ANDALÒ, Andalò

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 3 (1961)

ANDALÒ, Andalò

Abele L. Redigonda

Provinciale e inquisitore domenicano bolognese comunemente detto "A. de Andalois" o "Andalotis" cioè dell'antica e nobile famiglia bolognese degli Andalò o Andreolo, nella quale era fiorita un secolo prima la beata Diana.

Nei documenti coevi il "de Andalois "o "Andalotis" viene comunemente omesso: si legge semplicemente "A.", talvolta "Andaloe", spesso "A. Bononiensis" e "A. de Ozano" (raramente "Azano") e "de U(l)giano", con riferimento all'attuale Ozzano dell'Emilia, a 12 km da Bologna, tra questa e Castel S. Pietro, sulla Via Emilia. Ozzano fu probabilmente luogo della nascita dell'A., oppure di provenienza o possesso (feudo), della famiglia.

Nel codicillo testamentario dell'A. del 12 genn. 1302 egli si dice: "fr. Andalo noviccius ordinis fratrum predicatorum civitatis Bononiae filius d. Rambaldi de Uçiano mancipatus a dicto suo patre..." (Arch. di Stato di Bologna: fondo S. Domenico, 182/7516 n. 73, Test. 439). Questo documento, oltre a farci conoscere il nome del padre e il luogo d'origine o di beni, nonché la condizione agiata della famiglia - esige dagli eredi 200 libre entro un mese - rivela lo stato dell'A. all'inizio del 1302: non ha ancora fatto la professione religiosa, motivo per il quale domanda denaro, e si trova nel convento di S. Domenico di Bologna, ove figura già in un atto precedente del 4 ott. 1301. Da questi indizi si può dedurre che la sua data di nascita debba essere portata verso il 1280. Dal 1301 al 1336 egli risiede quasi continuamente a Bologna, come fanno fede numerosi atti notarili di testamenti, elezioni di sepolture, eredità, affitti, ecc., riguardanti il convento domenicano, e conservati nell'Archivio di Stato di Bologna, nel fondo S. Domenico. Dopo una breve assenza - in data 31 dic. 1324 è priore di Rirmini - negli anni 1326-1327 figura quale sottopriore del convento di S. Domenico di Bologna, e dal 1333 circa alla fine del 1336 priore dello stesso convento. In questo triennio ebbero luogo a Bologna due fatti importanti per la città e per la storia domenicana: la predicazione ivi tenuta (1332-1334) dal beato Venturino da Bergamo, e il tradizionale miracolo eucaristico (1333) della beata Imelda Lambertini nel monastero domenicano di S. Maria di Val di Pietra.

Il 10 maggio 1337 l'A. fu istituito inquisitore delle città e diocesi di Padova e di Vicenza dal cardinal legato Bertrando su commissione di Benedetto XII residente in Avignone. Del biennio in cui fu ivi inquisitore gli storici ricordano il severo contegno da lui avuto nei riguardi di alcuni ebrei che avevano trafitto un'ostia consacrata.

Il 9 luglio 1339 l'A. figura di nuovo a Bologna, di passaggio per una nuova destinazione. Il Capitolo generale che si teneva in quei giorni a Clermont lo nominava vicario generale della provincia Romana, dopo avere assolto dell'ufficio il provinciale Giovanni Porcari. Questo provvedimento, cioè la scelta d'un religioso di un'altra provincia e per di più nell'attuale ufficio d'inquisitore, non deve essere tanto attribuito alla fama di A., - benché "vir scientia et opinione celebris" come riferisce il Borselli - quanto alla lotta delle fazioni in seno alla stessa provincia. Egli avrebbe dovuto rimanere in ufficio fino all'elezione, conferma e presenza del futuro provinciale. Nel Capitolo provinciale romano che ebbe luogo in Arezzo nel 1339 (8 settembre?), presieduto dall'A. in qualità di vicario della provincia, con regolare elezione venne nominato provinciale romano. Non si conosce nulla di questo suo provincialato, probabilmente durato fino al 1341. Le difficoltà dovevano essere molteplici, ma egli sapeva affrontarle con energia, come lascia capire un fatto particolare, criticato dagli avversari, cioè ch'egli si fosse arrogato lo spoglio di fra' Guido Salvi ad eccezione di pochi libri. Ma la situazione della provincia continuò a essere precaria, e solo nell'anno successivo (Capitolo di Siena, 8 nov. 1342) poté avere un nuovo provinciale nella persona di Andrea del Gallo.

