CIPRIANI, Amilcare

Enciclopedia Italiana (1931)

CIPRIANI, Amilcare

Angelo Cabrini

Cospiratore e agitatore politico, nato ad Anzio nel 1844, morto a Parigi il 2 maggio 1918. Fu una delle più caratteristiche espressioni di quel rivoluzionarismo che ebbe anima garibaldina per le rivendicazioni nazionali e colorazioni socialistiche nelle lotte operaie. Internazionalista, il C. partecipò a moti e a guerre per l'indipendenza della sua e delle altrui patrie. Dalla battaglia di S. Martino (1859), cui riuscì a prender parte quindicenne, fino alla battaglia di Domokos (1897), dove cadde ferito, alla testa dei volontarî italiani, il C. fu in prima linea sempre: nel moto insurrezionale di Candia (1877); nelle campagne garibaldine della seconda spedizione di Sicilia e del Trentino; in quella di Digione del 1870.

Lungo un trentennio - dall'indomani della pace di Villafranca al tumultuoso comizio del 1891 in Santa Croce di Gerusalemme a Roma - la sua vita fu una ininterrotta serie di conflitti con polizie e con governi. Fu infatti due volte disertore dall'esercito, la prima per seguire Garibaldi in Sicilia, la seconda ad Aspromonte; partecipò ai moti repubblicani di Atene con l'assalto di quel Palazzo reale (1863); difese con la parola, la penna e il fucile la Comune di Parigi, azione nella quale fu gravemente ferito e che gli valse il grado del colonnello dai federati e, dalla Corte marziale dei Versagliesi, la condanna alla fucilazione commutata all'ultimo momento riella deportazione alla Nuova Caledonia, dove stette otto anni con Luisa Michel e Rochefort; lanciò violenti appelli alla rivolta un po' dappertutto, da Parigi (1880), da Milano (id.), da Roma (1891). Mentre era relegato a Porto Longone, i collegi di Forlì e di Ravenna lo elessero e rielessero deputato; e l'agitazione si spense solo quando il C., dopo tre anni di ergastolo, fu liberato da un decreto di grazia, alla vigilia della prima visita di re Umberto alle Romagne.

L'indirizzo preso dal socialismo italiano dopo il 1890 - sulle orme di quella socialdemocrazia tedesca che egli non amava, e contro la quale insorse nel congresso internazionale socialista a Zurigo 1893 - lo tagliò fuori dalla vita del suo paese. Si ritirò e morì a Parigi, redattore di giornali repubblicano-socialisti. Solo nel 1914, in una elezione parziale nel VI collegio di Milano, la sua candidatura fu proposta dall'ala estrema dei socialisti che, mettendo innanzi il suo nome, soverchiarono i riformisti; ma l'anno dopo l'eletto decadde per mancato giuramento.

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