili al Saint-Trophime di Arles (Sieffert, 1954), nonché alle botteghe dell'Italia settentrionale, nell'armonico ed elegante portico fatto erigere dai Canonici agostiniani nella collegiata di Lautenbach, nel pieno 12° secolo.

La produzione pittorica appare molto fiorente in epoca romanica. Se la pittura murale è oggi nota unicamente attraverso testimonianze scritte, si conservano invece notevoli esempi di manoscritti illustrati, come il Liber Miraculorum Sanctae Fides, del 1100 ca. (Sélestat, Bibl. Humaniste, 22), il Codex Guta-Sintram del 1154 (Strasburgo, Bibl. du Grand Séminaire, 37), l'Evangeliario di s. Pietro (Karlsruhe, Badisches Landesbibl., perg. 7), il Lezionario di Laon (Laon, Bibl. Mun., 550), proveniente da Murbach e altri della fine del sec. 12°, come l'Hortus Deliciarum, manoscritto elaborato e fatto miniare dalla badessa Herrada di Landsberg (m. 1195) per l'istruzione e l'educazione spirituale delle monache di Saint-Odile a Hohenburg. Le opere citate sono decorate soprattutto con motivi a viticcio o zoomorfi di grande vigore cromatico; l'ultima, l'Hortus Deliciarum, andata distrutta nel 1870, risentì fortemente dell'arte bizantina. Questo compendio esercitò un notevole influsso sulle vetrate della fine del sec. 12° e della prima metà del secolo successivo; sia su opere prettamente romaniche - come il Giudizio di Salomone nella cattedrale di Strasburgo e i rosoni con scene vetero e neotestamentarie del transetto della medesima cattedrale -, sia sulle prime vetrate duecentesche della navata. Peraltro, anche precedentemente questa arte aveva raggiunto un buon livello qualitativo, come autorizzano a ritenere la testa di Cristo (seconda metà del sec. 11°; Strasburgo, Mus. de l'Oeuvre Notre-Dame), forse proveniente dall'abbaziale di Wissembourg (consacrata nel 1033 ma ingrandita e abbellita dall'abate Samuele nel 1070) e il S. Timoteo, un tempo nel Saint-Pierre-et-Saint-Paul a Neuwiller-lès-Saverne (Parigi, Mus. de Cluny), raffigurazioni tutte caratterizzate da fine gusto ornamentale e che sul piano tecnico seguono le indicazioni della Diversarum Artium Schedula del monaco Teofilo, della fine dell'11° secolo. Le vetrate della cattedrale di Strasburgo - dove frammenti di quelle romaniche, commissionate dal vescovo Werinhar, furono reimpiegati nel sec. 13° - sono state integrate nell'Ottocento. Tuttavia, l'Albero di Iesse, nell'abside, i re e gli imperatori del Sacro Romano Impero, nella navata nord, di fronte ai profeti (oggi perduti), i santi e le sante nelle finestre in alto, insieme ad altre opere come la Vergine e il Bambino con la rosa, in Saint-Pierre-et-Saint-Paul a Wissembourg (1190 ca.), costituiscono i capolavori dell'arte vetraria del sec. 12° (CVMAe. France, IX, 1, 1986).

Lo stile gotico apparve in A. verso il 1220. Nel transetto della cattedrale di Strasburgo, a livello delle volte, si ha una cesura netta tra cantiere romanico e cantiere gotico. La triplice navata della cattedrale, iniziata prima del 1240, appare chiaramente ispirata al Saint-Remi di Reims (Champagne) e alle contemporanee parti del Saint-Denis (Ile-de-France). Le navate (amplissime e relativamente basse, illuminate da grandi finestre nelle navate laterali, nel triforio praticabile e nella parete alta della navata centrale) si saldano a un ampio nartece che, all'esterno, costituisce uno straordinario corpo occidentale a tre successivi ordini di muratura, decorati da un dedalo di baldacchini, colonnette in pietra e ghimberghe traforate. Pochi cantieri ne trassero ispirazione in A. (se non, peraltro modestamente, le facciate di Notre-Dame a Rouffach e Saint-Martin di Colmar) mentre ebbe maggiore diffusione in Germania e in Svizzera.

