ĀMŪ-DARYĀ

Enciclopedia Italiana (1929)

ĀMŪ-DARYĀ (A. T., 103-104)

Giorgio Pullè

Fiume dell'Asia, tributario del lago d'Aral, uno dei maggiori dell'intero continente, e il più importante del Turkestān Occidentale. Conosciuto anticamente con il nome di Oxus, cioè Osso, è ancora indicato oggigiorno sotto tale denominazione dagl'Inglesi. Al-Iṣṭakhrī e altri autori arabi lo dissero Giaiḥūn. Abū'l-Ghāzī, khān di Khiva (1603-1663), fu il primo ad usare il nome odierno. Le sue sorgenti rimasero a lunge ignorate, o per lo meno non vennero individuate con sufficiente esattezza. Soltanto dopo i rilevamenti topografici, eseguiti nel 1885 e nel 1895 dalle commissioni incaricate di delimitare le frontiere fra i possedimenti russi e l'Afghānistān, si sono fissate le sorgenti dei varî rami, che concorrono a formare l'Āmū. Quasi tutti derivano le loro acque dai numerosi ghiacciai e nevai, sparsi sui versanti delle catene montuose, che sormontano l'altipiano del Pamir. Tali catene, che raggiungono altitudini imponenti, oltrepassando spesso i 6000 m., si distinguono, procedendo da N. a S., con i nomi di Aliciur, Shugnan, Roshan, Pamir e Vachan. Sono tutte orientate da E. ad O., mentre le catene situate al margine orientale dell'altipiano sono dirette da N. a S., sbarrando così alle acque la via verso est. Quindi, anche per l'inclinazione generale dell'altipiano, le acque defluiscono verso occidente, attraverso vallate molto ampie, dal fondo pianeggiante; ciò che conferisce al paese aspetto di regione d'altipiano.

Se è da tutti ammesso che l'Āmū derivi la maggior parte delle sue acque dall'altipiano del Pamir, non vi è tuttavia accordo su quale sia il ramo principale. Da uno dei ghiacciai del versante settentrionale dei monti Vachan, noti anche col nome di Monti di Nicola II, scendono le acque, che, dopo aver formato alcuni piccoli laghi, defluiscono, alla fine, verso il lago Vittoria o Sorkul. Questo lago, situato a 4320 m. di altitudine, nella zona piìi propriamente detta del Grande Pamir o Pamir-Kalan, sarebbe considerato da alcuni come la sorgente più importante dell'Āmū. Altro ramo notevole è formato dall'Āq Ṣū, emissario del Ciukmaktin o Oi-kul, lago alimentato dal Burgutai, il quale scende dai ghiacciai del versante meridionale dei monti Vachan. L'Āq Ṣū scorre dapprima in direzione di E., ma poi è deviato dalla catena del Sarikol verso N., sinché volge ad O., prendendo successivamente i nomi di Tsurgab e di Bartang. Le acque dell'Oi-kul, oltre che verso E., scorrono anche verso SO., formando il Piccolo Pamir, affluente del Vachan-daryā. A formare quest'ultimo concorre un altro ramo, il Vachgir, che scende dal Sarykol. Per l'abbondanza delle acque e per la lunghezza del suo corso, il Vachan-daryā è considerato da molti come la principale sorgente dell'Āmū. Il Vachan-daryā, il quale assumerà ben presto il nome di Peng, scorre, sino ad Ishkashim, in direzione di O., lambendo, attraverso una vallata longitudinale, assai ampia e ingombra di ammassi di ciottoli, per cui il fiume si divide in numerosi bracci, il piede settentrionale del Hindu Kush. Oltre Ishkashim, il Peng muta direzione, volgendosi con un grande gomito verso N. e percorrendo una vallata profondamente incisa, in cui le strette si alternano con allargamenti del fondo valle, soprattutto nei punti di confluenza. La valle del Peng taglia così trasversalmente l'estremo occidentale delle catene montuose del Pamir. Per quanto stretta e profonda, la vallata del Peng non ostacola lo sviluppo delle vie di comunicazione, né la formazione di centri abitati, stabilitisi lungo i pendii del versante orientale. Il Peng riceve intanto il Gunt, il maggior corso d'acqua che scenda dallo Shugnan, assieme al Schach-daryā, suo affluente. Ambedue scorrono, dapprima, in vallate assai ampie, ma, alla fine, debbono aprirsi la via attraverso profonde gole. Da Ishkashim alla confluenza con il Bartang corrono 160 km., mentre il dislivello è di appena 900 m., pari ad una pendenza del 5,5%. Ricevuto il Bartang, il Peng forma una nuova svolta entro un meraviglioso cañon, profondo 2000 m., percorso ora da una strada assai comoda, in confronto dell'antico passaggio fatto di passerelle e scale di legno. Descritto un altro gomito e raggiunta Kala-kum, punto più settentrionale del grande arco formato dal Peng, questo si dirige verso SO., aprendosi la via, per 80 km. circa, attraverso una regione montuosa, sinché la valle diventa sempre più ampia per il progressivo allontanarsi delle catene che la fiancheggiano. Gli affluenti scendono, ora dalla sinistra, e, fra gli altri, il Kōkcia e il Kunduydaryā, o Āq Sarāy. le cui sorgenti si trovano nella selvaggia regione del Kāfiristān, dalla quale escono lambendo le pendici settentrionali del Hindu Kush; ora dalla destra, e questi sono il Wakhsh, il Kāfir-Nihān e il Surkhān. Più importante è il Walkhsh, che raccoglie le acque di parte del versante meridionale dell'Alai e del versante settentrionale del Transalai, per mezzo del Qizil Ṣū, o Fiume Rosso, il quale percorre una lunga valle longitudinale; e, per mezzo del Muk-su, le acque dei monti Sulum, catena del Pamir settentrionale. Si può dire perciò che il Peng, il quale, dopo la confluenza con il Wahhsh, assume il nome di Āmū-daryā, raccolga le acque di quasi tutto il massiccio del Pamir, di parte dell'Alai e del Transalai, dei monti Ḥisār (versante meridionale) e del Hindu Kush. Ma, entrato dopo Patta Ḥiṣār nella regione stepposa della depressione turanica, non riceve più una goccia d'acqua, mutandosi in fiume desertico. Infatti i corsi d'acqua che scendono dal Kopet Dāgh a S., e dal versante settentrionale dei monti Ḥisār a N., e fra gli altri il Serafscian, si esauriscono per la forte evaporazione e per le irrigazioni. E se l'Āmu raggiunge il lago d'Aral, si è perché il volume delle sue acque è sostenuto dall'afflusso dei fiumi della regione montana, alimentati, come si è visto, da ghiacciai e nevai. Verso la foce, l'Amū presenta un corso sempre più incerto, dividendosi in numerosi bracci, inframmezzati da isole, spesso coperte di fertili pascoli; il letto si allarga, la profondità diminuisce. Le diramazioni del corso inferiore cominciano a 150 km. dalla foce, e formano un delta, che occupa una depressione cosparsa di paludi e coperta d'una vegetazione di canneti e giunchi.

