AMITERNO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

AMITERNO (v. vol. I, p. 320)

M. Spanu

Sono stati raccolti e editi i dati relativi agli scavi e ai rinvenimenti. La loro distribuzione sembra confermare che la città romana occupava la pianura a NO di S. Vittorino e le pendici dell'altura a Ν del paese moderno. Sebbene l'estensione non sia ancora determinabile con esattezza, il limite orientale dell'area urbana è individuabile grazie alla presenza di numerose tombe, mentre a O l'abitato arrivava sino a una grande via publica (nota da numerosi ritrovamenti e di cui è visibile un tratto presso l'anfiteatro), già identificata come Via Salaria, ma da ritenersi, probabilmente, una sua diramazione.

Il teatro, scavato alla fine del secolo scorso e restaurato nell'ultimo dopoguerra, poggia in gran parte sul pendio naturale ed è costruito in opus quasi reticolatum con rinforzi in opera quadrata nelle testate e nei punti di maggior sforzo statico. Dell'edificio rimane soprattutto il primo ordine della cavea (diametro m 80), mentre della scaena, articolata con nicchie quadrangolari e convergente lateralmente verso la cavea, è possibile riconoscere solo l'impianto planimetrico. Resti della decorazione scultorea sono conservati al museo dell'Aquila e nella Villa Dragonetti a Pizzoli. Sulla base della tecnica edilizia impiegata è stata suggerita una datazione in età augustea.

Negli anni '60 l'anfiteatro è stato completamente liberato e restaurato. Il monumento, sito nella parte inferiore dell'abitato, è di dimensioni ridotte (m 90 sull'asse maggiore, m 68 su quello minore) con l'ellisse esterna articolata su quarantotto arcate a tutto sesto con almeno due piani: quello inferiore era decorato da semicolonne in ordine tuscanico.

Nell'edificio sono visibili due tipi di tecniche costruttive (opera laterizia per l'impianto di fine I sec. d.C. e mista), ma verosimilmente ci furono più fasi, come si può riscontrare dal reimpiego di iscrizioni e materiale architettonico nel balteus.

Scavi condotti negli anni '70 hanno parzialmente messo in luce un vasto edificio attiguo all'anfiteatro. Si tratta presumibilmente di una ricca domus a peristilio centrale, con i vani pavimentati con mosaici e opus sectile. L'edificio fu costruito nel II-III sec. d.C. e distrutto da un incendio intorno alla metà del IV sec. d.C., quando vi era praticato il culto cristiano.

Nel paese moderno, sotto la chiesa di San Michele Arcangelo, sono le catacombe di S. Vittorino, martirizzato alla fine del I sec. d.C. Il complesso, costituito da un lungo corridoio, un'ampia galleria e sei ambienti, nonostante sia stato trasformato da interventi successivi, conserva ancora numerosi materiali di reimpiego di età romana e soprattutto gli elementi relativi alla monumentalizzazione della tomba del martire, voluta dal vescovo Quodvultdeus, recentemente datata al V sec. d.C.

Bibl.: In generale: S. Segenni, Amiternum e il suo territorio in età romana, Pisa 1985 (con bibl. prec.).

Singoli complessi: D. Biolchi, Note sulla datazione dei monumenti maggiori di Amiternum, in BullCom, LXVII, 1939, pp. 3-10; V. Santamaria Scrinari, Note di archeologia paleocristiana abruzzese, in Atti del IX Congresso Intemazionale di Archeologia Cristiana, Roma 1975, Città del Vaticano 1978, pp. 467-469; L. Pani Ermini, Il santuario di S. Vittorino in Amiternum. Note sulla sua origine, in RdA, III, 1979, pp. 95-105 (con bibl. prec.).

Studi specifici: L. Franchi, Rilievo con pompa funebre e rilievo con gladiatori al Museo dell'Aquila, in StMisc, 10, Roma 1966, pp. 23-32; A. La Regina, Monumento funebre di un triumviro augustale, ibid., pp. 39-53; S. Panella, Alcune epigrafi inedite dell'amiternino, in Bullettino della Deputazione di Storia Patria, LXVI-LXVIII, 1976-1978, pp. 483-496; S. Segenni, Nuove iscrizioni da Amiternum, in Epigraphica, XLII, 1980, pp. 65-84; M. Buonocore, Iscrizioni latine pagane reimpiegate nella Catacomba e nella Chiesa di S. Vittorino ad Amiternum, in ZPE, LVIII, 1985, pp. 219-230.