BIGNAMI, Amico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 10 (1968)

BIGNAMI, Amico

Francesco Bignami

Nacque a Bologna il 25 apr. 1862 da Francesco ed Eugenia Mazzoni; laureatosi in medicina e chirurgia nell'università di Roma nel 1887, nello stesso anno entrò come aiuto nell'Istituto di patologia generale, ove rimase per tre anni. Fu nominato settore nell'Istituto di anatomia patologica diretto da E. Marchiafava nel 1891, primo aiuto nello stesso istituto nel 1892 e riconfermato in tale carica fino al 1899. Incaricato di patologia generale nell'università di Roma nel 1900, ne fu promosso professore straordinario nello stesso anno e ordinario nel 1906. Contemporaneamente, seguì la carriera ospedaliera negli Ospedali riuniti di Roma: medico aggiunto nell'ospedale di S. Spirito nel 1886, in seguito a concorso fu nominato assistente nel 1888 e primario nel 1896, svolgendo la sua attività dapprima nell'ospedale di S. Spirito, poi in quello di S. Giovanni, successivamente nel policlinico Umberto I. Socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei nel 1923, nel 1926 gli fu conferito il premio Santoro per gli studi sulla malaria. Morì a Roma l'8 sett. 1929.

Il nome del B. è strettamente legato alla storia dell'infezione malarica: i suoi contributi allo studio di tale malattia riguardano soprattutto l'anatomia patologica, la clinica della infezione estivo-autunnale e i rapporti fra la malaria e le zanzare.

Se si prescinde da alcune osservazioni di E. Marchiafava e G. Guarnieri sulle alterazioni del fegato, si può dire che tutta l'anatomia patologica della malaria è opera del Bignami. Nel 1890 egli pubblicò le Ricerche sull'anatomia patologica delle perniciose (Atti della R. Accad. med. di Roma, s. 2, XVI [1890-91], pp. 291-348), mettendo in rapporto i sintomi clinici con le alterazioni anatomiche (i sintomi cerebrali con l'invasione parassitaria dei vasi del cervello, le sindromi coleriformi con le alterazioni dell'intestino, ecc.); e nel 1893 gli Studi sull'anatomia patologica dell'infezione malarica cronica (Bull. della R. Accad. med. di Roma, XIX [1892-931, pp. 186-234): quest'ultimo lavoro è particolarmente importante per l'ordine portato in un campo allora estremamente confuso. Il B. studiò i vari stadi evolutivi attraverso i quali dalle alterazioni acute del fegato, della milza e del midollo osseo si passa alla formazione dei tumori cronici degli organi ipocondriaci, alle alterazioni croniche del midollo osseo e alle consecutive varie forme di anemia, e dimostrò che ai tre organi suddetti sono limitate le alterazioni della malaria cronica, liberando il campo dalle numerosissime forme morbose e sindromi che erano state erroneamente attribuite a tale malattia: così, tra l'altro, paragonando le alterazioni del tumore cronico di fegato da malaria con quelle della cirrosi epatica, negò qualsiasi rapporto fra le due malattie. Egli dimostrò che il parassita della malaria provoca alterazioni del contenuto e delle pareti dei vasi sanguigni, che le gravi lesioni vascolari portano ad alterazioni regressive e a necrosi dei parenchimi, alle quali seguono fenomeni proliferativi, di rigenerazione e di riparazione; che il parassita della malaria non provoca alterazioni infiammatorie, non è flogogeno, e che le meningiti, le endocarditi, le polmoniti, le arteriti, le orchiti, ecc., attribuite alla malaria, sono sempre complicazioni morbose dovute ad altri germi.

Inoltre nei suoi studi sulle funzioni fagocitarie dei monociti (chiamati allora leucociti grandi mononucleati di Ehrlich), degli endoteli e delle cellule fisse del reticolo della milza, del fegato e del midollo delle ossa appariva già delineato il concetto di sistema reticolo-endoteliale, enunciato molti anni dopo da Aschoff e Landau (1913).

