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ALTICHIERO

di Edoardo Arslan - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 2 (1960)
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ALTICHIERO (Aldighieri, Aldigheri)

Edoardo Arslan

Pittore, figlio di un Domenico da Zevio, presso Verona (l'origine veronese è testimoniata da Biondo da Forli). È documentata la sua presenza in patria nel 1369, a Padova nel 1379 (non 1377), quando riceve il saldo per il lavoro compiuto al Santo, e nel 1384. Erano di lui a Verona, secondo il Vasari (del 1364 ca.), le storie della "guerra di Gerusalemme" nella sala grande del palazzo degli Scaligeri, oggi forse occultate e di cui forse è ricordo in tarde copie di ritratti, trovate dallo Schlosser agli Uffizi e nel Museo di Vienna. Probabilmente questi lavori veronesi di A. (e forse anche l'affresco rimasto in S. Anastasia) precedettero l'attività padovana (un affresco ritrovato in Castelvecchio e a lui attribuito sembra tuttavia di altra mano). La ricostruzione critica dell'opera di A. si è basata sugli affreschi che decorano la cappella di S. Giacomo (ora di S. Felice) nel Santo di Padova, ordinati da Bonifazio Lupi di Soragna; fra essi vengono concordemente riconosciuti ad A. la Crocifissione e la Battaglia di Clavigo, che denunciano, per l'equilibrio compositivo e cromatico, una personalità diversa da quella visibile in tutti gli altri affreschi. La complessa, sapiente eleganza della composizione allude a indubbie origini toscane: l'impostazione e il coordinamento, nella Crocifissione, dei gruppi affollati, il modo come, sui piani sapientemente scalati, i corpi si toccano, le masse si intersecano, definendo uno spazio che ha una invasatura quasi rinascimentale, insieme con precisi riferimenti di singole forme, ricordano la visione degli orcagneschi: come ha ben visto il Berenson. Il colorito in cui, intorno all'incarnato rosa dei volti, s'intonano grigi pallidi, lilla, violacei, rosagrigi, bianchi, velati di giallo, pallidi verdi acqua, permette di riconoscere la stessa mano nell'affresco di S. Anastasia a Verona, dove i membri della famiglia Cavalli vengon presentati alla Vergine. Ma il dipinto veronese, per i più diretti richiami a Giotto (gli angeli assistenti sono memori di quelli della Adorazione dei Magi dell'Arena) e per l'intrusione nell'opera della tomba Cavalli muratavi nel 1390 circa, sembra precedere gli affreschi della cappella di S. Giacomo. Di altro maestro sembrano invece, nella cappella di S. Giacomo il Sogno di Ramiro e il Consiglio della corona (forse lo stesso autore del ritratto del Petrarca nella reggia carrarese); laddove il cosiddetto "Maestro di S. Giacomo" autore di tutte le lunette è artista, a nostro avviso, vicino ai bolognesi (a lacopo di Paolo e al maestro delle due storie di Mosè a Mezzaratta). Nella cappella di S. Giorgio sul sagrato del Santo, eretta da Raimondino de' Lupi, fratello di Bonifazio, morto nel 1379, si ritrovano i caratteri della pittura altichieriana, se pure con qualche diffe-'renza, nell'opera di un maestro che vi lavora accanto al ben documentato Avanzo. Ivi, nella nobile Crocifissione, al grigio modellato, di un timbro tanto schiettamente lombardo da presentire addirittura Foppa e Bergognone, si accorda una gamma sensibilmente diversa da quella della Crocefissione di S. Giacomo, basata sul contrasto, quasi tomplementare, tra varietà di viola e di lilla da un lato e opachi gialli dall'altro; e resta il sospetto se costui sia A. in una fase più progredita, oppure si tratti, per quei caratteri così dichiaratamente lombardi, e anzi bresciani, di quell'Ottaviano da Brescia che il Michiel seppe attivo a Padova, accanto ad A. nella Sala dei Giganti. Certo, in S. Giorgio, sono di questa stessa mano la Decapitazione di s. Giorgio e le scene dell'infanzia di Cristo sulla parete della facciata, mentre spettanò a uno o più seguaci il quadro votivo con S. Giorgio e i Lupi di Soragna presentati alla Vergine e l'incoronazione della Vergine.

