FANFANI, Amintore

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

FANFANI, Amintore (App. II, 11, p. 901)


Ministro del Lavoro e della Previdenza sociale nei varî gabinetti De Gasperi dal maggio 1947 al gennaio 1950, nel settimo gabinetto De Gasperi (luglio 1951) fu ministro dell'Agricoltura e foreste, promovendo l'attuazione del programma di riforma agraria. Ministro degli Interni nell'ultimo gabinetto De Gasperi (luglio 1953) e nel gabinetto Pella, il 12 gennaio 1954, dopo le dimissioni del presidente del Consiglio Pella, fu incaricato di formare il nuovo governo, ma a favore del nuovo ministero, costituito tutto di ministri democristiani (e un indipendente), votarono solo democristiani e repubblicani, così che il governo si vide negata dalla Camera l'investitura. Dopo il congresso di Napoli della Democrazia Cristiana, F., considerato il capo della sinistra del partito ("Iniziativa democratica"), riuscita vittoriosa al congresso, fu eletto (17 luglio 1954) dal Consiglio nazionale segretario del partito in sostituzione di A. De Gasperi. Dopo le elezioni politiche del maggio 1958, F., cui si riconosceva il merito del successo elettorale della Democrazia Cristiana da lui riorganizzata a partito in senso più moderno, fu incaricato (25 giugno) di formare il nuovo governo. La nuova formazione ministeriale, costituita da 16 ministri democristiani e 4 socialdemocratici, ottenne l'investitura della Camera con una maggioranza di 8 voti, essendosi astenuti i deputati del Partito repubblicano, della Volkspartei e della Valle d'Aosta. Il programma di governo presentato da F. alle Camere comportava, tra l'altro, l'attuazione dell'istituto del referendum, la progressiva attuazione dell'ordinamento regionale, il controllo del parlamento sulle attività statali extra-bilancio, un piano decennale per la scuola, la riforma delle assicurazioni sociali, una legislazione antimonopolistica. Dopo varie manifestazioni di riserva o di ostilità verso il governo da parte della destra democristiana (dal 20 novembre all'11 dicembre il governo per tre volte si trovò infatti in minoranza alla Camera avendogli votato contro da 20 a 30 deputati democristiani), il 26 gennaio 1959 F. rassegnò le dimissioni; il 1° febbraio rinunciò anche alla carica di segretario della Democrazia Cristiana. Incaricato il 22 luglio 1960, dopo le dimissioni del presidente del Consiglio F. Tambroni, di formare il nuovo governo, F. presentò al parlamento un gabinetto costituito di soli democristiani, scelti tra tutte le correnti della Democrazia Cristiana. Per le ferme dichiarazioni di fedeltà alla Costituzione, di opposizione al fascismo, per il chiaro riconoscimento del carattere largamente popolare e democratico dei moti del luglio, per l'intonazione sociale del programma economico, F. ottenne il voto favorevole, oltre che dei democristiani, dei liberali, repubblicani, socialdemocratici e l'astensione dei socialisti e dei monarchici.

Dal 1955 è passato a insegnare nella facoltà di economia e commercio dell'università di Roma. Tra le sue pubblicazioni più recenti si ricorda: Preparazione all'attività economica nei secoli XIV-XVI in Italia (Milano-Varese 1952).

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