Nel 1892 il B. pubblicò a Roma (in collab. con E. Marchiafava) Studi sulle febbri malariche estivo autunnali, argomento in cui esisteva, a detta di G. M. Sternberg, "il chaos". Lo studio delle curve febbrili in rapporto con le fasi del ciclo di sviluppo del parassita nel sangue periferico e nel sangue ottenuto da puntura della milza mise in evidenza i vari tipi dì febbre provocata da Plasmodium praecox, le cui forme di moltiplicazione si trovano soltanto negli organi interni (terzana estivo-autunnale o maligna, febbre quotidiana, febbre subcontinua, febbri irregolari). Con lo studio delle varie forme di febbri perniciose, dovute esclusivamente al parassita estivo-autunnale, fu definitivamente stabilita la pluralità dei parassiti malarici, in contrasto con i sostenitori della teoria unitaria, rappresentati soprattutto da C. Laveran. In uno scritto polemico del 1898 il B. dimostrò che la cosiddetta "febbre tropicale", descritta in Africa da R. Koch come un tipo nuovo, è identica alla terzana estivo-autunnale dei climi temperati già descritta anni prima a Roma (Centralblatt für Bakteriologie,Parasitenkunde und Infektionskrankheiten, XXIV, 18-19, pp. 650-660).

La prima dimostrazione sperimentale che l'infezione malarica nell'uomo è trasmessa dalle zanzare è dovuta al Bignami. Già nel 1896, nel lavoro Le ipotesi sulla biologia dei parassiti malarici fuori dell'uomo..., in Il Policlinico, sez. medica, III (1896), pp. 320-339, dopo aver discusso varie ipotesi, arrivò alla conclusione che "la malaria si comporta rispetto all'uomo come se i germi malarici fossero inoculati dalle zanzare", e di ciò fin dal 1894 aveva cercato di dare la dimostrazione sperimentale. Ma solo nel sett. 1898 l'esperimento riuscì: in un soggetto ricoverato da circa sei anni nell'ospedale di S. Spirito (un certo Abele Sola), che mai aveva sofferto di malaria, sottoposto alla puntura di zanzare prelevate nella zona di Maccarese, si sviluppò un'infezione malarica estivo-autunnale con presenza di parassiti nel sangue (Come si prendono le febbri malariche, in Bull. della R. Acc. med. di Roma, XXV[1898-99], pp. 17-40). Il B., in collaborazione con G. B. Grassi e G. Bastianelli, studiò il ciclo evolutivo dei parassiti malarici nel corpo dell'Anopheles claviger (Coltivazione delle semilune malariche dell'uomo nell'Anopheles claviger (sinonimo: Anopheles maculipennis Meig), in Atti della R. Accad. dei Lincei, classe di scienze fisiche, mat. e nat., serie 5, VII [1898], 2, pp. 313 s.). Altri contributi del B. allo studio della malaria riguardano la degenerazione amiloide in tale malattia, l'emoglobinuria, la malaria congenita (di cui negò l'esistenza), la patogenesi delle recidive, ecc.

Nel 1902 fu pubblicato a Milano il libro La infezione malarica, scritto con E. Marchiafava (una seconda edizione fu pubblicata da E. Marchiafava, e A. Nazari nel 1931), la cui traduzione inglese fa parte della Twentieth Century Practice of Medicine, edito da Ph. L. Stedman, New York 1900.

Nel I Congresso internazionale della malaria svoltosi a Roma nel 1926, il B. ritornò sull'argomento dell'azione patogena dei parassiti malarici, in risposta alle osservazioni di H. Dürk che in Macedonia, durante la prima guerra mondiale, aveva descritto meningiti purulente, che egli attribuiva al parassita malarico, e il cosiddetto "granuloma malarico" del cervello: il B. dimostrò che non si tratta di una infiammazione proliferativa, come indicherebbe il termine di granuloma, ma di una reazione gliale alle emorragie miliariche che si riscontrano nel cervello in alcuni casi di malaria perniciosa (della patogenesi di tali emorragie egli si era occupato nel 1916 insieme con A. Nazari), vale a dire di emorragie ad anello intorno ad un focolaio necrotico al centro del quale si trova un vasellino precapillare intasato da globuli rossi parassitiferi ed endoteli alterati, con conseguenti piccoli infarti emorragici e consecutiva reazione gliale, e non di processi infiammatori (Rivista sperimentale di freniatria, XLII [1916], I, pp. 1-24).