Del 1380-85 erano gli affreschi sulla tomba Dotto agli Eremitani di Padova, scomparsa sotto un bombardamento nella seconda guerra mondiale.

L'arte di A. sembra svolgersi parallelamente a quella di Avanzo, e senza dipenderne, nè influenzarla direttamente. Sul carattere cavalleresco di A., tinto di nobile malinconia, in contrasto con l'asciutto aggettivismo toscano, ha insistito lo Schubring, e tuttavia la sostanza e l'equilibrio del suo giuoco formale rivelano apporti toscani, come s'è visto, non tanto con le forme diffuse nella valle del Po (Giovanni da Milano, Giusto), di cui non mancano tuttavia tracce, quanto con gli orcagneschi; laddove non sembrano filtrare affatto, a nostro vedere, nel gusto di A. elementi bolognesi, emiliani, che avrebbero potuto provenire da un contatto con Tommaso da Modena col quale A. non ha nulla in comune (Schubring). Né, oltre agli spunti dettati dalle eleganze proprie della moda occidentale, si rintracciano qui elementi del linguaggio gotico internazionale, che pure cominciavano a diffondersi in quegli anni.

Bibl.: G. Vasari, Le vite.., con nuove annotazioni e documenti di G. Milanesi, III, Firenze, 1878, p. 633; F. Baldinucci, Notizie de' professori del disegno..., ediz. con note e aggiunte di G. Piacenza, I, Torino 1768, pp. 277, 446 s.; G. B. Dal Pozzo, Le vite de' pittori, scultori e architetti veronesi..., Verona 1718, p. 7; D. Zannandreis, Le vite de' pittori, scultori e architetti veronesi, Verona 1891, pp. 23 ss.; J. von Schlosser, Rin veronesisches Bilderbuch und die hafische Kunsr des XV. Jahrhunderts, in Yahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen in Wien, XVI (1895), pp. 144-230; P. Schubring, A. und seme Schule, Leipzig 1898; J. A. Crowe-G. B. Cavalcaselle, A History of Painting in Italy (a cura di L. Douglas), London 1908, III, pp. 225-238; G. Gerola, Questioni storiche d'arte veronese, in Madonna Verona,1908, pp. 159 s.; J. Cuénod, Les apparitions de Saint 7acques eì deux fresques d'A., in Gazette des Beaux Arts, IV (1910), pp. 293-315; G. Corso, La Cappella Cavalli in S. Anastasia, in Pro Verona,1910, p. 7 (est.); R. Van Marle, The development of the Italian schools of painting, The Hague 1924, pp. 124 ss.; E. Sandberg Vavalà, La Pittura veronese del Trecento e del primo Quattrocento, Verona 1926, pp. 145-189; A. Moschetti, Due antichi ritratti di Fr. Petrarca, in Atti e Mem. d. R. Accad. Petrarca di Scienze, lettere ed arti, n. s., VII (1928); G. Gerola, L'effigie di Luigi il Grande d' Ungheria in un affresco a Padova, in Turismo d'Italia, giugno 1929, pp. 17 ss.; L. Coletti, Studi sulla Pittura del Trecento a Padova, II, A. e Avanzo, in Rivista d'arte, XIII (1931), pp. 303 ss.; B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, Oxford 1932, pp. 4 s.; L. Bronstein, A. L'artiste et son oeuvre, Paris 1932; J. P. Richter, A.: Sagen, Tradition und Geschichte. Originaltext und Uebersetzung einer veroneser Handschrift mit Kommentar, Leipzig 1935 (si tratta di un falso: cfr. le recensioni di H. Beenken in Zeitschrsft fur Kuntsgeschichte, V [1936], pp. 78-80 e di G. B. Cervellini in Atti d. R. Ist. veneto di scienze, lettere e arti, XCV [1935-36], pp. 47 ss.); S. Bettini, Giusto de' Menabuoi e l'arte del Trecento a Padova, Padova 1944, passim; L. Coletti, I Primitivi, III, Novara 1947, pp. 44 ss.; P. Toesca, Il Trecento, Torino 1951, pp. 782 ss.; Catalogo della mostra "Da Altichiero a Pisanello" [Verona 1958], a cura di L. Magagnato, Venezia 1958, pp. 11-16 e passim; G. Briganti, Un trittichetto di A., in Paragone,I (1958), p. 58;F. Zeri, Un'aggiunta alla cerchia di A., ibid., p.61; R. Longhi, Due pannelli del seguito di A., ibidem, p.64; H. S. Francis, Rare Italian drawings. Crucifixion dose to A., in The Bulletin of the Cleveland Museum, ottobre 1958, p.195; G. L. Mellini, La "sala grande" di A. e Jacopo d'Avanzo ed i palazzi scaligeri di Verona, in Critica d'arte, VI (1959), pp. 313 ss.; E. Arslan, A. e Avanzo, in Encicl. universale dell'arte, I, Venezia-Roma s.d. [ma 1958], coll. 226-229; Id., Una tavola di A. e un affresco di Turone,  in Commentari, XI (1960), pp. 103 ss.; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, pp. 351 s. (con bibl.); U. Galetti-E. Camesasca, Encicl. della Pittura ital., I, Milano 1950, pp. 42 ss.; Encicl. Ital., II, pp. 42 ss.

