FARAONE, Amelia

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 44 (1994)

FARAONE, Amelia

Elena Napoletano

Nacque a Napoli il 29 dic. 1871.

Appartenente ad una nota famiglia della città partenopea, nel 1891 la F. debuttò come generica in una compagnia di operette, diretta da E. Campanella e si esibì come cantante interpretando canzoni del repertorio partenopeo.

La canzone che segnò la sua prima apparizione in pubblico fu `Apacchianella, composta da G. B. De Curtis e V. Valente. Successivamente cantò in importanti teatri della penisola come il Balbo di Torino, l'Olympia di Roma, l'Unione di Milano facendosi apprezzare sia per l'avvenenza fisica, sia per le sue doti artistiche, ed esibendosi spesso in duetto con il popolare B. Cantalamessa, uno dei precursori del caffè-concerto.

Nell'autunno del 1891 al Salone Margherita di Napoli la F. riscosse un grande successo, dando vita a straordinari duetti con un altro artista del momento, N. Maldacea, rappresentante della caratteristica figura del macchiettista. Con lui la F. costituì un sodalizio artistico particolarmente felice. Tra i duetti comici portati in scena dalla F. e da Maldicea meritano particolare menzione: 'O cuntrattino di F. Russo, 'A signora lura di S. Di Giacomo che venivano particolarmente apprezzati dal pubblico.

Il sodalizio con il Maldacea fu ulteriormente rafforzato dal matrimonio del comico napoletano con la sorella della F. e conseguì un crescente successo favorito da scrittori e poeti che fecero a gara per dedicare i loro versi ai due artisti. Ricordiamo, fra tutte, la celebre macchietta scritta da F. Russo dal titolo Pozzo fa 'o prevete?, che, interpretata magistralmente dal Maldacea e dalla F. con partecipazione straordinariamente efficace, è rimasta nella storia del genere come modello pressoché insuperabile.

Sempre applaudita e calorosamente apprezzata, la F., spesso chiamata a sostituire le cantanti straniere, che tenevano il campo del caffè-concerto italiano, abbandonò presto le scene, preferendo una vita anonima e riservata che le consentisse di godere degli affetti familiari. Il suo addio alle scene fu salutato dalla "bella elegia" che U. Ricci, giornalista de Il Mattino, noto come Triple patte, scrisse per la F., di cui sottolineò la bellezza "serena e matronale", quasi a voler rendere un ultimo tributo alle donna e all'artista tanto ammirata. Tra le altre canzoni portate al successo si ricordano in particolare: Voglio siscà di A. Califano; Lariulà di S. Di Giacomo e P. M. Costa; il duetto Quanno chiove passe e fiche di A. Ferrara e G. De Gregorio.

Artista spontanea ed intelligente, la F. è considerata una tra le principali artefici della rinascita della canzone napoletana tra la fine dell'Ottocento ed i primi decenni del Novecento. Amata ed ammirata anche dai critici più severi, impersonò il tipico esempio della cantante che, pur non rinunciando al proprio stile originale, fu interprete profonda ed appassionata dell'anima napoletana.

La F. abbandonò le scene intorno al 1904 (De Mura, p. 149) e morì a Napoli il 19 dic. 1929.

Bibl.: Necrologi in Il Messaggero e Corriere della sera, 20 dic. 1929; F. Petriccione, Storia della canzone napoletana, Milano 1959, pp. 37, 62, 64, 70; A. Della Corte-G. Pannais, Storia della musica, II, Torino 1964, p. 572; E. De Mura, Encicl. della canzone napoletana, Napoli 1969, II, pp. 17, 59, 149; III, pp. 20, 30, 42; V. Viviani, Storia del teatro napoletano, Napoli 1969, pp. 676, 703; S. Di Massa, Storia della canzone napoletana, Napoli 1982, pp. 339 s.; G. Borgna, Storia della canzone napoletana, Bari 1985, p. 37; Encicl. dello spett., V, col. 22.

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