Dopo questa difficile parentesi romana, l'A. ritornò nella sua provincia della Lombardia Inferiore. Si ignora se si sia fermato a Bologna, oppure abbia ripreso l'attività inquisitoriale nel Veneto. La Legenda del beato Venturino da Bergamo, che secondo i codici sarebbe stata scritta avanti il 7 giugno 1347 - ma in ciò non sono d'accordo gli studiosi -  lo dice già morto a questa data "bone memorie"). Probabilmente dovrebbe trattarsi di morte recente, dato ch'egli è addotto a testimoniare a favore di Venturino ch'era morto a Smime il 23 marzo 1346. La stessa Legenda ci offre un altro particolare di difficile soluzione: afferma infatti che l'A. fu "XI. annis continuis Inquisitor (al. prior) paduanus". La continuità esclude il biennio 1337-1339, tanto più che la Legenda aveva già ricordato il provincialato romano. Risulterebbe quindi che l'A. nel 1341 sarebbe ritornato all'ufficio inquisitoriale - intermezzato da cariche priorali? - fino verso il 1353, e la morte di lui verrebbe posticipata. Pur non essendo ancora documentabile quest'affermazione della Legenda,non deve essere facilmente esclusa, dato che essa fu composta proprio a Bologna dove si doveva essere ben informati sulla vita e attività dell'Andalò.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Bologna, fondo S. Domenico: 57/7391, 140/7474, 170/7504, 182/7516, 184/7518, 185/7519, 186/7520, 188/7522, 190/7524, 191/7525, 202/7536, 236/7570 (passim), 238/7572 (passim) alle date 4 ott. 1301, 12 genn. 1302, 26 luglio e 2 sett. 1306, 19 genn. 7 e 12 marzo 1313, 3 ott. 1315, 11 sett. 1316, genn. e 2 giugno 1322, ecc.; Bullarium Ordinis Fratrum praedicatorum, a cura di A. Bremond, VII, Romae 1739, p. 61 (che contiene una nota inesatta: "F. A. de O. Patavinus, Vicentinus inquisitor constituitur" invece che "F. A. de O. Patavinus et Vicentinus inquisitor constituitur"); Acta capitulorum generalium Ordinis fratrum Praedicatorum, a cura di B. M. Reichert, II, Roma 1899, pp. 175 s., 258; G. Zaccagnini, Le scuole e la libreria del Convento di S. Domenico in Bologna dalle origini al sec. XVI, in Atti e Mem. d. R. Deput. di storia patria per le prov. di Romagna, s. 4, XVII (1927), p. 305; Id., Francesco Pipino traduttore del Milione..., in Atti e Mem. d. R. Deput. di storia Patria per l'Emilia e la Romagna, I(1935-36), pp. 93, 95; T. Käppeli, Der Dantegegner Guido Vernani O. P., in Quellen undForschungen aus ital. Archiven und Bibliotheken, XXVIII (1937-38), p. 118; Acta Capitulorum Provincialium provinciae Romanae: 1243-1344, a cura di T. Käppeli-A. Dondaine, Roma 1941, p. 316; S. Orlandi, Note per una serie dei capitoli provinciali..., in Arch. Fratr. Praedicatorum, XVIII (1948), p. 328; Bibl. universitaria di Bologna, ms. lat. 1024 (1999), J. de Bursellis, Cronica magistrorum generalium Ord. Fr. Praedicatorum..., f. 116 v (sotto l'anno 1339); L. Alberti, De viris illustribus ordinis praedicatorum, Bologna 1517, f. 148v; V. M. Fontana, Monumenta dominicana..., Roma 1675, p. 210 b .[a. 1339]; P. T. Masetti, Monumenta et antiquitates veteris disciplinae ordinis praedicatorum..., I, Roma 1864, pp. 296, 327-328; Jean Mactei Caccia, Chronique du couvent des Prêcheurs d'Orvieto, a cura di A. M. Viel-P. M. Girardin, Roma-Viterbo 1907, p. 63; S. Orlandi, "Necrologio" di S. Maria Novella, Firenze 1955, I, pp. 364, 491; II, p. 524; G. Clementi, Il Beato Venturino da Bergamo dell'Ordine dei predicatori (1304-1346), Roma 1904, pp. 63, 81 e Appendice p.12; T. Alfonsi, La beata Imelda Lambertini domenicana, Bologna 1927, p. 218; G. Cantagalli, L'antica scomparsa Pieve di Pastino e il castello di Ozzano, Bologna 1935, pp. 12 ss.; B. Smalley, Thomas Waleys O.P., in Arch. Fratrum Praedicatorum, XXIV(1954), p. 51; A. Grion, La "Legenda" del B. Venturino da Bergamo secondo il testo inedito del codice di Cividale, in Bergomum, n.s. XXX (1956), n. 4, pp. 48-49; Dict. d'Histoire et de Géographie Ecclés., II, coll.1550 s.

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