Vedi anche
detto G. da Padova Giusto dei Menabuoi Giusto dei Menabuoi, detto Giusto dei Menabuoi, detto G. da Padova da Padova. - Pittore (Firenze 1330 circa - Padova 1393 circa). Della sua prima attività in Lombardia rimangono affreschi nell'abbazia di Viboldone, nella chiesa di S. Maria di Brera e il trittico alla National Gallery datato 1367, che ... Antonio di Puccio Pisano detto il Pisanèllo Pisanèllo ‹-s-›, Antonio di Puccio Pisano detto il. - Pittore e medaglista (n. prima del 1395 - m. 1455). Fu il massimo interprete della cultura tardogotica italiana insieme a Gentile da Fabriano, di cui fu probabilmente allievo. Umanisti e poeti (Guarino Veronese, Basinio da Parma, Porcelio, B. Facio) ... Padova Comune del Veneto (92,8 km2 con 210.173 ab. nel 2008), capoluogo di provincia. ● Si estende a O della Laguna veneta, a 12 m s.l.m., sul fiume Bacchiglione. È centro di antica origine, vivace per traffici e attività agricole, sia per la sua posizione tra il Brenta e il Bacchiglione, sia per la vicinanza ... Giovanni da Milano (o Giovanni da Milano da Caversaccio, o Caversago, Como; nei documenti anche Giovanni da Milano di Giacomo di Guido da Como. Firmò Giovanni da Milano da Milano). - Pittore (notizie dal 1346 al 1369). Attivo a Firenze dal 1346, nel 1369 lavorò in Vaticano, per Urbano V, accanto a Taddeo Gaddi e Giottino. ...
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  • BIOGRAFIE in Arti visive
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  • Altichièro
    Enciclopedia on line
    Pittore veronese operoso a Verona e a Padova. Nell'affresco della Crocifissione, nella capp. di S. Giacomo (ora di S. Felice, compiuta, nella decorazione, nel 1379) nella chiesa del Santo a Padova, sul quale principalmente può basarsi la ricostruzione critica della sua personalità e, in minor grado, ...
  • Altichiero (o Aldighieri o Aldigheri)
    Enciclopedia dell' Arte Medievale (1991)
    F. Flores d'Arcais Pittore veronese. Documentato nel 1369 a Verona nel Capitolo di S. Anastasia, riceveva nel 1379 il saldo per i lavori eseguiti nella cappella di S. Giacomo (ora di S. Felice) al Santo di Padova; attestato ancora in questa città nel 1381, 1382 e 1384, in questo ultimo anno veniva ...
  • ALTICHIERO
    Enciclopedia Italiana (1929)
    Luigi Coletti . Pittore, nacque da un Domenico a Zevio presso Verona. Si hanno notizie di lui e della sua attività solo fra il 1369 e il 1384. Nel 1379 riceve ducati 792 a saldo dei lavori nella cappella di S. Giacomo, ora S. Felice, eretta da Bonifazio de' Lupi nella chiesa del Santo in Padova. È ...
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