Amidei

Enciclopedia Dantesca (1970)

Amidei

Arnaldo D'addario

Antica famiglia fiorentina, per la quale i cronisti trecenteschi cercarono lontane origini romane. Tuttavia, anche se quella tesi è da considerarsi fantastica, la pur scarsa documentazione relativa agli A. ne conferma la ricchezza, consistente in beni fondiari nella vai di Greve, l'influenza sociale e l'importanza politica. Nel 1182 un messer Bongianni fu console di Firenze; un Amideo (o Amadio) fu uno dei sette beati che nel 1233 fondarono l'ordine dei Servi di Maria nel convento già francescano di Cafaggio; altri A. sono ricordati tra i Fiorentini che presero parte alle prime crociate. Furono denominati comunemente " di capo di ponte " perché le case e le torri di loro proprietà si trovavano quasi prospicienti alla breve strada che porta alla chiesa di Santo Stefano, nel tratto di via Por Santa Maria che sta tra il Borgo Santi Apostoli e il ponte Vecchio.

La scelta politica e gl'interessi della consorteria portarono gli A. nel campo ghibellino, nel quale ebbero notevole importanza, accanto ai Gualandi, ai Lamberti, agli Uberti, e a parecchie altre famiglie di dinasti del contado costrette a ‛ inurbarsi ' dopo la sottomissione a Firenze. Gianni di messer Odarrigo partecipò con i suoi consorti alla battaglia di Montaperti; ma nel 1268 gli A. pagarono il fio di questo gesto con il bando e la conseguente dispersione della consorteria, della quale ben pochi membri poterono restare in patria. Amideo, confondatore dei Serviti, fu uno di questi ultimi, ma i suoi lasciti non poterono essere eseguiti mancandone i destinatari.

Consorti degli A. furono i guelfi Gherardini, derivanti da un Gherardino di Ottaviano di Uguccione, vissuto nel secolo XII. Uno di essi, messer Andrea, fu tra i capi dei Bianchi e venne bandito con D. perché, mentre si trovava al governo di Pistoia, vi aveva favorito la sconfitta degli avversari. Un'altra famiglia omonima emerse nella vita politica fiorentina durante il secolo XIV; ma questi A. si distinguono dai più antichi e celebri perché portavano uno stemma partito di rosso e di argento con un leone contrariante i colori dei campi, mentre l'arme degli A. " di capo di ponte " era d'oro fasciata di rosso. Gli A. sono La casa di che nacque il vostro fleto alla quale accenna Cacciaguida (Pd XVI 136-139), ricordandone la posizione sociale elevata e l'importanza nella vita politica cittadina e rimproverando alla loro sete di vendetta le sventure di tutta Firenze e quelle personali di tanti Fiorentini. La narrazione, infatti, dei cronisti (Malispini, Compagni, Villani) attribuì - com'è noto - la divisione fra le consorterie più cospicue e quindi il divampare delle lotte tra guelfi e ghibellini alla posizione ostile assunta dagli A. e dai loro consorti nei confronti di Buondelmonte de' Buondelmonti, quando questi ruppe la fede promessa alla figlia di Lambertuccio A. per sposare una Donati. Le rivalità fra gli A. e altre famiglie, che poi si inserirono nel più generale conflitto tra Papato e Impero, erano, tuttavia, già vive in Firenze alla fine del secolo XII; gli A. avevano più volte dato prova di clientela nei confronti degli Uberti e di solidarietà con i Fifanti, i Gualandi, i Lamberti. Tipico, a questo proposito, era stato l'atteggiamento assunto verso i Buondelmonti nel 1197, al momento dello scontro fra questi ultimi e gli Uberti a motivo del castello di Montebuoni (tolto ai Buondelmonti dal comune, sembrò a istigazione degli Uberti); nel 1214 personaggi della famiglia A. si schierarono a difesa di Oderigo Fifanti ferito dal Buondelmonti nel corso della ben nota lite insorta nel banchetto offerto da Mazzingo Mazzinghi alla gioventù fiorentina; lite che i cronisti ricordano come il lontano antefatto del tentativo di conciliazione attraverso il matrimonio tra il Buondelmonti e la A., reso vano - anzi, divenuto fonte di nuovi aspri conflitti - dal rifiuto del promesso sposo di tener fede alla parola data.

Bibl. - Per una guida alle scarse fonti relative agli A. si vedano in Arch. di Stato di Firenze, Bibl. mss. 296-316, gli " spogli " delle opere di S. Ammirato e di E. Gamurrini. Le notizie date dai cronisti sugli A. sono riprese dai commentatori della Commedia e dagli eruditi o araldisti fiorentini dei secoli XVI-XVIII (il ‛ Verino ' Pucci, Dei, dell'Ancisa, Mariani, della Rena, ecc., per le cui opere in parte ancora manoscritte si vedano i cataloghi dei manoscritti dell'Arch. fiorentino, della Biblioteca Nazionale e della Riccardiana di Firenze). Brevi cenni agli A. sono nelle opere di S. Ammirato, Delle famiglie nobili fiorentine, Firenze 1615, 178; v. Borghini, Discorsi, ediz. con note di D.M. Manni, II, ibid. 1755, 44, 56; F.L. Del Migliore, Firenze città nobilissima illustrata, I, ibid. 1684, 260, 377; P. Mini, Discorso della nobiltà di Firenze e de' Fiorentini, ibid. 1614, 69, 146; ID., Difesa della città di Firenze e de' Fiorentini..., Lione 1577, 157, 301, 304. Per la parte avuta dai membri della consorteria nella storia fiorentina, si veda Davidsohn, Storia I-III, passim.

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