CORSALI, Andrea

Enciclopedia Italiana (1931)

CORSALI, Andrea

Giuseppe Caraci

Viaggiatore fiorentino del sec. XVI. Della sua vita non si conosce nulla, salvo il poco che egli stesso ci fa sapere con le due lettere in data 6 gennaio 1515 e 18 settemhre 1517, dirette l'una a Giuliano de' Medici e l'altra a Lorenzo de' Medici, duca d'Urbino, a cui si riduce tutto quanto ci è rimasto di lui. È presumibile che il C. non fosse però alle sue prime armi: la copia e la precisione delle notizie che egli ci ha lasciato vanno infatti congiunte a una così evidente perizia nelle osservazioni e nell'uso degli strumenti nautici, che si può ragionevolmente inferire non esser stati quelli del 1515 e del 1517, i soli viaggi che egli ebbe a compiere in Oriente. A ogni modo, per brevi che siano, le due lettere rappresentano una testimonianza per noi preziosa sullo stato delle regioni percorse dal C. e sul felice inizio dell'espansione portoghese nell'Oriente vicino. Con la prima, ci è riferito del viaggio compiuto a Goa e lungo la costa occidentale del Deccan fino a Calicut; con la seconda di quello intrapreso al seguito dell'ambasceria portoghese guidata da Odoardo Galvani al Negus dell'Abissinia (il Prete Gianni dei contemporanei). Quest'ultima fu contrastata da varie avversità e non poté esser condotta a termine, essendo morto durante il viaggio il Galvan, ma il c. non si perdette d'animo e, noleggiato un legno arabo, si condusse per lo Yemen e Aden fino a Hormūz, d'onde fece ritorno l'anno stesso in Italia.

Insieme con il racconto del viaggio e con le osservazioni che lo accompagnano, le due lettere contengono accenni di carattere astronomico (Croce del Sud, nubi magellaniche), che hanno richiamato da un pezzo l'attenzione degli studiosi. Il Humboldt loda a ragione il C. come uno dei primi che abbiano descritto con esattezza l'apparenza del cielo australe al di là dei piedi del Centauro e della costellazione di Argo.

Le prime edizioni a stampa delle due lettere (Firenze 1516 e 1517) sono estremamente rare, ma ambedue vennero poi inserite nel primo volume della raccolta ramusiana.

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