Ammortizzatore

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Dispositivo atto a smorzare, più o meno rapidamente, fenomeni oscillatori che si instaurano in un sistema elastico sottoposto a un impulso iniziale. Nei veicoli, gli a. smorzano le oscillazioni che le ruote, collegate elasticamente al telaio per mezzo delle sospensioni, compiono sotto gli urti dovuti alle asperità e irregolarità della superficie stradale, rendendo più confortevole la marcia del veicolo. Gli a. possono essere: a semplice effetto, se il loro intervento si limita alla fase in cui l’organo elastico deformato dall’urto tende, nel riprendere la posizione primitiva di riposo, a lanciare verso l’alto il veicolo; a doppio effetto, se agiscono tanto nella prima fase (di deformazione) quanto nella seconda (di distensione). Ve ne sono di diversi tipi.

fig. 1A

A. idraulici Generalmente telescopici, ossia a tubi rientranti (fig. 1A), e a doppio effetto, sfruttano la resistenza che un liquido viscoso, di solito un olio denso e incongelabile, spinto da uno stantuffo collegato al braccio o allo stelo che riceve l’urto o l’impulso, incontra nel passaggio attraverso luci sottili, valvole ad apertura contrastata da molle o valvole a lamina elastica. Tali a. hanno una camera di riserva (f in fig. 1A), parzialmente riempita di gas e comunicante con la camera di lavoro (h), atta a compensare, tramite apposite valvole di fondo, le variazioni di volume causate essenzialmente dallo spostamento dello stelo.

A. idropneumatici In questo tipo di a. (fig. 1B, 1C), la compensazione è ottenuta ponendo in contatto, direttamente o tramite uno stantuffo libero (n), la camera dell’olio con una camera contenente gas (o, alla pressione di 20-30 bar), il quale, inoltre, aumenta il comfort della sospensione in cui l’a. è installato. Un tipo particolare di a. idropneumatico (fig. 1C) è munito di una camera supplementare (q) che viene riempita di aria in pressione per sollevare, quando è necessario, la parte posteriore di un’automobile, abbassatasi per il carico eccessivo o per il traino di roulotte, carrelli, e così via. Gli a. precedentemente descritti, per ritornare nella posizione di riposo, debbono essere accoppiati a una molla di richiamo che generalmente si identifica con quella della sospensione in cui l’a. è installato. Altri a. impiegano la gomma e possono essere: a tampone, se reagiscono a compressione; a corde, se reagiscono a trazione.

fig. 2C

A. oleopneumatici Alcuni a. idropneumatici vengono usati principalmente nei carrelli degli aeroplani (fig. 2C): il gas, contenuto nella camera connessa con lo stantuffo (g), ha la funzione di molla pneumatica capace di riportare l’a. nella posizione di riposo.

In impianti fissi di macchinari si possono applicare a. a conservazione d’energia, di solito utilizzati nel caso in cui una macchina funzioni a velocità costante: tali a., accordati con la frequenza della forza periodica che provoca le vibrazioni, generano una forza periodica di stesso modulo e frequenza, ma di fase opposta, sì da annullarne l’effetto.

Nelle vetture ferroviarie gli a. sono di tipo idraulico, telescopico, ad azione diretta e a doppio effetto. Lo smorzamento è affidato a due serie di a., gli uni applicati orizzontalmente, gli altri verticalmente, ciascuno con il compito di reagire nella direzione del proprio asse. A. sono anche usati per eliminare le vibrazioni a bordo delle navi, in specie quelle generate dall’apparato motore; si tratta, in genere, di sistemi costituiti da masse opportune disposte in determinati punti dello scafo, a cui sono collegate da adatti organi elastici.

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