In genere, in campo così plastico come architettonico, i cantieri locali fecero riferimento alla Champagne, alla Lorena, alla Borgogna (Toul, Metz, Digione): così a Saint-Georges di Sélestat (1230-1255), nel Saint-Pierre-et-Saint-Paul (1192-1220; 1220-1225), a Marmoutier (1225-1290), a Saint-Martin di Colmar (secondo quarto del sec. 13°) e nel Saint-Pierre-et-Saint-Paul di Wissembourg.

Il tipo della Hallenkirche, con navate tutte della stessa altezza, ebbe un successo incontestabile. Si ricordi la chiesa dei Domenicani e il Saint-Thomas a Strasburgo (1254-1260; 1280 e oltre), il Saint-Martin di Westhoffen, il Saint-Adelfe di Neuwiller (primo terzo del sec. 13°), la chiesa dei Domenicani di Colmar, con navate a copertura lignea (1283 e oltre). È in A. che si creò e si sviluppò il tipo del coro ad arcate multiple, come appare nelle chiese delle Clarisse, dei Francescani e nel Saint-Pierre-le-Jeune a Strasburgo (1280-1290), nel Saint-Georges di Haguenau, nel Saint-Florent di Niederhaslach e a Notre-Dame di Rouffach.

La decorazione della cattedrale di Strasburgo costituì indubbiamente il momento più importante di tutta la scultura alsaziana del 13° secolo. Dopo un periodo di transizione, essenzialmente ornamentale, lo stile gotico trovò espressione in un gruppo scultoreo di fama universale, quello (ispirato agli esempi delle cattedrali di Sens e di Chartres) che si trova all'incrocio del transetto nella cattedrale di Strasburgo. Qui in facciata un'arcata gemina, affiancata dalle statue della Chiesa e della Sinagoga, è dominata dai timpani con la Morte della Vergine e il suo Trionfo, mentre all'interno si erge, al centro, il pilastro del Giudizio universale o pilastro degli Angeli. Tra il 1220 e il 1225 nacque un'arte estremamente raffinata, ispirata all'Antico, espressione ultima dell'alta cultura imperiale caratterizzata dall'irrigidimento dei corpi e dei panneggi e da una accentuata spiritualizzazione formale ed espressiva. Si tratta di un momento artistico altissimo che ebbe peraltro scarso seguito. L'arte, essenzialmente borghese, della metà del secolo, privilegiò una maggiore plasticità delle figure e dei panneggi: è il caso delle sculture dello jubé (Strasburgo, Mus. de l'Oeuvre Notre-Dame), verso il 1250, i cui modelli sono da ricercare nel Saint-Nicaise di Reims per l'architettura e nella Sainte-Chapelle di Parigi per le sculture degli apostoli. Nello stesso momento cantieri più modesti, a Neuwiller, a Colmar e a Rouffach, si ispirarono anche a modelli così lorenesi come francesi (arrivando sino a Magonza) spesso indipendentemente da Strasburgo.

Terza e ultima grande tappa artistica del secolo è il complesso della facciata occidentale della cattedrale di Strasburgo, realizzato tra il 1275 e il 1298, dove compaiono elementi, ispirati al transetto di Notre-Dame a Parigi, che si ritrovano lungo tutto il percorso che porta, per così dire, alle cattedrali di Meaux e di Troyes. In quest'ultima sono presenti sculture assai vicine alle figure delle Virtù che atterrano i Vizi nel portale nord di Strasburgo; quelle della cattedrale di Meaux ricordano, invece, le Vergini sagge e le Vergini folli del portale sud, mentre, sempre a Strasburgo, i Profeti del portale centrale, che si collegano alla Passione nel timpano, sembrano derivare dalla tradizione tedesca.

