ALTINO

Enciclopedia Italiana (1929)

ALTINO

B. Ta.
R. Ce.

. Piccolo villaggio del Veneto, attualmente frazione del comune di S. Michele del Quarto (prov. di Venezia), con soli 69 abitanti nel 1921, ma importante nell'antichità. Ché l'umile villaggio di pescatori veneti, posto presso il fiume Silis (Sile), a dodici miglia da Tarvisium (Treviso), in mezzo alle paludi intorno alle bocche del Po (Septem maria: Plinio, in Nat. hist., III, 16, 19; Erodiano, 8, 7) acquistò rapidamente importanza strategica e commerciale quando, nel secondo secolo a. C., il dominio romano si estese nella Venezia. Era infatti il punto di congiunzione della via Popilia proveniente da Ariminum (Rimini) e della Postumia proveniente da Genua (Genova) e proseguente per Concordia e Aquileia (via Annia). Divenne poi il punto di partenza della grande via alpina Claudia Augusta che per la Val Sugana e Tridentum (Trento) saliva al lago di Costanza. E già alla fine della repubblica A. era divenuto municipium, inscritto nella tribù Scaptia. Sappiamo da Marziale di splendide ville che la rendevano emula di Baia; e da una iscrizione (corp. inscr. lat., V., 2149), sappiamo anche che Tiberio, nel 13 a. C., la ornò di templi, portici e giardini.

Al tramonto del vecchio impero d'occidente, il vetusto centro altinate perdé l'importanza che gli era derivata dall'essere una delle mete essenziali delle vie marittime facenti capo alla grande via Altinate. Prima ancora che le invasioni barbariche sconnettessero l'unità della regione veneta, la via litoranea, alla cui floridezza era legata anche la fortuna di Altino, era stata pressoché abbandonata: di qui la sua rapida decadenza, che le condizioni politico-territoriali del primo stanziamento longobardo (568-69) resero irrimediabile. In tal modo Altino perdette, attorno al 640, con le conquiste di Rotari anche la sede episcopale, ricordata fin dal sec. IV (il vescovo Eliodoro fu amico e compagno di S. Girolamo). Il titolo episcopale, prima di fatto, poi anche legalmente, fra l'866 e l'870 circa (ché nel 680 è menzionato ancora il nome dell'antica sede), fu trasferito da Altino, che era aggregato al dominio longobardo, e poi franco, a Torcello, compreso nella provincia bizantina della Venezia, poi eretta a ducato autonomo. Con tale trasferimento, Altino perde ogni importanza ed anche il nome dilegua in un lontano ricordo di antiche glorie, perché non sopravvivono nemmeno vestigia che mantengano desta la memoria della grandezza passata. Solo alcuni resti di antichi monumenti si trovano nel museo di Treviso.

Bibl.: Corp. Inscr. lat., V, i Berlino 1872, p. 205 segg.; V, ii, ibid. 1877, p. 1070 segg.; E. Pais, Suppl. It., Berlino 1884 segg.; Chr. Huelsen, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, col. 1697 segg.; A. Valentinis, Antichità altinati, Venezia 1895; F. Lanzoni, Le diocesi d'Italia, Faenza 1927, II, p. 907 sgg.

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