La lunghezza dell'Āmū è di 2512 km.; la larghezza media di alcune centinaia di metri, benché, in alcuni punti, le distanze fra le due sponde misurino persino 5 km. La profondità varia da m. 1,80 a m. 2,75, e la velocità media è di m. 1,22 al minuto secondo. Il suo bacino ha una superficie di 296.000 kmq., di cui 129.000 appartengono all'Afghānistān. La portata media annua, misurata nel punto ove il fiume entra nella pianura, è di 1214 mc. al secondo. Il regime è abbastanza regolare e caratteristico per le piene, che, determinate dallo scioglimento delle nevi, cominciano a prodursi nel mese di marzo sino a raggiungere il massimo livello alla fine di aprile o ai primi di agosto. Nel mese di ottobre diminuiscono gradatamente, sinché, nell'inverno, si ha il periodo di magra. Non è poi raro il caso in cui, sotto l'influenza dei venti boreali, la superficie delle acque si congela, tanto da rendere possibile il passaggio sui ghiacci a intere carovarie.

L'Āmū costituisce anche una discreta via navigabile, percorsa da piroscafi, che effettuano un servizio più o meno regolare a seconda delle condizioni idriche del fiume, dalla foce a Termez, e da barche dette kimé, le quali lo risalgono sino a Serai. Centro della navigazione è Leninsk, antica Ciārgiūi, ov'è il grande ponte della ferrovia transcaspiana. Ma, più che come linea di navigazione, l'Āmū ha importanza per lo sviluppo agricolo del paese, poiché le sue acque potrebbero irrigare da 980.000 a 1.300.000 ettari di terreni coltivabili, di cui 300 o 400.000 atti alla coltura del cotone. Per ottenere tale risultato, occorre sistemare il deflusso delle acque, evitando le piene provocate dallo scioglimento delle nevi e le magre eccessive, soprattutto durante il maggio e dopo l'agosto. L'Āmū e i suoi affluenti hanno poi un alto valore antropico, poiché facilitano la penetrazione dell'elemento umano verso le regioni montane, e la creazione di centri abitati, favorita anche dal clima relativamente mite e dalle risorse agricole. Questo ci spiega come le vallate di codesta regione siano cadute rapidamente sotto il dominio russo, che è giunto sino al Pamir, e a contatto dell'Afghānistān, di cui il Peng e l'Āmū costituiscono il confine, dalla sorgente del Wachgir sino quasi a Kelif.

Bibl.: F. Machatschek, Landeskunde von Russisch Turkestan, Stoccarda 1921, con bibliografia; A. Woeikov, Le Turkestan Russe, Parigi 1914.

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