Meno ricca di testimonianze, in quanto non conservata, risulta la pittura murale alsaziana di età gotica, la cui esistenza è nota (ma solo da citazioni o copie o descrizioni) a Eschau, Mauenheim, Wissembourg. Tuttavia, un'idea della qualità e della ricchezza della produzione originaria si può tuttora ricavare da alcuni rari manoscritti miniati, ispirati all'Hortus Deliciarum: l'Antifonario di Colmar (Colmar, Bibl. de la Ville, 38) e il Tristano e Isotta di Goffredo di Strasburgo (Monaco, Bayer. Staatsbibl., Germ. 51). Anche le vetrate suppliscono in buona misura a questa carenza. Sotto l'egida dell'Hortus, le prime vetrate gotiche della cattedrale di Strasburgo riflettono lo stile del sopra citato gruppo scultoreo con la Chiesa e la Sinagoga (ante 1240). Vi si ritrova inoltre il c.d. Zackenstil che inserisce le vetrate di Strasburgo, assieme a manoscritti illustrati di origine westfalico-sassone, in una grande famiglia estesa dai paesi renani sino agli affreschi della basilica di S. Francesco ad Assisi. Gli ornati delle navate laterali, certe figure di monarchi e di diaconi, risentono di questa impostazione stilistica, così come - sempre a Strasburgo - le vetrate del coro della vecchia chiesa dei Domenicani (1254-1260) e di Saint-Thomas (1280 e oltre). Nelle vetrate della cattedrale si riconosce inoltre anche l'influsso dello stile dello jubé, in particolare in quelle del triforio, che tendono a un irrigidimento e a un'asciuttezza che persisteranno sino al compimento della navata, nel 1265, prefigurando curiosamente lo stile delle Virtù del portale.Da non dimenticare la serie dei medaglioni di Wissembourg, i personaggi in piedi sotto le architetture colorate di Niederhaslach, nonché le scene della Vita di s. Martino a Westhoffen, la cui rozzezza sfiora l'arte popolare. È qui che un medaglione a intreccio riporta il primo nome noto di pittore su vetro in A.: "Renboldus".

A parte un cospicuo numero di edifici civili, i cui pinnacoli dentellati rimangono ancor oggi visibili qua e là nelle città (la Maison de l'Oeuvre Notre-Dame a Strasburgo ne è il più bell'esempio), il sec. 14° vide il compimento della costruzione di grandi chiese, come quelle di Notre-Dame a Strasburgo, sino all'altezza della terrazza di copertura, Notre-Dame a Rouffach, ispirata a Sens, Saint-Thomas a Strasburgo; ma anche l'inizio di quelle di Saint-Martin di Colmar (1310-1356 e oltre), di Saint-Georges di Sélestat (1350-1400), della chiesa di Domfessel (secondo quarto del sec. 13°), di Saint-Nicolas di Haguenau, opera di maestro Dietrich, e di Saint-Thiébaut di Thann (1307-1402, 1430-1455). Tuttavia sono soprattutto le chiese degli Ordini monastici, predicatori e mendicanti, che vengono edificate in questo secolo. Di pianta relativamente semplice, hanno in ogni caso sempre un coro profondo, soffitto in legno e alte navate con grandi vetrate: ne sono esempio le chiese dei Francescani di Colmar e di Wissembourg (1372), dei Récollets (Francescani riformati) di Sélestat, dei Guglielmiti di Strasburgo (1306), dei Domenicani di Guebwiller (1312) e di Strasburgo (ingrandita verso il 1345). Un significato particolare assume la cappella di SainteCatherine nella cattedrale di Strasburgo, in quanto offre un modello per la cappella di S. Venceslao nella cattedrale di S. Vito a Praga.

In A., ove la guerra dei Cento anni provocò la frattura di molti contatti anche culturali con la Francia, l'influenza dell'architettura sveva risulta evidente per es. nel gusto per il risalto con cui la scultura si stacca contro la stesura liscia dei piani parietali: questo appare evidente sia nella cattedrale di Strasburgo (piano parietale fra le torri), sia a Saint-Martin di Colmar (coro) e a Saint-Thiébaut di Thann.Il tramite principale per l'introduzione del motivo è da individuarsi negli architetti e negli scultori della famiglia dei Parler, originari di Colonia e sparsi per tutto il Sud del Sacro Romano Impero: Praga, Ratisbona, Norimberga, Friburgo in Brisgovia, Strasburgo (gli Junker di Praga), Colmar e Basilea.