Numerosi furono anche i contributi del B. allo studio delle malattie del sistema nervoso, dopo che alla sua tesi di laurea su di un caso di emisezione del midollo spinale (1887) venne conferito il premio Girolami.

In un suo studio clinico ed anatomico su Un caso di mielite cronica (Boll. della Soc. Lancisiana, VIII [1888], pp. 227-236) si trova per la prima volta l'indicazione che gli impulsi termico-dolorifici passano nel fascio di Gowers; dello stesso anno sono le Ricerche sui centri nervosi di un amputato (Bull. della R. Acc. med. di Roma, XIV [1887-88], pp. 280-296), in collaborazione con A. Guarnieri, studi dai quali fu possibile dedurre che il fascio di Gowers s'incrocia nel midollo spinale dopo breve percorso, che l'incrocio si fa nella commessura anteriore e che le circonvoluzioni rolandiche non sono centri puramente motori, ma sensitivo-motori. Nel 1891 pubblicò la prima osservazione in Italia di acromegalia (Bull. della Soc. Lancisiana, fasc. 1, 1891, pp. 8-15), e osservò l'allargamento in senso trasversale dei circoli tattili, in modo che i loro diametri longitudinali e trasversali divengono sensibilmente eguali. Il primo studio sulla malattia di Morvan in Italia è stato pubblicato da E. Marchiafava e dal B. nel 1891 (Boll. dello R. Acc. med. di Roma, XVII [1891], pp. 118-134). Dallo studio di casi di emicorea e di corea cronica (La Riforma medica, I [1895], I, p. 630; Atti del I Congresso internazionale dei patologi, Torino 1911, pp. 1-3), arriva alla conclusione che la genesi dei movimenti coreici va ricercata in una lesione lungo le vie di associazione tra il cervelletto ed il cervello, attraverso il braccio congiuntivo, il nucleo rosso, il talamo ottico e la corona raggiata (alla stessa conclusione, S. A. Kinnier Wilson giunse nel 1928). Con lo studio di tre casi di atrofia cerebro-cerebellare incrociata (suppl. al Policlinico, IV [1898], pp. 928-930), dimostrò che l'alterazione del cervelletto non consiste in una atrofia secondaria propagata lungo le vie cerebro-cerebellari secondo le leggi di Gudden, ma di un semplice difetto di sviluppo (aplasia); in altri casi si tratta invece di una sclerosi globale dell'emisfero cerebellare simile a quella osservata nell'emisfero cerebrale controlaterale, e dovuta quindi alle stesse cause.

Nel 1919-20pubblicò in collaborazione con A. Nazari i reperti anatomici di molti casi di encefalite letargica (ibid., XLVI [1920], pp. 60 s.) e, riprendendo lo studio anatomico di un caso di corea elettrica osservato nel 1901, sostenne che encefalite letargica e corea elettrica di Dubini sono la stessa malattia (Sui rapporti tra la corea elettrica di Dubini e la encefalite letargica, in Rivista ospedaliera, XI [1920], pp. 527-534, 555-562). Molto interessante è la relazione presentata alla IV Riunione della Società italiana di patologia (Pavia 1906) sulle degenerazioni secondarie del sistema nervoso, nella quale una estesa rassegna della bibliografia è accompagnata da numerose osservazioni originali. Il lavoro più importante del B. sul sistema nervoso riguarda le alterazioni del cervello nell'alcolismo cronico ("malattia di Marchiafava e Bignami"): il primo caso di degenerazione alcoolica del corpo calloso fu osservato da E. Marchiafava nel 1897, e pubblicato con altri due casi dallo stesso Marchiafava e dal B. nel 1903 (Rivista di patologia nervosa e mentale, III, pp. 544-549); nel 1907 il B. comunicò all'Accademia medica di Roma un caso nel quale, oltre alla degenerazione alcoolica del corpo calloso, esisteva una alterazione simile della commessura anteriore, e per la prima volta sostenne che si trattava di una degenerazione sistemica delle commessure encefaliche; successivamente, dodici casi furono pubblicati dal Marchiafava, dal B. e dal Nazari nel 1911 (Monatschrift für Psychiat. und Neurol., XXIX, pp. 181-334). Nel 1915 il B., in collaborazione con A. Nazari, pubblicò altri diciannove casi, descrivendo inoltre le degenerazioni delle fibre di associazione sottocorticali (Rivista sperimentale di freniatria, XLI, 1, pp. 81-148).