Nel sec. 14° la scultura alsaziana perse di norma l'eleganza del secolo precedente, cedendo a un certo manierismo espressivo che si prestava al gioco delle circonvoluzioni, rivelando anche una disarmonia plastica in tutto l'insieme. Spiccano tuttavia alcune opere, come la tomba del vescovo Corrado di Lichtenberg (m. 1299) nella cattedrale di Strasburgo e le opere del maestro Wölflin di Rouffach, ispirate in un primo momento alla scultura funeraria francese (Pépin de Huy, per es.), ma orientate in seguito verso una resa scarsamente espressiva a partire dalla duplice tomba dei langravi di Werd, i fratelli Filippo (m. 1332) e Ulrico (m. 1344), in Saint-Guillaume di Strasburgo; dalla figura giacente di Ulrico di Huss (m. 1344) proveniente da Issenheim (Colmar, Mus. d'Unterlinden) e altre opere affini.

La più grande originalità della scultura alsaziana del sec. 14° consiste nella formazione e nello sviluppo dell'iconografia del Santo Sepolcro; vale a dire un'edicola sotto un baldacchino con il gruppo delle Marie presso il sepolcro di Cristo, che giace sulla lastra con i soldati di guardia addormentati ai lati del sarcofago. Il Santo Sepolcro della cattedrale - i cui frammenti sono conservati nel Mus. de l'Oeuvre NotreDame - sembra essere stato, intorno al 1340, il primo della serie che a Strasburgo (dove se ne trovano non meno di otto), a Haguenau, a Saverne, continuò sino alla vigilia della Riforma e cioè sino all'inizio del sec. 16°, epoca a cui vanno fatti risalire gli esempi di Kayserberg, Vieux-Thann, Wissembourg, eccetera. Il secolo si chiude con la creazione di un complesso ricco di sculture: i portali di Saint-Thiébaut di Thann, di stretta osservanza dei modi dei Parler.

La pittura murale del sec. 14°, che peraltro ebbe esiti più felici rispetto a quella dei secoli precedenti, è pervenuta solo sotto forma di frammenti in cattive condizioni di leggibilità o alterati dai restauri. Della Crocifissione che, verso il 1300, era visibile presso i Domenicani di Strasburgo, non esiste che una copia, mentre nella chiesa di Saint-Pierre-et-Saint-Paul a Wissenbourg si riconoscono ancora gli Apostoli del Credo e una Vita di Cristo che termina con il Giudizio universale. La chiesa di Rosenwiller offre a sua volta alcune scene della Vita della Vergine e dell'Infanzia di Cristo, con un Giudizio universale e un Santo Sepolcro. Ma è soprattutto presso la chiesa dei Domenicani di Guebwiller che si riscontrano importanti complessi pittorici: da un lato quelli decoranti lo jubé (1330 ca.), con la raffigurazione degli Apostoli riuniti attorno alla Crocifissione e accompagnati dalle scene dei loro martìri, dall'altro il ciclo degli Apostoli in piedi al di sopra delle arcate della navata, con le figure monumentali dei ss. Osvaldo e Cristoforo a O, nonché, verso il 1400, una preziosa Visione di s. Caterina da Siena.

Quest'arte dalle linee eleganti, che nonostante il degrado lascia intuire grande qualità, ritorna, a diversi livelli, in manoscritti istoriati d'ispirazione monastica e mistica, quali il Memoriale di Giovanni all'Ile-Verte e la Vita Suso a Strasburgo, verso il 1360, talvolta con assonanze con l'arte popolare.Il grande disegno su pergamena della facciata occidentale della cattedrale (Strasburgo, Mus. de l'Oeuvre Notre-Dame), opera di Michele di Friburgo e della sua bottega tra il 1360 e il 1380-1384, rappresenta, in questo contesto, assieme alle figure disegnate per la galleria degli apostoli e per il Giudizio universale della facciata, una testimonianza di grande rilievo (lo si è attribuito talora anche a Nicolas Würmser di Strasburgo, attivo nel castello di Karlštejn in Boemia); pure del medesimo periodo, ma questa volta dipinta su tavola da cavalletto, è la Crocifissione del Mus. d'Unterlinden di Colmar, dove interferiscono elementi propri dell'arte borgognona e francese.

Ma è nell'arte delle vetrate che la pittura del sec. 14° si mostra con la più grande ampiezza e con il massimo splendore. Una vetrata del transetto di Saint-Thomas a Strasburgo ne segna l'avvio verso il 1310, con due grandi rosoni, retti da tre arcate a sesto acuto e includenti l'Incoronazione della Vergine, del genere strutturale e decorativo cui si sarebbero ispirati negli anni venti i vetrai della cappella imperiale di Königsfelden in Svizzera (Argovia), prima di realizzare a loro volta le vetrate per la chiesa dei Domenicani di Strasburgo verso la metà del secolo. Altrove, a Saint-Guillaume e presso la chiesa dei Domenicani a Strasburgo, a Saint-Martin e presso la chiesa dei Domenicani a Colmar, e soprattutto a Mutzig (Strasburgo, Mus. de l'Oeuvre Notre-Dame), a Dambach-la-Ville, nella cappella di Saint-Sébastien e infine nella navata sud della cattedrale di Strasburgo, tra il 1330 e il 1345-1350 ca., piccoli pannelli narrano con garbo e vivacità gli episodi della Vita della Vergine e della Vita di Cristo, strettamente connessi con la Biblia pauperum, mentre quelli di Saint-Etienne di Mulhouse dipendono dallo Speculum humanae salvationis. Sul piano stilistico si riconnettono all'arte della Svevia e del lago di Costanza.

Un momento importante è rappresentato, verso il 1340, dalla realizzazione delle vetrate delle finestre della cappella di Sainte-Catherine, nella cattedrale di Strasburgo, dove gli apostoli del Credo si allineano sotto vertiginosi baldacchini in uno straordinario ambiente colorato. La metà del secolo segna un cambiamento di stile, ma anche di scala, già notevole, per la monumentalità e per il colore, nella finestra con il Giudizio di Salomone, sul lato sud della cattedrale di Strasburgo. A Mulhouse le Virtù che atterrano i Vizi, e a Rosenwiller, verso il 1355, i medaglioni ispirati a Königsfelden e al nartece italianizzante della cattedrale, annunciano in qualche modo la bella serie di vetrate di Saint-Florent di Niederhaslach, databili al 1360-1370 ca., ricche di composizioni e di notazioni pittoresche: Vite dei ss. Giovanni Battista e Fiorenzo, Vita pubblica e Vita simbolica del Cristo. È qui che appaiono con più evidenza le affinità con l'arte dei Parler e con quella dei manoscritti illustrati come la Vita Suso.

La fine del secolo è documentata solo da alcuni frammenti delle splendide vetrate di Saint-Pierre-le-Vieux a Strasburgo (integre sino al 1869), con la raffigurazione dei maggiori temi cristologici. Tali frammenti preannunciano l'arte delle vetrate della chiesa dei Domenicani, databili attorno al 1420, che segnano il momento della massima fioritura di quest'arte, nel contesto del Gotico internazionale degli inizi del 15° secolo.

L'architettura religiosa del sec. 15° non si realizzò se non nella costruzione di edifici occasionali e di cappelle, cui vanno aggiunte strutture a edicola, quali battisteri, cattedre, tabernacoli, armadi per l'eucaristia e santi sepolcri. Importanti edifici vennero peraltro portati a termine o ricostruiti: il coro di Saint-Georges di Sélestat, opera di Erhard Kindelin (1414), la navata laterale di Saint-Thiébaut di Thann (14301455), la chiesa di Saint-Nicolas di Strasburgo (1454), la chiesa di Saint-Dominique di Vieux-Thann (1455), la Sainte-Agathe di Niederentzen (1494), l'Assunzione della Petite-Pierre (1417), la Sainte-Croix di Kaysersberg (1448), la cappella della Trinità a Saint-Pierre-le-Jeune a Strasburgo, opera di Hans Hammer (1491-1494), Notre-Dame di Saverne (1493). Nel 1439 venne portata a termine la costruzione della cattedrale di Strasburgo con la guglia di Jean Hülz, a coronamento della torre nord di Ulrich d'Ensingen. Da sottolineare la singolare chiesetta conventuale di Reinacker presso Marmoutier, costruita tra il 1410 e il 1423-1425 dal maestro Ludemann.