Numerose furono le osservazioni originali del B. in molti campi della medicina: egli fu il primo a isolare il Bacterium coli in un caso di angiocolite suppurativa (Sulla etiologia dell'angiocolite suppurativa, in Boll. della R. Acc. med. di Roma, XVII [1891], pp. 234-254); in Alcune osservazioni sulla Linfemia (Il Policlinico, sez. medica, V [1898], pp. 18-33) descrisse la leucemia timica e le alterazioni del midollo delle ossa (metaplasia linfocitica) e, discutendo la questione dei rapporti fra neoformazioni linfomatose leucemiche e aleucemiche, sostenne che leucemie e pseudoleucemie sono processi fondamentalmente diversi. Sopra alcune neoformazioni sistematiche midollari ed osteoperiostali, in Annali di medicina navale, IV (1898), 1-2, pp. 3-76, è un esteso studio di cinque casi di neoformazione sistematica delle ossa; segue la descrizione del processo istologico di trasformazione del midollo grasso in midollo rosso emopoietico e un'appendice sulla angiosarcomatosi sistematica del midollo delle ossa (il secondo caso nella letteratura, dopo quello di Markwald).

In una comunicazione al XLV Congresso della Società italiana di medicina interna (Roma 1904) descrisse l'anemia perniciosa con splenomegalia, che va con il nome di Strümpell-Bignami, distinguendola dall'anemia splenica di Banti e dalla splenomegalia linfomatosa, che fa parte delle neoformazioni sistematiche degli organi emopoietici.

Nel 1911, nel lavoro Sopra i "sintomi palpebrali" nella polmonite (in Rivista ospedaliera, I [1911], pp. 145-149), egli fece rilevare come nei polmonitici gravi, negli ultimi giorni di malattia e all'inizio della convalescenza, molto spesso si osservino i sintomi di Graefe e di Stellwag, che nessuno aveva prima notato.

Nel 1916 descrisse Un caso di lipodistrofia e liponecrosi sottocutanea (ibid., VI [1916], pp. 626-631), malattia che va col nome di Parkes Weber, il quale (1925) la denominò "pannicolite nodulare recidivante".

Nel laboratorio del B., ove hanno lavorato tra gli altri Scaffidi, De Filippi, Almagià, nacque, si può dire, la teoria delle correlazioni fra le ghiandole a secrezione interna con i lavori del Fichera sull'ipertrofia della ghiandola pituitaria conseguente alla castrazione (1905).

Come insegnante, "fu accuratissimo. Le sue lezioni erano spesso monografiche, aggiornate, ma alla portata dei suoi ascoltatori. Come medico, ebbe molto successo nella professione. Egli è stato uno degli esempi dell'enorme utilità che un patologo, e soprattutto un insegnante della patologia, sia a contatto con la pratica della medicina... Banti, Marchiafava, Bignami sono tra i più belli esempi di che cosa significhi per la pratica medica e per la scienza, che deve essere impartita a chi studia medicina, la unione, nella stessa persona, del medico e dell'uomo di scienza" (Bastianelli).

Bibl.: G. Bastianelli,Commem. di A. B., in Bull. e Atti della R. Acc. medica di Roma, LVI (1930), pp. 64-68; Ann. d'Igiene, XI (1930), p. 88; A. Pazzini,Storia della Medicina, II, Milano 1947, pp. 374, 380 s., 382, 435, 436, 455, 592; G. Montalenti,Storia della biologia e della medicina, in Storia delle scienze, a cura di N. Abbagnano, III, Torino 1962, pp. 528 s.; W. D. Foster,The plasmodia, in A history of parasitology, Edinburgh-London 1965, pp. 158-186; J. Fischer,Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte..., I, München-Berlin 1962, pp. 117 s.; Encicl. medica ital., VI, coll. 54-99, sub voce Malaria; Encicl. Ital., VI, p. 996.

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