Secondo una tendenza diffusa all'epoca, questa architettura vide il moltiplicarsi di archi carenati, di volte a costoloni e nervature, di trafori delle finestre a mouchettes, di curve e di controcurve, rivelando in questa regione una particolare predilezione per elementi a nodi e a rami.

Si segnala a questo proposito il sontuoso portale di Saint-Laurent nella cattedrale di Strasburgo, opera di Jacques di Landshut (1495-1505), nonché, per quanto situati nel Baden, gli jubés della collegiata di Lautenbach e di Vieux-Brisach, località che risentivano dell'influenza alsaziana. Gli inizi del sec. 15° furono caratterizzati, nel settore della scultura, dalla morbida, piacevole tendenza dello stile internazionale c.d. delle 'schöne Madonnen'. Opere variamente dislocate, come le Vergini e le Pietà di Marienthal, di Saint-Jean-Saverne, di Neuwiller, d'Obersteigen, di Hüttenheim, e numerosi frammenti conservati nei musei denunciano sia questa parentela, sia l'ispirazione alla mistica altorenana che tanto condizionò anche la pittura coeva.

La vicinanza della Borgogna e del Berry si fece sentire, alla fine del secolo, particolarmente nelle opere di Jean d'Aix-la-Chapelle nella cattedrale di Strasburgo. All'influsso di queste regioni vanno connesse pure le sculture del piccolo retablo di Niedernai, le mensole di Saint-Thiébaut di Thann, gli 'spettatori' delle gallerie delle quattro torrette (verso il 1419) nella cattedrale di Strasburgo e i magnifici resti di un Santo Sepolcro rinvenuti sull'area dell'antico convento di Saint-Jean.

Dopo il 1430 le forme fluide, dalle fitte pieghe ricadenti, si irrigidirono; è il periodo, d'altra parte, della comparsa dell'incisione, la cui paternità si tende ad assegnare al Maestro ES di Strasburgo.

Verosimilmente l'arte di Hans Multscher attivo a Ulma non mancò di influire sull'evoluzione della scultura nell'Alto Reno, come bene testimoniano il gruppo con Cristo e s. Giovanni di Colmar, verso il 1440, e il busto della Madonna con il Bambino di Mutzig (Strasburgo, Mus. de l'Oeuvre Notre-Dame), verso il 1450-1460.

Ma soprattutto è determinante, per l'intera arte alsaziana, ben oltre l'Alto Reno, l'opera di Nicolas Gerhaert di Leida. Originario dei Paesi Bassi e conquistato alla Borgogna dall'estetica di Claus Sluter e dei suoi successori, dopo un soggiorno a Treviri, dove scolpì la tomba del vescovo di Sierck - in cui appare con grande chiarezza il suo gusto per i panneggi accartocciati e l'intensa penetrazione psicologica dei modelli -, Nicolas Gerhaert si stabilì a Strasburgo verso il 1463 rimanendovi fino al 1467. Le figure a mezzo busto, appoggiate ai gomiti, del vecchio portale della Cancelleria (1464), l'uomo, nella medesima posizione, conservato presso il Mus. de l'Oeuvre Notre-Dame, i busti dell'epitaffio del canonico di Busnang (1464) nella cattedrale, illustrano perfettamente questa nuova fase della sua scultura. L'artista scolpì a Strasburgo il Crocifisso per il cimitero di Baden-Baden (1467) e collaborò anzitutto con Hans Jeuch all'elaborazione del retablo di Nördlingen. Molti scultori, come Conrad Sifer, Jean d'Aix-la-Chapelle e Hans Hammer - autori nella cattedrale di Strasburgo rispettivamente della meridiana con busto d'uomo nel transetto sud e del seggio vescovile - nonché Nicolas di Haguenau - che nel 1501 scolpì il retablo dell'altare maggiore della medesima cattedrale e, più tardi, quello d'Issenheim di cui Mathias Grünewald doveva dipingere gli sportelli - e perfino Veit Wagner, per il retablo di Saint-Pierre-le-Vieux, si rifecero in misura diversa alla sua estetica e, si direbbe, addirittura alla sua etica. Benché documentata da scritti e rinomata al loro tempo, l'attività di scultori come Hans Kammensetzer e Lux Kotter non è invece oggi più nota. In questo stesso contesto, insieme ricco e vario, riveste un'importanza notevole l'arte di Martin Schongauer, pittore e incisore (pannelli da retablo della certosa di Strasburgo, verso il 1460).

In A. come altrove nel sec. 15° pittura e vetrate sono complementari. La Crocifissione di Colmar (Mus. d'Unterlinden, fine del sec. 15°) e una serie di vetrate dei Domenicani di Strasburgo (inizio sec. 15°) illustrano quel weicher Stil che così profondamente segnò l'arte attorno al 1400. La tappa successiva è costituita dalle prime opere di pittura che risentirono dell'arte francese e borgognona (e che si è propensi ad attribuire a Hans Tieffenthal di Sélestat) come la Madonna del verziere (o del Paradiesgärtlein, Francoforte, Städelsches Kunstinst. und Städt. Gal.), l'Educazione della Vergine, il Dubbio di Giuseppe (Strasburgo, Mus. de l'Oeuvre Notre-Dame), nonché le opere prodotte nella bottega di Diebolt Lauber di Haguenau. Ma con l'avvento dell'incisione (Maestro ES), uno stile di rude espressività si diffuse per opera di Hans Hirtz e un altro invece più ascetico e spirituale, con Caspar Isenmann di Colmar e soprattutto con Martin Schongauer, anch'egli di Colmar, che segna il legame tra Rogier van der Weyden e la poetica alsaziana. Le opere di più alta qualità sono da individuarsi nel retablo della chiesa dei Domenicani di Colmar (Mus. d'Unterlinden), nella Vergine dell'alberello di rose, conservata pure a Colmar presso i Domenicani (1473), e in alcune squisite piccole tavole con la Madonna con il Bambino (Mus. d'Unterlinden).

Gusto e tendenze analoghe si notano - con Hans Tieffenthal, ovvero con il 'maestro del Paradiesgärtlein' - nel settore delle vetrate. Dopo le opere, anonime, del coro di Saint-Thiébaut di Thann (Genesi, Legenda aurea, vite di santi: 1422, 1424), apparentate in un certo modo con quelle della cattedrale di Berna, le vetrate di Saint-Georges di Sélestat (in cui non mancano ricordi della pittura senese) attestano, nella Vita di Costantino, la maniera morbida dell'inizio del secolo. Ma meno di cinque anni dopo, nel 1430 ca., la vetrata con la Vita di s. Caterina situata di fronte a esse testimonia, sia nella foggia dell'abbigliamento, sia nello stile dei personaggi, un'evidente ispirazione borgognona.

A partire dall'inizio del sec. 15° appare e si sviluppa l'arte dell'arazzo, denominata heidnisches Werk. Vi si trovano in effetti, trattati alla stessa stregua, i temi profani, ivi compreso il romanzo cortese, e i soggetti religiosi. I laboratori di arazzi (situati per lo più in conventi femminili, come a Saint-Etienne di Strasburgo e a Saint-Jean-Saverne) produssero in prevalenza opere di piccolo formato, caratterizzate dall'ispirazione naturalistica e da una toccante freschezza narrativa. Esemplari di questo tipo si trovano oggi nei musei di Vienna, Norimberga, Basilea, Strasburgo, Colmar, ma anche nei loro luoghi di origine, a Saint-Etienne, a Neuwiller e a Saint-Jean-Saverne: leggenda di s. Ottilia e di s. Attala (1434-1458), leggenda di s. Adelfo (1480-1500) e sequenze diverse.Sempre nel sec. 15° va ricordata in particolare la produzione di oggetti artistici di uso borghese, a partire dall'oreficeria, che riprende in ambito profano la tradizione degli antichi laboratori conventuali e che trova la sua espressione artistica più alta a Colmar, nella bottega di Gaspard Schongauer, fratello di Martin, e in quelle, attive in gran numero a Strasburgo, che ne assicurarono la grande fama nei secoli successivi.

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